Decodifichiamo i Vangeli

2025-04-28
Appunti di Umberto Salsi
salsi@icosaedro.it
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Indice

Scopi

Questo documento fa da complemento del documento [BIBBIA] dove analizzo la Bibbia nel suo complesso. Come insegna il [PIRODDI], i Vangeli non vanno interpretati, ma vanno decodificati. Qui raccolgo le mie osservazioni riguardo alla decodifica dei Vangeli in aggiunta alle considerazioni già fatte nel documento citato.

Bibliografia

Linguaggio in codice

Criterio per la decodifica

Ecco la ricetta per la lettura critica dei vangeli:

Schema per la decodifica dei vangeli

I miracoli fanno parte del codice comunicativo: Gesù dà il potere di guarire a schiere di discepoli, eppure non abbiamo una ondata di guarigioni in Palestina. Giovanni dalla prigione è molto perplesso di quello che sta facendo Gesù là fuori, e manda i suoi uomini ad informarsi. La risposta di Gesù è la seguente:

Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me.
(Matteo 11,1-6)

Per quale motivo Giovanni non dovrebbe essere contento di tutte le opere di bene realizzate dal suo discepolo? E' forse Giovanni contrario a curare i ciechi, gli storpi e i lebbrosi? Il testo paradossale diventa chiarissimo se applichiamo la chiave di decodifica: i malati sono i peccatori, e i morti sono impuri al quadrato; essi sono i piccoli, i minimi, i poveri (di salute, di vita, di beni materiali), i reietti, gli esclusi dalla società giudaica che ricerca fanaticamente la purità per compiacere Yahweh.

Invece Gesù sta chiamando a raccolta proprio gli impuri (Marco 2,15-17), cioè proprio quelli che la Torah esclude (Levitico 21,16-23); il beato è colui che non si scandalizza per questo, e quindi quelli come Giovanni sono esclusi dal progetto "Regno dei Cieli" perché lo ostacolano.

A questo punto non ci stupisce più il fatto che al paralitico che ha manifestato la sua fede in Gesù (Marco 2,3-17) Gesù dice Ti sono perdonati i tuoi peccati invece che dire "Adesso sei guarito"; i Farisei osservano che Gesù bestemmia arrogandosi un potere di remissione dei peccati che spetta solo a Yahweh; Gesù risponde guarendo il paralitico, ma lo fa solo per dimostrare tangibilmente il potere e il mandato divino. Con questo racconto paradossale l'evangelista suggerisce al lettore attento che per capire il testo bisogna andare oltre al significato letterale e ricercare piuttosto un significato codificato.

Anche Marco adotta la tecnica del racconto paradossale per invitare il lettore e leggere tra le righe. In Marco 10,46-52 Gesù chiede al cieco Bartimeo: Che cosa vuoi che faccia per te? Apparentemente Gesù sembra non capire che il più grande desiderio di un cieco sia quello di tornare a vedere; il cieco allora balza in piedi e camminando tra la folla raggiunge Gesù (= il cieco in realtà ci vede benissimo); l'episodio, invece di concludersi con un prevedibile "e subito vide" si conclude invece con Gesù che dice Và, la tua fede ti ha salvato!; Bartimeo guarito quindi segue Gesù come discepolo.
 I Farisei hanno speso anni di studio delle Legge e adempiono a tutte le sue costose e onerose norme, perciò sono increduli e perplessi di fronte alla facilità e gratuità con cui Gesù guarisce i malati peccatori; al contrario, i Farisei non sono per nulla impressionati dalle guarigioni operate da Gesù. Su questo episodio v. analisi di [PIRODDI] p. 143.

Matteo 9,27-31 utilizza lo stesso codice e la stessa tecnica del racconto paradossale. In questo episodio abbiamo diversi ciechi che camminano, seguono Gesù e balzano su di esso per essere guariti; anche qui Gesù si accerta della loro fede (Credete che io possa fare questo? Gesù chiede loro) ed ecco che si aprono loro gli occhi.
 Matteo aggiunge anche un dettaglio curioso: Gesù avverte i guariti di non raccontare il miracolo a nessuno, ma essi sono così contenti che lo vanno a raccontare a tutti. Qui il lettore attento si chiede: per quale ragione tali opere di bene dovrebbero rimanere nascoste? L'apparente paradosso si risolve decodificando il testo: Gesù sta facendo proselitismo tra gente impura (sollevando l'ostilità degli osservanti), e lo fa per conquistare il Regno dei Cieli (un progetto sedizioso che attira l'attenzione delle autorità). L'evangelista vuole essere ben sicuro che il lettore attento capisca che il metodo e i fini di Gesù non sono pubblicamente confessabili.

Gesù ha poco tempo, deve fare un grande numero di proseliti, non può permettersi i complicati riti di espiazione di Giovanni, né tanto meno può permettersi il protocollo di selezione e purificazione degli Esseni descritto nel loro "Libro della Guerra". La strategia di Gesù si può riassumere così: sospendiamo la Legge per il tempo necessario a realizzare il progetto "Regno dei Cieli"; una volta conquistato il potere, ci occuperemo di ristabilire la Legge.
 Gesù viola sistematicamente la Legge: no al rispetto del sabato; no sposarsi; no fare i bravi figli ma recidere i legami famigliari, abbandonare i genitori e partecipare al movimento; no all'esenzione dalla guerra per il neo-marito. Solo così si spiega l'ostilità dei Farisei verso un sant'uomo guaritore come Gesù e la loro totale indifferenza alle pene degli afflitti risanati.

Ecco dunque lo schema di decodifica dei vangeli (cfr [PIRODDI] p. 130):

lieta novella → è arrivato il messia re salvatore di Israele
Regno dei Cieli → il progetto di Gesù
giorno del giudizio → epurazione dei "grandi"
sani, grandi, primi, giusti, Farisei e Sadducei → osservanti
malati, piccoli, ultimi, minimi, poveri, fanciulli → peccatori
guarire → condonare peccati e proselitismo
convertire (metanoia) → superamento (temporaneo) della Legge
lievito, pani, pesci, vino → "cibo" ideologico facilmente moltiplicabile

Questo codice comunicativo serve per non dire troppo esplicitamente che Gesù e i suoi seguaci dovranno violare la Legge sistematicamente, e per non dire troppo esplicitamente che quella di Gesù è un'armata Brancaleone di impuri peccatori. I tempi sono difficili, i giusti hanno fallito, è ora di cambiare la ricetta e conquistare finalmente il Regno dei Cieli. Poi tutti i peccati saranno rimessi, gli ultimi saranno i primi, e la Legge, che è stata sospesa temporaneamente, sarà di nuovo applicata in tutta la sua gloria (Matteo 5,17-18).

Il mistero del Regno dei Cieli

Detto anche "Regno di Dio", che però è meno rispettoso (non nominare il nome di Dio invano!). La parola "mistero" ricorre spesso nella dottrina cristiana, dove viene pronunciata con enfasi e compiacimento, quasi a suggerire al fedele che afferrare il mistero (ma non la sua spiegazione) sia l'essenza stessa della rivelazione; questo contribuisce anche a scoraggiare il fedele dall'andare a cercare spiegazioni perché si fa peccato.

Nella nostra analisi è emerso che il Regno dei Cieli è la conquista del trono di Gerusalemme da parte di Gesù. Con quali metodi e con quali conseguenze, lo vedremo nel seguito.

Per ovvi motivi il mistero del Regno dei Cieli è un segreto noto solo ai collaboratori più stretti di Gesù, e che verrà rivelato solo a cose fatte (Luca 12,2-3). Purtroppo il raid al tempio fallisce, Gesù scappa per il rotto della cuffia, ma ormai il suo piano strategico è noto a tutti, e Gesù finisce nel mirino delle guardie.

Pane, vino, dottrina e conversione

Ai discepoli affamati Gesù propone un pane e un vino (= dottrina) che si possono moltiplicare facilmente, basta il passa-parola (Matteo 14,15-21; Matteo 15,29-38). Quindi non preoccupatevi del mangiare (Mattao 6,31) e comunque il pane di Gesù non è roba che si mangia ma nutre un numero arbitrario di persone (Matteo 16,5-12).

Il pane che chiedono gli apostoli può sfamare al massimo per un giorno; il pane di Gesù è cibo ideologico che sfamerà il popolo in eterno perché ridarà giustizia agli oppressi, ai poveri, ai peccatori, agli ultimi.

L'effetto a valanga del proselitismo punta a raggiungere i numeri necessari a travolgere il potere costituito dei Sadducei, dei Farisei e dei Romani. Si tratta di un progetto rivoluzionario la cui strategia innovativa contrasta con la chiusura delle élite e i loro privilegi.

Per realizzare un simile ambizioso progetto serve un cambio di mentalità: Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli (Matteo 5,20); ma siccome tali grandi sono già i massimi osservanti della Legge, non rimane che andare oltre la Legge. Ma andare oltre la Legge significa violarla, e quindi sacrificare il concetto di purità tanto caro alle sette sediziose contemporanee degli Zeloti e degli Esseni.

E' Giovanni il Battista il primo ad avere questa intuizione e ad avviare quel processo di "conversione" che coinvolge migliaia di peccatori in un progetto eversivo di portata limitata che potremmo definire "Regno di Galilea". Il concetto di conversione viene meglio espresso dalla parola greca "metanoia" dei testi originali, parola che significa cambio di pensiero, ma senza rinnegare il passato e senza necessità di pentimento o espiazione. Ai peccatori, Giovanni richiede di palesare i loro peccati e di liberarsi dei sensi di colpa che li inibiscono; sarà Yahweh a condonare i peccati poiché solo lui ha questo potere.

Ma Giovanni è anche l'ultimo dei grandi osservanti, egli è prigioniero della Legge perché Non si mette vino nuovo in otri vecchi. Spetta a Gesù di rinnegare ideologicamente il maestro e di fare il passo "oltre" decisivo, e cioè proclamarsi incarnazione dello Spirito Santo e quindi della volontà di Dio, e quindi legittimato a rimettere i peccati su ampia scala. La sola fede in Gesù e non più nella Legge è l'unico requisito imposto. Parte il grande progetto "Regno dei Cieli".

Legge sì, Legge no

E' curioso osservare come nella Bibbia siano espresse concezioni diverse del Giudaismo rispetto all'osservanza della Legge.
 Abbiamo i massimalisti come i Sadducei, i Farisei, gli Zeloti e gli Esseni che, sia pure con diverse sfumature, condividono il percorso di fanatica osservanza della Legge per ottenere la benevolenza di Yahweh e riconquistare finalmente la loro terra promessa.
 Poi ci sono i riformisti come gli evangelisti che auspicano un movimento rivoluzionario di liberazione che parte dal basso della società; la Legge, con opportuni aggiornamenti, sarà ristabilita in seguito. A quel punto Yahweh non potrà che riconoscere i meriti di questi rivoluzionari e perdonare ogni peccato.
 Infine c'è Paolo e i primi Cristiani, secondo i quali la Legge è ormai superata e bisogna uscire dal recinto del Giudaismo e della questione ebraica.

Demoni

Questi esseri sono parte del linguaggio in codice secondo l'equazione demone = male = peccato. Gesù esorcizza gli indemoniati e li arruola tra i seguaci, compiendo una guarigione che solo dio può praticare. Unica eccezione è l'episodio degli indemoniati di Gerasa, dove i demoni rappresentano i Romani.

Passi decodificati

I Magi dall'Oriente

Matteo ci ha già spiegato nel capitolo 1 del suo vangelo come Gesù sia l'unto di dio (il "christos") mandato per salvare Israele; egli discende da David secondo una precisa genealogia ed è l'erede dei patti abramitici. Come se questo non bastasse, Gesù il nazareno nasce rocambolescamente a Betlemme come il suo illustre predecessore David. Ma c'è un'altra cosa che angustia Matteo: chi ci può aiutare nella nostra lotta di liberazione dallo straniero invasore? Ed ecco qui la sua proposta:

Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo».
(Matteo 2,1-2)

E' una allusione fanta-politica di Matteo che vede nei Parti i possibili alleati contro i Romani. I Magi non sono altro che dignitari mandati dai Parti, persone istruite abili in varie discipline che operavano nelle corti orientali; l'evangelista li immagina pronti a riconoscere un re Israelita come Gesù e la sua stella cioè la stella di David; la stella a cinque punte è infatti il simbolo del casato di David; niente a che vedere con fenomeni astronomici eccezionali; la stessa stella a cinque punte la ritroviamo oggi sulla bandiera Israeliana e, curiosamente, sull'albero di Natale. Il ragionamento di Matteo è molto semplice: se c'è qualcuno che ci può aiutare nella nostra lotta partigiana, questi non possono che essere i Parti, perché il nemico del mio nemico è mio amico.

Questa invettiva anti-Romani è espressa in codice perché Matteo scriveva dall'interno dell'Impero Romano, ma a debita distanza da Gerusalemme. L'indulgente trattamento verso il Pilato inverosimilmente "buono" potrà invece essere esplicito.

Gli indemoniati di Gerasa/Gadara

Passi paralleli: Matteo 8,28; Marco 5,1; Luca 8,26.
 Si tratta di una invettiva espressa in codice: i Romani sono porci parassiti che vanno ricacciati nel mare dal quale sono venuti, il Mediterraneo.
 Marco colloca l'episodio a Gerasa, che sta in pieno deserto e a 50 km dal mare più vicino (quello di Galilea); l'evangelista vuole che il lettore attento capisca che non si tratta di cronaca, ma di messaggio in codice; i demoni stessi chiamano sè stessi "Legione" in modo che il lettore attento capisca bene che si tratta dei Romani.
 Notare che i demoni/Romani si spaventano alla sola vista del Gesù super-eroe e, se proprio devono essere scacciati, supplicano di essere mandati dentro ai maiali perché lì si trovano a loro agio, dopo di ché scappano per la paura gettandosi in mare. Ricordiamo che i maiali sono bestie impure per la Legge.
 Gli abitanti non riconoscono il potere di Gesù e il suo patriottismo, ma sono contrariati perché Gesù ha fatto loro perdere i prosciutti; per questo gli abitanti scacciano Gesù. Questa non è altro che la parabola della vita di Gesù, super-eroe incompreso vittima dei suoi stessi concittadini.
 Matteo, che normalmente espande e cesella il racconto di Marco, questa volta è molto sintetico, colloca l'episodio nella località di Gadara, che sta a soli 10 km dal mare di Galilea e confina con esso, e omette il nome "Legione" per i demoni. In definitiva, Matteo presenta l'episodio come mero miracolo di esorcismo sperando che nessuno si accorga della sostituzione di nomi, mentre censura ogni compromettente riferimento ai Romani convinto che la sua allusione dei Magi sia più astuta. Censura che potrebbe anche essere stata fatta a posteriori da un soggetto che però non si è accordo della cosa dei Magi. Ogni ipotesi è buona, ma gira sempre intorno allo stesso tema dei Romani cattivi.
 Vedi anche [TOMMASI] p. 63 e p. 106.

Gesù si rivolge ai soli peccatori

Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori.
(Marco 2,17; Matteo 9,13; Luca 5,31)

Spiegazione: così come il medico va dai malati e non dai sani, Gesù è venuto ad arruolare i peccatori e non i giusti. Questa è l'essenza della strategia innovativa di Gesù, che intende coinvolgere le masse popolari più povere (e quindi più peccatrici).
Matteo 9,13 cesella il testo asciutto di Marco e aggiunge in mezzo una frase sul contrasto tra misericordia (cioè l'applicazione blanda della Legge) contro sacrifici (nel senso degli olocausti e altri riti penitenziali ma puramente formali e sterili) tratto forse da 1Sam 15,22; là si dice anche che il Signore vuole piuttosto obbedienza. Un altro modo di dire che Gesù vuole gente pronta a obbedire a lui, ed è pronto a perdonare ogni peccato contro la Legge.

Alberi, fichi, frutti, santi e pecorelle smarrite

Numerose le metafore sugli alberi (gli uomini santi) e sui loro frutti (cioè conversione e proselitismo delle pecorelle smarrite della casa di Israele). Farisei e Sadducei non stanno producendo frutti, e questo dimostra che essi sono alberi cattivi; Gesù e i suoi discepoli invece convertono e mobilitano folle di proseliti, e questo dimostra che sono alberi buoni.
 Matteo 3,7-10: Giovanni Battista è molto esplicito ed inveisce contro Sadducei e Farisei che sono come alberi che non danno frutto; essi pertanto verranno tagliati e bruciati. Ovviamente Giovanni stesso è un albero buono perché sta convertendo a manetta, ma Gesù è ancora meglio di lui. Notare che entrambi i capopopolo verranno giustiziati per sedizione, qualora non fosse ancora chiaro quale fosse il fine ultimo del loro attivismo.
 Matteo 7,15-20: Gesù ribadisce il concetto precedente.
 Matteo 12,33-34: secondo Gesù i Farisei (versetto 24) sono cattivi così come gli alberi cattivi non danno frutti. Ovviamente Gesù e i suoi discepoli sono alberi buoni. Il concetto viene ribadito da Luca 6,43.

Sulla via di Gerusalemme (la capitale dei sedicenti santi) Gesù incappa in un fico dal quale pretende di cogliere qualche frutto, ma non ne trova; perciò condanna l'albero e questo immediatamente si secca. L'episodio viene trattato con sfumature diverse nei sinottici:
 Marco 11,12-14 e Marco 11,20-25 afferma che non è stagione dei fichi, ma Gesù pretende comunque che dia frutto, non accetta scuse. Così come Gesù non riconosce la legge di natura del fico, non riconosce la Legge Mosaica come scusa per non partecipare al suo movimento.
 Matteo 3,7-10 trova il testo di Marco troppo duro ed omette il fatto che non è stagione di fichi. Luca 13,6-19 alleggerisce ulteriormente e trasforma l'episodio in una parabola, e per giunta il fico sterile viene concimato per dargli una seconda possibilità.

Peccatori, malattie, fede e miracoli

Lo schema delle guarigioni miracolose e il codice sottostante sono sempre gli stessi: un malato ovvero un peccatore si presenta a Gesù; contrariamente a quanto noi ci aspettiamo, Gesù condona i peccati, lasciando la malattia; la casta dei Farisei | Sadducei | Scribi accusa Gesù di blasfemia perché la remissione dei peccati è prerogativa esclusiva di Yahweh; Gesù li accontenta subito e dà un segno tangibile dei suoi poteri e guarisce il malato all'istante; stupore generale. Esempio canonico:

Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». Allora alcuni scribi cominciarono a pensare: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora al paralitico, prendi il tuo letto e va' a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua. A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.
(Matteo 9,2-8)

Ricordiamo che la remissione dei peccati (o una sorta di) fu avviata da Giovanni il Battista e poi continuata da Gesù. Ma Gesù ha ulteriormente semplificato la cerimonia perché diventi un processo di massa: è sufficiente avere fede in Gesù per essere salvati (Matteo 9,22; Marco 5,34; Marco 10,52; Luca 7,50; 8,48; 17,19; 18,42).
 Ma non solo: il potere di remissione dei peccati si trasmette anche ai discepoli per proprietà transitiva (Matteo 10,5-9) accrescendo a valanga la moltitudine dei seguaci di Gesù.
 Un risultato straordinario che turba Farisei e Sadducei, incapaci di eguagliare simili prestazioni; infatti essi sono alberi che non danno frutto, e perciò andranno tagliati e bruciati (vedi sezione sugli alberi buoni e cattivi); chi sarà a fare piazza pulita di questi alberi sterili e quando tale giudizio avverrà, dovrebbe ormai essere chiaro a chiunque abbia orecchie per intendere.

Ricordiamo che i miracoli sono l'unico strumento per legittimare le capacità profetiche. Paolo stesso ce lo ricorda: i Giudei chiedono miracoli e i Greci cercano la sapienza (1Corinti 1,22). Gli evangelisti usano i miracoli proprio perché si rivolgono a Giudei come loro, esiliati nell'Impero Romano.

Come variante dello schema precedente, i Farisei accusano Gesù che i suoi poteri di guarigione derivano non da Yahweh, ma da Belzebùl capo dei demoni (Matteo 12,27); Gesù abbozza una replica e, come suo solito, minaccia la resa dei conti una volta che sarà costituito il suo regno, perché chi non è come, è contro di me (Matteo 12,30).

Osserviamo che, in sfregio alla Legge, di solito Gesù svolge le sue attività preferibilmente di sabato.

Il movimento si finanzia con la rapina

Da sempre i gruppi armati rivoluzionari si auto-finanziano saccheggiando il popolo che intendono liberare, dagli Zeloti fino ai Vietcong. Il movimento di Gesù non fa eccezione. Decodifichiamo il testo dei vangeli unendo i puntini per trovare il disegno nascosto.

I discepoli sono poveri che lavorano e vanno pagati. Gesù istruisce i discepoli a fare proselitismo e a vivere di ciò che viene loro offerto più o meno spontaneamente. Per questo i discepoli sono tenuti a viaggiare senza oro o argento o pecunia, senza bisaccia, senza tunica di scorta, senza sandali e senza bastone (Matteo 10,9-10; Luca 22,35) perché loro portano la lieta novella ma l'operaio ha diritto al suo sostentamento (Matteo 10, 10). Ma chi sono, esattamente, quelli che dovranno pagare questi "operai"?

La gente delle campagne è invitata a contribuire "spintaneamente". Nel discorso della montagna (Matteo 4,25 fino a Matteo 7; Luca 6) Gesù sale su di una altura perché si deve rivolgere a una folla indistinta venuta ad ascoltarlo. Non si tratta di discepoli, ma di gente venuta dalle campagne della Galilea, della Samaria e della Giudea. Proprio perché si tratta di una folla indistinta, le parole devono essere prudenti. Gesù invita questa folla a:
- Porgere l'altra guancia (Matteo 5,39; Luca 6,29) = non opporre resistenza ai violenti. I discepoli sono invece violenti armati di spade che reagiscono all'arresto del capo, scappano davanti alle guardie giunte in forze, e negano di appartenere al movimento perché sanno bene di essere dei delinquenti ricercati.
- Se vi chiedono il mantello, voi date anche la tunica (Matteo 5,40) = collaborate di buon grado con chi vi sta rapinando. Nell'AT il mantello rappresenta un bene dato in prestito e che bisogna restituire quanto prima (Esodo 22,25-26; Deuteronomio 24,13) ma Gesù della Legge se ne frega e il bene in questione cambia di proprietà per sempre. Luca è ancora più esplicito e dice "se ti levano il mantello..." (Luca 6,29-30) dove levare = rapinare. I discepoli vengono all'uopo mandati in giro senza alcunché da donare perché essi sono i beneficiari delle donazioni.
- E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due (Matteo 5,11) = seguici nella marcia verso Gerusalemme, che dobbiamo fare numero. I discepoli sono i pastori di tale gregge umano.
- Amate i vostri nemici (Matteo 5,44; Luca 6,35; Luca 6,28) che, dice Gesù, è ancora più forte del comandamento "ama il prossimo tuo come te stesso" (Matteo 5,41). Per la povera gente della campagna, il nemico erano erano i publicani (che pranzano con Gesù) e le bande di rapinatori rivoluzionari come gli Zeloti, e non erano certo i Romani che raramente si vedevano in giro. Gesù e i suoi discepoli conoscono il mistero del Regno dei Cieli e sanno bene chi sono i loro nemici: quelle vipere ipocrite dei Sadducei e dei Farisei, i Romani che sono porci parassiti da ricacciare in mare, i villaggi e le città che hanno respinto la lieta novella e che perciò faranno una fine peggiore di Sodoma e Gomorra, e tutti coloro che pur avendone la possibilità non hanno contribuito al movimento donando tutti i loro beni al movimento e quindi finiranno giustiziati e gettati nella Geenna. Il concetto di "nemico" dipende quindi dal punto di vista, e il modo di comportarsi dipende da che parte si sta.

Ora uniamo i puntini. A che cosa servono tutti questi "mantelli"? Per esempio, si possono vendere per comprare spade al mercato nero:

«Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli rispose: «Basta!».
(Luca 22,36-38)

La presenza di un punto esclamativo dopo la parola "basta" nelle traduzioni disponibili lascia pensare a un Gesù contrariato per la materialità degli apostoli, rozzi pescatori incapaci di comprendere chissà quale discorso gnostico o metafisico. E' vero che in altri punti la spada è metafora della separazione traumatica tra coloro che aderiscono al movimento di Gesù e le loro famiglie, ma anche lì nulla di filosofico.
 Il solito Piroddi, in un video su YouTube, fa presente che il testo greco originale non contiene punti esclamativi, e che la parola che viene tradotta con "basta" andrebbe piuttosto tradotta come "sono sufficienti". A questo punto il fatto che Gesù verrà annoverato tra i malfattori, e che i suoi discepoli verranno odiati e perseguitati a causa del suo nome, non ci stupisce più (Matteo 10,22; Matteo 24,9).

Il regno è preso con la violenza

Riporto integralmente Matteo 11,11-30 perché è rivelatore. E' Gesù che parla alle folle:

«In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
(Matteo 11,11)

cioè Giovanni è l'ultimo dei grandi profeti che da generazioni e generazioni promettono di liberare Israele senza riuscirci; nel Regno dei Cieli che vado a conquistare insieme ai miei ultimi, le persone come lui non conteranno più niente perché hanno fallito nel loro compito numero uno, e cioè conquistare e liberare la terra promessa, e porla sotto il dominio della Legge.

Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono. La Legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni. E se lo volete accettare, egli è quell'Elia che deve venire.
Chi ha orecchi intenda.

(Matteo 11,12-15)

Con l'espressione chi ha orecchi intenda l'evangelista avvisa il lettore che deve applicare il codice di decodifica: coloro che attendono un profeta come Elia, ecco che è venuto Giovanni, l'ultimo dei grandi profeti dotti e osservanti della Legge; ma io, Gesù, e i miei discepoli abbiamo portato il terrore nelle campagne; c'è un regno da conquistare e la violenza è l'unico sistema.

Ma a chi paragonerò io questa generazione? Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri compagni e dicono: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio. È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere.»

(Matteo 11,16-19)

cioè: ci abbiamo provato in tutte le maniere a smuovervi, ma sempre invano; è dunque ora di cambiare registro; l'efficacia del mio metodo è provato dalla valanga di discepoli pronti a tutto che mi stanno seguendo; è il risultato che conta, non come ho fatto per ottenerlo; basti pensare a quel delinquente di David che ora siede sul trono celeste acconto a Yahweh.

Allora cominciò ad inveire contro le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere. Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra. E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe! Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!».
(Matteo 11,20-24)

cioè Gesù promette una feroce rappresaglia su coloro che si oppongono al suo progetto; infatti sappiamo che una volta conquistato il regno seguirà il giorno del giudizio dove gli apostoli seduti su 12 troni giudicheranno le 12 tribù di Israele, e coloro che hanno partecipato al movimento lasciando casa e famiglia verranno ricompensati con 10 volte quello che hanno lasciato (Matteo 19,27-29). I miracoli sono lo strumento usato da Gesù per legittimare il proprio potere. Tiro e Sidone sono antichissime città cosmopolite piene di gente intelligente; se io, Gesù, fossi andato lì mi avrebbero capito subito; e invece sono qui con voi zucconi della campagna; con voi la carota non funziona. La citazione della mitologica città di Sodoma lascia pensare a un giudizio di natura metafisica collocato in un futuro indefinito; i riferimenti alle città contemporanee di Tiro e Sidone riportano il concetto di giudizio a una realtà imminente e ben più concreta.

In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».
(Matteo 11,25-30)

cioè Gesù ha un'altissima opinione di sé e sta cercando seguaci tra i peccatori; essi dovranno solo avere fede in lui (= obbedirgli ciecamente); niente complicati e onerosi riti da compiere; tutti i peccati saranno istantaneamente e gratuitamente rimessi; l'anima (= concetto giudaico di estratto conto dei peccati, e NON entità che sopravvive alla morte del corpo) torna pulita e quindi sarete benedetti da Yahweh; e ai più degni sarà rivelato il mistero del progetto eversivo noto con il nome in codice di "Regno dei Cieli". Più avanti Gesù avverte i candidati che sono possibili incidenti di percorso con assi e chiodi, ma si tratta degli incerti del mestiere di rivoluzionario.

Gesù ricorre alla parabola del banchetto nuziale (Matteo 22,1-14 analizzato da [PIRODDI] p. 48) per spiegare il concetto di arruolamento coatto e delle rappresaglie contro chi declina l'invito:

Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.

cioè il progetto "Regno dei Cieli" prevede l'unione tra Gesù (il figlio del re) e tutti coloro che sono idonei a partecipare (= osservanti della Legge); i profeti (= i servi del re) hanno portato la lieta novella agli invitati, ma questi hanno accampato scuse o hanno ucciso i discepoli.

Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.

...e allora il dio (= il re) uccide quegli assassini e distrugge con le fiamme le loro città.

Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali.
 Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

cioè siccome gli invitati che erano idonei (= osservanti) si sono dimostrati non degni (= hanno respinto il mio invito), allora gli apostoli vanno a raccattare gente purchessia (= peccatori) con la forza; a questa gente arruolata a forza si applica poi la più severa e brutale selezione.
 E' evidente perché Gesù deve ricorrere a una parabola per spiegare tali concetti, e non può invece parlare chiaro; ma nelle loro riunioni private, Gesù spiegava tutto ai discepoli.

Parabola dei vignaioli

Passi paralleli: Matteo 21,33-41.
Vedere [PIRODDI] p. 151. In breve, i coloni preposti alla vigna (cioè i grandi, i dotti, la casta dei Sadducei e dei Farisei) hanno illecitamente sfruttato la vigna (il Regno di Dio); quando dio manda i suoi servi (i profeti come Giovanni e come Gesù) essi scoprono che la vigna non ha dato frutti (cioè il regno è dominato dagli stranieri, i sudditi sono peccatori) mentre i coloni si sono accomodati negli agi del potere (la casta è corrotta e dissipata); e allora dio si adira coi coloni e li fa morire, quindi passa la mano ad altri coloni (cioè i discepoli di Gesù) che si prendono la vigna (cioè il Regno di Dio).

Il giudizio finale è una epurazione

Passi paralleli: Matteo 25,31-46.
Ecco che cosa avverrà una volta che Gesù si sarà installato sul trono del Regno dei Cieli: una volta ribaltata la piramide sociale, ecco che i giusti (cioè quelli che hanno partecipato alla rivoluzione o hanno finanziato il movimento) verranno separati dai cattivi (tutti gli altri); i cattivi se ne andranno al castigo eterno, i giusti invece alla vita eterna. Questa volta il linguaggio duro e violento dell'epurazione viene mitigato da una verniciatina escatologica che mi sembra un po' sospetta.

Parabola della pecorella smarrita

Passi: Matteo 18,12-14; Luca 15,4-7.
In breve: anche il più piccolo dei trasgressori della Legge, ovvero la pecorella smarrita, conta ai fini della rivoluzione. Non si butta via niente.
Nel testo di Luca, Gesù si rivolge agli ultimi (cioè la pecorella smarrita) perché è l'unica recettiva della lieta novella; essa farà felice Yahweh. Viceversa i giusti hanno già da fare (sono sposati, hanno famiglia, hanno lavoro, ecc.) e non parteciperanno mai.

Lievito, pane e moltiplicazione dei pani

Matteo 16,5-12 ci spiega che il lievito è la dottrina, mentre i pani sono i discepoli prodotti con la dottrina; per cui Gesù invita tutti a stare lontani dal lievito dei Farisei (cioè dalla Legge) per abbracciare il lievito di Gesù (che è il contrario della Legge). Marco 8,14-21 ci spiega lo stesso codice, ma in modo più confuso. Non capisco il motivo di questo linguaggio in codice, visto che l'evangelista ci dà esplicitamente la chiave di decodifica e visto che Gesù ha già ripetutamente inveito contro i Farisei e la loro dottrina. Lo stesso Regno dei Cieli è lievito per i pani (Matteo 13,33) e il pane che viene dal cielo è pane di vita (Giovanni 6,31-59).

Coi miracoli della moltiplicazione dei pani Gesù mostra come a partire da pochi pani che egli distribuisce ai suoi apostoli (= pochi discepoli) essi possano distribuirli alla folla per ottenere tanti discepoli (= proselitismo). Gli episodi sono: Matteo 14,13-21; Matteo 15,29-38; Marco 6,34-42; Marco 8,1-10; Luca 9,10-17; Giovanni 6,1-13). Il codice viene più o meno rispettato, anche se talvolta compaiono anche i pesci, mentre nell'eucarestia compare il pane che è il corpo di Gesù e il vino che è il suo sangue; diciamo che gli evangelisti mantengono una certa flessibilità sul codice da loro stessi creato.

Altri episodi analizzati da Piroddi

Riporto i riferimenti ad altri episodi dei vangeli che vengono analizzati nel libro di [PIRODDI]; l'autore privilegia il testo di Matteo perché più diretto ed ironico degli altri evangelisti:
- Matteo 13,24-30: parabola del seminatore ([PIRODDI] p. 108).
- Matteo 21,28-32: parabola dei due figli ([PIRODDI] p. 68, 252).
- Matteo 25,1-12: parabola delle 10 vergini ([PIRODDI] p. 191).
- Matteo 25,14-30: parabola dei talenti ([PIRODDI] p. 191).
- Luca 16,1-9: parabola del fattore infedele ([PIRODDI] p. 246).
- Giovanni 9: miracolo del cieco dalla nascita risanato ([PIRODDI] p. 133, 136, 137, 153).


Fine