Ho letto la Bibbia
2025-01-16
Appunti di Umberto Salsi
salsi@icosaedro.it
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Questi sono i miei appunti riguardo la Bibbia. Il mio intento è cercare di capire cosa gli antichi autori ci hanno voluto veramente raccontare, e cercare di capire qual'è stato il processo che ha portato alla redazione dei testi così come ci sono pervenuti oggi. Confronterò diverse edizioni e traduzioni, incluso il testo masoretico. Farò anche ricorso a elementi di Storia Antica, letteratura apocrifa, e userò altre fonti per cercare di chiarire i passaggi più difficili e per articolare possibili ragionevoli interpretazioni.
Gli accurati lavori esegetici di Mauro Biglino riportati nei riferimenti bibliografici sono stati illuminanti per la comprensione dell'AT, in particolare per rimuovere quel velo opaco fatto di traduzioni sballate, manipolazioni e interpretazioni teologiche che impediscono di comprendere la vera intenzione degli originali autori. Il libro di [FINKELSTEIN] riassume le scoperte archeologiche degli ultimi 40 anni in terra di Palestina e fa una ricostruzione di come e perché sia stato composto l'AT, mentre [LIVERANI] ci dà la ricostruzione storica completa.
Per il NT ho trovato nel libro di [PIRODDI] la chiave per interpretare il linguaggio evidentemente allusivo e in codice dei vangeli. Il [TOMMASI] riassume gli ultimi due secoli di letture critiche del NT.
Il mio lavoro di studio della Bibbia è stato poi la base per la comprensione della letteratura apocrifa e del Corano, che ho analizzato successivamente; nella bibliografia che segue metto i riferimenti ai miei appunti al riguardo.
Userò un linguaggio a tratti irriverente o polemico giusto per non annoiarsi. Commenti, correzioni, invettive ed insulti vanno inviati a: salsi@icosaedro.it
La parola "Bibbia" viene dal greco τὰ βιβλία (tà biblía, ovvero "i libri") perché è una raccolta di libri. Per una panoramica vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Bibbia.
Non c'è concordanza tra le varie religioni su quali siano i libri canonici, per cui esistono tomi di diversa altezza. Le bibbie comuni che troviamo in lingua italiana sono quasi tutte approvate dal Vaticano con l'imprimatur, e raccolgono una versione dei testi più o meno stabile ottenuta dalla Septuaginta (v. seguito) integrata parzialmente con la masoretica (v. seguito).
Dei testi originali ne sono sopravvissute solo copie e copie di copie. Il rotoli più antichi sopravvissuti fino a noi sono stati trovati nelle grotte di Qumran nel 1947 e sono datati 200 a.C.
La Bibbia Cattolica inizialmente era composta dalla Septuaginta e dal Nuovo Testamento, poi si è parzialmente allineata al testo masoretico (v. seguito). Rimangono comunque migliaia di punti di differenza.
Non esiste un unico testo ufficiale perché non esistono testi che si possano definire "originali". Il Vaticano certifica con l'imprimatur i testi che non si discostano troppo dalla dottrina. Notare: prima viene la dottrina stabilita dalla Chiesa, e questa dottrina viene usata per certificare il "testo sacro ispirato da dio". Non il viceversa.
La Bibbia è un volume strutturato in libri; ogni libro è strutturato in capitoli numerati e versetti numerati. Questa numerazione in capitoli e versetti è il frutto del lavoro di diversi soggetti nell'arco dei secoli: la numerazione in capitoli della Vulgata è opera di Stephen Langton, arcivescovo di Canterbury (1226), mentre la suddivisione in versetti è opera di Sante Pagnini (Lucca, 1527) (vedi ad esempio https://it.aleteia.org/2016/03/08/chi-ha-diviso-la-bibbia-in-capitoli-e-in-versetti/ per i dettagli); per il NT divenne normativa la divisione introdotta dall'editore umanista Roberto Stefano nel 1555 ([PAOLINE] XV).
Qui useremo riferirci a un versetto usando questa sintassi:
dove Deuteronomio è il nome del libro, 32 è il capitolo, 8 è il versetto. Useremo anche delle abbreviazioni per intervalli di capitoli, per esempio Levitico 11-15 che significa libro Levitico capitoli da 11 a 15. Useremo abbreviazioni per intervalli di versetti, per esempio Genesi 3,1-19. Le pubblicazioni dedicate agli studiosi usano abbreviazioni e sintassi un po' diverse per lo stesso riferimento, per esempio Dt 32:8. Alle volte il nome del libro è troppo lungo per essere pratico, per cui anche qui useremo una abbreviazione come 1Re che rimane comunque facilmente leggibile (Primo libro dei re).
I libri sono poi raccolti in 2 sezioni (Nuovo Testamento e Antico Testamento) ed eventualmente anche in sotto-sezioni (per esempio il Pentateuco nell'Antico Testamento). Quali libri e quali sezioni vanno a comporre la Bibbia, dipende dalla religione rispetto alla quale il volume è stato composto.
La Bibbia cattolica è composta dai seguenti libri (per i libri sottolineati vedi le note sotto):
Antico testamento (AT):
Pentateuco (Torah):
GENESI, ESODO, LEVITICO, NUMERI, DEUTERONOMIO
Libri storici:
GIOSUÈ, GIUDICI, RUT, PRIMO LIBRO DI SAMUELE, SECONDO LIBRO DI SAMUELE, PRIMO LIBRO DEI RE, SECONDO LIBRO DEI RE, PRIMO LIBRO DELLE CRONACHE, SECONDO LIBRO DELLE CRONACHE, ESDRA, NEEMIA, TOBIA, GIUDITTA, ESTER, PRIMO LIBRO DEI MACCABEI, SECONDO LIBRO DEI MACCABEI
Libri sapienziali:
GIOBBE, SALMI, PROVERBI, ECCLESIASTE, CANTICO DEI CANTICI, SAPIENZA, ECCLESIASTICO (o SIRACIDE)
Profeti:
ISAIA, GEREMIA, LAMENTAZIONI, BARUC, LETTERA DI GEREMIA, EZECHIELE, DANIELE, OSEA, GIOELE, AMOS, ABDIA, GIONA, MICHEA, NAHUM, ABAQUQ, SOFONIA, AGGEO, ZACCARIA, MALACHIA
Nuovo testamento (NT):
Vangeli:
MATTEO, MARCO, LUCA, GIOVANNI
ATTI DEGLI APOSTOLI
Lettere di Paolo:
PRIMA LETTERA AI TESSALONICESI, SECONDA LETTERA AI TESSALONICESI, LETTERA AI GALATI, PRIMA LETTERA AI CORINTI, SECONDA LETTERA AI CORINTI, LETTERA AI ROMANI, LETTERA AI FILIPPESI, LETTERA A FILEMONE, LETTERA AI COLOSSESI, LETTERA AGLI EFESINI, PRIMA LETTERA A TIMOTEO, SECONDA LETTERA A TIMOTEO, LETTERA A TITO, LETTERA AGLI EBREI
LETTERA DI GIACOMO
Lettere di Pietro:
PRIMA LETTERA DI PIETRO, SECONDA LETTERA DI PIETRO
Lettere di Giovanni:
PRIMA LETTERA DI GIOVANNI, SECONDA LETTERA DI GIOVANNI, TERZA LETTERA DI GIOVANNI
LETTERA DI GIUDA
APOCALISSE
per un totale di 74 libri. Ci sono però alcune differenze rispetto alle altre religioni basate sul Pentateuco:
La Lettera di Geremia compare solo nella mia vecchia Bibbia [LEF] mentre in [VAT] e [CEI] è inserita come capitolo 6 di Baruc come era in uso nella Bibbia latina.
Il canone ebraico NON comprende i seguenti libri: Tobia, Giuditta, Primo e Secondo libro dei Maccabei, Sapienza, Ecclesiastico, Baruc; inoltre non comprende Ester da 10,4 fino 16,24; non comprende Daniele 3,24-90 e Daniele 13-14. Quindi i libri storici si fermano a Neemia, nominato governatore in Gerusalemme dal re persiano Artaserse (circa 446 a.C.). Ovviamente il canone ebraico non riconosce il NT.
Il canone protestante sostanzialmente adotta il canone ebraico per quanto riguarda l'AT. Uguale il NT.
L'AT nella versione [MASORETICA] è scritto in ebraico, fatta eccezione per la Sapienza e Secondo Libro dei Maccabei scritti in greco, che infatti non sono compresi nel canone ebraico, e fatta eccezione per alcune parti di Esdra, alcune parti di Daniele e alcune parti di Geremia scritte in aramaico.
La [SEPTUAGINTA] è scritta in greco; l'originale in ebraico da cui fu tradotta è andato perduto.
Il NT è scritto in greco.
Non solo esistono selezioni diverse di libri, ma anche di ciascun libro esistono più versioni; gli originali (ammesso che sia mai esistito qualcosa che si possa definire originale in un lavoro composto a più mani e più volte rimaneggiato nel corso dei secoli) sono andati persi da tempo.
Tra i rotoli di Qumran, o rotoli del Mar Morto, rinvenuti nel 1947, si trovano quasi tutte le varianti già conosciute, segno che queste varianti sono molto antiche e forse congenite alla prima redazione dei testi sacri dalla forma orale primitiva, avvenuta forse tra l'8o e il 7o secolo a.C. In una battuta, i rotoli di Qumran non hanno risolto gli interrogativi sulle varianti della Bibbia e hanno parzialmente discolpato i copisti e i redattori dei secoli successivi. Qui esamineremo in particolare due rotoli di Qumran che riportano versioni diverse del Deuteronomio 32,8.
● Tanach pre-esilico: archeologi e storici (v. [FINKELSTEIN] e [LIVERANI]) sono ormai convinti che la prima trascrizione dei racconti orali avvenne tra l'8o e il 7o secolo a.C. Questo lavoro redazionale si intensificò particolarmente durante il regno di re Giosia per legittimare le ambizioni unitarie del Regno di Giuda sopra al Regno di Israele. E' a questo punto che nasce il racconto mitologico della origine comune del popolo di Israele, della conquista di Canaan e della egemonia religiosa e politica di Gerusalemme; dal punto di vista religioso si impone l'unicità del dio degli Israeliti, trasformando il regno in una teocrazia monolatra. Il Tanach comprendeva probabilmente le storie dei patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe, l'Esodo, il Deuteronomio e una prima redazione dei libri storici.
Le ambizioni di re Giosia si infrangeranno contro la tumultuosa avanzata dei Babilonesi di Nabucodonosor che nel 587 a.C. conquisteranno Canaan e distruggeranno la città di Gerusalemme insieme al tempio e alla unica copia ufficiale del Tanach che in esso vi era contenuta. Seguirà deportazione delle classi dirigenti sacerdotali e smembramento delle strutture di potere del Regno di Giuda.
● Tanach post-esilico: i catastrofici eventi del 587 a.C. e il triste castigo dell'esilio imporranno una profonda riflessione ideologica e religiosa e imporranno una conseguente revisione dei testi sacri, cosa che avverrà probabilmente tra il 5o e il 4o secolo a.C.
In ogni caso, nel 300 a.C. doveva essere già completo perché ne verrà realizzata la traduzione in greco, la Septuaginta.
Tra i punti fondamentali che hanno richiesto la revisione del testo, citiamo:
ridefinizione del rapporto tra il popolo di Israele e il suo dio con svolta monoteistica ancora imperfetta;
ridefinizione dei rapporti tribali e dell'albero genealogico ai fini dell'assegnamento delle proprietà immobiliari e dei rapporti di potere tra i ritornati dall'esilio e i rimasti;
generale revisione del testo sacro alla luce del fallimento della strategia unitaria.
Al Tanach si aggiungono Creazione, Diluvio, Torre di Babele, si aggiornano i libri storici e, in particolare, si aggiungono Cronache, Esdra e Neemia che fissano i ruoli e le prerogative delle tribù e delle famiglie.
Anche questo testo, presente in una unica copia ufficiale nel tempio di Gerusalemme, andrà distrutto insieme al tempio nel 70 d.C. Per molti secoli rimarranno solo copie non ufficiali del Tanach, custodite spesso presso le sinagoghe e usate per la liturgia (Luca 4,17), insieme a frammenti e traduzioni più o meno accurate in aramaico, greco, copto e altre lingue del posto.
● Bibbia dei 70 o Bibbia di Alessandria o Septuaginta o LXX: traduzione in greco del Pentateuco realizzata nella biblioteca di Alessandria d'Egitto su commissione del re ellenista Tolomeo II Filadelfo (regno 285-246 a.C.). Si chiama così perché le testimonianze dicono che sia stata completata da circa 70 traduttori oppure in circa 70 giorni o entrambe le cose. Gli altri libri del Tanach verranno tradotti in greco negli anni seguenti. La Septuaginta, completata con il NT, va a costituire la Bibbia in greco per i cristiani ortodossi. Vedi anche https://it.wikipedia.org/wiki/Septuaginta per il contesto storico di questa traduzione e per quanto riguarda la successiva traduzione dei restanti libri del Tanach.
● Bibbia Samaritana: include solo i sei libri dell'Esateuco (Pentateuco + Giosuè) scritti in ebraico ma usando l'alfabeto fenicio. Sono migliaia le piccole differenze tra l'esateuco samaritano e quello giudaico, ma nella sostanza l'esateuco samaritano ci tiene a promuovere il monte Gazirim come luogo sacro privilegiato perché sorge nell'area di Samaria; per altre piccole differenze vedi ad es. Torah e storiografie dell'Antico Testamento di Gianantonio Borgonovo, ed. ELLEDICI (2012) pagina 86. Vedi inoltre qui la voce Samaritani nel Glossario del Nuovo Testamento per la la discussione sull'origine del termine.
● Altre traduzioni in greco tratte dai testi ebraici circolavano già nel 2o secolo d.C. come quella di Aquila di Sinope e Teodozione di Efeso (cfr [ESPOSITO_SU_GESU] p. 85) probabilmente ricavate da copie non ufficiali del Tanach disponibili presso le sinagoghe.
● Vulgata o Bibbia Latina: nel 320 d.C. il teologo e traduttore Sofronio Eusebio Girolamo, noto anche come San Girolamo, ricevette dal Papa il compito di tradurre i vangeli dal greco al latino; successivamente egli passò alla traduzione dell'AT attingendo sia al testo ebraico a sua disposizione, sia alla Septuaginta. Il suo lavoro durò 23 anni e si concluse con la pubblicazione della cosiddetta vulgata editio ovvero l'edizione per il popolo di lingua latina. Con il Concilio di Trento (1543) la Vulgata divenne la versione ufficiale della Bibbia cattolica e la base per le traduzioni in altre lingue nei secoli a seguire almeno fino al 20o secolo. Le edizioni moderne preferiscono fare riferimento al testo ebraico della Masoretica per l'AT e agli originali in greco per il NT per un risultato più accurato.
● Testo masoretico, o Bibbia di Gerusalemme: sforzo della scuola della tradizione (=masorah) di Gerusalemme di recuperare i testi "originali" del Tanach, compiuto tra il 6o e 9o secolo d.C. Il testo ebraico antico viene aggiornato con la suddivisione delle parole, si introducono le vocali e la punteggiatura.
Il testo masoretico intende recuperare il testo originale andato distrutto nel 70 d.C., ma già il fatto che gli estensori (Ebrei) fossero guidati dalla loro tradizione (masorah = tradizione) e dovessero convivere in un ambiente dominato da religioni monoteistiche più o meno ostili (quella islamica e quella cristiana) ha causato forse qualche condizionamento in senso monoteista.
Di questo testo è sopravvissuta una sola copia completa oggi custodita presso la Libreria Nazionale Russa di San Pietroburgo, e nota con il nome di Codice di Leningrado datata 1008 d.C. (https://en.wikipedia.org/wiki/Leningrad_Codex); è un manoscritto ricco di note a margine lasciate dagli stessi studiosi masoreti.
Da quest'ultima è stata ricavata la Bibbia Ebraica Stuttgartensia o BHS, che è una edizione adattata per la pubblicazione (https://en.wikipedia.org/wiki/Biblia_Hebraica_Stuttgartensia).
Il testo masoretico è oggi canonico per la religione ebraica.
● Nuovo Testamento. Si conoscono circa 2500 manoscritti, che spesso ci sono pervenuti solo come frammenti di rotoli (di papiro o pergamena) e codici (ovvero pagine di papiro o pergamena unite insieme in un libro e spesso scritte su ambo i lati).
E' noto fin dall'antichità il Codice Vaticano datato 4o secolo d.C. custodito presso la Biblioteca Vaticana.
Scoperto solo nel 1800 il Codice Sinaitico datato anch'esso 4o secolo, i cui frammenti sono custoditi in vari luoghi.
Ulteriori scoperte risalgono al periodo tra il 1920 e il 1930 e sono il codice P52 e il codice Beatty. Il codice P52 è datato 2o secolo d.C., contiene frammenti del vangelo secondo Giovanni ed è custodito presso la Biblioteca Rylands di Manchester. I papiri Beatty sono custoditi presso la Biblioteca Chester Beatty di Dublino, sono datati 3o secolo d.C. e contengono frammenti di Septuaginta e NT, nonché frammenti del Libro di Enoch.
Provo a raccogliere qui un elenco di ipotesi:
In definitiva l'immutabile parola di dio non è mai stata immutabile, anzi il testo e la sua interpretazione da sempre seguono l'evolversi del pensiero e delle vicende umane.
La parte storica dell'AT ci parla di vari popoli: Ebrei, Israeliti, Giudei, Samaritani, e molti altri ancora, che sono i protagonisti di secolari vicende belliche. La Bibbia dà una sua definizione di questi popoli:
● Ebrei: termine usato dalla Bibbia per la prima volta in Genesi 14,13 riferito ad Abramo, e quindi possiamo ipotizzare che almeno suo padre Tarach fosse anch'esso ebreo. Il termine viene poi usato altre 19 volte nel Pentateuco e circa altre 21 volte nel resto della Bibbia, NT incluso. La storia delle sanguinose battaglie tra le tribù dei discendenti di Tarach, e quindi tra Ebrei, è il tema principale del Pentateuco.
Secondo la tradizione ebraica, gli Ebrei sono tutti i discendenti di Ever (o Eber; vedere albero genealogico; Genesi 10,24; Genesi 11,14). Il plurale ebraico fa evrhim.
● Israeliti: secondo la Bibbia sono i discendenti di Israel, il nome di battaglia che Yahweh impone a Giacobbe in Genesi 32,29. Mission: conquistare terra di Canaan e, molte generazioni dopo, fondare il Regno di Giuda con capitale Gerusalemme.
Ad oggi l'archeologia può solo confermare della esistenza di un Regno di Israele con capitale Samaria esistito tra il circa 1000 a.C. e fino al 702 a.C., quando verrà conquistato dagli Assiri; più a sud il Regno di Giuda con capitale Gerusalemme resisterà alle invasioni fino al 587 a.C. I due regni non sarebbero mai stati uniti. La prima ricorrenza archeologicamente documentata di questo nome si trova nella stele di Merenptah datata circa 1230 a.C.
● Giudei: gli abitanti del Regno di Giuda con capitale Gerusalemme, piccolo reame esistito tra circa il 1000 a.C. e la caduta nel 586 a.C. probabilmente a lungo protettorato Egiziano. Secondo la Bibbia è Yahweh che ordina alla tribù israelita di Giuda di conquistare Gerusalemme e i territori circostanti (Giudici 1,8), così assicurando alla tribù il primato tra gli Israeliti e il diritto al trono. Sempre secondo la Bibbia, il Regno di Giuda raggiungerà la massima estensione sotto re Salomone, poi seguirà lo scisma del regno del nord degli Israeliti. L'archeologia non ha potuto finora confermare né l'esistenza di re Salomone, né l'unità del regno del nord e del sud.
● Samaritani: secondo (2Re 17,24) sono popolazioni provenienti dalla Babilonia che occuparono l'area intorno alla città di Samaria, sostituendo gli Israeliti deportati in Babilonia dal re assiro (circa 730 a.C.). Vedi anche il Glossario del NT per un'altra definizione di Samaritani.
Riassumere in poche righe un librone di migliaia di pagine scritto nell'arco dei secoli da decine di persone diverse, in luoghi diversi, con ideologia e scopi diversi, è un compito impossibile che andiamo a fare qui sotto.
I libri del Pentateuco coprono il periodo che va dalla creazione del mondo (~4000 a.C.?) fino alla fondazione del Regno di Giuda (escluso). Descrivono la nascita del popolo israelita e il patto che questo popolo fa con il dio Yahweh: servizi resi in cambio della terra promessa (ed eventuali altri aiutini). Tra i servizi resi: offerta della decima (10% dei beni prodotti), combattenti per le guerre di conquista, olocausti per placare l'ansia della divinità. Tra gli aiutini: liberazione dalla schiavitù in Egitto (ripetutamente rivendicata da Yahweh), qualche intervento di fecondazione sui capi tribù sterili, e poco altro. A me non mi sembra uno scambio equo.
I Libri storici vanno dalla nascita del grande Regno di Israele unito per mano del mitologico re David (~1000 a.C.?), alla guerra civile di secessione del regno del nord, fino alla sua caduta per mano degli Assiri e dei Babilonesi (586 a.C., Nabucodonosor) e conseguente deportazione delle classi dirigenti in Mesopotamia (esilio babilonese o cattività babilonese). Seguono la dominazione dei Persiani, Alessandro Magno, Greci e Romani, questi ultimi invitati proprio dai patrioti Giudei per liberarli dai Greci. La narrazione degli ignoti autori si interrompe qui. La sezione storica del Tanach non include i libri dei Maccabei, e quindi si ferma addirittura all'esilio babilonese e al successivo rientro in patria (libro di Neemia, quinto secolo a.C.).
Se il Pentateuco e i libri storici sono la storia della nascita del popolo di Israele, della fondazione del regno e della sua caduta, la parte rimanente della Bibbia fino al Vangelo incluso è la nostalgica rievocazione del bel tempo che fu nell'attesa del prossimo liberatore. Liberatore che non potevano chiamare così esplicitamente (erano pur sempre sotto il dominio straniero), ma che evocano più velatamente come messia. Sappiamo che per quelle genti l'aspetto religioso coincideva con il piano strategico e militare del loro rapporto con il dio guerriero Yahweh (Esodo 15,3).
I Libri sapienziali comprendono insegnamenti, canti patriottici e approfondimenti culturali. I Libri dei profeti comprendono varie elucubrazioni etiliche dei sacerdoti di Yahweh che analizzano le ragioni della caduta di Gerusalemme.
Il Nuovo Testamento raccoglie libri e lettere che hanno al centro il personaggio di Gesù.
I vangeli sono 4 rielaborazioni della parabola di questo personaggio, al quale si attribuisce una origine divina, una missione liberatrice per la verità dai contorni un po' confusi, e una fine tragica per mano dei Romani; Gesù però risorge e, dopo qualche fugace apparizione, sale in cielo per preparare un successivo trionfale ritorno, perché si compia ciò che si deve compiere, anche se non si capisce bene cosa e per chi. Il linguaggio deliberatamente criptico dei vangeli ha una motivazione ben precisa che andremo a decodificare per estrarre il vero contenuto della "lieta novella".
Paolo, già guardia del tempio di Gerusalemme addetto alla repressione di ogni eresia della Legge Mosaica, intorno al 50 d.C. ha una improvvisa visione di Gesù risorto che lo converte a un pensiero filosofico e religioso universalistico e inclusivo che lo porta presto a scontrarsi coi compatrioti Giudei. Minacciato di morte, ottiene protezione dai Romani e scappa a Roma, da dove per qualche anno continua la sua predicazione; di lui si perdono le tracce dopo il 67 d.C.
Nel libro dell'Apocalisse, l'autore sogna il Giudizio Universale: Yahweh, seduto sul trono celeste, distrugge tutti i nemici di Israele, salva il suo popolo eletto, e lo porta nella Gerusalemme Celeste dove vivrà in beatitudine accanto a Dio per l'eternità; vari ringraziamenti a Gesù che in tutto questo non c'entra niente.
I primi 46 libri della Bibbia costituiscono l'Antico Testamento, che traduce il testo sacro degli Ebrei, il Tanach. Il Tanach appartiene al genere letterario della mitologia in quanto afferma della esistenza della nazione detta degli Israeliti, che ha un suo dio (dai nomi vari), una terra (Canaan), e una capitale politica e religiosa (Gerusalemme) centrata nel territorio della Giudea; l'AT narra quindi delle origini del mondo, delle origine del popolo di Israele e di come questo popolo arrivi a stabilire il grande Regno di Israele su tutta Canaan. Il regno si spaccherà con la guerra civile in un regno del nord con capitale Samaria, e un regno del sud con capitale Gerusalemme.
In realtà l'AT fu concepito dalle oligarchie sacerdotali del tempio di Gerusalemme nel 7o secolo a.C. ai tempi di re Giosia per affermare il primato del piccolo Regno di Giuda su tutta Canaan e per legittimare il progetto politico e religioso unitario per ricostituire il grande Regno di Israele, in realtà mai esistito. Gli eventi storici porteranno invece a una sconfitta militare, alla deportazione delle classi dirigenti in Babilonia, e alla dominazione straniera.
Al fallimento del progetto unitario seguirà un completo ripensamento sia politico che religioso in senso monolatra prima e monoteista poi, la concezione monarchica viene ridimensionata, mentre il vero dominus diventa la Scrittura e la Legge che essa contiene; tale Scrittura funziona come fulcro della identità nazionale sopravvissuto al disastro. Mentre il territorio della Palestina passa attraverso diverse dominazioni straniere, nel popolo dei Giudei e nel popolo degli Israeliti cova la speranza dell'arrivo di un messia liberatore e di un riscatto nazionale del popolo di Giuda e di Israele.
La seconda parte della Bibbia comprende i 27 libri del Nuovo Testamento. Il NT è solo apparentemente incentrato sul personaggio di Gesù. Di fatto Paolo prima, e gli evangelisti poi ne danno una lettura ideologicamente agli antipodi.
Paolo scrive le sue lettere tra il 50 e il 64 d.C ma non dice quasi nulla della biografia di Gesù, personaggio che usa soltanto per legittimare la sua filosofia religiosa universalistica che porterà successivamente al Cristianesimo. Paolo non ha conosciuto personalmente Gesù né mai Paolo attribuisce direttamente a Gesù quelle che sono solo sue personali convinzioni. Dopo avere inizialmente aderito alla setta di Gesù, Paolo viene minacciato di morte per eresia, e quindi fugge a Roma da dove mantiene i contatti epistolari con la rete delle primitive comunità di quelli che verranno poi chiamati Cristiani.
Molti decenni dopo anonimi autori scrivono i vangeli, che solo a una lettura superficiale appaiono come una biografia di Gesù. Una analisi più approfondita rivela che si tratta invece della testimonianza ideologica di Israeliti delusi e angosciati per la tragica condizione del loro paese, e in cerca di riscatto. Per questo essi fantasticano di un immaginario Regno di Dio finalmente liberato dagli invasori e dalle oligarchie privilegiate, dove giustizia sociale e pieno dominio della Legge Mosaica saranno finalmente ristabiliti. Il protagonista di questa rivoluzione è Gesù, venuto per mobilitare le massa popolari della Palestina nel suo progetto di liberazione, ma poi giustiziato dai Romani per sedizione. L'esito tragico della parabola di Gesù è in realtà una tappa prevista e necessaria dell'ingarbugliato progetto di liberazione stesso, per cui presto è previsto un ritorno in forze di Gesù sulla terra col diretto supporto di dio. Gli evangelisti scrivono alla vigilia dell'ultimo tentativo di ribellione degli Israeliti: nel 135 d.C. Simon Bar Kokhba, proclamatosi messia alla testa di 30'000 uomini, sfida i Romani per l'ultima volta; il suo fallimento segnerà anche la fine di ogni velleità di riscatto del popolo di Israele.
Il libro dell'Apocalisse è l'ultima testimonianza della setta dei Gesuani prima che i Cristiani prendano il sopravvento nella gestione del personaggio di Gesù; ivi si fantastica del Giudizio Universale dove tutti i nemici di Israele saranno sconfitti e distrutti e Gerusalemme diventerà la Città Celeste dove i Giudei troveranno eterna beatitudine accanto a Dio.
Comprende il Pentateuco, i libri storici, sapienziali e profeti. Le versioni più antiche oggi disponibili sono, per ordine di antichità, la Septuaginta (scritta in greco), i rotoli di Qumran (scritti in ebraico) e il testo Masoretico del Codice di Leningrado (scritto in ebraico).
Tutte le versioni raccontano le stesse vicende del popolo di Israele. Ma le differenze che balzano subito all'occhio sono i nomi della divinità che vi appaiono. Mentre nella versione in greco abbiamo basilarmente un solo dio degli Israeliti privo di un nome proprio, nelle versioni in ebraico compaiono una varietà di nomi che lasciano aperta la possibilità di un panteon celeste più articolato costituito da esseri chiamati elohim, che hanno un capo chiamato Elyon, una serie di membri minori (Astarte, Kamosh, Milcom, Baal, ecc.) e tra questi elohim minori compare anche Yahweh dio degli Israeliti, con un Yahweh deluso per l'esiguità della eredità ricevuta dal capo e per questo fermamente e ferocemente determinato a conquistare quel territorio che è convinto gli sia dovuto: Canaan.
Ma procediamo con ordine, ed esaminiamo il linguaggio e la terminologia delle diverse versioni dell'AT.
Diciamo subito che i Giudei avevano un rapporto molto concreto e utilitaristico con gli dèi: vedremo diversi esempi in cui i protagonisti contrattano la loro fedeltà al dio che gli si presenta (Abramo, Giacobbe), vedremo opportunistici passaggi da un dio all'altro (es. Giacobbe con gli idoli a Sichem), vedremo che il papà di Abramo e il fratello di Abramo servivano altri dèi (Giosuè 24,2), vedremo che è del tutto normale per le genti di quel tempo servire gli dèi del luogo in cui si vive e cambiarlo quando ci si trasferisce, vedremo consultazioni generali per stabilire quale dio servire (es. Giosuè 24), vedremo gli Israeliti e i loro re cambiare spesso dio (numerose volte), vedremo che il tempio di Salomone serviva diversi culti, vedremo che il popolo al di fuori di Gerusalemme continuerà ad adorare decine di dèi diversi almeno fino alla imposizione della monolatria da parte di re Giosia, vedremo vari casi in cui i protagonisti sono perfettamente consapevoli che popoli diversi adorano dèi diversi (es. giuramento di Giacobbe a Labano sugli dèi dei loro padri). Decisamente la teologia era una disciplina di pensiero completamente estranea ai Giudei così come ai popoli che li circondavano almeno fino alla svolta culturale del Periodo Assiale, quando emergeranno nuove concezioni metafisiche.
Del resto gli studi critici degli archeologi e degli storici (v. [FINKELSTEIN], [LIVERANI], [TOMMASI]) che descrivono come perché la Bibbia fu scritta, non hanno neppure bisogno di prendere in esame la questione teologica, tanto essa è secondaria rispetto alle vere ragioni che hanno mosso gli autori dei testi sacri.
Tuttavia oggi il profano che per la prima volta si avvicina allo studio della Bibbia è proprio questa una delle prime domande che si pone: acquisito il fatto evidente che i racconti della Bibbia nascono in un contesto politeistico, come e quando è avvenuto il passaggio al monolatrismo e poi al monoteismo?
Nell'antichità i Sumeri, gli Egiziani, i Greci, i popoli germanici, tutti avevano una concezione politeistica e avevano un rapporto utilitaristico con gli dèi. Lo stesso vale per i Giudei e gli altri popoli dell'area di Canaan.
La contrapposizione tra bene e male come concetti morali era del tutto sconosciuta alla mentalità giudaica, che usa le stesse parole ma per riferirsi ai beni materiali e alla sofferenza fisica: Yahweh "benedice" la fedeltà di Giobbe con figli e greggi, mentre punisce la disubbidienza di Adamo ed Eva che hanno mangiato il frutto del "bene e del male" con la fatica del lavoro e la sofferenza del parto. In breve, nella concezione giudaica i premi e le punizioni sono tutti nell'aldiquà.
Nel 7o secolo a.C. il piccolo Regno di Giuda, assediato su tutti i confini, reagisce con una svolta nazionalista che accentra il potere e il culto in Gerusalemme, trae legittimazione dal dio Yahweh, fissa le norme religiose e civili nella Scrittura, e si prepara ad estendere il suo dominio nel territorio del nord. Dunque un popolo, un dio, un territorio, una Legge, una nazione, un unico destino. La teocrazia di re Giosia è un momento di svolta che durerà appena qualche anno ma che lascerà il segno, anche dopo la catastrofe finale della caduta di Gerusalemme.
Dopo l'esilio babilonese (conseguente alla occupazione di Gerusalemme da parte degli assiro-babilonesi) gli Israeliti cominciano l'elaborazione in chiave più strettamente monoteistica della Bibbia, cercando di accreditare l'idea di un unico dio fortissimo contro idoli di pietra inerti. Provo ad elaborare possibili motivazioni di questa transizione:
Entusiasmo per il ritorno in Gerusalemme (559 a.C.). I Persiani che sconfiggono gli Assiri, e il loro re Ciro che riconosce il primato di Gerusalemme e che permette agli Israeliti di ritornare nella capitale e ricostruire il tempio, hanno ridato entusiasmo e fiducia in Yahweh. Fin troppa fiducia e fin troppo entusiasmo. Ecco come Yahweh incita il profeta Aggeo appena ritornato dall'esilio:
Al lavoro! che io sono con voi! [...] Perché così parla il signore degli eserciti: ancora un poco e scuoterò il cielo e la terra, il mare e il continente; scuoterò tutti i popoli, e i tesori di tutti i popoli affluiranno e riempiranno la gloria di questa casa. (Aggeo 1,6-8).
Adeguare la traduzione ai gusti sofisticati della cultura ellenistica offrì una grande opportunità. Infatti nella cultura e nella lingua semitica non esistono i concetti metafisici e non esistono le rispettive parole per indicarli quali: dio, creare dal nulla, immortalità, eternità. Ma adesso, con la lingua greca, si aprono nuove possibilità espressive. I traduttori, che erano sicuramente Giudei osservanti, dovevano anche risolvere il problema di come offuscare il nome sacro del loro dio, che gli infedeli avrebbero sicuramente pronunciato senza ritegno in violazione del comandamento. La Septuaginta ha quindi condotto quella deliberata trasformazione del testo in chiave monoteistica e metafisica che non era accessibile alla lingua originale.
La seguente tabella mostra la conversione dei termini da politeisti materialisti (come nel Tanach) a monoteisti metafisici (come nella Septuaginta). NON SI APPLICA al Nuovo Testamento, che è scritto direttamente in greco e da persone con una mentalità completamente diversa e che vogliono dire cose completamente diverse.
Terminologia politeista materialista | Terminologia monoteista metafisica |
---|---|
barà | creare dal nulla |
olam | eternità |
el, elohim, eloha | dio, iddio, dèi, ma anche giudici |
Elyon, El Elyon | altissimo |
Yahweh | signore, eterno |
Yahweh elohim | signore iddio |
El Shaddai | iddio onnipotente |
malach (pl. malakim) | angelo, arcangelo |
kavod | gloria |
ruach | spirito |
Nel glossario che segue vedremo nel dettaglio il significato di tutti i termini della tabella.
La Bibbia masoretica e le bibbie ebraiche moderne hanno parzialmente ristabilito quello che si pensa fosse il testo originale pre-esilio babilonese, ma siccome non sono sopravvissute copie di quel testo, non possiamo averne la certezza; l'unica certezza è che i testi che abbiamo non sono quelli composti nell'arco di tempo tra il 1000 a.C. e il 586 a.C.
Ecco perché edizioni diverse della Bibbia possono differire in molti punti anche in modo importante, soprattutto quando è coinvolta la divinità.
La figura del diavolo come signore del male fu introdotta nella teologia cristiana e islamica in contrapposizione al dio del bene per spiegare come mai il male è ancora presente sulla Terra; tale personaggio non esiste nel Tanach (vedi il Glossario per i dettagli). Per questo motivo Satana come personificazione del male assoluto viene introdotto dalla Bibbia solo in Luca 10,18 per poi venire ulteriormente sviluppato nella teologia cristiana in contrapposizione al soggetto divino del bene assoluto. In breve, nella concezione cristiana e islamica i premi e le punizioni sono tutti (o quasi tutti) nell'aldilà e da qui la necessità del concetto di anima che sopravvive alla morte del corpo.
Vedremo come la contrapposizione tra queste due mentalità opposte, quella materialistica e quella metafisica, diventa evidente in Giovanni 8,30-59 quando Gesù tenta di spiegare la sua concezione metafisica ai Giudei, e questi ultimi lo lapidano.
● Pentateuco = i primi cinque libri della Bibbia nella versione cristiana.
● Esateuco = Pentateuco + libro di Giosuè.
● Torah = Pentateuco in lingua ebraica.
● AT = Antico Testamento comprendente Pentateuco, libri storici, sapienziali e profeti.
● Tanach = l'AT ebraico.
● Barà: parola ebraica che viene usata col significato di intervenire per modificare una situazione in funzione delle proprie esigenze e, tra i vari significati, cita i seguenti: tagliare, modellare, dare forma, separare e, addirittura, lubrificare. Erroneamente tradotto come creare dal nulla. Cfr [BIGLINO_DIO] p.34. L'affermazione esplicita che la creazione è avvenuta dal nulla nella Bibbia sta solo in 2Maccabei 7,28 che però è un testo scritto in greco e non è canonico per il Giudaismo.
● Olam: parola ebraica che indica un periodo di tempo lungo e indeterminato, ma non infinito. Viene tradotto con eternità sebbene sia certamente errato. Cfr [BIGLINO_DIO] p.35.
● Olocausto: significa bruciare la carne e il grasso della vittima sacrificale fino alle ossa. Il Pentateuco prescrive minuziosamente le modalità e la periodicità di questi sacrifici, che devono seguire un ben preciso rituale che è parte della Legge che Yahweh ha dettato a Mosè. Yahweh imporrà il sacrificio di tutti i primogeniti maschi, sia degli uomini che degli animali (Esodo 13,1-16; Esodo 22,28); per gli uomini sarà consentito il riscatto con un agnello.
Sulla questione c'è però una ambiguità tra il testo che ci è pervenuto (dove la possibilità del riscatto è prevista fin dall'inizio) e le affermazioni di Geremia 7,31 ed Ezechiele 20,25-26 secondo i quali questi sacrifici umani erano ripresi o non si erano mai interrotti. Re Giosia interviene con il divieto dei sacrifici umani al dio Moloch (2Re 23,10), ed è possibile che sulla questione sia intervenuto con la sua riforma religiosa che ha riscritto tutto o parte dei testi (2Re 22).
Paolo condanna gli olocausti perché non servono a cancellare il peccato (Lettera agli Ebrei 10,1-18).
● Spirito Santo: nel Tanach è il ruach di|degli elohim (v. ruach nel seguito), tradotto come alito divino oppure spirito santo, che poi in definitiva è dio nell'AT e diventa entità metafisica rappresentante dio nel NT.
● Azzimi: pane non lievitato fatto con farina di frumento o di orzo, cioè senza usare la pasta madre messa da parte. Si prepara quando si ha fretta, oppure quando si celebra la Pasqua in ricordo della fuga precipitosa dall'Egitto (Esodo 13,3), oppure nella festa degli azzimi al termine del raccolto quando si vuole offrire alla divinità un prodotto fatto con sole cose fresche. La Pasqua e la festa degli azzimi verranno assimilate in una unica cerimonia (Esodo 12,15-17; Luca 22,1).
● Pentecoste: secondo [PAOLINE] è la festa celebrata all'inizio della mietitura del grano; è chiamata anche festa della mietitura o festa delle settimane (Levitico 23,15-22).
● Capanne o Tabernacoli: secondo [PAOLINE] è la festa che si celebra alla fine del raccolto stando nelle capanne provvisorie costruite vicino ai campi coltivati; dura 7 giorni (Numeri 29,12-38).
● Pasqua: secondo [PAOLINE] è una festa annuale pre-israelitica, celebrata nel plenilunio di primavera, quando si trattava di andare a cercare pascoli per l'estate, per cui si offrivano sacrifici propiziatori; gli ebrei accettarono questa festa, ma per celebrare la liberazione dalla schiavitù d'Egitto. Prescrizioni per il rito in Deuteronomio 16. La parola Pasqua viene dall'ebraico "pesach" = salto, che forse si riferisce al balzo dalla condizione di schiavitù alla libertà.
● Elohim: parola ebraica (אלהים) che appare nel Tanach e suona come un plurale ebraico (-him). Il significato è ignoto, per cui va considerato intraducibile. E' così che nell'antico testamento vengono indicati i soggetti che si contendono il potere sulle terre e sulle genti. Per esempio, il testo ebraico usa le espressioni YAHWEH ELOHIM (Genesi 2,4) per il dio degli Israeliti e l'espressione DAGON ELOHIM (Giudici 16,23) per il dio dei Filistei. Nella Bibbia viene tradotto arbitrariamente con termini improbabili e a seconda del contesto con: dio, iddio, dèi, giudici. Cfr [BIGLINO_DIO] p. 57 per approfondire.
● El o Eloah: singolare di elohim.
● Elyon: parola ebraica (עליון) che significa quello che sta di sopra, che la [MASORETICA] usa sia per indicare un essere divino a capo degli elohim (Genesi 14,18; Deuteronomio 32,8; Salmi 82), sia per indicare oggetti che stanno sopra come il piano superiore di un edificio (Ezechiele 41,7), un quartiere superiore (Giosuè 16,5), un imperatore (Salmo 89,28).
Il significato che qui ci interessa di più esaminare è quello di entità divina. Compare per la prima volta in Genesi 14,18 quando Abramo incontra uno dei sacerdoti di Elyon. Nella Bibbia viene tradotto con un improbabile Altissimo. Cfr [BIGLINO_DIO] p. 37 per un'analisi più completa.
● Yahweh: una delle possibili vocalizzazioni del famoso tetragramma ebraico יהוה (YHWH) che dipende dalla lingua nella quale viene pronunciato. Per i popoli ebraici e Greci la vocalizzazione più comune è YAHWEH. Nei paesi di lingua latina la lettera Y (che non esiste) venne sostituita con I oppure con J che era semplicemente una variante della I, e la lettera W (che non esiste) con V, ottenendo IEHOVAH oppure JEHOVAH; infine durante il medio evo la pronuncia della J nelle lingue volgari portò al "geova" che viene talvolta usato ancora oggi. Qui userò YAHWEH.
Definito come il guerriero in Esodo 15,3, il significato della parola è ignoto, forse è un nome proprio; è lui l'elohim protagonista della saga degli Israeliti, ed è particolarmente impegnato nelle battaglie insieme ad Abramo, Mosè e con Giosuè. La Bibbia cita anche un intero Libro delle battaglie di Yahweh in Numeri 21,14 contenente una raccolta di canti; purtroppo questo libro è andato perduto. Dopo i tempi di Giosuè, Yahweh si eclissa o al massimo manda un malach e parla al suo popolo tramite i profeti.
Come abbiamo detto, nella Bibbia cristiana viene tradotto come Signore.
● El Shaddai: altro nome con cui Yahweh si presenta ad Abramo; quando Yahweh si presenta per la prima volta a Mosè spiega che ai tempi dei patriarchi si faceva chiamare appunto El Shaddai ma che d'ora in poi il suo nome sarà Yahweh. Significa signore delle steppe oppure signore della montagna secondo altri studiosi. Nella bibbia [LEF] compare in Genesi 17,1; 28,3; 35,11; 43,14; 48,3; 49,25; Esodo 6,3; Rut 1,20-21 e sporadicamente anche più avanti.
Nella Bibbia cristiana viene inopinatamente tradotto come Dio Onnipotente.
● Malach: messaggero, portaordini, inflessibile esecutore materiale e controllore per conto di un El; plurale malakim. Non è dato a sapere se i malakim sono semplicemente elohim di grado inferiore oppure creature dalla natura completamente diversa; in ogni caso, come vedremo, essi camminano, mangiano, si stancano, e si sporcano; da nessuna parte si dice che sono alati o che volano, e neppure "appaiono" dal nulla.
Nella Bibbia cristiana viene tradotto nel greco ἄγγελος, latino angelos, italiano angelo o arcangelo.
● Kavod: il significato della parola è ignoto, per cui bisogna affidarsi alla descrizione che ne fanno gli autori. Viene sempre tradotto con un metafisico gloria, ma a leggerne la descrizione viene qualche dubbio.
In Esodo 33,18 Mosè chiede esplicitamente a Yahweh di mostrargli il kavod, e per soddisfare questa richiesta Yahweh dà un appuntamento apposito (non l'ha portato con sé) e istruisce Mosè su come fare per vederlo senza pericolo. Se il kavod fosse inteso come entità metafisica o astratta, non avrebbe bisogno di essere trasportato.
In Esodo 40,34 il kavod fa il suo fragoroso ingresso nell'area dell'altare appena eretto da Mosè:
[MASORETICA]: La nube coprì la tenda del convegno, e il kavod di Yahweh riempì il tabernacolo. E Mosè non potè entrare nella tenda del convegno perché la nuvola del kavod di Yahweh riempiva il tabernacolo.
[LEF]: Allora la nube coperse il Tabernacolo e la gloria del Signore riempì il padiglione. E Mosè non poteva entrare nel tabernacolo perché la nube vi si era posata sopra, e la gloria del Signore riempiva il padiglione.
[VAT]: Allora la nube coprì la tenda del convegno e la Gloria del Signore riempì la Dimora. Mosè non potè entrare nella tenda del convegno, perché la nube dimorava su di essa e la Gloria del Signore riempiva la Dimora.
Quindi la gloria ha una estensione geometrica definita, produce una nube di fumo o smog, ed è abbastanza ingombrante da impedire a Mosè di entrare nel tabernacolo quando la gloria vi è posata sopra. Anche questa descrizione lascia pensare che l'autore intendesse descrivere un oggetto molto fisico.
In Ezechiele 3,12 il kavod fa grande fragore e ha anche ali, ruote, zampe e occhi.
In Isaia 40,5 il kavod sarà visibile da tutti gli uomini riuniti, e quindi è qualcosa di fisico. Però in Isaia 42,8 Yahweh dice che non cederà mai il suo kavod ad altri idoli, e qui si può intendere il kavod come oggetto fisico, sia come gloria. In Isaia 42,12 è il popolo che deve tributare kavod al dio, quindi qui è inteso proprio come gloria.
Secondo Paolo (Romani 1,22-23) gli antichi redattori dell'AT erano degli sciocchi che non hanno saputo cogliere la natura spirituale della gloria di dio e lo hanno invece ritratto come un essere di carne che si manifesta anche con un turbinio di aria, ali, zampe ed eventualmente sembianza di serpente. Così Paolo sistema tutte le manifestazioni di Yahweh, compreso probabilmente i seguenti Ruach e Cherubino. Con tanti saluti a quel sempliciotto di Mosè (tradizionalmente ritenuto l'autore del Pentateuco) e a quell'ingenuo del profeta Ezechiele (che ha scambiato lo Spirito Santo per un cavallo alato).
Possiamo fare due ipotesi:
1) A causa della mancanza di parole adatte ad esprimere il potere di dio sulle forze della natura usando il povero vocabolario della loro lingua primitiva, gli autori hanno sopperito usando questa allegoria fantastica. In questo senso la parola gloria mi sembra una adeguata traduzione sintetica. Oppure:
2) Gli autori effettivamente intendevano descrivere un veicolo bio-meccanico, vuoi frutto della pura fantasia, vuoi reale avvistamento dei dischi volanti.
In entrambi i casi, sarebbe intellettualmente più onesto lasciare questa parola non tradotta e rimandare magari a una nota esplicativa.
● Ruach: significato incerto; forse alito di vita (Genesi 6,17); forse veicolo da battaglia volante, ingombrante e che produce spostamento d'aria quando passa. Viene tradotto con spirito, oppure spirito di dio che irrompe in Sansone dandogli la super-forza (Giudici 13,25; 14,6). In Qohelet/Ecclesiaste 3,19 testo ebraico compare ruach, questa volta tradotto come "soffio vitale"; ecco forse cos'è il ruach per gli antichi autori: è la manifestazione della energia vitale che hanno tutti gli esseri viventi; naturalmente il ruach di Yahweh è di gran lunga più potente di quello degli uomini e produce quindi fantasmagorici effetti visibili e udibili.
I re vassalli dell'Egitto riconoscevano il prestigio e il potere del faraone e gli attribuivano quel soffio vitale o soffio benefico dal quale poteva dipendere la loro sopravvivenza ([LIVERANI] par. 1.5 p. 18).
● Cherubino: essere biomeccanico volante dotato di 4 ruote e 2 ali che produce un grande fragore e spostamento d'aria, non si capisce bene pilotato da chi o forse del tutto autonomo, vividamente descritto in Ezechiele 1, Ezechiele 10. E' attraverso questa visione fantastica che Ezechiele riceve da dio lo status di profeta (Ezechiele 3,16). Yahweh lo pone a guardia dell'ingresso dell'Eden a protezione dell'albero della vita (Genesi 3,24) e lo pilota come veicolo da battaglia per aiutare David (2Samuele 22,8-18).
Diciamo subito che questi personaggi non esistono nel Tanach ma sono stati introdotti dalla Septuaginta e poi sviluppati dal cristianesimo perché funzionali alla teologia metafisica.
● Satana: così viene spesso tradotta la parola ebraica satan che significa antagonista, sfidante, oppositore, avversario, nemico, accusatore, provocatore. Si tratta quindi di un ruolo, non di un personaggio. La parola satan compare nella Torah una ventina di volte sempre con questo significato. Le traduzioni a volte fanno bene, altre volte surrettiziamente introducono il Satana come personaggio. La mia [LEF], ad esempio, fa un po' entrambe le cose. Citazioni: una ventina nell'AT tra le quali 1Samuele 29; 2Samuele 19,23; 1Re 11; 1Re 11,23; noi vedremo in particolare 1Cronache 21,1; 2Samuele 24,1; Giobbe 1,6. Anche Paolo cita spesso Satana, ma senza mai chiarire chi sia.
● Diavoli: la parola ebraica shedim diventa διάβολος in greco e infine diabolus; così Yahweh chiama con disprezzo quegli elohim diseredati di grado inferiore dai quali talvolta il suo popolo viene sedotto. Citazioni: Deuteronomio 32,17; Salmi 16,37.
● Lucifero: in breve, è un fantasioso artefatto di traduzione condizionato da idee teologiche preconcette. Vedi la discussione su Isaia 14,12 per i dettagli.
● Beliar: creatura del male citata in 2Corinti 6,15 e nel Libro dei Giubilei (v. [APOCRIFI]). Forse è Belial in 2Samuele 22,5.
Alcuni degli elohim competitori di Yahweh nell'area di Canaan sono diventati a loro volta demoni nel folclore popolare medievale. Tra questi i famosi Belfagor (forse derivato da Ball Peor) e Belzebù (forse derivato da Baal Zebub); vedi la sezione Tutti gli dèi dell'AT per un elenco.
E' piuttosto evidente che il Pentateuco fu concepito nel contesto politeistico dell'area di Canaan e della Mesopotamia dove tutti gli dèi sono percepiti come entità ugualmente concrete e credibili, ciascuna imperante su determinate aree, città o popolazioni, e in competizione fra di loro. In certi casi appare evidente che gli uomini sono consapevoli di questa rivalità tra dèi (gli elohim), e questo dà loro un certo potere contrattuale.
Nelle fasi redazionali successive della Bibbia operate dai sacerdoti di Yahweh e dai profeti, il testo è stato progressivamente adattato a una visione monoteistica; la girandola di nomi per indicare il dio degli Israeliti è sintomatica di queste trasformazioni. Tuttavia rimangono numerosi i punti dove si evince che vi sono tanti elohim pari grado di Yahweh, taluni anche molto più potenti di lui.
● Genesi 28,20: Giacobbe contratta la decima (10% dei beni prodotti) ma vuole in cambio protezione e benessere materiale da Yahweh.
● Genesi 31,53: altro caso di manifesto politeismo; qui Giacobbe fa un solenne giuramento con lo zio Labano per risolvere il dissidio sulle greggi e sui beni che Giacobbe ha trafugato:
● [MASORETICA]: Elohim Abramo, elohim Giacobbe, elohim del loro padre [Tarach, NdR], siano testimoni tra di noi.
- [LEF]: Iddio di Abrahamo e Iddio di Nahor e Iddio dei padri loro, siano testimoni fra noi.
- [VAT]: Il Dio di Abramo e il Dio di Nacor siano giudici tra di noi.
Riguardo al politeismo, vedi anche Genesi 20,13.
● Genesi 32,2: Giacobbe si imbatte negli aiutanti degli dèi:
- [MASORETICA]: gli si fecero incontro i malakim (di|degli) elohim.
- [VAT]: gli si fecero incontro gli angeli di Dio.
- [LEF]: gli si fecero incontro gli angeli di Dio.
Qui i malakim/angeli sembrano individui in carne ed ossa che si spostano tra accampamenti militari. Purtroppo l'ebraico antico non distingue articoli determinativi singolari e plurali per cui ho indicato "(di|degli)", e che la parola elohim viene usata nel testo ebraico sia al singolare che al plurale; tuttavia (di|degli) elohim è diventato un singolare di Dio in tutte le versioni cristiane.
● Genesi 35,7:
- [MASORETICA]: E edificò là altare e chiamò il luogo El di Betel poiché là si erano rivelati a lui gli elohim ...
- [VAT]: Qui egli costruì un altare e chiamò quel luogo "El-Betel", perché là Dio gli si era rivelato...
- [SPAOLO]: Lì egli costruì un altare e chiamò quel luogo El Betel perché là Dio si era rivelato a lui ...
- [LEF]: Ivi costruì un altare e chiamò quel luogo: «Iddio di Betel», perché colà gli era apparso Iddio ...
Le differenze sono anche nei verbi al singolare o plurale, e negli articoli al singolare o plurale, non si tratta solo di dare un significato alla parola elohim, ma si tratta proprio di riconoscere che il testo originale si riferiva a tanti soggetti appartenenti al gruppo degli elohim. Qui non c'è colpa, ma dolo.
● Esodo 15,11: Dal canto di vittoria di Mosè: Chi è pari a te, fra gli dèi, o Signore? ....
● Esodo 18,11: Il sacerdote di Madian: Ora riconosco che il Signore è grande al di sopra di tutti gli dèi, poiché tale egli si è dimostrato, quando gli Egiziani incrudelivano contro Israele. Per quelle popolazioni rozze e pratiche, la fede in un dio è sempre subordinata a una utilità.
● Deuteronomio 6,14: Mosè: Non seguite altri dèi, fra gli dèi dei popoli che vi circondano, perché un dio geloso è il Signore Dio tuo. Per la versione ebraica corrispondente fare le dovute sostituzioni.
● Deuteronomio 32: numerose invettive contro gli altri elohim/dèi concorrenti, passando anche dalla condanna del tradimento di Sodoma e Gomorra al versetto 32.
● Deuteronomio 32,12: quando Yahweh riceve il suo territorio assegnato e trova Giacobbe nel deserto:
- [LEF]: il Signore solo l'ha condotto, e nessun dio straniero era con lui.
- [SPAOLO]: il Signore solo lo guidò, e nessun elohim straniero era con lui.
Pur di non lasciare la dizione dio straniero le edizioni San Paolo per una volta hanno preferito lasciare l'originale elohim, così i lettori distratti non capiscono di che cosa si sta parlando.
● Giosuè 24: cita gli elohim della Mesopotamia e dell'Egitto. Versetto 2: si contano almeno 2 elohim. Versetto 24: altri 2.
● Giudici 11,24: altri elohim: Camos e Milkom (nota nella [LEF]).
● 1Re 11: vengono citati Astarte (dea dei Sidoni), Camos (o Kamosh, dio dei Moabiti), Milcom (dio degli Ammoniti) e Moloc (ancora Ammoniti).
● 2Re 1,2: Baal-Zebub (2Re 1,2) è il dio della città di Accaron; increduli accusano Gesù di essere posseduto da questo dio là denominato Beelzebub o Beelzebul (Matteo 10,25; 12,24-27; Luca 11,15).
● 2Re 5,18: Rimmon dio degli Aramei.
● 2Re 17,30-32: dèi probabilmente babilonesi: Succoth-benoth, Nergal, Asima, Nibhaz, Tartalk, Adrammelek, Anammelec.
● 2Re 18,4: Nehustan o Necustan diventa l'idolo del serpente di bronzo di Mosè (Numeri 21,4-9).
● Geremia 7,18: Geremia condanna coloro che preparano offerte per la regina dei cieli (la dea babilonese Ishtar, dice [LEF] nella nota) e altre divinità straniere non precisate. Evidentemente questi altri dèi apparivano a quelle genti più tangibili, o più potenti, o più affidabili, o erano più temuti dello stesso Yahweh.
● Salmo 82: assemblea degli elohim; v. discussione du Salmi 82.
● 1Corinti 8,5: e come di fatto vi sono molti dèi sia in cielo che in terra, come ci sono molti dèi e molti signori, tuttavia per noi c'è un Dio solo. Paolo di Tarso sapeva bene che gli elohim erano tanti.
● Stele di Mesha (o Masha o Mesa): straordinario ritrovamento che riporta il punto di vista dei moabiti, uno dei popoli che si scontrarono con gli Israeliti. Descrive una battaglia che i moabiti (guidati dal loro dio Kamosh) vincono contro gli Israeliti (guidati dal loro dio Yahweh). I superstiti che riescono ad acchiappare vengono sacrificati sull'altare del loro dio. Datata 840 a.C., la stele di Mesha è conservata al Louvre. L'episodio è raccontato anche nella Bibbia in 2Re 3.
● Sui rotoli di Qumran scoperti nel 1947, il discorso di Mosè (Deuteronomio 32) chiarisce che le terre e i popoli sono stati spartiti da Elyon tra gli elohim, e Yahweh non è soddisfatto della parte ricevuta: dovrà andarli a raccattare sperduti nel deserto, addestrarli per farne un contingente militare, dotarli di leggi adeguate e poi condurli alla conquista di quello che lui ritiene gli sia dovuto.
La Bibbia cristiana, che ha cambiato Elyon in Altissimo, elohim in Signore, e Yahweh in Dio, lascia intendere che questo dio schizofrenico abbia prima fatto le suddivisioni dei territori e delle genti, per poi occuparsi di un solo popolo, e infine poi andare alla conquista di ciò che lui stesso aveva diviso. La forzatura monoteistica ha reso il racconto insensato.
Alcuni degli elohim citati nella Bibbia (se ne possono contare decine nella Bibbia ebraica, un po' di meno nella Bibbia cristiana e cattolica per via delle traduzioni in chiave monoteistica):
● ELYON: è il capo degli elohim. Nelle nostre bibbie è tradotto in "Altissimo".
● EL: secondo certi esegeti si tratta di soggetto diverso da Elyon. Anche questo viene tradotto in "Altissimo".
● YAHWEH: è il dio/elohim dei discendenti di Abramo. Si presenta anche come El Shaddai, ma non è chiaro se sia sempre lo stesso soggetto che si attribuisce nomi diversi, oppure siano soggetti diversi; ogni volta che compare sente il dovere di presentare le sue credenziali di liberatore degli Ebrei, da cui deduco che la sua identificazione da parte dei vari Abramo, Giacobbe e Mosè non era sempre certa. La Bibbia ebraica riporta il tetragramma YHWH la cui pronuncia vocalica è sconosciuta; ignoto se la parola fosse un nome proprio oppure avesse anche un significato. Nelle nostre bibbie viene tradotto come Dio, Iddio o Signore.
Gli elohim che seguono hanno mantenuto il nome originale anche nelle traduzioni:
● ASTARTE: dea adorata dai Filistei, unico elohim femmina di cui la Bibbia fa il nome, citata in 1Samuele 31,10; 1Re 11,5; 1Re 11,33; 2Re 23,13.
● DAGON: dio dei Fenici ma di origine babilonese; nella città fenicia di Asdod sorge il tempio a lui dedicato con una grande statua del dio; nel tempio avvengono diversi episodi importanti narrati nell'AT: Sansone abbatte il tempio (Giudici 16,23); i Filistei portano nel tempio l'Arca sottratta agli Israeliti (1Sam 5,1-7); i Filistei appendono nel tempio il teschio di re Saul, primo re di Israele (1Cronache 10,10); il tempio viene di nuovo distrutto da Gionata il Maccabeo (1Maccabei 10,84).
● ISHTAR: citata in Geremia 7,18 come la dea dei cieli, è una dea babilonese della quale la Bibbia però non fa il nome.
● KAMOSH o Camos o Càmos: citato in Numeri 21,29; Giudici 11,24; 1Re 11,7; 1Re 11,33; Geremia 48,7; Geremia 48,13; Geremia 49,46.
● MILCOM o Milkom: citato in 2Samuele 13,30; 1Re 11,5; 1Re 11,7; 1Re 11,33; 2Re 23,13; 1Cronache 20,2; Geremia 49,1; Geremia 49,3; Sofonia 1,5.
● MOLOCH o Moloc o Molok o Melek: citato in Levitico 18,21; Levitico 20,2-5; 2Re 23,10; Geremia 32,35; Isaia 57,5-9; esigeva sacrifici umani.
MOLOK era un sacrificio umano, non un dio. Il termine fenicio MOLK significa "mandare in alto" ed indicava l'olocausto dove la vittima sacrificale umana viene inviata in cielo sotto forma di fumo. Il termine passò all'ebraico come MOLEK ad indicare lo stesso rito e fu traslitterato nel greco della Septuaginta come MOLOK. A conferma dell'origine fenicia del termine sta Geremia 32,35 dove si dice esplicitamente che il re Giosia fa demolire gli altari eretti al dio Baal e dedicati al MOLOK; questa affermazione va ovviamente intesa come gli altari del dio Baal che sono dedicati ai sacrifici umani, e non dedicati in condivisione con un altro dio! Il termine greco MOLOK della Septuaginta solo successivamente venne identificato in un nuovo dio. Il rito del MOLOK era quindi comune a diversi popoli che lo dedicavano a diverse divinità; vedremo che anche Yahweh gradisce e talvolta ordina i suoi MOLOK. Per approfondire: Giovanni Garbini, Note di lessicografia ebraica, Paideia (1998) citato nel video Mauro Biglino | Cannibalismo Sacro (https://www.youtube.com/watch?v=XXNFhIVyzQM).
● BAAL: dio cananeo molto popolare anche tra gli Israeliti (Giudici 2,11; 1Re 16,31). Famoso l'episodio in cui Elia dimostra sperimentalmente a re Acab che Baal non esiste mentre Yahweh sì (1Re 18); segue sterminio dei 450 profeti di Baal per mano di Elia in persona. Lo sterminio dei profeti di Baal si ripete ad opera di Ieu, completata da furia iconoclasta (2Re 10,18). Anche nel Regno di Giuda prosegue il culto di Baal almeno fino alla caduta di Gerusalemme (2Re 21).
● BAAL-PEOR letteralmente signore che mostra i genitali susciterà l'ira di Yahweh al punto tale che distruggerà la città di Sodoma e Gomorra che lo avevano tradito con esso. Diventato forse BELFAGOR nel Medio Evo, quando tutti gli elohim rivali di Yahweh divennero creature demoniache.
● BAAL-ZEBUB citato in 2Re 1 e in Matteo 12,24 è un altro degli ricorrenti rivali di Yahweh. Il folclore lo trasformerà nella creatura demoniaca BELZEBÙ.
● RIMMON: citato in 2Re 5.
● NEHUSTAN O NECUSTAN: citato in 2Re 18,4.
● Gli Israeliti tradiscono Yahweh con altri elohim: BAALIM (Giudici 2,11-13), ASHEROTH (Giudici 3,7), BAAL BERIT (Giudici 8,33).
● TAMMUZ: dio assiro babilonese citato in Ezechiele 8,14.
● QOS: dio degli Edomiti secondo le fonti extra-bibliche; per certi versi Qos era sia assimilato a Yahweh che suo concorrente, da qui forse la reticenza del Tanach a nominare il dio del fratello di Giacobbe.
● NISROCH: dio assiro (2Re 19,37).
● BEL e MARDUCH: dèi rispettivamente sumero e babilonese citati in Geremia 50,2.
Abbiamo visto che il racconto base della Bibbia è concepito in un ambiente politeistico. La stessa creazione descritta nella Genesi è evidentemente opera collettiva degli dèi. Neppure Yahweh, signore della steppa e dio guerriero, mai rivendica la creazione come opera sua. Mosè non lo conosce e il suo popolo è pronto ad adorare un altro idolo nonostante abbia assistito a tutte le manifestazioni fisiche e ai miracoli di Yahweh. Neppure i comandamenti ricevuti da Mosè affermano l'unicità di dio, mentre Yahweh stesso subisce la presenza e le imposizioni degli altri dèi (Deuteronomio 32). Yahweh stesso più volte si presenta al suo popolo rivendicando il suo ruolo di liberatore dalla schiavitù d'Egitto come la sua maggiore impresa; ovvero Yahweh un Che Guevara o un Garibaldi qualunque; una rivendicazione modesta per un dio onnipotente. Abbiamo anche visto le fasi della trasformazione dal dio terreno al dio metafisico, e dalla concezione monolatra a quella monoteistica (o quasi monoteistica). Ma la narrazione della Bibbia conserva ancora evidente l'impronta dell'ambiente politeistico nel quale fu concepita.
Ciò nonostante, ci chiediamo se esiste da qualche parte nella Bibbia una qualche affermazione relativa alla unicità di dio. Considerato il percorso travagliato che ha portato alla formazione e alle successive trasformazioni del testo biblico, è facile prevedere che non otterremo una risposta troppo esplicita. Ecco cosa ho trovato:
Curiosamente Gesù non si esprime sul monoteismo; al massimo possiamo dedurre che il Giudizio Universale che egli annuncia come imminente implica un unico giudice. Solo la letteratura apocrifa del 5o-2o secolo a.C. afferma il monoteismo per costruzione narrativa, ma deve stravolgere tutto l'AT (v. [APOCRIFI]).
Il numero magico di 40 giorni o 40 anni ricorre diverse volte nell'AT ad indicare un periodo di tempo piuttosto lungo non meglio precisato, e quindi tale valore non va preso letteralmente. Ecco tutti i casi:
- Diluvio: piove per 40 giorni (Genesi 7,4).
- Mosè digiuna sul monte Oreb 40 giorni per le tavole versione 1 (Deuteronomio 9,9).
- Mosè digiuna sul monte Oreb 40 giorni per le tavole versione 2 (Esodo 34,28).
- Gli Israeliti nel deserto mangeranno manna per 40 anni (Esodo 16,35).
- Esploratori mandati da Mosè in Canaan ritornano dopo 40 giorni (Numeri 13,25).
- Yahweh condanna gli Israeliti a vagare nel deserto per 40 anni (Esodo 16,35; Numeri 14,33-34; Deuteronomio 1,3; Deuteronomio 8,2-4; Giosuè 5,6).
- Mosè si prostra per 40 giorni a chiedere perdono per i fatti del vitello d'oro (Deuteronomio 9,25).
- Gedeone governa per 40 anni (Giudici 8,28).
- I Filistei opprimo gli Israeliti per 40 anni (Giudici 13,1).
- Eli è sacerdote e giudice di Israele per 40 anni (1Samuele 4,18).
- Saul regna per 40 anni (1Samuele 13,1).
- Golia provoca e sfida gli Israeliti per 40 giorni (1Samuele 17,16).
- David regna per 40 anni (2Samuele 5,4; 1Re 2,10; 1Cronache 29,27).
- Salomone regna per 40 anni (1Re 11,42; 2Cronache 9,30).
- Elia digiuna sul monte Oreb per 40 giorni (1Re 19,8).
- Ninive ha 40 giorni di tempo per convertirsi a Yahweh (Giona 3,4).
Per il NT citiamo anche questi:
- Gesù che digiuna nel deserto per 40 giorni (Matteo 4,2; Marco 1,12; Luca 4,2), da cui la Quaresima cristiana.
- Gesù risorto rimane con gli apostoli per 40 giorni (Atti 1,3).
Narra delle origini del mondo, della nascita del popolo israelita, e delle lotte di questo popolo per conquistarsi un regno, il Regno di Giuda. A guidare questo popolo è Yahweh.
Racconta della creazione del mondo, della creazione dell'uomo, delle vicende dei primi uomini, il Diluvio, fino al primo patriarca Abramo a cui seguono il figlio Isacco e il nipote Giacobbe. La storia finisce con Giacobbe che emigra in Egitto per sopravvivere alla carestia. La Genesi è sicuramente il libro più ricco di eventi interessanti di tutta la Bibbia, e per questo il più complesso da seguire. Per meglio capire il testo, facciamo alcune premesse.
La prima parte della genesi è stata rubata dagli antichissimi racconti mitologici sumero-accadici di Gilgamesh, Atrahasis, Enuma Elish e Ziusudra, che descrivono con dovizia di particolari tutta la parte che va dalla creazione del mondo fino al diluvio. Le due paginette che la Torah dedica a questi episodi sono una sintesi estrema di questi racconti molto estesi e articolati. Vederemo più avanti come e perché Esdra e Neemia sono i sospettati numero uno di questa operazione editoriale.
Dunque, nella mitologia assiro-accadica gli dèi, che là si chiamano Anunnaki, dominano sulla Terra. Nell'arco di 2500 anni di duro lavoro, essi hanno scavato i grandi fiumi Tigri ed Eufrate e la rete di canali che rendono fertile la terra. Ma siccome lavorare stanca, decidono di creare degli schiavi: gli uomini. Tuttavia questi uomini si dimostrano anche molto rumorosi e disturbano il sonno del capo degli Anunnaki, Enlil; perciò decidono di affogarli tutti mandando un diluvio. Però Enki, fratello di Enlil, avvisa Ziusudra perché è uomo giusto, e lo invita a costruire una barca dove portare in salvo famiglia e animali. Così Ziusudra sopravvive al diluvio e userà una colomba per verificare l'esistenza di terre emerse, poi anche un corvo: sarà quest'ultimo a non ritornare alla barca, così provando l'esistenza di terraferma e la fine dell'ira degli dèi. Non solo Ziusudra viene risparmiato, ma riceve anche in dono la lunga vita. Molto tempo dopo, re Gilgamesh si reca da Ziusudra alla ricerca della lunga vita. Seguendo le istruzioni di Ziusudra, Gilgamesh trova la pianta magica, ma poi questa pianta gli viene sottratta e mangiata da un serpente, così condannando per sempre l'uomo alla sua vita effimera.
Cronologia dei patriarchi ricostruita usando i dati forniti dalla Bibbia. Rimane incerta l'età in cui Isacco generò Giacobbe perché la Bibbia non la indica; possiamo solo dire che Isacco doveva avere più di 40 anni quando generò Giacobbe.
E' curioso notare che:
- Enoc ebbe una vita lunga, ma sparì prematuramente ad appena 365 anni di età rapito in cielo da dio ([VAT]) o rapito dagli elohim ([MASORETICA]). E' solo un breve enigmatico accenno alle avventure narrate nel Libro di Enoc che però là prendono una piega ideologicamente divergente rispetto al Tanach e per questo sono state espunte; vedi [APOCRIFI] al riguardo.
- Noè aspetta ben 5 secoli prima di fare un figlio.
- Noè era ancora in vita quando nacque Abramo.
- Ever (o Eber), tradizionalmente il capostipite degli Ebrei, era contemporaneo di Abramo e di Giacobbe.
- Abramo venne chiamato da Yahweh quando aveva 75 anni e Noè era appena morto.
- Giacobbe viene investito del ruolo di patriarca quando il padre Isacco era ancora vivo e vegeto; Yahweh non prende neppure in considerazione di rivolgersi a Isacco, e di Isacco non sentiremo più parlare.
Albero genealogico basilare come dedotto dalla lettura della Bibbia. Sono riportati anche alcuni degli elohim: Astarte, Yahweh, Kamosh e Milcom.
Yahweh è il dio che guida il ramo Abramo della famiglia Terach verso la conquista di Canaan, contro le popolazioni che abitano la stessa regione e che sono anch'esse discendenti di Terach. In un certo senso, l'AT si può sintetizzare come un'epica saga famigliare tra Ebrei discendenti di Terach.
Tra gli uomini dell'AT ci sono molti problemi riproduttivi, forse dovuti al fatto che si sposavano
tra consanguinei per tenere unita l'eredità:
Sara (moglie di Abramo) è sterile e farà un figlio (Isacco) solo in tarda
età dopo l'intervento di Yahweh.
Rebecca (moglie di Isacco) ha anche lei dei problemi, finché interviene
Yahweh e ha un parto gemellare (Esaù e Giacobbe).
La mamma di Sansone è sterile; interviene angelo di Yahweh (Giudici 13,2).
Anche nel NT ci sono problemi, dove l'angelo Gabriele deve intervenire sulla moglie del sacerdote Zaccaria per dargli Giovanni il Battista (Luca 1,25).
● Genesi 1,1: ci sono profonde differenze tra la Bibbia ebraica e le varie traduzioni:
[MASORETICA] בבראשית ברא אלהים את השמים ואת הארץ
(In principio elohim creò|formò il cielo e la terra)[VAT] In principio Dio creò il cielo e la terra
● Genesi 1,2:
[MASORETICA] והארץ היתה תהו ובהו וחשך על־פני תהום ורוח אלהים מרחפת על־פני המים
(e la terra era vuota senza forma oscurità sulla superficie abisso ruach elohim si libra sulla superficie)[VAT] la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque
Il soggetto della attività di creazione (alcuni preferiscono tradurre come formazione) è Elohim nella versione ebraica, parola che designa in generale gli esseri superiori che dominano sugli uomini e non specificatamente Yahweh. Questo è perfettamente coerente con il personaggio di Yahweh, che viene presentato come un "signore della steppa" (El Shaddai, Genesi 17,1) e come "prode di guerra" (Esodo 15,3), quindi un conquistatore più che un costruttore e creatore.
Notare anche che in Genesi 14,19 si dice che il creatore [VAT] o possessore [MASORETICA] della terra è Elyon.
Biglino fa una accurata traduzione ed interpretazione del testo ebraico della Genesi (La Bibbia è un libro di storia, parte 3 capitolo 7) da cui si traggono in sintesi questi elementi:
- Il soggetto della Genesi capitolo 1 e fino a 2,3 sono gli Elohim (è anche vero che Yahweh elohim compare da Genesi 2,4 in poi, e quindi Yahweh si intesta tutto quanto come ho spiegato nel box di sopra; anche in 2Re 19,15 Yahweh elohim è il creatore del cielo e della terra; in 1Cronache 16,26 è elohim. L'ambiguità su chi siano i soggetti creatori continua...).
- La loro attività consiste in una serie di opere di bonifica per separare le acque dalla terra per ottenere un terreno coltivabile e una riserva d'acqua per irrigarlo.
- Il "firmamento" creato dagli Elohim è un grossolano errore di traduzione: si tratta invece dell'"acqua in alto", cioè qualcosa come una diga.
- A coronamento di questi lavori idraulici, viene anche creato un giardino recintato, l'Eden.
● Genesi 1,26-27: dio crea gli uomini maschi e femmine a propria immagine, e dice loro di prolificare e riempire la terra; così si conclude il sesto giorno della creazione. Il settimo giorno dio riposa.
Notare che Adamo ed Eva NON sono i primi uomini, come invece il folclore popolare comunemente vuole. Forse contrordine in 3,20: Eva è la madre di tutti i viventi, qualunque cosa ciò voglia dire.
Nel testo ebraico, l'uomo viene chiamato "adam" (האדם). Il particolare uomo scelto per custodire l'Eden viene anch'esso chiamato genericamente adam né mai viene specificato un nome proprio per questo soggetto. Noi qui battezzeremo questo uomo con il nome di Adamo come è pratica comune nelle traduzioni dall'ebraico, ma sia ben inteso che egli non ha un nome proprio.
E' importante anche notare che nel testo ebraico la creazione dell'uomo è opera degli elohim, e ciò che essi riproducono sull'uomo è il loro tselem (צלם) qualunque cosa sia.
● Genesi 2,4: nella [MASORETICA] qui compare YAHWEH ELOHIM (יהוה אלהים) per la prima volta e sarà il protagonista d'ora in poi; chi è?
● Genesi 2,7: seconda creazione dell'uomo: dio (ebr. Yahweh elohim) ri-crea l'uomo (ebr. adam) dalla polvere della terra e soffia nelle sue narici l'alito di vita. Questa volta veramente sembra che abbia creato un solo uomo di sesso maschile. Come si spiega questa seconda creazione? E' un completamento o è in contraddizione con la prima creazione?
Prima creazione dell'uomo ● Genesi 1,27 | Seconda creazione dell'uomo ● Genesi 2,7 | |
---|---|---|
Creatore | ELOHIM, quindi un'opera collettiva degli dèi | YAHWEH ELOHIM, quindi opera di uno specifico elohim di nome Yahweh |
Numero di uomini creati | 2 o più | 1 |
Sesso degli uomini creati | Maschi e femmine, quindi la creazione di Eva non è necessaria ma serve solo a soddisfare un capriccio di Adamo che non è soddisfatto. | Maschio ("Adamo"), quindi si rende necessaria la creazione di Eva. |
Coerenza della storia | La seconda creazione dell'uomo sarebbe quindi solo una glossa tecnica che spiega la procedura usata in 1,27. La vicenda di Caino ha senso: egli teme gli uomini bruti rimasti fuori dall'eden; eppure fra questi bruti trova moglie. | La vicenda di Caino non ha senso, e non si capisce come fa a trovare moglie. |
Plot duplicato = diversi autori. La Torah contiene diversi plot duplicati e spesso contraddittori, e qui ne abbiamo appena visto uno con la seconda creazione dell'uomo, questa volta solo maschio. Nel secolo 19o lo studioso tedesco Julius Wellhausen propose perciò l'Ipotesi Documentale o Teoria JEDP dalle 4 fonti. Secondo tale teoria la Torah è la composizione di scritti prodotti da 4 autori denominati Javista (J), Eloista (E), Deuteronomista (D) e Sacerdotale (P=Priest), ciascuno dei quali aveva contribuito con la propria visione religiosa. I curatori della Torah hanno incollato i pezzi tentando, con più o meno successo, di armonizzarli operando come fonte Redactor (R).
Quindi secondo questa teoria abbiamo che Genesi da 1,1 a 2,3 appartiene all'autore Eloista E, mentre Genesi da 2,4 a 2,25 appartiene al Javista J, ecc. Ecco perché troviamo due creazioni dell'uomo, vedremo anche due decaloghi della Legge diversi, diversi nomi di dio|dèi e, in generale, concezioni teologiche diverse. Vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Ipotesi_documentale per maggiori info e per altre teorie sulla composizione frammentaria del Tanach.
Siccome la Torah ha subito parecchi interventi redazionali, è oggi difficile separare in modo netto i contributi dei vari autori. Noi qui continueremo ad esaminare il testo come se fosse il prodotto di un unico autore, sottolineando i plot ripetuti e le contraddizioni tra di essi.
● Genesi 2,8: dio (ebr. YAHWEH ELOHIM) rende fertile la terra e pianta il gan eden, cioè un piacevole (eden) giardino recintato (gan) popolarmente noto come Eden. L'Eden sorge in Assiria ed è irrigato dai fiumi Tigri, Eufrate e altri due canali. Nell'Eden dio coltiva ogni sorta di pianta bella d'aspetto e che dà frutti buoni da mangiare.
● Genesi 2,15: dio (ebr. YAHWEH ELOHIM) sceglie un adam (cioè un uomo) per servire nel giardino, quindi lo istruisce a riconoscere ogni sorta di animale mentre lo guida nell'Eden.
L'Eden è un giardino persiano. Secondo [LIVERANI] 12.4 l'autore biblico ha tratto ispirazione dai giardini egiziani e persiani protetti da recinzione e irrigati da canali, che costituivano una unità produttiva; i giardini regi comprendevano anche ogni sorta di piante esotiche e animali esotici a scopo di ostentazione. L'autore biblico usa questa ambientazione per presentare il tema della trasgressione e punizione, il tema della paura della morte e della ricerca della immortalità. L'autore biblico ha chiaramente attinto alla mitologia babilonese dei racconti di Adapa e Gilgamesh.
● Genesi 2,17: al centro dell'Eden dio pone due alberi speciali: l'albero della vita e l'albero della conoscenza del bene e del male. Inoltre dio fa divieto ad Adamo di mangiare i frutti del secondo albero, minacciando che se mangerai dall'albero della conoscenza del bene e del male di certo morrai. Infatti li mangeranno, ma non moriranno. Le parole di dio non vanno prese troppo sul serio.
● Genesi 2,21: Adamo è infelice, gli manca qualche cosa. Allora dio ([MASORETICA] YAHWEH ELOHIM) anestetizza Adamo, gli preleva qualcosa (tsela nel testo ebraico, arbitrariamente tradotto in costola), richiude la ferita, e fabbrica una Donna (לאשה). Adamo sembra finalmente soddisfatto: Ora sì che questa è ossa delle mie ossa e carne della mia carne! Sembra quindi che ad Adamo siano stati proposti altri esemplari di donna che Adamo non ha gradito.
● Genesi 3,1-19: Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. La Donna cede alle lusinghe del serpente e mangia il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male, poi offre il frutto ad Adamo. Dio li scopre e condanna tutti, serpente Adamo e Donna a una vita di stenti e infine alla morte:
tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai (Genesi 3,19).
LEGGERE TUTTO ATTENTAMENTE perché è una sintesi della mentalità e dei costumi degli uomini dei tempi antichi. Notare che la Bibbia parla genericamente di frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male, NON di mela. La parola mela viene forse dalla Vulgata dove la parola latina malum significa sia male che mela e questo ha indotto i lettori medievali a identificare il frutto misterioso con una mela.
Che cos'è l'albero della conoscenza del bene e del male e che cosa rappresenta il suo frutto? perché dio vieta all'uomo di mangiarlo? se l'uomo non conosce ancora la differenza tra il bene e il male, che senso ha la minaccia di dio? Visto che dio non è credibile (infatti la minaccia di ucciderli era finta) non ci rimane che credere al serpente, per cui Adamo e Donna acquisirono una superiore capacità di giudizio del bene e del male.
In Deuteronomio 1,39 si usa l'espressione i bambini non conoscono né il bene né il male nel senso di innocenza: Adamo e Donna adesso possono scegliere, ma la responsabilità delle conseguenze d'ora in poi ricade su di loro. Questa è l'interpretazione più comunemente adottata dagli studiosi. Cosa ne sia di quei poveretti rimasti fuori dell'Eden, che non hanno potuto godere della vicinanza a Dio, che non hanno mangiato il frutto, se mai essi diventeranno consapevoli o se rimarranno sempre immaturi e selvaggi, se saranno uomini inferiori o cosa, non è dato a sapere.
Un'altra possibilità che mi sembra anche più calzante è che l'albero del bene e del male sia stato introdotto come riferimento alla meditazione gnostica, dove il serpente è l'impersonificazione del Male; ne parleremo esaminando la filosofia religiosa gnostica nella sezione dedicata al NT.
Su tutto questo ci si può ricamare molto, ma non so se vale la pena.Chi è il serpente? Anche qui gli esegeti si sono scatenati nel tentativo di spiegarne la natura: rappresenta il male? è il diavolo? è un angelo mascherato, geloso di Adamo che ha assorbito tutte le attenzioni del capo? è un elohim escluso dal giardino? Numerosi i riferimenti al serpente:
- Il serpente è una creatura infida che si infila dappertutto e morde all'improvviso, quindi impersonifica il Peccato dal quale stare alla larga (Esodo 4,3; Siracide 21,2).
- Un serpente di bronzo viene costruito da Mosè a imperitura memoria dei serpenti di fuoco scagliati da Yahweh contro i dissidenti che se ne volevano tornare in Egitto (Numeri 21,4-9).
- I potenti sono velenosi come serpenti (Salmi 58,1).
- Il mostro Leviatan è un serpente guizzante nemico del popolo di Israele, forse gli Assiri (Isaia 27,1).
- Il serpente sibila come la voce di Nabucodonosor venuto a conquistare l'Egitto dove si sono rifugiati i profughi Israeliti nella speranza di sfuggire al conquistatore (Geremia 46,22).
- Per Paolo, i pensieri cattivi si insinuano nella mente come fa il serpente (2Corinti 11,3).
- Il serpente è il diavolo, satana, secondo Apocalisse 20,2.
Secondo me Paolo è l'unico che ha capito che cosa intendevano dire gli anonimi autori della Genesi: il serpente rappresenta il Male nel momento in cui si insinua "serpeggiando" nella mente. Quindi Eva che parla con il serpente va intesa come "Eva stava riflettendo tra sè e sè quando il Male si insinuò nei suoi pensieri". Quindi Eva era già capace di pensiero autonomo prima del frutto. Quindi Eva fu costruita da Yahweh con il Male già dentro di lei. Tutto ok per Paolo che aveva concezioni gnostiche. Ma gli autori originari hanno introdotto il serpente cercando di allontanare il loro dio del Bene dal Male; al momento di spiegare cos'è il serpente, si sono accorti del vicolo cieco. Ecco perché non ci spiegano chi è il serpente.Perché è proprio la Donna la prima a peccare? Facile: perché la Torah l'hanno scritta degli uomini. Ci scommetto nella prima bozza era Adamo a peccare di superbia e ambire a diventare dio egli stesso. Poi è intervenuto il correttore di bozze, mentre la correttrice di bozze era occupata in cucina.
CONCLUSIONE: la storia del serpente e dell'albero della conoscenza è un tentativo disperato e senza possibilità di riuscita di allontanare il Male dalle responsabilità del dio del Bene creatore del mondo. Il minestrone di ingredienti che ne segue è solo una cortina fumogena per nascondere la banalità della magagna. Vedremo nel seguito altri tentativi, con lo stesso esito.
Secondo me gli anonimi autori della Bibbia non ne sapevano (o non si sono sforzati di immaginare) più di così. Forse hanno pescato dalle tradizioni orali e scritte che circolavano al loro tempo tra il 6o e il 3o secolo a.C. (vedi [APOCRIFI]) ma non sono riusciti nella quadra del racconto senza rischiare di compromettere la concezione teologica prevalente del loro tempo e combinare un putiferio. Tuttavia si sono sentiti in dovere di mettere quelle due paginette introduttive per dare una parvenza di completezza alla storia. In questo modo sono riusciti ad introdurre i concetti di dio, l'origine del mondo, la creazione dell'uomo, l'origine del Male in un mondo altrimenti perfettissimo, nonché l'origine di quei loro antenati un po' speciali che sono gli Ebrei protagonisti del loro racconto; il tutto senza prendersi l'impegno di spiegarci nulla e senza impegnarsi troppo a chiarirci se il LORO dio è lo stesso della creazione oppure no, questione sulla quale hanno preferito tenersi le mani libere. Il loro vero obiettivo era un altro, e cioè narrare della nascita del popolo Israelita. Considerato il materiale da cui partivano (la mitologia di un piccolo dio cananeo) e date le concezioni metafisiche ancora in elaborazione (vedi [APOCRIFI]), gli anonimi autori sono riusciti in un compito titanico.
● Genesi 3,20: Adamo pone nome Eva a Donna perché è la madre di tutti i viventi (significato incomprensibile, visto che gli uomini, maschi e femmine, vengono creati in Genesi 1,27). Questa è la prima ricorrenza del nome Eva nella Masoretica. Notare che Eva viene battezzata da Adamo, ma Adamo stesso non ha un nome proprio.
● Genesi 3,21: dio (Yahweh elohim) fa delle tuniche di pelle per Adamo ed Eva. Gentile!
● Genesi 3,22: la traduzione di questo versetto è concorde tra tutte le versioni che traducono dalla Masoretica, e recita così:
Yahweh elohim disse: guardate, adesso Adamo è diventato come uno di noi, e conosce il bene e il male. Adesso facciamo sì che non allunghi la mano anche all'albero della vita, ne mangi, e viva per un tempo indefinito.
L'espressione uno di noi è il rebus da risolvere; eccetto per la mia [LEF] che traduce in un ancor più enigmatico ciascun nato da lui per poi estrapolare nelle note che tutti i nati da lui avranno il marchio del peccato originale.
In generale qui tutti traducono olam con "per sempre" ma abbiamo già discusso nel glossario il suo reale significato; la mia [LEF] si distingue ancora una volta e traduce "per questo secolo", qualunque cosa voglia dire. In questo solo versetto emergono tutti i casini nella interpretazione della Bibbia e tutti i pasticci che hanno prodotto le traduzioni.
Solo su di una cosa tutti gli interpreti sono concordi, e cioè che Yahweh si stava rivolgendo a una pluralità di suoi pari. Ma a chi esattamente? Questo è uno dei misteri più intriganti della Bibbia.
Che cos'è l'albero della vita? Apparentemente i suoi frutti danno la vita eterna o comunque allungano la vita (Genesi 3,22). Se dà la vita eterna, allora vuol dire che Yahweh manderà poi Gesù a prometterci la vita eterna dell'anima come surrogato della vita eterna del corpo che fu negata ad Adamo ed Eva? Gli unici altri riferimenti all'albero della vita che ho trovato nella Bibbia sono anche in Apocalisse 2,7; 22,2; 22,14; 22,19 dove risulta che questo albero si trova anche nella Gerusalemme celeste post-Apocalisse, produce esattamente 12 frutti ogni mese (ma non dice chi se li mangia e con quali effetti) e le cui foglie sono per la terapia delle genti.
● Genesi 3,23-24: dio caccia Adamo ed Eva dall'Eden e pone dei Cherubini a oriente del giardino per custodire l'accesso all'albero della vita. Il testo non chiarisce se i due coniugi consumavano già regolarmente più o meno consapevolmente il frutto dell'albero della vita oppure no. Si hanno quindi due possibilità:
● Genesi 4,1: Adamo ed Eva generano prima Caino e poi Abele. Caino diventerà agricoltore, mentre Abele diventerà pastore. Sia Caino che Abele offrono i prodotti del loro lavoro a dio.
● Genesi 4,14: dio dimostra di gradire di più la carne di Abele che le verdure di Caino, e allora Caino uccide Abele per gelosia. Dio (YAHWEH) se ne accorge e scaccia Caino lontano dalla famiglia. Caino piagnucola: chiunque m'incontrerà mi ucciderà. Caino teme le popolazioni umane rozze rimaste lontano dall'Eden. Allora dio gli mette un segno (non sappiamo quale) così chi lo incontrerà non lo ucciderà. Riuscirà comunque a trovare moglie, a moltiplicarsi e a fondare città.
Davvero Adamo ed Eva furono i primi uomini? Secondo certe letture superficiali della Bibbia, Adamo fu il primo uomo sulla Terra. Se fosse veramente così allora sorgerebbero pesanti contraddizioni: perché Caino lamenta che chiunque là fuori potrebbe ucciderlo? Chiunque chi, se sulla Terra sono rimasti solo lui e i suoi genitori? Se il chiunque sono le belve, a che cosa serve il segno? arretrano forse le tigri per via di un segno?
Dunque Adamo non fu il primo uomo, ed Eva non fu la prima donna, perché gli uomini, sia maschi che femmine, vengono creati in numero imprecisato in Genesi 1,27, ma restano fuori dell'Eden. Ed è infatti tra di loro che Caino trova moglie (Genesi 4,17) e fonderà città.
● Genesi 4,26: dopo la tragica morte di Abele e l'esilio di Caino, Adamo ed Eva generano Seth. Anche Seth trova moglie tra le donne create in Genesi 1,27 e infatti:
- [MASORETICA]: A Seth nacque pure un figlio al quale pose nome Enos. Allora si incominciò ad invocare il nome di Yahweh.
- [LEF] [VAT] [bibbia.net] [laparola.net]: A Seth nacque pure un figlio al quale pose nome Enos. Allora si incominciò ad invocare il nome del Signore.
Facciamo due conti: Adamo genera Seth quando ha 130 anni (Genesi 5,3), e a sua volta Seth genera Enos quando ha 105 anni (Genesi 5,6). Dunque secondo la Bibbia ebraica si cominciò a pronunciare il nome di Yahweh solo 235 anni dopo la creazione del mondo; fino ad allora questo nome era ignoto, per cui c'è da sospettare che l'elohim della creazione non sia lo stesso che compare qui.
Quindi secondo la versione ebraica qui viene introdotto un nuovo personaggio, Yahweh, che non è quello della creazione del mondo, ma è quello che Mosè descrive come colui che ereditò l'area di Canaan e il popolo di Giacobbe (vedi Deuteronomio 32,9 nella versione di Qumran); questo Yahweh rivendicherà ripetutamente come suo maggiore successo l'aver tratto gli Ebrei dalla schiavitù dell'Egitto. Dunque la Bibbia parla al 99% di un soggetto identificato come dio che però non è il creatore del mondo. Il discorso non piacerà ai monoteisti ma regge dal punto di vista logico.
Le altre bibbie hanno tentato di cancellare il nome imbarazzante di Yahweh, ma così facendo hanno introdotto insanabili contraddizioni: se abbiamo a che fare con un dio onnipotente creatore del mondo, perché poi rivendica un fatto modesto come l'Esodo come suo maggior successo? e perché deve guidare questo piccolo popolo alla conquista di un fazzoletto di terra con tanto spargimento di sangue quando è già tutto suo? e come dobbiamo interpretare la spiegazione di Mosè data in Deuteronomio 32?
● Genesi 5: gli uomini si moltiplicano: dettagliata genealogia da Adamo fino a Noè. Fatto curioso: tra questi patriarchi pre-diluviani solo Enoc non muore perché all'età di 365 anni scompare rapito da Elohim [MASORETICA] oppure da Dio [LEF], senza ulteriori spiegazioni. Secondo Ecclesiastico 44,16 e 49,14 Enoc fu rapito in cielo. Vedremo che questo episodio fa parte di altre narrazioni negli [APOCRIFI]. Questo dei rapimenti in cielo non è un caso isolato perché lo stesso avverrà per il profeta Elia (2Re 2,11) e poi a Gesù.
● Genesi 6,1-4: alcuni versetti un po' oscuri: i figli di Dio (chi sono?) si accoppiano con le figlie degli uomini generando gli eroi famosi fin dai tempi antichi. Nella versione ebraica sono i figli (di|degli) elohim (cioè in definitiva, gli elohim) che insidiano le donne umane, così generando meticci semi-dèi chiamati nephilim; li ritroveremo in Numeri 13,32-33 quando gli Israeliti dovranno affrontare questi super-uomini giganti.
L'interpretazione di questi versetti è piuttosto immediata per chi assume che gli elohim siano gli dèi. Monoteisti e teologi qui devono faticare un po'.
Il Tanach si intreccia con altre storie che venivano elaborate parallelamente. Si tratta di storie che partono da una concezione già monoteistica e che portano a una dottrina piuttosto diversa, e forse per questo sono state espunte dal Tanach che ha mantenuto una impostazione più politeistica. Ne diamo solo un brevissimo cenno, rimandando ad [APOCRIFI] per i dettagli.
Nel Libro dei Giubilei dio invia sulla Terra gli angeli detti Vigilanti con il compito di insegnare agli uomini giustizia e rettitudine; ma i Vigilanti vengono sedotti dalle donne e nascono i meticci semi-dèi detti Nafadem, terribili e voraci, che corrompono gli uomini, gli animali e la Terra; dio opta per il reset totale del Diluvio; solo Noè si salverà per dare inizio a una nuova generazione di uomini perfetti. Ma forse anche no.
Nel Libro di Enoc gli angeli ribelli scendono sulla Terra perché attratti dalle donne; la commistione tra esseri celesti e donne che ne consegue causa quella contaminazione per risolvere la quale Dio ricorre al reset totale e manda il Diluvio; ma prima dio manda Noè; egli è l'uomo perfettissimo, è l'Adamo 2.0 che darà origine a una nuova generazione di uomini perfetti. Ma forse anche no.
Probabilmente Paolo conosceva questa storia degli angeli ribelli, ed è a questa storia che Paolo si riferisce in 1Corinti 11,10 quando mette in guardia gli uomini e le loro donne dalle brame lussuriose degli angeli.
● Genesi 6,5: Yahweh è deluso dall'umanità perché è "malvagia" (6,5) e "violenta" (6,11) senza meglio specificare, perciò decide di sterminarla per annegamento. Ma avvisa prima Noè (~3000 a.C.), che si pone in salvo sulla barca, insieme alla sua famiglia e agli animali; è Yahweh stesso che chiude la porta dell'arca dall'esterno (7,16). Le acque sommergono la terra per 150 giorni, mentre l'arca si ferma sopra alle montagne dell'Ararat che sono ancora sommerse. Noè manda una colomba in volo, e questa ritorna più tardi con una foglia fresca di ulivo nel becco (NON un intero ramo come l'iconografia tipicamente rappresenta). E' il segnale che l'ira divina si è placata.
Perché la barca di Noè viene chiamata "arca"? Quel nome era usato per le barche di giunchi che gli egiziani caricavano di idoli e simboli sacri e che portavano a spalla in processione lungo le rive del Nilo. E anche l'arca di Noè trasportava gli uomini eletti sacri a dio che avrebbero dovuto generare finalmente la specie umana perfetta. Il testo ebraico chiama arca anche la cesta dove il neonato Mosè viene lasciato alla deriva sul Nilo. Anche Mosè costruirà un'arca per custodire e trasportare le tavole della Legge ma siccome nel deserto del Sinai non disponeva di un grande fiume, un cassone gli sembrò più appropriato che una barca. Quindi la mia deduzione è che in generale l'arca è qualcosa per il trasporto di cose sacre, cioè dedicate a dio.
Quali e quanti animali Yahweh ordina di portare sull'arca?
Genesi 6,19-20: due di ogni specie, maschio e femmina.
Genesi 7,2: contrordine: sette coppie per ogni animale puro, una coppia per quelli impuri. Gli animali puri e impuri sono definiti in Levitico 11-15 e in Deuteronomio 14,3-21.
Genesi 7,8-9: Contrordine bis: apparentemente conferma la specifica iniziale di una coppia.
Contraddizioni come questa provano che ci furono almeno due autori diversi del testo (vedi l'Ipotesi Documentale della Bibbia che abbiamo discusso prima): l'autore E (eloista) presenta la soluzione semplice di una coppia per specie, mentre l'autore P (prete, sacerdote) fa una distinzione tra animali puri e impuri in previsione del sacrificio che segue.
● Genesi 8,20: Noè, famiglia e animali possono finalmente sbarcare sulla terraferma. Noè erige un'ara e sopra vi sacrifica ogni sorta di animali puri. Yahweh gradisce e si riappacifica con l'uomo. Di sacrifici di animali sull'ara non si parlerà più nella Bibbia fino ai tempi di Mosè, che riprenderà la pratica in grande stile. Questo pezzo deve averlo scritto l'autore P del versetto Genesi 7,2 perché altrimenti non ha senso bruciare gli animali così faticosamente salvati dal diluvio.
● Genesi 9,4: precetto divino: gli uomini non mangino sangue. Questo comandamento verrà ribadito ripetutamente e motivato in Numeri 17.
● Genesi 9,20: Noè pianta la vigna, fa il vino, e si ubriaca. Il figlio Cam lo sorprende nudo riverso nella tenda in preda ai fumi dell'alcol, e chiama i fratelli perché vedano anche loro lo spettacolo. Invece Sem e Jafet, rispettosi, prendono un mantello, se lo mettono sulle spalle, entrano nella tenda camminando all'indietro, e coprono le nudità del padre senza guardare. Noè, saputo del comportamento di Cam, lo maledice con l'oscura invettiva Maledetto sia Canaan! [...] Benedetto sia il Signore Iddio di Sem, e sia Canaan lor servo! che forse è il pretesto ideologico per il dominio dei semiti sui camiti di Canaan, ma non mi è chiaro.
● Genesi 10: da Jafet discendono diversi popoli che parlano ciascuno la propria lingua (Genesi 10,5) e anche da Cam discendono diversi popoli che parlano ciascuno la propria lingua (Genesi 10,20). Quindi ci sono molte lingue, una per ogni popolo.
Tavola dei popoli. Secondo [LIVERANI] 12.5 il capitolo 10 descrive il mondo e le genti che lo popolano dal punto di vista di un giudeo del 6o secolo a.C. Il "centro" del mondo viene collocato più o meno intorno a Carran dove, come vedremo, porrà sede la famiglia Tarach e dove Abramo incontrerà Yahweh per la prima volta. A nord di questo centro si installano i popoli che discendono da Jafet; a sud-ovest (Canaan, Egitto) si installano i discendenti di Cam ("Camiti"); a sud-est si installano i discendenti di Sem (i "Semiti" ai quali appartiene anche Tarach e famiglia). Ovviamente questa tavola dei popoli comprende solo i popoli confinanti al territorio dell'autore biblico, e ignora tutti i popoli che gli erano sconosciuti. La meticolosa e pedissequa descrizione dei popoli, delle loro origini, delle loro identità etniche e relazioni, è uno dei temi ricorrenti dell'AT perché così richiedeva la mentalità tribale degli autori.
● Genesi 11: secondo il testo, tutti i popoli della terra parlano la stessa lingua, cosa in completa contraddizione con quanto affermato poche righe prima (come ha osservato Biglino). Migrando a oriente, gli uomini trovano una piana senza punti di riferimento, e lì costruiscono una città. Innalzano anche una torre, sembra di capire all'unico scopo di fornire alla città almeno un punto di riferimento ben visibile, non certo per salire al cielo e sfidare le divinità (sarebbe stato più conveniente salire su di una montagna).
Anche secondo Yahweh tutti gli uomini parlano la stessa lingua (11,6). Siccome Yahweh non ha gradito l'atto di arroganza e presunzione degli uomini per via di quella torre alta fino al cielo, li punisce confondendo le lingue dei popoli di tutta la terra. La città responsabile di avere scatenato l'ira di Yahweh si chiama Babel. Yahweh se la prende con gli uomini in modo immotivato e li punisce ingiustamente. Succederà ancora altre volte.
Prima dell'intervento di Yahweh gli uomini parlavano la stessa lingua oppure no? Yahweh confonde le lingue perché temeva che gli uomini, uniti, si coalizzassero contro di lui? Yahweh si sentiva così vulnerabile da parte degli uomini? Quanti uomini ci vogliono per sconfiggere Yahweh? E che cosa c'entra in tutto questo la torre? L'autore del capitolo 10 non si è messo d'accordo con l'autore del capitolo 11? In definitiva, che cosa significa il capitolo 11?
La torre di Babele è una ziqqurat. Secondo [LIVERANI] 12.3 la torre in questione è una delle tante ziqqurat nella pianura della Mesopotamia, caduta in rovina per l'incuria dei secoli; i popoli che parlano lingue diverse e incomprensibili sono i deportati dall'impero assiro prima e babilonese dopo impiegati nelle opere di manutenzione; le lingue mescolate sono il caos che dovevano sperimentare queste genti che non riuscivano a spiegasi come mai queste imponenti costruzioni erano incomplete o in rovina; anche il nome babel ha due letture in ebraico che significano sia "porta di dio" che "luogo di confusione". L'autore, un israelita o un giudeo deportato, così trova occasione di sbeffeggiare la presunzione dei popoli oppressori che lo hanno ridotto in schiavitù. Ne segue anche che il racconto va datato all'epoca esilica o post-esilica (Liverani parla di fine 6o secolo).
● Genesi 11,24: Tare (o Tarach secondo altre versioni) ha tre figli maschi Abramo, Nacor (o Nachor) e Aran; la famiglia comprende anche Sarai moglie di Abramo. Aran genera Lot, ma poi muore prematuramente. Poi tutta la famiglia si sposta da Ur alla città di Carran (o Harran secondo altre traduzioni) dove si stabiliscono.
Come morì Aran? Perché proprio Abramo si occupa del povero Lot rimasto orfano? Il Libro dei Giubilei (v. [APOCRIFI]) ci racconta una storia completamente diversa. Lì Abramo è fervente monoteista, tenta di redimere la famiglia di pagani, brucia il tempio degli idoli di famiglia, Aran cerca di salvare le statuette dall'incendio ma rimane ucciso dal fuoco, Yahweh ordina ad Abramo di occuparsi del nipote Lot rimasto orfano di padre. Anche il [CORANO] racconta la stessa storia. Dunque il Tanach ha conservato l'impostazione politeistica ma è rimasto contaminato con tracce del monoteismo che veniva elaborato in contemporanea tra il 5o e il 4o secolo a.C.
Abramo era babilonese. Nulla nel testo biblico è casuale, soprattutto quando si citano personaggi, popoli, e genealogie. Queste tediose elencazioni di personaggi e popoli e rispettive relazioni riflettono la situazione di quando il testo fu scritto piuttosto che la situazione di quando il racconto viene ambientato. Questo è uno dei temi principali affrontato dal [FINKELSTEIN]. In particolare la maggior parte di queste elencazioni e discendenze genealogiche riportate nella Genesi, nelle Cronache e altrove, erano funzionali a stabilire i rapporti di potere ai tempi della monarchia, mentre altre erano funzionali alla pulizia etnica post-esilica descritta in Esdra. Per quanto riguarda la curiosa origine della famiglia di Abramo, collocata nella città babilonese di Ur, il libro a pagina 325 propone come spiegazione la necessità dei sacerdoti ritornati dall'esilio babilonese di legittimare la loro provenienza dal cuore dell'impero civilizzato agli occhi del popolo dei Giudei.
● Genesi 12,1: Yahweh si rivolge ad Abramo e lo ingaggia per conquistare la terra di Canaan. Allora Abramo, Sara e Lot orfano di padre si incamminano da Carran verso sud, attraversano tutto Canaan fino al deserto del Negheb. Yahweh convince Abramo promettendo ricchezze e potere. Nell'Esodo però ci verrà spiegato che i tre patriarchi Abramo Isacco e Giacobbe non conoscevano Yahweh con questo nome, ma con il nome di El Shaddai, che però nella Masoretica compare solo in Genesi 17,1. Agli autori piaceva tanto confondere il lettore, oppure il testo è stato soggetto ad innumerevoli manipolazioni da parte di persone che non avevano una visione d'insieme.
● Genesi 12,10: Abramo deve affrontare la carestia, così emigra in Egitto; ricchezza e potere promessi da Yahweh dovranno attendere. La moglie di Abramo, Sara, è assai piacente, ma purtroppo è sterile. Perciò Abramo la vende al faraone spacciandola per la sorella, realizzando anche un buon profitto. Yahweh punisce duramente l'ignaro acquirente con varie pestilenze, fino a quando il faraone, esasperato, decide di restituire Sara. Da notare il senso di giustizia di Yahweh. Cfr Genesi 20,2 (Abramo vende Sara una seconda volta) e Genesi 26,1-12 (anche Isacco presenta sua moglie come "sorella"): la ripetizione dello stesso plot rappresenta, secondo alcuni studiosi, la prova dell'intervento di diversi autori.
● Genesi 13: Abramo e famiglia tornano in Canaan. Adesso sia lui che il nipote Lot sono così ricchi che decidono di separarsi: Abramo resta in Canaan mentre Lot va a oriente, verso le città di Sodoma e Gomorra. Pessima idea, quella di Lot, perché "gli abitanti di Sodoma erano molto perversi e grandi peccatori contro Yahweh", cioè perché hanno tradito Yahweh in favore di Baal Peor (cfr Deuteronomio 29).
● Genesi 14: i re d'oriente aggrediscono le città di Canaan, compreso Sodoma e Gomorra, e rapiscono Lot che abitava lì. Abramo arma 318 dei suoi migliori servitori, libera le città occupate e libera Lot.
Scopriamo così che Abramo era un mercenario che disponeva di una discreta forza militare. Siccome sappiamo che per esprimere un solo soldato armato ci devono essere almeno da 3 a 4 servitori per la logistica e il vettovagliamento, il contingente paramilitare di Abramo doveva contare tra 1000 e 1200 persone. Forse è per questo che El Shaddai signore della steppa e prode di guerra si rivolge proprio a lui per conquistare Canaan.
Abramo viene ringraziato nientemeno che da Mechisedec re di Salem (forse l'antico nome di Gerusalemme) e sacerdote d'Iddio Altissimo [VAT] (El Elyon nella [MASORETICA]). Prima volta che compare Elyon nella Genesi, e ci viene anche detto che ci sono suoi sacerdoti e si tenevano riti per lui.
● Genesi 14,13: scopriamo che Abramo è ebreo, prima volta che questa parola appare nella Bibbia e senza ulteriori spiegazioni. Possiamo quindi ragionevolmente assumere che anche il papà Tarach era ebreo, e quindi la maggior parte dei personaggi e dei popoli protagonisti dell'Antico Testamento sono Ebrei, qualunque cosa questa parola voglia dire.
● Genesi 14,19: secondo Mechisedec, Elyon è anche il creatore [VAT] o possessore [MASORETICA] della terra, niente meno. Nella Bibbia, Elyon è diventato Altissimo, lasciando intendere che sia lo stesso soggetto che ha ingaggiato Abramo per conquistare Canaan, dimentico di essere già il possessore della terra.
● Genesi 15: Yahweh di nuovo si rivolge ad Abramo per il suo progetto di conquista. Abramo è una persona pratica, e a Yahweh chiede esplicitamente: Che cosa mi darai tu? (versetto 2). E Yahweh promette ad Abramo che i suoi discendenti, un giorno, possiederanno tutte le terre che vanno dal torrente d'Egitto fino al fiume grande Eufrate (versetto 18). Notare che non pone limiti di tempo, ed infatti quel momento deve ancora venire. Non conosciamo la risposta di Abramo alla proposta di Yahweh, ma dalla storia che segue si deduce che Abramo non rimase particolarmente impressionato dall'offerta.
● Genesi 16: pur di essere madre, Sara dà la sua serva, la schiava egiziana Agar, al marito Abramo perché ci faccia un figlio. Il ricorso alla maternità surrogata di Sara non è un caso isolato; vedremo che le mogli di Giacobbe, pur non sterili, ricorreranno anch'esse alla maternità surrogata per aumentare la prole. Una soluzione di ripiego, quella di Sara, perché Agar non è purosangue ebrea e questo non piacerà a Yahweh. Quella della maternità surrogata è una pratica documentata dagli archeologi nella Mesopotamia dell'antichità ([FINKELSTEIN] Appendice A, p. 336).
● Genesi 17,1: viene introdotto un nuovo personaggio che nel testo ebraico e perfino nella mia [LEF] ha il nome di El Shaddai (El della steppa, o signore della steppa) che si capirà essere Yahweh. Qui le bibbie cristiane traducono Signore Onnipotente per un qualche motivo. Dunque, El Shaddai si presenta ad Abramo e gli impone il nome di battaglia Abrahamo perché sarai capostipite di una moltitudine di genti e da lui discenderanno molti re; Canaan sarà per sempre la loro terra (versetto 8). Nessuna di queste promesse verrà mantenuta.
● Genesi 17,10: Yahweh impone la circoncisione perché ciò sarà il segno dell'alleanza tra me e voi.
● Genesi 18: Yahweh insieme a due malakim si sta incamminando verso Sodoma, quando incappa in Abramo (100 anni!) seduto all'ombra di un albero davanti alla sua tenda. Sono sporchi, stanchi e affamati, perciò Abramo li accoglie e offre loro ristoro. E qui scopriamo che Yahweh si sposta a piedi, si sporca, si stanca, ha fame e mangia, inoltre deve trasferirsi fisicamente in Sodoma per verificare se la città lo ha veramente tradito con un altro dio (cfr Deuteronomio 32,32).
Abramo chiede di risparmiare il nipote Lot e la sua famiglia che abitano nella la città. Abramo espone anche il problema di sua moglie sterile. Yahweh promette che Sara (90 anni!) farà un figlio entro un anno. Si sente una risata dentro la tenda: è Sara incredula che stava origliando.
● Genesi 19: Yahweh si deve recare fisicamente a Sodoma per verificare se è vero che la città è passata a un altro dio come da Deuteronomio 29,22-27; segue pistolotto incazzato contro i traditori con gli altri dèi in Deuteronomio 32, e in particolare versetto 32. La stessa sorte toccherà alle città traditrici di (nomi incerti, variano da versione a versione della Bibbia):
Gomorra,
Adma,
Zeboim (o Seboim, o Seboi) e
Lesa (o Bela, o Segor)
che si sono messe al servizio di altri dèi: Perché l'ardore di questa grande collera? E si risponderà: Perché hanno abbandonato l'alleanza del Signore, Dio dei loro padri (Deuteronomio 29,22-27). Anche Deuteronomio 32,16-43 dove Yahweh/Dio è geloso degli altri dèi.
● Genesi 19,1-26: i due angeli che accompagnavano Yahweh entrano nella città di Sodoma e vanno nella casa di Lot per avvisarlo; sono convinti di passare inosservati, ma invece vengono riconosciuti dagli abitanti. Segue colluttazione. Lot e famiglia ricevono ordine di fuggire senza voltarsi, mentre gli angeli iniziano la distruzione della città. Durante la fuga, la moglie di Lot però si volta e rimane impietrita come una statua di sale.
● Genesi 19,23-28: L'ira di Yahweh si abbatte sulle città traditrici:
Il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco proveniente dal Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo. Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale. Abramo andò di buon mattino al luogo dove si era fermato davanti al Signore; contemplò dall'alto Sòdoma e Gomorra e tutta la distesa della valle e vide che un fumo saliva dalla terra, come il fumo di una fornace.
La devastazione del territorio circostante è drammatica, e viene descritta in Deuteronomio 32,32; Sapienza 10,6-8; Isaia 14,19; Geremia 23,14-15; Geremia 50,38-40; Amos 4,11; Sofonia 2,9-11; 2Pietro 2,6; Giuda 7. La valle del Giordano dove sorgevano queste presunte città viene citata in Genesi 14,10 per essere piena di pozzi di bitume (materiale infiammabile e che può liberare metano nell'aria); oggi è una distesa salata nei pressi del Mar Morto. E' stata ridotta così da Yahweh oppure è una formazione naturale? Yahweh disponeva di armi di distruzione di massa capaci di spazzare via intere città in un colpo solo e, nonostante tale deterrente e nonostante la sua mancanza di scrupoli, la sua massima aspirazione era la conquista di Canaan? Intere città spazzate via in un colpo solo, e l'unica testimonianza che ci rimane di tali sconvolgenti catastrofi sono poche righe e solo sulla Bibbia? Forse è più semplice pensare che gli autori della Bibbia si siano lasciati prendere un po' la mano magnificando quanto era potente il loro dio.
● Genesi 19,30-38: Lot e le sue due figlie riparano nella città di Segor. Le figlie, lontano dalla comunità dove vivevano, temono di morire zitelle, così ubriacano il padre ripetutamente mentre ci fanno sesso. I figli di questo incesto saranno i capostipiti dei Moabiti e degli Ammoniti.
● Genesi 20,2: Abramo, per nulla convinto della promessa di Yahweh di avere un figlio da Sara, vende Sara per la seconda volta, sempre spacciandola per sua sorella.
E' interessante notare che lo sfortunato acquirente è Abilemech, re filisteo della città di Gerar. Vedremo che anche Isacco andrà a stabilirsi in Gerar presso i Filistei sotto la protezione di re Abilemech. Osserviamo che si tratta di un anacronismo: i Filistei si insedieranno sulla costa di Canaan solo a partire dal 12o secolo a.C. Osserviamo anche che in generale i nomadi Abramo e Isacco hanno ottimi rapporti con le popolazioni di Canaan ed intrattengono con esse fruttuosi rapporti economici.
Yahweh questa volta risparmia l'ignaro acquirente e va a chiedere spiegazioni ad Abramo. Ed Abramo spiega che in effetti Sara è sua sorellastra (hanno il padre in comune), ma preferisce omettere che è anche sua moglie così la può vendere. A quei tempi le donne erano poco più che oggetti. E notare Yahweh deve andare ad informarsi interrogando Abramo: Yahweh leggerà forse i cuori, ma non sa leggere i cervelli.
NOTA: è possibile che Abramo abbia raccontato una bugia: Sara non era affatto sua sorella, infatti in Genesi 11,26 Tarach ha solo tre figli maschi, e in Genesi 11,31 si dice esplicitamente che Sara è nuora del padre di Abramo, Tare, non figlia.
● Genesi 21,1: Yahweh fa visita a Sara che rimane incinta e partorisce Isacco. Che cosa abbia fatto esattamente Yahweh non viene specificato. A questo punto Sara invita Abramo a scacciare la schiava egiziana Agar e suo figlio Ismaele. In questo modo Abramo scaccia il figlio biologico Ismaele e si tiene Isacco che è figlio di non si sa bene chi.
● Genesi 22: Yahweh ordina ad Abramo di sacrificare il tanto sospirato figlio unico, Isacco. Dovrà portarlo su di un certo monte nella regione di Moria e lì offrirlo in olocausto a Yahweh. Abramo ubbidisce e, solo all'ultimo momento, la voce di un angelo gli ferma la mano. Yahweh riconosce la fedeltà di Abramo e promette di riempirlo di ricchezze.
● Genesi 24: Isacco (dall'ebraico "uomo che ride") non sembra avere molta autonomia decisionale; Biglino ipotizza che sia affetto da sindrome di down. Suo padre Abramo manda un servo nel suo paese di origine per comperargli una moglie. Il servo ritorna con Rebecca. L'età di Rebecca non viene specificata, ma viene detto che è accompagnata dalla nutrice di nome Debora (35,8). Nelle società tribali del tempo le "donne" di 3 anni e un giorno erano maritabili, quindi è coerente.
● Genesi 25,1: Abramo prende una seconda moglie, Cetura, da cui nasceranno tanti figli tra i quali i discendenti dei Madianiti. Abramo ha anche delle concubine da cui ha avuto figli. Abramo muore all'età di 175 anni dopo avere lasciato tutto in eredità a Isacco.
● Genesi 25,21: anche Rebecca è sterile. Interviene Yahweh e nascono i gemelli dizigoti Esaù (formalmente il primogenito) e Giacobbe. Mentre Giacobbe è moro, Esaù ha il corpo ricoperto di peluria rossa, mangerà la minestra rossa di lenticchie, e da esso origineranno gli Edomiti che abiteranno il paese dalle caratteristiche rocce rosse di Edom intorno al monte Seir (edom = rosso in ebraico, Genesi 25,25 25,30 e 36,8 e Deuteronomio 2,5).
● Genesi 25,29: Esaù vende la primogenitura al fratello gemello Giacobbe pur di avere un piatto di lenticchie caldo fumante. Il contratto però, non è valido: per Isacco l'erede rimane Esaù.
● Genesi 26,1-12: Isacco e famiglia risiedono presso i Filistei. Isacco teme che il bell'aspetto della moglie Rebecca gli possa nuocere, perciò dice che lei è sua sorella. Ma Abimelech, re filisteo della citta di Gerar, sorprende Isacco in intimità con Rebecca ("divertiva" secondo [LEF], "scherzava" secondo [VAT]) quindi capisce che si tratta in realtà della moglie; per questo, forse memore di quello che gli accadde con Sara e l'ira suscitata in Yahweh (cfr Genesi 20,2) Abilemech ordina che Isacco e Rebecca vengano protetti.
● Genesi 27: Rebecca ordisce un astuto inganno per far sì che Isacco, ormai morente, ceda l'eredità al figlio prediletto Giacobbe invece che a Esaù. Ma Esaù se ne accorge e minaccia di uccidere suo fratello gemello Giacobbe. La mamma invita Giacobbe ad allontanarsi, per esempio andando da suo zio Labano che ha giusto due figliuole da maritare; la mamma lo avviserà quando le acque si saranno calmate.
● Genesi 28-32: Giacobbe deve prendere moglie e la va a cercare al paese suo, in Mesopotamia. Va quindi dallo zio Labano che ha due figlie: una gnocca (Rachele) e una cessa (Lea). Naturalmente Giacobbe vuole quella gnocca, ma il prezzo è salato: Giacobbe dovrà lavorare dallo zio per 7 anni. Dopo sette anni, viene finalmente il momento della ricompensa: nottetempo, lo zio manda la figlia nella tenda di Giacobbe. Ma la figlia che manda non è Rachele, è Lea! Giacobbe si accorge dell'inganno solo con la luce del giorno. Lo zio convincerà Giacobbe a comperare anche Rachele e a rimanere a servizio da lui altri sette anni.
Figlio | Madre |
---|---|
Ruben | Lea |
Simeone | Lea |
Levi | Lea |
Giuda | Lea |
Dan | Bilha serva di Rachele |
Neftali | Bilha serva di Rachele |
Gad | Zilpa serva di Lea |
Aser | Zilpa serva di Lea |
Isacar | Lea |
Zabulon | Lea |
Dina | Lea |
Giuseppe | Rachele |
Beniamino | Rachele |
Tra le due sorelle mogli di Giacobbe inizia una competizione senza esclusione di colpi a chi fa più figli, propri o con maternità surrogata delle proprie serve, esattamente come fece anche nonna Sara con Agar; pressioni su Giacobbe per adempiere ai suoi doveri coniugali; si ricorre alle piante afrodisiache (mandragola); interviene anche Yahweh a promuovere Lea discriminata. Stravince Lea con 9 contro 4. Nel mondo tribale in cui la prole è un asset famigliare, il valore di una donna si misura in figli.
Complessivamente Giacobbe lavora per lo zio per 20 anni (31,38). Al momento di ritornare finalmente a Canaan, Giacobbe medita la sua vendetta: sottrae gran parte delle greggi allo zio (31,1) e poi fugge con mogli, figli, greggi e tutto (31,20).
● Genesi 31,19: Rachele ruba gli idoli di papà Labano all'insaputa di Giacobbe. In 35,1-4 Giacobbe si prepara a un nuovo patto con dio in 35,9 e perciò si fa consegnare gli idoli e li nasconde sotto terra in un luogo ben preciso. Chissà, forse sono in metallo prezioso, oppure potrebbero tornare utili in futuro a seconda del dio che Giacobbe vorrà sevire.
● Genesi 32,23-33: Giacobbe affronta in lotta e vince contro un uomo che si rivela essere dio; ivi dio impone nome Israel a Giacobbe. Inutile cercare di capire cosa significano questi versetti perché nessuno lo sa. Vedi anche Genesi 35,10 per l'origine del nome Israele.
● Genesi 33: Giacobbe incrocia il fratello Esaù che sta andando verso casa sua sul monte Seir (Deuteronomio 2,4-5) in Edom. Esaù dispone di 400 uomini e il momento è molto teso. Giacobbe offre tutti i suoi averi, la sua famiglia e i suoi servigi a Esaù e promette di seguirlo sulla strada di Seir; solo, dovrà andare più lentamente perché ha molti bambini e bestiame in travaglio. Esaù accetta l'offerta di pace, quindi lo aspetterà a Seir. Ma non si rivedranno mai più, perché Giacobbe prende una strada completamente diversa e punta verso una località di nome Succot dove si installa. E' l'ultimo inganno di Giacobbe ai danni dei parenti.
● Genesi 34: Dina, figlia di Giacobbe, viene rapita e stuprata da un certo Sichem della città di Sichem (sic). Il papà di Sichem offre una ricca dote e un matrimonio riparatore. I figli di Giacobbe respingono l'offerta e pretendono invece che i Sichemiti siano tutti circoncisi. Gli uomini Sichemiti acconsentono ma, proprio mentre sono indeboliti dalla febbre della infezione, i figli di Giacobbe Simeone e Levi assaltano la città, uccidono tutti gli uomini, saccheggiano case e bestiame e riducono donne e bambini Sichemiti in schiavitù.
● Genesi 35,1-8: Giacobbe raccoglie tutti gli idoli degli altri dèi che ancora conservano e li seppellisce sotto la quercia che sta presso Sichem, erige un altare e chiede aiuto a Yahweh. Un non meglio precisato terrore divino si diffonde nelle città vicine, così che Giacobbe e famiglia possono fuggire indisturbati senza subire ritorsioni. E' l'ennesimo inganno di Giacobbe, questa volta contro Yahweh.
Idoli, vitelli, tori e altari. Notare che Giacobbe non distrugge gli altri idoli, ma li nasconde sotto terra in un posto ben preciso da cui può recuperarli. E' facile immaginare che nella versione primitiva della storia, Giacobbe abbia selezionato tra tutti gli idoli in suo possesso quello a forma di toro rappresentante Yahweh, e che abbia nascosto gli altri perché non si sa mai che possano tornare utili in futuro. Nella mentalità del tempo la capacità di astrazione della gente era molto limitata e il dio a cui ci si rivolgeva doveva avere una rappresentazione tangibile di un idolo; è a questa rappresentazione tangibile che si rivolgevano le preghiere. La storia è stata poi emendata a seguito della riforma religiosa di Giosia che ha accentrato il culto in Gerusalemme, ed è stato introdotto il concetto incongruente per il personaggio e per il tempo di un "altare" come pila di sassi che un nomade come Giacobbe avrebbe eretto nel bel mezzo del deserto. La stessa questione si riproporrà nell'episodio del vitello d'oro, quando il popolo sente il bisogno di dare una rappresentazione tangibile del dio che non vedono da molto tempo, e un altare di pietra trasportabile non sarebbe stato pratico.
● Genesi 35,9-15: Iddio ([LEF], [VAT]) ovvero elohim ([MASORETICA]) si presenta come Dio Onnipotente ([VAT]) ovvero El Shaddai ([MASORETICA], [LEF]) come aveva già fatto in 17,1 ed impone a Giacobbe il nome di battaglia Israel e gli promette Canaan: nasce il popolo di Israele. Vedi anche Genesi 32,29: storia doppia significa due testi diversi che sono stati (malamente) uniti insieme. Isaia 43,1 conferma che il nome Israel è stato imposto da Yahweh.
● Genesi 35,29: Isacco muore a 180 anni.
● Genesi 37,10: Giacobbe rimprovera Giuseppe e minaccia di rivolgersi a sua madre Rebecca, che però è già morta (v. 35,19).
● Genesi 37-47: su questo episodio ci potrebbero fare un film. Giacobbe ha un figlio prediletto, Giuseppe. Gli altri fratelli, gelosi, lo vendono come schiavo a una carovana diretta in Egitto, realizzando anche un bel guadagno. Giuseppe, che è un tipo sveglio, diventerà un alto funzionario del faraone, e vestirà i paramenti tipici degli alti funzionari egizi. Intanto, la tribù di Giacobbe si trova in difficoltà, e decidono di migrare in Egitto per passare il periodo di carestia. Li accoglie un alto funzionario egiziano...
L'episodio ha un lieto fine, tanto che gli Israeliti si installeranno in Egitto per i seguenti 430 anni (Esodo 12,40), fino al tempo di Mosè (Esodo 7,40).
Cfr con il libro di Daniele: anche lì l'israelita mostra la sua sagacia alla corte del re babilonese.
● Genesi 38: intricata storia che illustra la legge del levirato che verrà formalizzata in seguito (Deuteronomio 25,5): se il marito muore senza aver lasciato figli, la vedova va in sposa al fratello del marito o altro parente prossimo; i figli che nasceranno saranno legalmente attribuiti al marito morto. Ora, Giuda ha due figli di nome Er e Onan. Giuda impone a Er la moglie Tamar. Ma Er muore punito da dio per un motivo non specificato, sicché Tamar adesso spetta a Onan. Ma Onan non ne vuole sapere perché i figli non sarebbero suoi, così negando la posterità al povero fratello, così deludendo dio e Tamar. Tamar escogita un piano astuto e induce Giuda, il suocero, a metterla incinta adempiendo a un obbligo che già allora era in uso.
● Genesi 46,27: gli Israeliti (cioè i discendenti di Giacobbe) ivi compresi i 2 figli di Giuseppe nati in Egitto sono solo 70. Secondo Esodo 1,5 le persone nate da Giacobbe trasferitesi in Egitto erano in tutto 70. Secondo Deuteronomio 10,22 le persone trasferitesi in Egitto erano in tutto 70. Si stabiliscono nel delta del Nilo nella terra di Gosen (Genesi 47,27). Giacobbe alias Israel morità 17 anni dopo, e il suo popolo rimarrà in Egitto per 430 anni fino al famoso Esodo.
Perché Yahweh lascia che il suo popolo rimanga così a lungo in Egitto? Secondo Biglino, in Egitto regnavano degli elohim molto più potenti di Yahweh, e Yahweh mai avrebbe potuto sfidarli (cfr Giosuè 24); gli Israeliti si pongono quindi al servizio e sotto la protezione di questi nuovi elohim. Ecco perché non sentiremo più parlare di Yahweh per 4 secoli. Quindi la famiglia di Abramo posta di fronte a una carestia, tradita nella promessa di successo e prosperità, tradisce a sua volta il giuramento fatto da Abramo a Yahweh e si rifugia in Egitto.
Che cosa fa Yahweh durante questi 4 secoli? La Bibbia non copre questo lasso di tempo. L'unico riferimento che ho trovato sta in Giosuè 24,4. Lì Giosuè spiega che mentre Giacobbe e famiglia riparavano in Egitto per la carestia, Yahweh si occupava di Esaù e famiglia, cioè gli Edomiti (Genesi 25,25 25,30 e 36,8) ai quali aveva concesso il territorio di Edom intorno al monte Seir (Deuteronomio 2,4-5).
Tuttavia nel corso del tempo Yahweh deve aver perso il controllo degli Edomiti perché in Numeri 20,14 abbiamo Mosè che non riesce ad ottenere il permesso di passare attraverso il loro territorio. Secondo altre fonti gli Edomini adoravano Qos, che per certi versi era assimilato a Yahweh e anche suo concorrente; da qui le reticenze del Tanach a nominarlo.
Infine in Malachia 1,2-3 Yahweh dice di odiare Esaù, forse per via del tradimento. Insomma, informazioni scarse e ben confuse.
Rimane però da spiegare come mai dopo 4 secoli Yahweh si fa coraggio, va in Egitto, compie sfracelli e si porta via un intero popolo senza subire l'ira dei suoi colleghi locali.
● Genesi 49: Giacobbe sul letto di morte detta le sue ultime volontà; tra queste:
- Sia Giuda capo politico dei suoi fratelli e di molti popoli. Così si legittima il primato politico che la tribù di Giuda rivendica su tutti gli Israeliti. Vedremo che sarà Yahweh stesso ad assegnare Gerusalemme ai Giudei (Giudici 1,8).
- Condanna Levi e Simeone per la loro violenza, la crudeltà e il tradimento (probabilmente riferendosi all'episodio di Sichem) e perché proveranno gusto nello snervare il bove, perciò verranno dispersi su tutto il territorio di Israele. Ora, Giacobbe che stigmatizza il tradimento fa sorridere, ma qui c'è anche una condanna degli olocausti o sbaglio?
- Varie altre attribuzioni agli altri figli capostipiti delle 12 tribù di Israele, ma il linguaggio è per solutori esperti, io passo.
● Genesi 50: lieto fine con Giuseppe che perdona i fratelli e provvede alle necessità della famiglia. Giuseppe morirà a 110 anni, e il suo corpo imbalsamato verrà riportato nella terra promessa al seguito degli Israeliti.
Basilarmente, le avventure di Mosè che conduce gli Israeliti alla conquista di Canaan, la terra promessa. Diciamo subito che Mosè non completerà mai questo piano. Mosè ha un fratello di nome Aronne; essi discendono da Levi figlio di Giacobbe secondo la genealogia paterna indicata in Esodo 6,16-20.
Mosè nasce da genitori della tribù di Levi durante le persecuzioni degli egiziani contro figli degli Israeliti. Si salva miracolosamente in una cesta lasciata andare alla deriva nel fiume. Ritrovato e adottato come bambolotto da figlia del faraone, ma dato a balia a pagamento, balia che capita essere proprio la madre. Poi educato presso il faraone come se fosse stato un figlio. Una volta cresciuto, Mosè uccide con la spada un egiziano che stava percuotendo un ebreo; seppellisce il cadavere e si dà latitante. Ripara a Madian dove sposa la figlia di Jetro (o Ietro), sacerdote di un qualche dio locale non precisato. Mosè sta pascolando le pecore del suocero dalle parti del monte Oreb, nel Sinai, quando vede un rovo in fiamme.
La collocazione del monte Oreb è incerta. Forse si trova nel Sinai, perciò sotto controllo egiziano, ma comunque fuori dall'Egitto come si evince da Esodo 17,3. Nella Bibbia lo stesso monte viene anche indicato come monte Sinai; secondo l'Ipotesi Documentale gli autori E,D usano Oreb, mentre gli autori J,P usano Sinai. Noi qui useremo sempre Oreb per non fare confusione con il nome della penisola omonima.
Se la nostra collocazione del monte Oreb è esatta, Mosè stava pascolando il suo gregge in uno dei luoghi più inaccessibili, aridi e inospitali della Terra.
Incuriosito, Mosè si avvicina e:
● Esodo 3,1-6: Yahweh si presenta a Mosè sul monte Oreb nascosto in un rovo in fiamme. Una voce proveniente dal roveto gli impone di togliere i sandali perché il terreno intorno (e solo quello) è sacro, cioè dedicato alla divinità. Qui Yahweh dà l'incarico a Mosè di organizzargli l'esodo.
Traduzione: l'anonimo autore del testo sta usando il linguaggio tipico e un po' criptico del sacerdote, ma comunque è facile capirne il senso. Ci sta dicendo che Yahweh è consapevole di essere fuori dal suo territorio, Canaan, ed è la prima e unica volta che succede nella Bibbia. Qui siamo nel territorio di dèi potenti, gli dèi d'Egitto, perciò Yahweh si deve nascondere in un cespuglio per timore di essere scoperto, e deve incaricare un terzo, Mosè, per andare dal faraone e per prendere contatto con gli Israeliti. Una narrazione così può essere concepita solo dalla mente di un autore che è perfettamente consapevole che sulla Terra ci sono tanti dèi e che il suo dio è solo un piccolo dio.
● Esodo 3,13-15: Mosè si informa sul nome del personaggio che lo sta ingaggiando, e Yahweh fa il misterioso. E' interessante confrontare le traduzioni:
[MASORETICA]: (mia traduzione letterale da ebraico a italiano con l'aiuto di [STEP]):
13 Disse Mosè a elohim: quando sarò andato dai figli di Israele e dirò che l'elohim dei vostri padri mi ha mandato da voi e mi chiederanno qual'è il suo nome, che cosa risponderò?
14 Disse elohim a Mosè: io sono colui che sono (è?), perciò dì ai figli di Isreale: colui che è mi ha mandato.
15 Disse ancora elohim a Mosè: perciò dì ai figli di Israele che Yahweh elohim, elohim dei vostri padri, elohim di Abramo elohim di Isacco elohim di Giacobbe, mi ha mandato. [...][LEF]:
13 E Mosè disse a Dio: Quando io sarò andato dai figli d'Israele ed avrò detto loro: Iddio dei padri vostri mi ha mandato a voi, se essi mi domanderanno: Qual'è il suo nome? che cosa risponderò loro?
14 Ed Iddio disse a Mosè: IO SON COLUI CHE SONO! Poi disse: Così dirai ai figli d'Israele: IO SONO, mi ha mandato a voi.
15 Iddio disse ancora a Mosè: Così dirai ai figli d'Israele: Il Signore, Iddio dei padri vostri, Iddio d'Abramo, Iddio d'Isacco, e Iddio di Giacobbe, mi ha mandato a voi. [...]
Notare quanto Yahweh sia modesto: mai rivendica il suo ruolo come creatore del mondo e creatore dell'uomo. Sorge il legittimo sospetto che l'elohim alias Yahweh elohim della Genesi sia un altro soggetto.
● Esodo 4,21: Mosè e Yahweh concordano una manovra a tenaglia infallibile per forzare il faraone a lasciar partire gli Ebrei dall'Egitto: Mosè cercherà di blandirlo, mentre Yahweh gli indurirà il cuore perché non ceda. A Yahweh non piace vincere facile. Mosè ha già 80 anni: Yahweh li vuole ben stagionati i suoi condottieri.
● Esodo 4,24-26: Yahweh colpisce Mosè con una malattia mortale; perciò la moglie di Mosè circoncide loro figlio e con il sangue della ferita bagna i piedi di Mosè, che guarisce. Perché Yahweh vuole uccidere Mosè al quale ha appena assegnato un incarico importantissimo? Come mai Yahweh fallisce nel suo intento omicida? Quale è questa malattia mortale, e chi l'ha diagnosticata? Come fa la moglie a sapere che il sangue del prepuzio del figlio è terapeutico? Questi tre versetti non hanno alcun senso per me e non lo avevano neanche per i lettori antichi; vedremo come l'episodio viene rivisto e corretto nel Libro dei Giubilei (v. [APOCRIFI]).
● Esodo 6,2-8: Qui Yahweh/El Shaddai/Dio rivela il rebus del suo nome perché Mosè non sembra ancora convinto. Riporto per intero il testo della masoretica e quello di due bibbie approvate dal Vaticano, la [LEF] nel 1960 e [VAT] dal sito web attuale, per mostrare come nel tempo il testo viene progressivamente limato. In grassetto le parole cambiate:
[MASORETICA]: (mia traduzione letterale da ebraico a italiano con l'aiuto di [STEP]):
2 Disse Yahweh a Mosè adesso ti mostrerò il grande potere che porterà fuori il (mio?) popolo
3 mi conobbero Abramo Isacco Jacobbe come El Shadday ma non col nome Yahweh
4 inoltre feci patto per dare paese di Canaan dove essi soggiornarono
5 inoltre io ascoltai lamento discendenti Israele e ricordai il patto
6 quindi dico ai discendenti Israele io Yahweh vi traggo dal peso|schiavitù d'Egitto in soccorso e vi redimo tendendo il braccio di grande giudizio
7 vi prendo come mio popolo e sarò vostro elohim io sono Yahweh elohim che vi traggo dalla schiavitù d'Egitto
8 vi porterò nella terra che promisi ad Abramo Isacco Giacobbe e la darò a voi io sono Yahweh[LEF]:
2 E Iddio parlò a Mosè e gli disse: «Io sono Jahweh!
3 Apparvi ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe come El Shaddai, ma col mio nome di Jahweh non fui conosciuto da loro.
4 Ora, come feci il mio patto con loro e stabilii di dar loro la terra di Canaan, terra delle loro peregrinazioni, nella quale hanno dimorato da forestieri,
5 così ho udito pure i gemiti dei figli d'Israele, che gli Egiziani tengono in schiavitù e mi sono ricordato del mio patto.
6 Perciò dì ai figli d'Israele: Io sono Jawheh, io vi toglierò di sotto i duri pesi degli Egiziani e vi libererò dalla loro schiavitù e vi riscatterò con il braccio disteso e con grandi giudizi;
7 e vi prenderò per mio popolo e sarò il vostro Dio e voi conoscerete che Io sono il Signore Iddio vostro, che vi traggo di sotto i duri pesi degli Egiziani;
8 e vi condurrò nella terra che, con mano alzata, ho promesso di dare ad Abrahamo, e a Isacco e a Giacobbe, terra che io vi darò in possesso di eredità: Io sono Jahweh!».[VAT]:
2 Dio parlò a Mosè e gli disse: «Io sono il Signore!
3 Sono apparso ad Abramo, a Isacco, a Giacobbe come Dio onnipotente, ma con il mio nome di Signore non mi son manifestato a loro.
4 Ho anche stabilito la mia alleanza con loro, per dar loro il paese di Cànaan, quel paese dov'essi soggiornarono come forestieri.
5 Sono ancora io che ho udito il lamento degli Israeliti asserviti dagli Egiziani e mi sono ricordato della mia alleanza.
6 Per questo dì agli Israeliti: Io sono il Signore! Vi sottrarrò ai gravami degli Egiziani, vi libererò dalla loro schiavitù e vi libererò con braccio teso e con grandi castighi.
7 Io vi prenderò come mio popolo e diventerò il vostro Dio. Voi saprete che io sono il Signore, il vostro Dio, che vi sottrarrà ai gravami degli Egiziani.
8 Vi farò entrare nel paese che ho giurato a mano alzata di dare ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe, e ve lo darò in possesso: io sono il Signore!».
Notare come la mia [LEF] sia quasi identica alla [MASORETICA] rispetto alla versione cattolica corrente: che cosa hanno fatto negli ultimi 60 anni al testo ispirato da dio? com'è possibile che l'immutabile parola del Signore venga cambiata?
Notare anche che, sempre nella [MASORETICA], il nome di Yahweh viene usato sempre nella Genesi quando egli si rivolge ai patriarchi, ma solo adesso ci viene detto che non era quello il nome con il quale essi lo conoscevano: altra prova di profonde manipolazioni da parte di redattori che hanno molto pasticciato per ricucire storie diverse o per affermare l'unicità di dèi diversi.
● Esodo 9,16: Yahweh manda le piaghe per dimostrare a tutto il mondo il suo potere, affinché il suo nome venga ricordato e temuto per sempre. Il dio d'amore.
● Esodo 12,11-27: Yahweh ordina di sacrificare un agnello e mangiarlo arrostito; il suo sangue andrà sparso sugli stipiti e sulle architravi delle porte delle case degli Israeliti; questo servirà anche a Yahweh per riconoscere le case degli Egiziani dove rastrellare i primogeniti. Yahweh istituisce la festa della Pasqua a ricordare questo episodio (cfr Glossario dell'AT).
● Esodo 12,29: Yahweh uccide tutti i primogeniti d'Egitto, sia uomini che animali. Che colpa hanno?
● Esodo 12,34: gli Israeliti rapinano i beni degli egiziani. O forse gli egiziani glieli cedono purché se ne vadano via.
● Esodo 12,37: circa 600'000 uomini a piedi oltre ai fanciulli lasciano l'Egitto trasportando masserizie e provviste a dorso di mulo. I soldati del faraone, su cavalli e carri da guerra, stentano a raggiungerli. O forse si vogliono ben assicurare che non tornino indietro (cfr infatti Giuditta 5,12: …e gli egiziani li cacciarono lontani da loro).
Indice demografico degli Israeliti in Egitto. Considerato che il numero di Israeliti emigrati in Egitto era solo di 70 individui (v. mie note a Genesi 46,27) e considerato che al momento dell'esodo, 430 anni dopo, il numero di Israeliti pretesi dalla Bibbia sarebbe stato di 600000 uomini più i fanciulli; aggiungendo donne e bambini si arriva a circa 2 milioni di persone; l'indice demografico risultante è +2,4%/anno, che è elevato ma plausibile. Evidentemente in Egitto si sono trovati bene.
Dettaglio del calcolo: formula generale della popolazione dopo N anni con indice demografico D:
PN = P0 (1 + D)N
da cui con N=430, P0=70, PN=2'000'000, si ricava l'indice demografico:
D = exp( log(PN / P0) / N ) - 1 = exp( log(2'000'000 / 70) / 430 ) - 1 = 0,024
● Esodo 13,1-16: Yahweh impone il sacrificio dei primogeniti maschi, sia uomini che animali. Il sacrificio del primogenito maschio umano si riscatta con un agnello, e quindi il tutto si traduce in una tassa sulla primogenitura.
● Esodo 14,11: il popolo si lamenta con Mosè per le dure condizioni di vita ed è scettico riguardo alle sue promesse. Esodo 16,2: idem. Esodo 16,8: Mosè: non lamentatevi con me, ma con Yahweh. Esodo 17,1: Mosè teme linciaggio da parte del popolo assetato.
Il Regno d'Egitto aveva una politica dell'immigrazione molto efficace (v. [FINKELSTEIN] cap. 2): le popolazioni che entravano attraverso il Sinai costeggiando il Mediterraneo venivano intercettate da una serie di presidi militari, identificate, accolte e inviate a lavorare in vari siti del delta del Nilo per bonificarli, renderli fertili e poi costruirvi città; questo iniziale finanziamento sarebbe stato ripagato in seguito con le tasse. Chi voleva fare il furbo e andarsene anzitempo per sfuggire alla "schiavitù d'Egitto" doveva ri-attraversare in senso inverso i presidi militari del nord Sinai. Oppure doveva avventurarsi nell'interno della penisola del Sinai, dove avrebbe trovato morte certa. E' esattamente questo il piano B che ci viene proposto nel racconto dell'Esodo.
Breve ricostruzione del viaggio.
Gli Israeliti partono dalla terra di Gosen (Esodo 18,8) nel delta del Nilo dove si erano stabiliti ai tempi di Giacobbe.
Tutte le rappresentazioni di questo ipotetico viaggio escludono che il contingente abbia effettivamente attraversato le acque del Mare Rosso, ma piuttosto le paludi del delta del Nilo come sembra di capire dal testo ebraico.
Poi, invece che seguire la via più breve lungo la costa del Mediterraneo e così incrociare i territori degli ostili Filistei (Esodo 13,17-18) Mosè sceglie la strada lunga deviando verso il sud del Sinai, destinazione monte Oreb, là dove incontrò Yahweh nel rovo in fiamme. La collocazione del monte Oreb (o monte Sinai) è ipotetica.
Anacronismo: il testo cita i Filistei, i quali però si stabiliranno in Canaan solo a partire dal 12o secolo a.C., sicché è chiaro che le parole, se non tutta la storia che stiamo leggendo, sono state scritte a posteriori quando si era persa la memoria di chi abitava in quella regione al tempo di Mosè.
Il contingente subì da Yahweh una delle sue solite punizioni eque e sensate, per cui verranno condannati a vagare nel deserto per 40 anni, indipendentemente dal loro passo di marcia (Numeri 14,33; Deuteronomio 2,14).
Durante la (lenta) risalita verso Canaan vedremo che il contingente viene respinto dagli Edomiti e deve aggirare il loro territorio. Anche la collocazione del monte Nebo, dove Mosè va a morire dopo aver visto Canaan da lontano, è anch'essa ipotetica. Sarà compito di Giosuè quello di oltrepassare il fiume Giordano verso ovest.
● Esodo 14,21: attraversamento del Mar Rosso: Mosè stende la mano e Yahweh soffia un vento potente da oriente per tutta la notte, causando il ritiro della acque. In realtà si parla di mare e basta. In 15,22 prima ricorrenza del Mar Rosso ([LEF]) ovvero mare di canne o giunchi cioè canneto ([MASORETICA] ebraico מים־סוף, yam suph). Quindi il mistero rimane: che cosa hanno attraversato, esattamente? Hanno attraversato un mare, oppure hanno attraversato l'area paludosa del delta del Nilo, dove il livello delle acque salmastre varia ampiamente a seconda dei venti? Il termine Mar Rosso compare in diverse altre parti della Bibbia [LEF], ma questa traduzione mi pare sospetta.
● Esodo 15,20: Maria, sorella di Aronne, è profetessa. La ritroveremo più avanti nella storia. Cerca "profetesse" per altre profetesse.
● Esodo 16: il popolo ha fame, chiede di tornare in Egitto dove si stava così bene. Yahweh provvede e dal cielo cadono le quaglie che forniscono carne a volontà, mentre da terra raccolgono un misterioso materiale granuloso simile ai semi di coriandolo che chiameranno manna e da cui ricavano il pane. Non abbiamo idea di cosa siano queste cose. Yahweh mette alla prova il suo popolo nella gestione dell'abbondanza e nella osservanza del riposo del sabato. Lo stesso episodio, raccontato con parole diverse, compare in Numeri 11.
● Esodo 17,1-6: sono ormai fuori dall'Egitto, presso il monte Oreb (o Horeb) dove Yahweh si presentò nascosto nel rovo in fiamme. Qui Mosè fa sgorgare miracolosamente l'acqua per il popolo assetato.
● Esodo 17,8: scena: battaglia contro il re degli Amalechiti, Amalek. Mosè incita i suoi soldati alla battaglia tenendo le braccia alzate, ma siccome è vecchio e stanco, e la battaglia si prolunga, le sue braccia cascano e quando cascano gli Israeliti indietreggiano. Decidono quindi di reggergli le braccia in posizione alzata. Anche questo lo vorrei vedere al cinema.
● Esodo 20,4-5: Yahweh detta le sue leggi, e al numero uno c'è
Non avrai altro dio di fronte a me.
che mi sembra il minimo sindacale richiesto da qualsiasi dio che si rispetti. Notare però che Yahweh non è così presuntuoso da pretendere di essere l'unico dio. Ma la cosa davvero curiosa è il comandamento numero due che secondo [LEF] recita:
Non ti fare nessuna scultura né immagini delle cose che sono sù nel cielo o sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non adorare tali cose né servir loro; poiché Io, il Signore Iddio tuo, sono Dio geloso che punisce l'iniquità dei padri sopra ai figli fino alla terza e quarta generazione [...]
Il divieto di adorare immagini e sculture viene ribadito in Levitico 26,1 e reso ancora più esplicito in Deuteronomio 4,15 deriva evidentemente dalla riforma religiosa di re Giosia e dal conseguente accentramento del culto nel tempio di Gerusalemme (2Re 22). Questo divieto di fare ritratti di dio contrasta con le altre popolazioni di Canaan di quel periodo, e che spiega la profonda differenza tra una sinagoga e una moschea (che rispettano questo comandamento) e una chiesa cristiana (che lo ignora).
Il Concilio di Nicea II del 787 d.C. fu convocato proprio per decidere sulla questione del culto della immagini, che andavano proliferando in sostituzione degli dèi pagani. Ivi si stabilì la distinzione tra adorazione (che è riservata a Dio e al figlio che è fatto della stessa sostanza come stabilito da Nicea I) e venerazione (che è ammessa per gli altri personaggi che popolano il panteon cristiano). Fissato questo punto, si tratta ora di tradurre o reinterpretare opportunamente il versetto qui sopra per risolvere il rebus. In [VAT] la parola adorare è sostituita dalla espressione Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai e quindi Yahweh non si riferiva né alla adorazione né alla venerazione.
La questione è quindi risolta. Forse.
● Esodo 20,7: non nominare il nome del signore invano. Cosa significa
invano? Nel dubbio, gli Ebrei hanno coniato l'alias ADONAI.
DOMANDA 1: Visto che il testo ebraico indica il dio con il tetragramma YHWH, possiamo finalmente concludere che YHWH, od eventualmente Yahweh, è il nome proprio di questo dio?
DOMANDA 2: La Bibbia cristiana, derivata dalla Septuaginta, usa i termini generici Signore, Dio o Iddio; in questo caso il Dio non ha un nome proprio, e quindi qual'è questo nome impronunciabile per i cristiani?
DOMANDA 3: perché Ezechiele 48 propone di chiamare Jahweh Shamma ("Jahweh è là") la città santa? cioè un nome non pronunciabile? forse che non conosceva i comandamenti?
● Esodo 20,13: il comandamento non uccidere è mal tradotto; in realtà in ebraico il senso della frase è non assassinare con intenzione il tuo prossimo di tenda o qualcosa del genere. Vedi anche i commenti a Levitico 19,18 dove viene usata la parola "prossimo" che significa inequivocabilmente "israelita".
● Esodo 22,24: vietata usura con il prossimo, inteso come il compagno del campo paramilitare. Vedremo poi le norme su prestiti e interessi in Deuteronomio.
● Esodo 22,28: sacrificio dei primogeniti; si può riscattare con offerta di un animale (Esodo 13,11). In Esodo 34,20 il riscatto diventa obbligatorio, cioè è una tassa sui primogeniti. Secondo Ezechiele 20,21-25 i sacrifici umani dei primogeniti erano una punizione imposta da Yahweh in un tempo imprecisato, mentre secondo Geremia 7,31 i sacrifici umani per gli altri dèi erano ripresi ai suoi tempi.
● Esodo 23,20: Yahweh pianifica il genocidio ed elenca i popoli che sterminerà: Amorrei, Hetei, Ferezei, Cananei, Hevei, Gebusei.
● Esodo 24,12: Prima stesura delle tavole della Legge. Yahweh chiama Mosè sul monte Oreb per consegnargli le due tavole di pietra scritte con il dito di dio (31,18) con le leggi e i comandamenti. Il giovane Giosuè lo accompagna sul monte. Notare che le tavole le ha fabbricate e scritte proprio Yahweh. Ignote dimensioni e il peso. Segue l'elenco delle leggi (Legge mosaica) che comprendono il diritto civile e il codice penale. Molte norme riguardano la liturgia, i paramenti sacri, il tabernacolo, gli olocausti, la cassa dove custodire le tavole (l'arca). La pena per chi trasgredisce la legge è la morte per lapidazione (Levitico 20) o impiccagione (Deuteronomio 21,22); per le pene lievi, 40 battute a terra (Deuteronomio 25,3). Non si va per il sottile.
● Esodo 30,12: imposta personale: ad ogni censimento, tutti coloro che hanno 20 o più anni pagheranno un riscatto personale, metà del quale va al santuario e metà a Yahweh.
● Esodo 32,1: Mosè resterà sul monte per 40 giorni, senza mangiare e senza bere (Deuteronomio 9,9). Intanto al campo lo danno per disperso e il popolo invita Aronne a dare una nuova guida al contingente. Aronne decide di raccogliere tutto l'oro disponibile, fonderlo, e fabbricare un idolo a forma di vitello: ecco la nuova guida. Il popolo adora.
Il cosiddetto vitello va inteso più probabilmente come toro, poiché questa è la forma primitiva dell'idolo Yahweh. Quindi il popolo si era fatto una rappresentazione di Yahweh e aveva cominciato ad adorarla, un fatto che divenne vietatissimo ai tempi di Giosia, quando il Regno di Giuda divenne una teocrazia monolatra e il culto venne perciò centralizzato nel tempio di Gerusalemme. Vedremo più avanti come fu proprio ai tempi di Giosia che la Torah venne scritta la prima volta e che il monito esemplificato nel racconto divenne legge.
● Esodo 32,7: Yahweh e Mosè s'incazzano di brutto; Mosè spezza le tavole appena ricevute per la rabbia. La repressione è feroce: 3000 morti nel campo (32,28). Ma per Aronne, che era il responsabile dell'iniziativa, neanche un buffetto.
Biglino ipotizza che tutta l'operazione sia servita solo per rastrellare tutto l'oro rimasto al popolo e consegnarlo ai Leviti. Aggiungo a questa ipotesi che così era più difficile disertare il contingente, perché senza oro come forma di pagamento universale non si possono pagare i pedaggi ai confini, non si possono pagare le soste nelle oasi né l'acqua dei pozzi, ecc.
● Esodo 33,5: Yahweh è fuori di sé e manda in sostituzione un malach perché se anche solo per un momento io salissi in mezzo a te [Israele], io ti sterminerei.
● Esodo 33,11: ritorna la serenità tra dio e popolo, e il Signore parlava a Mosè faccia a faccia come uno parla al suo amico, concetto ribadito in Deuteronomio 34,10. Che tra i due ci fosse un rapporto quasi paritario lo si era capito già nell'episodio del vitello d'oro, quando Yahweh minaccia di sterminare tutto il contingente e Mosè lo affronta e lo fa ragionare.
● Esodo 34,1: Yahweh dà istruzioni a Mosè di procurarsi due tavole di pietra identiche alle precedenti, e di salire di nuovo sul monte Oreb. Questa volta è Mosè che scrive mentre Yahweh detta (34,27). Yahweh dà anche precise istruzioni per la costruzione dell'arca, la cassa dentro la quale le tavole dovevano essere riposte.
In che lingua erano scritte le tavole della Legge?
Le prime tracce di un alfabeto proto-ebraico risalgono al X secolo a.C. (cfr [BIGLINO_DIO] p. 53) per cui al tempo di Mosè (1800-1400 a.C) la lingua ebraica non esisteva ancora, e nessuno ha mai visto le tavole a parte i sacerdoti del tempio. Ma possiamo fare delle ipotesi.
Mosè e la gente che lui guidava uscivano dall'Egitto, e quindi parlavano sicuramente egiziano. Le origini degli Ebrei stanno in Abramo che veniva dalla Mesopotamia, e quindi è possibile che conoscessero almeno un po' il sumero-accadico. Quindi le tavole dovevano essere scritte in lingua egiziana usando l'alfabeto geroglifico o quello ieratico (il demotico apparirà infatti molto più tardi), oppure in lingua sumerica usando i caratteri cuneiformi (meno probabile).
I sacerdoti si trovavano quindi nell'imbarazzante situazione di avere le leggi del loro dio scritte nella lingua del popolo che secondo loro li sfruttava (gli egiziani) oppure nella lingua del popolo che li colonizzerà e deporterà (gli assiro-babilonesi). Forse è questo il motivo per cui non esibivano le tavole, che rimanevano gelosamente custodite (e invisibili) dentro all'arca. Con l'andare del tempo la questione della lingua diventerà ancora più intricata, con il popolo che parla aramaico, la Torah scritta in ebraico, e le tavole scritte nella lingua dei nemici.
Cosa c'era scritto sulle tavole della Legge?
La prima edizione delle tavole sono scritte e fornite direttamente da Yahweh a Mosè e Giosuè sul monte Oreb in Esodo 24,12-13:
[LEF] Poi il Signore disse a Mosè: Sali a me sul monte e rimani lì, ed Io ti darò le tavole di pietra, con la legge e i comandamenti, che io ho scritto per insegnarli a loro. E Mosè si levò con Giosuè, suo ministro, e salì al monte d'Iddio.Quindi le tavole sono fatte di pietra ma sono abbastanza leggere da potersi reggere in mano (Deuteronomio 32,15), sono due (Deuteronomio 32,15), sono scritte dal dito di dio (Deuteronomio 31,18) sui due lati (Deuteronomio 32,15), e contengono la legge (tutta?) e i comandamenti (quali?). Non viene spiegato che cosa c'era scritto, ma tradizionalmente si citano le prime leggi pronunciate da Yahweh in Deuteronomio 20:
- 20,2 Io sono ([LEF] il Signore Iddio tuo | [MASORETICA] Yahweh elohim) che ti ha fatto uscire dall'Egitto, dalla casa di schiavitù.
- 20,3 Non avrai ([LEF] altro dio | [MASORETICA] altri elohim) difronte a me.
- 20,4 Non ti fare nessuna scultura né immagini delle cose che sono sù nel cielo o sulla terra.
- 20,5-6 Non adorare tali cose né servir loro.
- 20,7 Non nominare il nome ([LEF] del Signore, Iddio tuo, | [MASORETICA] di Yahweh elohim) invano.
- 20,8-11 Ricordati del giorno del riposo del sabato per santificarlo.
- 20,12 Onora tuo padre e tua madre.
- 20,13 Non uccidere (o forse, più accuratamente, non assassinare).
- 20,14 Non commettere adulterio.
- 20,15 Non rubare.
- 20,16 Non dire falsa testimonianza contro il tuo ([LEF] prossimo | [MASORETICA] amico|vicino|compagno).
- 20,17 Non desiderare le cose del tuo prossimo.che sono 12 norme dalle quali cristiani, ortodossi e protestanti estrapolano ciascuno il proprio decalogo, perché il numero tondo 10 riveste sempre un suo fascino. Notare che al versetto 20,2 il dio rivendica come suo principale merito quello di aver salvato gli Israeliti dalla schiavitù d'Egitto, mentre non fa cenno alla creazione della Terra e alla creazione degli uomini. Il versetto 4 deve essere sfuggito a Michelangelo Buonarroti, che adesso sta bruciando all'Inferno insieme agli artefici di quei monumenti all'eresia che sono le chiese. Al versetto 7 fa divieto di pronunciare il nome di dio, ma siccome nella traduzione cristiana tipicamente il nome è un generico dio, non si capisce qual'è esattamente questo nome impronunciabile. I versetti 8-11 dicono che il giorno del sabato è destinato al riposo; inoltre in ebraico la parola "sabato" e il verbo "riposare" si scrivono con le stesse consonanti. Il versetto 13 dice di non uccidere, ma considerate le stragi che il dio ordina al suo popolo di compiere, evidentemente la parola giusta è non assassinare.
Questa prima versione delle tavole viene distrutta da Mosè nell'episodio del vitello d'oro. La Legge dettata da Yahweh occupa i capitoli da 20 a 31 del libro dell'esodo, che includono i famosi 10 comandamenti ma anche tante altre norme. Comunque troppa roba per stare su due tavole di pietra trasportabili. Quindi sulle tavole doveva esserci una specie di sintesi. Quale sintesi, non lo sappiamo.
La seconda edizione delle tavole, questa volta procurate e scritte da Mosè, e dettate da dio (Esodo 34,27), sono state finalmente riposte nell'Arca. Esse contenevano le dieci parole del patto indicate in Esodo 34,10-28 che è un testo abbastanza breve da stare su due tavole di pietra dal peso ragionevole. Le norme citate, però, sono completamente diverse da quelle di prima e meno famose:
- Non adorare altri dèi e distruggere altari e rappresentazioni degli altri dèi.
- Non sposare donne straniere.
- Non fare idoli in metallo fuso.
- Osservare la festa degli azzimi.
- Riservare a Yahweh tutti i primogeniti; i primogeniti degli uomini vanno riscattati con un agnello.
- Rispettare il riposo del sabato.
- Celebrare la festa della raccolta delle primizie.
- Ogni maschio deve essere presentato a Yahweh una volta all'anno.
- Varie prescrizioni sui sacrifici.
- Dona a Yahweh le primizie della terra.
- Non cuocere il capretto nel latte di sua madre (ribadito in Deuteronomio 14,21 e Esodo 23,19).Questo elenco di norme si chiude con le parole di Yahweh: Scrivi queste parole poiché in forza di queste parole Io ho stretto un patto con te e con Israele. QUESTO è il patto definitivo, e quindi QUESTO e ciò che doveva esserci scritto sulle tavole.
Ma non è finita qui, perché Mosè richiama il contenuto delle tavole in Deuteronomio 5, e sono i dieci comandamenti della prima edizione! Ma allora questi dieci comandamenti valgono oppure no? e cosa ne è delle norme scritte sulla pietra nella seconda edizione?
Rimane dunque il dubbio: che cosa c'era scritto sulle tavole, esattamente? in cosa consisteva, esattamente, il patto tra Yahweh e il popolo di Israele?
CONCLUSIONE: la Bibbia è confusa e contraddittoria riguardo al contenuto delle tavole della Legge, e quindi non conosciamo quale sia esattamente il contenuto del patto tra Yahweh e gli Israeliti. Ma è interessante notare che nessun comandamento in nessuna versione delle tavole afferma l'unicità del dio.
Per i comandamenti nella versione breve dei vangeli v. Matteo 19,16-24 e Matteo 22,37.
● Esodo 34,11: Yahweh elenca i prossimi popoli da scacciare; tutti i loro simboli religiosi vanno distrutti, ogni memoria dell'esistenza di altri dèi va cancellata.
● Esodo 34,27: questa volta Mosè scrive mentre Yahweh detta. Passano altri 40 giorni.
● Esodo 34,29-35: quando Mosè ritorna dal colloquio con Yahweh non si accorge che la sua faccia è diventata raggiante tanto che il popolo ha timore di avvicinarsi a lui; poi Mosè si coprirà la faccia con un velo per non spaventarli. E' questo l'effetto collaterale della sovraesposizione a un elohim? o si tratta semplicemente dell'artificio narrativo che l'autore introduce per divinizzare Mosè?
Paolo dà una interpretazione spirituale di questo episodio: Mosè era talmente pieno della grazia di dio da suscitare l'imbarazzo del suo popolo di peccatori; per questo si copriva il volto (2Corinti 3,12). Sottinteso di Paolo: tutto l'AT è velato dalla ignoranza dei suoi redattori; solo Paolo porterà la vera verità.
Contiene parte della Legge che Yahweh comanda a Mosè e che Mosè riferisce al popolo. Siccome si tratta di una elencazione, farò una sintesi per temi. Compaiono diverse entità divine del folclore popolare di campagna: satiri, Molek e Azel; non sappiamo bene chi siano ma evidentemente i sacerdoti erano restii a liberarsi da essi.
REATI PUNITI CON LA MORTE
- Rapporti sessuali tra maschi (omosessualità) (18,22; 20,13).
- Rapporti sessuali con animali (18,23; 20,15).
- Negromanti e indovini e loro clienti (19,31; 20,27). Vedremo come questo divieto verrà violato da re Giosia (che interroga la profetessa e indovina Culda). Isaia ci spiegherà che il futuro è determinato da Yahweh ma nessuno può pretendere di indagare sul suo pensiero. Vedremo alcuni casi di divinazione, che invece è consentita.
- Sacrificio di figlio a Molek (20,2); notare: solo a Molek.
- Adulterio (20,10).
- Bestemmiatori (24,10-16);
- Non rispettare il riposo del sabato (23,3; cfr Numeri 15,32).
ALTRI REATI
- Danneggiamento e lesioni: si applica la legge del taglione (24,17-22).
- Altri reati senza dolo (colposi): si espiano offrendo in olocausto un giovenco (= bue che ha appena passato l'anno di età) (4,1-12).
DIVIETI
- Non mangiare grasso e sangue (3,17; cfr Genesi 9,4). Per quanto riguarda il sangue, la motivazione è spiegata più avanti. Per il grasso, invece, non c'è motivazione.
- No sacrifici ai satiri della campagna (17,7). Probabilmente i satiri sono dèi del folclore popolare che fanno capolino anche nel Pentateuco.
- Questo merita una citazione letterale: Non odiare il fratello, non far vendetta e non far rancore contro i figli del tuo popolo, anzi ama il prossimo tuo come te stesso (19,17-18). Qui mi sembra di leggere Gesù, che dice esattamente le stesse cose. Questo versetto conferma anche il vero significato di prossimo. Ma ovviamente i nemici vanno sterminati e le purghe staliniane di Mosè sono ammesse.
- Non indossare vesti intessute di qualità diversa (19,19). Senza motivazione.
- Tatuaggi (19,28).
- Prostituzione (19,29).
LITURGIA
- Definizione di animali puri e impuri; i primi si possono mangiare e si possono offrire in sacrificio, i secondi no (11-15). Elenco pratico in Deuteronomio 14,3-21.
- Il sangue è sede dell'anima e si carica dei peccati, per questo motivo il sangue non va mangiato e il sangue degli animali sacrificali va versato sull'ara (17,11-14; anche Deuteronomio 12,23).
- I sacerdoti che porgono le offerte devono essere belli e sani (21,16-24).
- Sacerdoti e famiglia possono mangiare le offerte sacre, cioè gli animali e i prodotti agricoli destinati al sacrificio (22,10-16).
- Non fate idoli, simulacri, cippi; non adorate figure (26,1).
- Rito periodico del capro espiatorio: con una apposita cerimonia, la bestia viene caricata simbolicamente con i peccati del popolo di Israele, e quindi viene liberata perché vada da Azel nel deserto, chiunque sia questo Azel del deserto (16).
SANITÀ
- Le malattie infettive vengono diagnosticate dal sacerdote. Sono elencate lebbra, tigna, erpete, scolo.
Terapia e profilassi: igiene, isolamento e olocausti (13-15).
- Misure specifiche anche per le mestruazioni che, comportando la fuoriuscita di sangue, richiedono specifica cautela (sparse nei capitoli 13-15).
VARIE
- Rispetto per l'ospite forestiero (19,34).
- Riposo dei campi ogni 7 anni e giubileo ogni 7 cicli di 7 anni (25).
- Gli schiavi possono essere solo stranieri, non Israeliti (25,24).
● Levitico 21,16-23: Yahweh schifa cieco, zoppo, mutilato, deforme, con malattia della pelle; questi non profanino i luoghi santi; è consentito loro di sfamarsi con le offerte al tempio, ma non si avvicinino al velo sacro. Quindi in generale malati, menomati e imperfetti sono condannati alla emarginazione e non hanno speranza. Vedremo come Gesù ribalterà questa loro condizione dando loro una speranza perché nell'imminente Regno di Dio gli ultimi saranno i primi.
● Levitico 26,14-45: monito finale di Yahweh contro il popolo se non rispetta la Legge, perché allora l'ira divina si abbatterà su di lui, verrà esiliato in terra straniera e potrà riscattarsi solo quando avrà riconosciuto le proprie colpe e quelle dei suoi padri. Si direbbe che questa parte sia stata scritta almeno dopo il primo esilio babilonese (circa 700 a.C.) o più probabilmente dopo il secondo esilio babilonese (587 a.C.).
● Levitico 27,30-33: il 10% della produzione agricola e allevamento spetta a Yahweh, cioè ai sacerdoti. Unito al fatto che sacerdoti e loro famigliari possono mangiare le offerte, se ne deduce che la casta sacerdotale costituiva quasi il 10% della popolazione. Ovvero, il 90% della popolazione serviva l'oligarchia.
Con l'affermarsi dei regni, la pressione contributiva sulla popolazione dedita alle attività primarie salirà, con 20% della popolazione come classe dirigente, 60% contadini e 20% pastori ([LIVERANI] 1.2 p. 11).
Libro che racconta della lunga marcia degli Israeliti verso nord dalla penisola del Sinai fino al territorio di Moab ad est del Giordano, delle battaglie, delle rivolte interne, e della vita nel campo militare. Ci sono anche molti numeri, da cui forse il nome del libro. Fatto curioso: in ebraico i numeri sono scritti a parole nella base dieci proprio come facciamo noi, con cifre, centinaia e migliaia e tutto.
● Numeri 1,1-46: deserto del Sinai, anno secondo dell'esodo. Yahweh ordina a Mosè e Aronne di fare il primo censimento della forza che comprende tutti gli uomini di età dai 20 anni in su abili alla guerra; ogni tribù avrà un suo comandante. Segue pedissequa elencazione delle tribù, dei capi designati, e l'esito finale del censimento della forza: 603'550 soldati.
● Numeri 1,47-54: ...ma i leviti sono esclusi dal censimento della forza perché loro sono i sacerdoti; ad essi spetta il compito di montare e smontare il tabernacolo e svolgere tutti i riti. Chiunque altro sia colto ad avvicinarsi al tabernacolo venga condannato a morte. Altro compito dei leviti è quello di suonare le trombe d'argento per annunciare al popolo le adunate in assemblea, i riti sacri, le operazioni di spostamento, le operazioni militari (10,1-10).
● Numeri 3,14-39: primo censimento dei maschi leviti: 22'000 maschi di età da un mese in su.
● Numeri 3,40-51: censimento dei primogeniti degli Israeliti non leviti: 22'273. Questo numero lascia molto perplessi gli studiosi perché è incongruente. Infatti ci sono 603'550 maschi abili alla guerra di età da 20 anni in su, ai quali vanno aggiunti i maschi da 0 a 19 anni + gli inabili alla guerra; ogni famiglia ha un solo primogenito, per cui in ogni famiglia ci devono essere più di 603'550/22'273 = 27 fratelli maschi ovvero più di 2*27=54 tra fratelli e sorelle per ogni famiglia, che è un po' altino anche per una società che ammette la poligamia.
Il resto dei versetti è un po' confuso anche per gli studiosi. Secondo una ipotesi, i primogeniti avrebbero il ruolo di rappresentare la famiglia presso Yahweh, ma questo compito viene ora delegato a uno specifico sacerdote levita (lo so che questa spiegazione non spiega nulla, ma tant'è); tuttavia avanzano 22'273 - 22'000 = 273 primogeniti del popolo non "coperti" da un levita, per i quali si fissa invece un pagamento di 5 sicli per il servizio di rappresentanza. Non viene spiegato quali dei primogeniti del popolo abbiano dovuto pagare, oppure se la somma è stata in qualche modo ripartita fra tutti. Comunque, una parte molto oscura e forse poco rilevante.
● Numeri 4: Yahweh distribuisce i compiti tra i leviti: chi si occupa delle stanghe del Tabernacolo, chi delle corde, chi dei teli, ecc.
● Numeri 5,1-4: Yahweh ordina di scacciare dal campo gli infetti: lebbrosi, malati di scolo, i contaminati dal contatto con un morto.
● Numeri 5,5-10: i danneggiamenti vanno indennizzati con una maggiorazione del 20%. Le offerte al sacerdote appartengono al sacerdote.
● Numeri 5,11-31: legge delle gelosie: il marito geloso può sottoporre la moglie a un test divinatorio svolto dal sacerdote. I mariti adulteri non sono contemplati. Secondo gli [APOCRIFI] la stessa Maria madre di Gesù verrà sottoposta a questo test risultando negativa.
● Numeri 6,1-21: istituzione del voto di nazireo (nazireato): l'uomo o la donna che vogliono dedicarsi a Yahweh o abbiano fatto il voto di svolgere servizio ad esso dedicato, devono seguire le prescrizioni elencate, basilarmente: non radersi il capo ma lasciare crescere i capelli, non bere vino, non avvicinarsi a un cadavere. Il periodo di nazireato si conclude con la rasatura del capo, i capelli bruciati, offerta al sacerdote. Tra i membri notevoli di questo gruppo ci sono Sansone (Giudici 13,5), Gesù (Matteo 2,23) e Paolo (Atti 24,5).
● Numeri 9,15-23: una volta rizzato il Tabernacolo, una nube vi si posa sopra, e diventa come di fuoco di notte. Quando la nube si muove, gli Israeliti si mettono in cammino e la seguono fino a quando si ferma di nuovo, e in quel posto erigono il nuovo accampamento. La nube poteva fermarsi per un periodo che va da due giorni a un mese o anche più. Gli Israeliti potevano marciare anche di notte, con la nube luminosa che mostrava il cammino (Deuteronomio 1,33). Sembra di riconosce qui il kavod di Yahweh, anche se non viene nominato esplicitamente neanche nel testo ebraico.
La terra promessa è una landa arida e desolata. Grande enfasi viene data da Yahweh e da Mosè alle meraviglie della terra di Canaan, una terra che si afferma ripetutamente dà latte e miele (Esodo 3,8; 3,17; 13,5; 33,3; Levitico 20,24; Deuteronomio 6,3; 8,6; 11,8; 26,9; 26,15; 27,3; 31,20; Giosuè 5,6). Quando un bufala viene ripetuta un numero sufficientemente grande di volte, diventa verità, tanto che persino gli esploratori mandati da Mosè confermano (Numeri 13,27; 14,8). Non a caso lo shemà Israel, la preghiera più sentita dal popolo di Israele, segue immediatamente la bufala in Deuteronomio 6,3 e si richiede di ripetere la preghiera almeno due volte al giorno per tutta la vita. Chi dissente sprofonda tra le fiamme dello sheol (Numeri 16,12-35).
La verità sfugge a Yahweh in Deuteronomio 10,12: la terra che vi ho dato non è come l'Egitto piatto e fertile, ma è una terra arida e montagnosa bagnata da piogge capricciose insufficienti. Ma è solo una attimo, e poi si torna alla propaganda.
● Numeri 10,29-32: il primo dissidente: Obab figlio del suocero di Mosè vuole ritornarsene in Egitto, ma Mosè lo convince a rimanere.
● Numeri 11: il popolo ha fame e vorrebbe ritornare in Egitto dove poteva mangiare a volontà cibi vari e succulenti, quali pesce, cocomeri, meloni e verdura. Segue l'episodio della manna che abbiamo visto in Esodo 16, ma con parole diverse. In conclusione, non abbiamo idea di cosa fosse questa manna; il punto è che il popolo ne era ormai disgustato. E la dovrà mangiare per 40 anni (Esodo 16,35).
Anche Mosè avverte il peso di questo onere che gli è stato imposto, e preferirebbe venire fulminato da Yahweh piuttosto che sopportare tale pena. Yahweh ordina dunque di organizzare un direttorio di 70 Anziani che dovranno aiutare Mosè.
Yahweh promette carne in abbondanza finché non vi esca dalle narici. Si leva un vento che trasporta dal mare una enorme quantità di quaglie che sfamano il popolo.
● Numeri 12,1-15: Aronne e sua sorella Maria (che è profetessa, Esodo 15,20) sparlano di Mosè perché ha sposato una donna cuscita (che forse vuol dire etiope) e perché Yahweh parla solo con lui e disdegna loro. Yahweh lo viene a sapere, convoca i due, e così sentenzia:
Se ci sarà un vostro profeta, io, il Signore, in visione a lui mi rivelerò, in sogno parlerò con lui. Non così per il mio servo Mosè: egli è l'uomo di fiducia in tutta la mia casa. Bocca a bocca parlo con lui, in visione e non con enigmi ed egli guarda l'immagine del Signore.
Quindi Yahweh si rivolge in visione o in sogno ai profeti mentre con Mosè ha un rapporto speciale, con lui parla apertamente e senza enigmi. Infine, Yahweh punisce solo Maria risparmiando Aronne per la seconda volta (cfr episodi del vitello d'oro). Questione chiusa.
● Numeri 13-14: in vista di nuove conquiste, Mosè forma quindi una pattuglia di esploratori scelti fra i capi delle tribù, e li manda in terra di Canaan. Gli esploratori ritornano e riferiscono all'Assemblea che il paese è ricco, ma è anche abitato da un popolo potente fatto di uomini giganti; si tratta dei nephilim, semi-dèi che abbiamo incontrato in Genesi 6,4 e che evidentemente sono scampati al Diluvio. Per questo motivo gli esploratori invitano a desistere. Mosè, Aronne e Giosuè sono per attaccare comunque, mentre il popolo minaccia di lapidarli e di ritornarsene in Egitto. Interviene Yahweh con il kavod, fulmina gli esploratori e minaccia di sterminare tutti. Ancora una volta Mosè mitiga l'ira di Yahweh.
A questo punto il plot si fa intricato: intimorito dall'ira di Yahweh, il popolo decide di partire all'attacco, ma adesso è Mosè che vuole fermarli perché un Yahweh malmostoso non li aiuterà; loro vanno comunque e vengono sonoramente sconfitti.
● Numeri 15,32: uomo sorpreso a fare legna di sabato viene lapidato per ordine esplicito di Yahweh. La norma verrà poi fissata e ribadita in Esodo 31,12-17 e Esodo 35,2-3 il ché prova il testo ha subito varie elaborazioni nel tempo e che l'ordinamento dei libri non è definitivo.
● Numeri 16 e 17,1-5: 250 dissidenti accusano Mosè di averli ingannati per averli condotti in mezzo al deserto ad affrontare tribolazioni e privazioni, quando l'Egitto era così accogliente. Ira di Yahweh: la terra si apre e i 250 dissidenti, le loro famiglie e tutti i loro averi sprofondano tra le fiamme dello Sheòl.
● Numeri 17,6-15: il giorno dopo, altra ribellione di popolo; interviene Yahweh: 14'700 giustiziati.
● Numeri 18,20-32: i leviti dovranno vivere solo della decima e delle offerte; è fatto loro divieto di possedere altro; il 10% della decima (e quindi l'1% del PIL israelita) va dedicato a Yahweh e quindi va bruciato sull'altare (Levitico 18,25+).
● Numeri 19,11-22: chi tocca un morto o entra nella sua casa diventa impuro; chi entra in contatto con persona impura diventa anch'esso impuro. Procedura di isolamento, igienizzazione e quarantena di 7 giorni per gli impuri.
● Numeri 20,1-21: Il contingente si ferma a Kades nel deserto di Sin. Il re degli Edomiti nega agli Israeliti l'attraversamento del suo territorio. Ricordiamo che in Genesi 25,30 Yahweh era dio degli Edomiti discendenti da Esaù (detto Edom), quindi deduco che Yahweh dopo 4 secoli ruppe le relazioni con gli Edomiti e per questo adesso si sta occupando degli Israeliti.
● Numeri 20,23-29: Yahweh ordina che Aronne sia condotto sul monte Hor perché per lui è tempo di morire; i suoi paramenti passano al figlio Eleazaro.
● Numeri 21: Vittoria contro Arad. Giro lungo nel deserto per aggirare Edom e risalire verso Canaan. Ennesima rivolta contro la quale Yahweh manda non meglio identificabili serpenti infuocati che mordono il popolo riottoso, facendo molti morti; il popolo invoca perdono e Yahweh ordina a Mosè di costruire un serpente di bronzo a imperitura memoria di quello che capita ai dissidenti. C'è un curioso seguito di questo serpente di bronzo in 2Re 18,4. Vittoria sugli Amorrei.
● Numeri 22-24: Israeliti accampati ai confini di Moab minacciano i Madianiti. Balac re di Moab convoca l'indovino Balaam; Balaam si mette in marcia sul suo asino; l'asino parla con la voce di un Angelo mandato dal Signore (ovvero malach mandato da Yahweh) che ordina a Balaam di benedire il popolo di Israele e portare questa brutta notizia a re Balac. E' evidente la volontà dell'autore di questo brano di dileggiare il nemico, ma tre capitoli solo per questo sono troppi. Questa è la seconda e ultima volta di un animale parlante nella Bibbia; il primo fu il serpente nell'Eden.
● Numeri 25-26: intanto, nell'accampamento gli Israeliti vengono sedotti dalle donne Madianite e si convertono al loro dio Baal-Peor: perché fare la guerra quando puoi fare l'amore? Mosè ordina repressione degli apostati: 24'000 giustiziati. La reazione di Yahweh è feroce: Fate guerra ai Madianiti e massacrateli (25,17). Secondo censimento della forza: 601'730 soldati (26,51). I territori conquistati dovranno essere spartiti a sorte (26,55).
● Numeri 27,1-11: ma le donne discendenti di Giuseppe figlio di Giacobbe non ci stanno: la loro famiglia non ha lasciato eredi maschi, per cui non parteciperanno neanche al sorteggio. Yahweh riconosce l'iniquità: legge sulla spartizione della eredità alle figlie in assenza di figli maschi. Il caso di donne con possedimenti e che poi si maritano verrà esaminato nel capitolo 36. Questa è la prima e unica volta che le donne avanzano una istanza collettiva a difesa dei propri interessi; per il resto abbiamo solo singole eroine che prendono l'iniziativa: Eva che vuole la conoscenza; Sara che pur di dare un erede ad Abramo adotta Ismaele; Giuditta che salva la città assediata; Ester che salva il suo popolo dalla persecuzione; fine.
● Numeri 27,12-23: Yahweh scontento di Mosè, ordina di nominare Giosuè come successore; egli avrà potere su tutti gli Israeliti e sul capo dei sacerdoti, Eleazaro.
● Numeri 28-30: elencazione delle offerte in sacrificio da fare periodicamente; particolare enfasi sul soave odore prodotto dagli olocausti, così gradito da Yahweh (28-29). Norme sui voti e sugli impegni (30).
● Numeri 31: i curatori della mia Bibbia [LEF] titolano questo capitolo Guerra santa contro i Madianiti come farebbe un fondamentalista qualunque. Questa sarà l'ultima battaglia di Mosè prima di cedere il comando a Giosuè e quindi morire. Partono 12'000 armati. L'ordine di Yahweh è sterminare tutta la popolazione. I 12'000 ritornano senza neanche una perdita. Mosè si adira con i suoi capi militari: hanno ucciso solo gli uomini e hanno lasciato in vita le donne. Mosè ordina di tornare a finire il lavoro così come era stato ordinato; concede che si tengano le bambine. Segue pedissequa elencazione del bottino di guerra:
675'000 pecore, 72'000 bovi, 61'000 asini, 32'000 giovinette.
per un totale di 840'000 animali. Supponendo che ogni pecora occupi un'area di 1 m2, la sola mandria di pecore occupa un quadrato di 820 metri di lato. Per i bovi, gli asini e le giovinette possiamo stimare aree altrettanto grandi. Tutto il bottino poteva coprire una intera vallata.
Il tributo spettante a Yahweh (cioè ai sacerdoti) viene così specificato:
675 pecore, 72 bovi, 61 asini, 32 giovinette.
Come si vede, il contributo ai sacerdoti è solo lo 0,1% invece dell'usuale decima del 10%. Forse i numeri del bottino hanno due zeri di troppo, cosa che porterebbe anche a valori più credibili. Che cosa se ne facevano i sacerdoti di 32 giovinette?
● Numeri 32: le tribù di Ruben, Gad e metà tribù di Manasse ottengono di stabilirsi nel territorio conquistato di Moab; tutti gli uomini abili alla guerra, però, seguiranno il contingente per conquistare le terre a ovest del Giordano.
● Numeri 33-36: ricapitolazione dell'itinerario del contingente dall'Egitto fino a Moab. Elencazione dei confini del territorio da conquistare e che verrà distribuito tra le rimanenti 9 tribù e mezzo; a ovest c'è il Mar Grande (Mediterraneo). Istituzione delle sei città rifugio e dei pascoli che sono riservati ai Leviti, che peraltro non hanno un territorio loro riservato; le città rifugio accoglieranno anche gli accusati di omicidio in attesa di giudizio da parte dell'Assemblea, in modo da sottrarli alla vendetta tribale. Ripartizione della quota spettante a donne che si maritano (cfr 27,1-11).
Secondo la ricostruzione del [FINKELSTEIN], questo è il libro "ritrovato" da re Giosia intorno al 620 a.C. sul quale il re baserà la sua azione di governo. Lo scopo del libro è quello di stabilire una volta per tutte l'assoluta centralità del tempio di Gerusalemme e dei suoi sacerdoti per quanto riguarda il culto di Yahweh; condannare come eresia ogni altro culto; stabilisce norme del diritto civile fondamentali; impone al re di osservare in tutto e per tutto questa Legge; fissa definitivamente una identità nazionale incentrata sul culto di Yahweh, cioè una teocrazia. Ne riparleremo più avanti.
Siamo in terra di Moab appena conquistata, esattamente 40 anni 11 mesi e 1 giorno dalla partenza dall'Egitto (1,3). Qui Mosè riassume le sue vicende ed elenca nuove leggi. Infine, Mosè passa il comando a Giosuè e va a morire come comandato da Yahweh.
● Deuteronomio 1,12: Mosè è stanco, e in particolare è stanco di dover affrontare da solo le continue liti del popolo. Nomina perciò una struttura piramidale di sotto-capi.
● Deuteronomio 2,34-35: sulla conquista dei territori di Sihon: prendemmo tutte le sue città e si dannò allo sterminio ogni città: uomini, donne, bambini; non lasciammo nessuno in vita. Solo fu nostra preda il bestiame e le spoglie delle città che avevamo prese. E' l'undicesimo comandamento: non si fanno prigionieri.
● Deuteronomio 4,12: Mosè insegna la Legge al popolo; ad essa non si dovrà più aggiungere o togliere niente. Gesù è avvisato. Nel capitolo 5 elenca i 10 comandamenti come dalla prima versione delle tavole (ne abbiamo già parlato).
● Deuteronomio 5,11: chi mente nel nome di dio verrà punito.
● Deuteronomio 7,16: Mosè ribadisce l'undicesimo comandamento: Distruggi dunque tutti i popoli che il signore iddio tuo ti dà; non si impietosisca il tuo occhio per loro. Anche 19,1. Fatto l'elenco dei morti (centinaia di migliaia), gli Israeliti sono stati i più assidui sterminatori di Ebrei dell'antichità.
● Deuteronomio 8,3: prima la fede, poi il corpo: non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che procede dalla bocca del Signore. Questa verrà citata nei Vangeli.
● Deuteronomio 13: la Legge è ora completa, non aggiungete né togliete nulla; non seguite sedicenti profeti di altri dèi, neanche se fanno miracoli; perché il Signore vi mette alla prova; mettete dunque a morte tali sognatori e profeti e chi invita a seguirli; lapidateli!
● Deuteronomio 14,1-2: gli Israeliti sono il popolo peculiare del Signore. Gesù non ha emendato questa norma, quindi ancora oggi gli Israeliti sono i prediletti dal Signore.
● Deuteronomio 14,3-21: elencazione animali puri e impuri; voi siete un popolo santo; perciò non mangiate bestie impure né bestie morte da sé, datele piuttosto agli stranieri.
● Deuteronomio 14,22-29: tasse: le decime.
● Deuteronomio 16: riti e sacrifici vanno fatti esclusivamente nel luogo che Yahweh sceglierà per farvi dimorare la sua gloria, cioè in definitiva nel tempio di Gerusalemme.
● Deuteronomio 17,2-7: gli apostati e gli eretici, denunciati da almeno 2 testimoni, siano lapidati; i testimoni hanno il privilegio di lanciare la prima pietra, il resto del popolo segue. Ricordare sempre la corretta interpretazione della norma ama il prossimo tuo come te stesso e della norma non assassinare.
● Deuteronomio 16,18-20: istituisce i giudici vicari in ogni città per le questioni minori; ai Leviti spettano i casi più complessi (17,8-13).
● Deuteronomio 17,14-20: se deciderete di darvi un re, venga scelto dai sacerdoti. Norma anti-Salomone: non sia il re troppo ricco; non sia il re distratto da troppe mogli; che il re si dedichi invece al suo popolo.
● Deuteronomio 20: disposizioni in tempo di guerra: gli esonerati dal servizio militare; regole di ingaggio del nemico; sterminio del nemico vinto; sulla costruzione delle macchine da guerra.
● Deuteronomio 21,22: pena capitale mediante impiccagione per i reati gravi; 40 colpi a terra per qulli lievi.
● Deuteronomio 22,22-29: stupro e adulterio: si fanno distinzioni tra vergine, non vergine, sposata e nubile.
● Deuteronomio 23,13-15: prescrizioni per lo smaltimento delle deiezioni umane con apposita pala, paletta o piolo.
● Deuteronomio 23,25-26: prescrizioni anti-povertà: ci si può sfamare con il grano e con l'uva del vicino, ma non la si può raccogliere con il paniere. Gesù nei vangeli si avvarrà di tale facoltà.
● Deuteronomio 24,16: la responsabilità penale è personale: Non si facciano morire i padri per colpa dei figli, né i figli per colpa dei padri; ciascuno sia fatto morire per il suo peccato. Vedi paragrafo "La Legge mosaica" per la discussione.
● Deuteronomio 29,22-27: Yahweh ha distrutto le città di Sodoma, Gomorra, Adma e Seboim perché hanno abbandonato Yahweh per servire ad altri dèi. Vedi anche Deuteronomio 31,16-18: Yahweh dice che Israele lo abbandonerà in favore di altri dèi, e allora ogni genere di disgrazia di abbatterà su Israele.
● Deuteronomio 31: Mosè scrive il libro della Legge e lo consegna ai Leviti perché lo ripongano a fianco dell'Arca dell'Alleanza. La Legge dovrà essere letta al popolo ogni 7 anni. Quindi Mosè passa il comando a Giosuè. Yahweh profetizza il tradimento del suo popolo con altri dèi, e allora quel giorno io nasconderò del tutto la mia faccia. E' esattamente ciò che avverrà subito dopo Giosuè.
● Deuteronomio 32,8-9: in questi due versetti sta tutto il casino della Bibbia e la prova delle manipolazioni per affermare il monoteismo eliminando le altre figure divine. Basilarmente si parla di come le terre siano state divise. Chi è il soggetto che fa le divisioni, e per assegnarle a chi, dipende dalla versione del testo:
[QUMRAN] (cfr https://en.wikipedia.org/wiki/Elyon, https://en.wikipedia.org/wiki/Sons_of_God):
8 Quando Elyon diede alle nazioni|popoli la loro eredità quando divise l'umanità egli fissò i confini dei popoli tra i (figli di Elohim [rotolo 4QDtj] | figli di El [rotolo 4QDtq]).
9 Essendo la parte di Yahweh il popolo di Giacobbe territorio|company|band proprietà|possesso|eredità[MASORETICA]:
8 Quando Elyon diede alle nazioni|popoli la loro eredità quando divise l'umanità egli fissò i confini dei popoli tra i discendenti di Israele.
9 Essendo la parte di Yahweh il popolo di Giacobbe territorio|company|band proprietà|possesso|eredità[SEPTUAGINTA]:
8 When the Most High divided the nations, when He separated the sons of Adam, He set the bounds of the nations according to the number of the angels of God.
9 And His people Jacob became the portion of the Lord, Israel was the line of His inheritance.[LEF]:
8 Quando l'Altissimo consegnò alle genti i loro possessi, quando divideva i figli di Adamo, Egli fissò i confini dei popoli secondo il numero dei figli d'Israele.
9 Poiché la parte del Signore è il popolo suo, Giacobbe è la porzione della sua eredità.[VAT]:
8 Quando l'Altissimo divideva i popoli, quando disperdeva i figli dell'uomo, egli stabilì i confini delle genti secondo il numero degli Israeliti.
9 Perché porzione del Signore è il suo popolo, Giacobbe sua parte di eredità. [2023-02-07 versetto 9 incompleto nel sito Vaticano, l'ho quindi preso da [CEI]]
Tutte le versioni concordano che un certo soggetto, ai tempi di Giacobbe, spartisce le terre tra altri soggetti o popoli, e da quel momento lì in poi Yahweh si dedica solo a Giacobbe e basta. Chi sia il soggetto che ha l'autorità per fare queste divisioni, e quali siano i beneficiari di queste spartizioni, cambia profondamente tra le versioni:
Versione | Chi ha fatto le divisioni | Beneficiari |
---|---|---|
[QUMRAN] rotolo 4QDtj | Elyon | figli Elohim |
[QUMRAN] rotolo 4QDtq | Elyon | figli El |
[MASORETICA] | Elyon | Israeliti |
[SEPTUAGINTA] | Altissimo | angeli di dio |
[LEF] | Altissimo | Israeliti |
[VAT] | Altissimo | Israeliti |
Un pasticcio più grosso di così non potevano farlo. Siccome non tutti possono avere ragione, se ne conclude che la maggior parte dei custodi dei testi sacri ha barato; e probabilmente hanno barato tutti.
L'unica versione della storia che avrebbe senso logico è: Elyon divide le terre e i popoli tra gli elohim, e Yahweh riceve la tribù nomade di Giacobbe, ma resta molto deluso. Purtroppo i testi che circolano fanno un grande pasticcio e danno una storia che non ha senso.
Nella [SEPTUAGINTA] l'Altissimo fa le divisioni tra i i figli di Adamo fissando i confini delle nazioni secondo il numero degli angeli di dio. Non risulta che gli angeli abbiano mai ottenuto dei popoli, e si fa intendere che l'Altissimo sia lo stesso dio che poi assegna a sè stesso Giacobbe, rinunciando così al resto dell'umanità per poi guidare gli Israeliti alla conquista di Canaan e allo terminio delle altre popolazioni, quindi un dio schizofrenico.
Nella [MASORETICA] Elyon fa le divisioni tra i figli di Israele, cosa impossibile perché al tempo di Giacobbe gli Israeliti non esistevano (verranno battezzati con questo nome da Yahweh in Genesi 32,29 oppure in Genesi 35,10).
Nelle altre versioni abbiamo l'Altissimo (che si lascia intendere essere dio) che fa le divisioni delle terre tra gli Israeliti (che ancora non esistono e che comunque non risultano possedere terre ai tempi di Giacobbe), e infine lo stesso dio assegna a sè stesso la sola tribù di Giacobbe per poi lamentarsene per il resto del capitolo 32; il tutto è privo di senso ma funzionale ad affermare il monoteismo.
Nella versione di [QUMRAN] rotolo 4QDtj, Elyon fa le divisioni secondo i figli degli elohim; Yahweh, pur essendo uno di loro, ottiene solo un piccolo popolo nomade; segue profonda delusione e lamentazione di Yahweh nel resto dei capitolo 32. Ciò dà senso a tutto lo spargimento di sangue ordinato da Yahweh al suo popolo pur di conquistare Canaan. E' questa la versione originaria della storia?
● Deuteronomio 34: Mosè, il più grande profeta degli Israeliti, ha 120 anni ed è nel pieno del vigore. Come ordinato da Yahweh, Mosè si incammina verso il monte Nebo dal quale potrà vedere la tanto sospirata terra promessa prima di morire ed essere sepolto nella terra di Moab. Ma nessuno sa dove sia sepolto Mosè perché nessuno in realtà lo ha visto morire ed insieme a Elia, saranno i due profeti non-morti che appariranno nel Vangelo. Giosuè prende il comando.
Gli studiosi che credono all'Esodo come fatto storico propongono una ragionevole ricostruzione di come le cose potrebbero essere andate (cfr ipotesi dei fratelli Sabbath). Secondo tale ipotesi, l'Egitto aveva due problemi: 1) proteggere l'Egitto dalle invasioni da nord-est e 2) disfarsi delle popolazioni immigrate mai integratesi nella società egiziana e perciò indesiderate. Pertanto Mosè, funzionario del faraone, riceve l'incarico di formare un contingente militare costituito da soldati egiziani e da civili da inviare in Canaan.
Il compito del contingente sarà quello di fare terra bruciata in Canaan per ostacolare le invasioni, nonché in seguito il compito di presidiare il territorio. Il Regno di Giuda, per secoli protettorato egiziano, sarà il risultato di questa strategia geopolitica.
I soldati egiziani avranno il ruolo di capi e saranno la tribù dei Leviti. Essi saranno comandanti militari, legislatori, governanti, esattori delle tasse, giudici. I Leviti forniranno anche la sovrastruttura culturale del contingente: la retorica della schiavitù d'Egitto, la Legge, il dio Yahweh come fonte di legittimazione del potere; tutto ciò per dare ordine e coesione a una masnada eterogenea di genti tendenzialmente litigiose (le altre 11 tribù della Bibbia). Addirittura, i Leviti inventano una nuova lingua comune per comunicare fra di loro: l'Ebraico; questa soluzione, e solo questa, non funzionerà, la nuova lingua rimarrà strumento esclusivo dei Leviti, mentre il popolo imparerà la lingua locale, l'Aramaico.
La popolazione civile è scelta tra gli "indesiderati" di cui l'Egitto vuole liberarsi. Ai civili che partono si promettono una terra che dà latte e miele, si forniscono incentivi di varia natura, attrezzature, provviste e bestie da soma e anche oro (oro che funziona come moneta internazionale utile per pagare pedaggi, pagare la sosta nella oasi, comprare cibo e acqua, ecc). Ai restii il faraone impone tasse, obblighi e restrizioni. Il compito dei civili saranno i servizi, soprattutto la cura del bestiame che renderà il contingente autosufficiente. I civili forniranno anche la carne da cannone delle infinite battaglie che dovranno affrontare.
Questo spiega anche perché il contingente veniva seguito a distanza dall'esercito mentre attraversava il delta del Nilo: non intendevano intercettarli, ma volevano solo accertarsi che non ritornassero indietro con una manovra ad U portandosi via tutti i beni di cui erano stati dotati per la missione!
Per ovvi motivi, il vero scopo della operazione non poteva essere divulgato e doveva pertanto rimanere riservato: ai civili si raccontavano bugie; alcuni ricevevano più incentivi di altri; Mosè doveva essere uno di "loro"; nessuno doveva sospettare che era in corso una pulizia etnica della società egiziana. Questo potrebbe spiegare perché non troviamo riscontri documentali.
Esaurito il suo compito di rendere operativo il contingente, Mosè nomina capo il suo secondo Giosuè e quindi ritorna finalmente in Egitto per godersi la pensione.
Secondo storici e archeologi, invece, tutto l'Esateuco è solo fiction:
- Considerato che la popolazione dell'Egitto all'epoca doveva essere intorno ai 3 o 4 milioni di persone ([LIVERANI] 1.2 p. 11), l'esodo di 600'000 uomini (a cui vanno aggiunti donne e bambini per un totale di circa 2 milioni di persone) avrebbe svuotato l'Egitto e provocato una catastrofe sociale ed economica tale che si dovrebbero trovare testimonianze nella copiosa documentazione che gli Egiziani ci hanno lasciato. Ma nulla del genere è stato finora trovato.
- Se un contingente così numeroso avesse veramente vagato nella penisola del Sinai per 40 anni, avrebbe sicuramente lasciato chiare tracce in quella landa desolata, ma nulla è mai stato trovato dagli archeologi ([FINKELSTEIN] p. 74).
- Non esiste prova di una tumultuosa conquista di Canaan da parte degli Israeliti come descritto nell'Esateuco. Il territorio di Canaan del tempo era organizzato in minuscole città Stato, e le tracce di distruzioni trovate nei reperti archeologici coprono un arco temporale di secoli. Cfr [FINKELSTEIN] p. 85.
- Gli Egiziani ci hanno lasciato una minuziosa documentazione delle loro attività anche in terra di Canaan. L'intera Canaan del 13o secolo era una regione controllata dall'Egitto. Un drappello di 50 soldati poteva bastare per raccogliere i tributi degli stati vassalli e per sedare disordini locali ([FINKELSTEIN] p. 73; [LIVERANI] 1.4, 1.5). La tumultuosa conquista di Canaan da parte del contingente di Giosuè, con intere città distrutte e decine di migliaia di morti, non sarebbe passata inosservata ([FINKELSTEIN] p. 88).
- La spettacolare conquista di Gerico (la vedremo in Giosuè 5,13) non trova riscontri sul campo: nel 13o secolo a.C. Gerico era un piccolo insignificante villaggio privo di fortificazioni; simili discrepanze sono state ritrovate anche nei siti di altre città che secondo il libro di Giosuè sarebbero state conquistate e distrutte ([FINKELSTEIN] p. 94).
- Non sono state trovate tracce del favoleggiato Regno di Giuda dei tempi di David e Salomone (che vedremo più avanti); al contrario, a quel tempo Gerusalemme era un piccolo villaggio privo di edifici monumentali ([FINKELSTEIN] p. 248).
- La situazione socio economica di Canaan descritta nella Bibbia intorno al 13o secolo a.C. è ben diversa da quella che gli archeologi hanno potuto constatare dai ritrovamenti di quel periodo, sia per la parte nord di Canaan (fertile e popolosa) sia per la parte sud dove si colloca Gerusalemme (arida e disabitata) ([FINKELSTEIN] p. 119).
In conclusione, l'epica storia dell'esodo e della travolgente conquista di Canaan da parte degli Israeliti sarebbe nient'altro che il racconto mitologico della fondazione di un popolo. Considerato il contesto in cui la Bibbia colloca questa epopea (geografia, città esistenti, merci scambiate, ecc.) il [FINKELSTEIN] conclude che questa storia è stata concepita o adattata nel 7o secolo a.C. al fine di dare un pretesto religioso e ideologico al progetto unitario di re Giosia, di cui parleremo più avanti.
Inoltre racconto dell'esodo e della conquista hanno costituito il supporto per l'inserimento delle norme della Legge, e hanno fornito un parallelo con le vicende del ritorno dall'esilio babilonese e la presa di possesso di Canaan da parte dei "ritornati" ([LIVERANI 14.5 p. 309-311).
Le leggi dettate da Yahweh sono essenzialmente un regolamento interno al loro contingente paramilitare che vanno dalla quota-dio delle spartizioni, allo smaltimento delle deiezioni umane (Deuteronomio 23,13-15).
La prima norma è scontata: non avrai altro dio al di fuori di me (Esodo 20,3). Questo è il minimo sindacale per ogni dio che si rispetti. La seconda norma imposta da Yahweh vieta l'idolatria, e nello specifico vieta di fare rappresentazioni artistiche della divinità (Esodo 20,4). Basta entrare in una chiesa cattolica per rendersi conto che questa è anche la norma di gran lunga più violata.
La responsabilità penale è personale (Deuteronomio 24,16; Ezechiele 18,14): non si facciano morire i figli per le colpe dei padri. Questo concetto non è mai stato davvero recepito e la mentalità tribale ha sempre prevalso: i figli, gli eredi e in generale i parenti sono responsabili per tutte le pendenze dei padri. Yahweh è il primo a far valere questo principio con Adamo ed Eva, Levi e Simone coi Sichemiti, le tribù contro Beniaminiti, ecc. La distinzione tra pendenze penali e civili, con le prime personali e le seconde ereditarie, deve ancora essere chiarita.
Numerose norme riguardano il diritto di famiglia, la primogenitura, il prestito a interesse, danni e risarcimenti, le funzioni religiose. Si tratta quindi di un mix di codice civile e codice liturgico.
Altre norme curiose: proibito il travestimento di uomini in donne e viceversa (Deuteronomio 22,5); metti parapetti sui tetti (Deuteronomio 22,8); non fare vesti di due tessuti diversi (Levitico 19,19; Deuteronomio 22,11); sul panno della verginità, sullo stupro e sull'adulterio (Deuteronomio 22,13-29); divorzio e libello del ripudio (Deuteronomio 24,1-4).
Altre ancora sono buffe: la rampa di accesso all'ara dei sacrifici non deve essere troppo alta, se no i fedeli scorgerebbero le nudità sotto la veste del sacerdote che sale (Esodo 20,26).
Sono compresi anche gli impegni che Yahweh assume nei confronti del suo popolo (Esodo 23,20-33).
Sono state contate in tutto 613 norme (mizvoth in ebraico), ben più delle 10 comunemente ricordate.
Quadro riassuntivo sulle norme relative a prestito e interessi. Yahweh dimostra di avere chiaro che la finanza sarà l'arma definitiva del mondo che verrà, e che quest'arma sarà decisiva nella lotta tra i popoli e tra i ceti sociali. Yahweh (o forse è meglio dire i suoi biografi Ebrei) pensava avanti di 3000 anni!
Prestito verso il fratello ebreo: non è ammesso applicare interesse; ogni sette anni c'è l'anno sabbatico e la remissione dei debiti per tutti i debitori (Deuteronomio 15,3; Deuteronomio 23,20; Levitico 25,37). Ovviamente si pone il problema che diventa difficile chiedere e ricevere un prestito quando manca poco all'anno sabbatico; per questo si invitano i creditori alla generosità (Deuteronomio 15,9).
Prestito verso lo straniero: è ammesso applicare l'interesse; non è prevista remissione (Deuteronomio 15,3; Deuteronomio 23,20).
Dominerai su molte genti facendo prestiti allo straniero ma senza accettare prestiti dallo straniero (Deuteronomio 15,6).
I beni del ricco sono la sua roccaforte, la rovina dei poveri è la loro miseria (Proverbi 10,15).
Il ricco prevale sul povero, e chi prende in prestito è schiavo del suo creditore (Proverbi 22,7).
La sezione dei libri storici copre il periodo che va da Giosuè (circa 1200 a.C.) fino al ritorno dall'esilio babilonese e alla costruzione del secondo tempio per il canone ebraico e protestante (circa 420 a.C.), e fino all'arrivo dei Romani in Canaan (circa 160 a.C.) per il canone latino.
Giosuè succede a Mosè e compie la conquista del territorio. Si arriva ai primi re di successo David e Salomone, che danno 80 anni di stabilità al piccolo Regno di Giuda. Segue un periodo turbolento con infinite lotte, interne ed esterne. I Filistei e i Moabiti sono tra i loro nemici e antagonisti ricorrenti (vedi ad es. la favoletta di Sansone che riassumo in appendice).
Salomone avvia un periodo di prosperità e tolleranza religiosa, a cui seguirà lo scisma tra il regno degli Israeliti a nord e il regno dei Giudei a sud. Seguirà la conquista di Canaan da parte degli Assiri, dei Persiani, dei Macedoni, dei Greci e infine dei Romani.
Il ruolo di Yahweh durante tutte queste vicende è solo virtuale, in concorrenza con i soliti Astarte, Camos, Milcom, Moloc e, dice la Bibbia, molti altri ancora. I veri protagonisti sono gli uomini e le loro rivalità mentre si contendono un fazzoletto di terra.
Questo personaggio non riceve una presentazione, ma gli viene dedicato un intero libro. Le poche informazioni su di lui sono sparse: compare per la prima volta in Esodo 17,9 dove comanda una operazione militare; è figlio di tale Nun (Esodo 33,11); il suo nome originale era Osea ma fu ribattezzato Giosuè da Mosè (Numeri 13,16; ma forse si tratta di una operazione editoriale per unire testi discordanti); è servitore di Mosè fin da giovane (Numeri 11,28); poi è aiutante in battaglia di Mosè (Esodo 25,13); poi è promosso primo sacerdote (Numeri 27,18); Mosè lo invita a salire insieme sul monte sacro per ricevere la prima versione delle tavole della Legge (Esodo 24,13; ma con la seconda versione delle tavole in Esodo 34, Yahweh ordina a Mosè di salire da solo); succede a Mosè per ordine di Yahweh (Deuteronomio 31,14); morirà all'età di 110 anni (Giosuè 24,29; Giudici 2,8). Insomma, un fedele servitore prima di Mosè e poi di Yahweh che si è guadagnato i gradi sul campo.
Quindi Giosuè viene designato successore di Mosè in Deuteronomio 31. Giosuè prosegue con la campagna di pulizia etnica nell'area di Canaan avviata da Mosè, ma realizza anche la conquista territoriale. Per una sintesi delle conquiste di Giosuè vedi i capitoli 11 e 12.
● Giosuè 5,13: il capo dell'esercito di Yahweh in persona si presenta a Giosuè con la spada sguainata e lo sprona all'azione.
● Giosuè 6: presa e distruzione di Gerico. Le mura cadono con gli squilli di trombe. L'ordine è di distruggere la città e tutto quanto in essa vi è contenuto; argento, oro, bronzo e ferro sono consacrati a Yahweh e dovranno pervenire al tesoro di Yahweh.
● Giosuè 7: ...ma un certo Acan della tribù di Giuda trattiene per sé parte del bottino, e questo fa arrabbiare tantissimo Yahweh che medita ritorsioni su tutto Israele.
● Giosuè 8: conquista della città di Ai; gli esploratori mandati da Giosuè suggeriscono di mandare solo 3000 cavalieri e lasciare riposare il resto del contingente; ma sottovalutano il nemico e Yahweh è ancora arrabbiato, quindi gli Israeliti vengono battuti. Allora Giosuè prende l'iniziativa tattica e, con una mossa astutissima, espugna la città:
Quand'ebbero terminato di uccidere gli abitanti di Ai passandoli a fil di spada nella campagna e nel deserto, tutti gli Israeliti si rivolsero alla città (di Ai) ed essa pure fu passata a fil di spada. La somma delle vittime di Ai fra uomini e donne fu in quel giorno di 12 mila persone.
E' l'undicesimo comandamento: non si fanno prigionieri!
● Giosuè 10,10: Yahweh interviene in battaglia e scaglia grosse pietre contro i nemici di Israele. Questo è il primo intervento concreto di Yahweh in battaglia.
Il secondo caso lo racconta Giosuè in 24,12 dove Yahweh manda i calabroni contro i re Amorrei facendo vincere gli Israeliti senza combattere; la battaglia potrebbe essere quella descritta in Numeri 21,21-32 dove però gli Israeliti combattono e non si citano calabroni. I calabroni come arma vengono citati anche in Deuteronomio 7,20 dove Yahweh promette di aiutare il suo popolo usando questo curioso strumento offensivo. Tuttavia la traduzione del termine ebraico צרעה (tsirah) è incerta; secondo altri studiosi vorrebbe dire "lebbra" o più in generale "affezione della pelle".
Un terzo episodio compare in 2Samuele 22,8-18 come parte dell'inno di ringraziamento di David a Yahweh, con toni decisamente fantastici. Se potessimo recuperare il Libro delle battaglie di Yahweh citato in Numeri 21,14 potremmo saperne di più sul Yahweh combattente.
● Giosuè 10,40: così Giosuè non lasciò alcun superstite come aveva ordinato Yahweh.
● Giosuè 13: Yahweh si lamenta di Giosuè ormai vecchio, quando ci sono ancora tante terre da conquistare e sono in ritardo con il crono-programma. In realtà queste terre erano state promesse proprio da Yahweh, quindi sarebbe Giosuè a doversi lamentare con Yahweh.
● Giosuè 18,7: nella suddivisione dei territori conquistati, la tribù di Levi non avrà alcun assegnamento perché il ruolo dei leviti è il sacerdozio. Questo principio viene ribadito diverse volte nel libro (21,1).
● Giosuè 24,4: Cosa fece Yahweh durante i 430 anni della schiavitù d'Egitto? Giosuè spiega che mentre la famiglia di Giacobbe riparava in Egitto (per 430 anni) per sfuggire alla carestia, Yahweh si occupava di Esaù e dei suoi discendenti rimasti in Canaan, ai quali aveva assegnato il territorio di Edom intorno al monte Seir (Deuteronomio 2,4-5). Non dice altro, ma è l'unico riferimento che ho trovato alle attività di Yahweh in questo lasso di tempo di 4 secoli.
● Giosuè 24: tutti i territori conquistati sono già stati spartiti tra le varie tribù di Israele. Giosuè raduna tutti i capi e chiede loro con quale dio rinnovare l'alleanza. La famiglia di Giosuè rimarrà fedele a Yahweh, ma riconosce che i loro padri (Abramo) servivano gli dei di Mesopotamia, mentre altri (Giacobbe) si erano posti al servizio degli dèi d'Egitto. Lascia quindi al popolo la libertà di scelta. E il popolo decide e giura solennemente di rimanere fedele a Yahweh.
Morte di Giosuè all'età di 110 anni.
Yahweh virtuale. Da questo punto in poi Yahweh compare nel racconto solo sporadicamente e solo quando viene interrogato, magari per divinazione. Per il resto gli uomini fanno di testa loro e nominano dio solo come intercalare oppure per legittimare delle scelte.
Curiosamente la Bibbia chiama questo libro Giudici sebbene in realtà parli di una serie di condottieri e governatori che porteranno alla formazione del Regno di Giuda. L'uso del termine improprio è forse dovuto alla confusione tipica nell'antichità tra i ruoli di legislatore, governatore e giudice che si concentravano in una stessa persona, per cui i termini erano equivalenti. Riporto solo gli episodi chiave tralasciando i governatori meno rilevanti.
● Giudici 1,8: Yahweh assegna il territorio della città di Gerusalemme alla tribù di Giuda, e quindi ordina alla tribù di Giuda di assediare e prendere la città. Gerusalemme assediata, la popolazione passata fil di spada, la città messa a fuoco. Con ciò la tribù di Giuda si assicura il primato sulla città di Gerusalemme, dà il nome alla popolazione locale e, in futuro, esprimerà il re del regno.
Le città circostanti diventano vassalle degli Israeliti; questa volta gli abitanti vengono risparmiati. A questo punto non è chiaro quale sia l'estensione del territorio sotto il controllo degli Israeliti. Ma poco importa, perché in questo libro le sorti degli Israeliti si ribalteranno diverse volte e non renderò conto qui di tutti i passaggi.
● Giudici 2,11-13: Giosuè figlio di Nun muore per la seconda volta all'età di 110 anni (testo evidentemente mal editato). Gli Israeliti tradiscono Yahweh in favore di Baalim, Baal, Astarte; e poi anche Asheroth (3,7).
● Giudici 3,15-30: Aod il temerario! Gli Israeliti sono di nuovo sotto il giogo dei moabiti. Aod, temerario, con un pretesto si apparta con il re di Moab e gli pianta il pugnale nel suo ventre grosso e grasso. Anche l'elsa del pugnale penetra dentro la pancia; i tentativi di Aod di estrarre il pugnale hanno l'unico effetto di far fuoriuscire la merda dal ventre del re. Aod sgattaiola via chiudendosi le porte alle spalle. Le guardie non osano entrare perché vedono le porte chiuse e, considerato l'olezzo, pensano che il re stia facendo i suoi bisogni e non lo vogliono disturbare. Intanto Aod raggiunge gli Israeliti e li guida nella battaglia vittoriosa contro i moabiti. Rimangono ancora da sistemare i Filistei.
● Giudici 3,31: Samgar il prode! Al riguardo c'è un solo versetto: Dopo Aod venne Samgar, figlio di Anat, il quale abbatté 600 Filistei con un pungolo da bovi e anch'egli liberò Israele. Nient'altro su Samgar.
● Giudici 6,36: ormai Yahweh non si manifesta più di persona dai tempi di Giosuè. Il governatore Gedeone sonda il volere di Yahweh con il prodigio del vello posato sul prato: il vello si impregna di rugiada mentre l'erba circostante rimane asciutta. Per ulteriore conferma, Gedeone ri-posa il vello sul prato invocando ancora il responso di Yahweh, che puntualmente arriva: questa volta il vello rimane asciutto mentre l'erba circostante è bagnata di rugiada. Mi pare che questo sia il primo caso nella Bibbia dove si ricorre alla divinazione, l'altro caso è 1Re 18,21-39. Vittoria sui Madianiti. Gedeone governa felicemente per 40 anni (8,28).
● Giudici 8,33: gli Israeliti passano sotto il dio Baal Berit.
● Giudici 10,6: gli Israeliti passano di nuovo sotto il dominio di Filistei e ammoniti.
● Giudici 10,13: gli Israeliti invocano Yahweh, ma lui è adirato con loro: Mi avete abbandonato per servire divinità straniere! No, non vi libererò più! Andate ad invocare gli dèi che vi siete scelti! Ma gli Israeliti lo supplicano e Yahweh, che in fondo ha il cuore tenero, cede.
● Giudici 11: Jefte, figlio di una meretrice, viene nominato governatore dagli anziani (11,10). Dovrà guidare gli Israeliti contro gli ammoniti. Pur di vincere la battaglia, fa un voto: quando ritornerà da vincitore, chi per primo uscirà dalla sua casa lo offrirà in olocausto al Signore (11,31). E infatti vince contro gli ammoniti, ritorna a casa, e la prima persona che gli si fa incontro è la figlia, che pertanto finisce arrosto sacrificata a Yahweh. Cfr con il simile episodio del re Mesha che sacrifica il figlio a Kamosh in 2Re 3.
● Giudici 13-16: gli odiati Filistei spadroneggiano sugli Israeliti. Favoletta consolatoria di Sansone, il vendicatore che pesta migliaia di Filistei con le nude mani. E per futili motivi. Senza poi concludere nulla. Vedi capitolo sulle Favolette per una sintesi.
● Giudici 19-21: uomini della tribù di Beniamino stuprano e uccidono donna giudea; per vendicare l'efferato delitto, si forma coalizione israelita contro la tribù di Beniamino e la stermina. Poi fanno un patto contro i superstiti della tribù di Beniamino perché non abbiano più a trovare donne fra il popolo di Israele. La tribù di Jabes non partecipa al patto e perciò viene sterminata anch'essa. I beniaminiti superstiti sono invitati a trovare donne rapendole a Silo. Amara conclusione del libro: In quel tempo non c'era un re in Israele e ciascuno faceva ciò che gli piaceva.
Il libro è parte del canone ebraico. Solo quattro paginette per presentare la genealogia di David, che sarà re. C'è anche uno spaccato della società israelita e delle usanze dei matrimoni combinati per motivi di eredità.
In breve: un israelita sposa Rut, una moabita (quindi ebrea perché discendente da Lot, ma non israelita); poi questo marito muore e quindi i suoi beni e la sua vedova vanno in sposa al riscattatore cioè il parente più prossimo, in questo caso un israelita di nome Booz; Rut farà un figlio con questo Booz; questo figlio viene dato alla suocera purosangue israelita per essere adottato, allattato ed educato per diventare un israelita DOC. Non mi è chiarissimo il meccanismo della israelitudine, ma fa lo stesso. In 4,18-22 la sintesi della genealogia risultante. Ricordiamo che Gesù discende da David, e quindi la moabita Rut è una sua antenata.
In definitiva, l'autore sostiene che David era sì ebreo, ma non era puro israelita. La questione era importante nel contrasto tra nazionalisti contro universalisti. Vedi anche il libro di Giona, dove emerge lo stesso tema del nazionalismo contro universalismo.
Date come da [FINKELSTEIN] p. 33. Durante il regno di Roboamo (circa 930 a.C.) il regno di Israele con capitale Samaria si scinde dal Regno di Giuda con capitale Gerusalemme.
* Il periodo include la reggenza congiunta.
Periodo (a.C.) Nome Riferimenti 1025-1005 circa Saul 1Samuele 8 1005-970 circa David 1Samuele, 17 970-931 circa Salomone 1Re 1 931-914 Roboamo 1Re 14,21 914-911 Abijam 1Re 14,21 911-870 Asa 1Re 15,9 870-846 (*) Giosafat 1Re 22,41 851-843 (*) Gioram 2Re 8,16 843-842 Acazia 2Re 8,25 842-836 Atalia 2Re 11,1 836-798 Gioas = Jehoash 2Re 12,1 798-769 (*) Amasia = Amazia 2Re 14,1 785-733 (*) Azaria = Ozia 2Re 15,1 729-743 (*) Jotam 2Re 15,32 743-727 Achaz 2Re 16,1 727-698 Ezechia 2Re 18,1 698-642 Manasse 2Re 21,1 641-640 Amon 2Re 21,19 639-609 Giosia 2Re 22,1 609 Joachaz 2Re 23,31 608-598 Joiakim 2Re 23,36 596-586 Sedecia 2Re 25,1
per un totale di 22 re nell'arco di 439 anni; durata media di ogni regno 439/22 = 20 anni.
Date come da [FINKELSTEIN] p. 33.
* Il periodo include la reggenza congiunta.
Periodo (a.C.) Nome Riferimenti 931-909 Geroboamo I 1Re 12,25 909-908 Nadab 1Re 15,25 908-885 Baasa 1Re 15,33 885-884 Ela 1Re 16,8 884 Zamri 1Re 16,15 884-880 (**) Tibni 1Re 16,15 884-873 Omri 1Re 16,23 873-852 Acab 1Re 16,29 852-851 Acazia 1Re 22,52 851-842 Gioram 2Re 3,1 842-814 Jeu 2Re 10,28 817-800 (*) Joachaz 2Re 13 800-784 Gioas 2Re 13,10 788-747 (*) Geroboamo II 2Re 14,23 747 Zaccaria 2Re 15,8 747 Sallum 2Re 15,13 747-737 Menahem 2Re 15,17 737-735 Peqehia 2Re 15,23 735-732 Peqah 2Re 15,27 732-724 Osea 2Re 17,1
** Governo rivale.
per un totale di 20 re nell'arco di 207 anni; durata media di ogni regno 207/20 = 10 anni. Ci sono molte omonimie con i re di Giuda per cui è facile fare confusione: Acazia, Gioram, Joachaz, Gioas.
Qui le storie dei primi grandi re mitologici di Israele, David e Salomone. Si tratta probabilmente di leggende molto antiche ma poi riadattate in epoca post-esilica. Colpisce il comportamento che oggi potremmo definire immorale di questi personaggi, che può dipendere in parte dalla mentalità degli antichi, dalla origine orientale delle storie, e dalla volontà dei redattori di contenere la popolarità di una figura, quella del re, che al loro tempo non poteva più esistere. Archeologi e storici ci confermano la mancanza di riscontri a queste storie.
Samuele è sacerdote capo, mentre i suoi due figli governano sugli Israeliti. Ma il popolo lamenta che questi due governatori sono corrotti e apostati e vuole un re.
● 1Samuele 4: Filistei battono Israeliti, catturano l'Arca e la portano nel loro tempio di Dagon, ma la statua di Dagon cade in pezzi e i Filistei vengono colpiti da misteriosi bubboni della pelle; i Filistei decidono di ritornare l'Arca agli Israeliti.
● 1Samuele 6,19: nel percorso di ritorno, alcuni curiosi aprono l'Arca e ci guardano dentro: 70 morti. L'arca è forse un'arma NBC? Vedi anche 1Cronache 13,9.
● 1Samuele 8-15: il popolo vuole un re per gestire la giustizia e le campagne militari. Yahweh è contrario perché pensa che poi il popolo seguirà il re invece che Yahweh. Samuele mette in guardia il popolo contro gli abusi del potere. Ma invano: il popolo vuole comunque un re. Il giovane e bello Saul viene unto re da Samuele e comincia subito con le campagne militari contro i Filistei. Tutto bene, salvo che Saul pratica un olocausto al posto del sacerdote (13,9), pratica la divinazione (14,41), disubbidisce all'ordine di Samuele di sterminare tutta la popolazione e il bestiame degli Amalechiti (15,3).
● 1Samuele 15,10: ...allora Samuele s'incazza e destituisce Saul, ma Saul resiste sul trono.
● 1Samuele 16: Samuele unge re il giovane pastorello betlemita David figlio di Iesse parente di Rut. Ma il giovane David deve ancora dimostrare il suo valore e deve ancora vedersela con re Saul.
● 1Samuele 17: i Filistei sfidano gli Israeliti in un confronto uno contro uno tra i 2 guerrieri più forti; i Filistei mandano il gigante Golia, mentre per gli Israeliti si offre il giovane outsider David, un pastorello minuto di corpo ma animato da una incrollabile fede in Yahweh. Saul lo dileggia passandogli le sue armi, ma sono troppo pesanti per il piccolo David, perciò David decide di usare il giavellotto. David colpisce Golia in testa e questo stramazza a terra, poi David gli prende la spada e con quella gli taglia la testa.
● 1Samuele 18-21: Gionata figlio di Saul ha una cotta per David (1Samuele 19,1; 20,17; 20,41) tanto che David riconosce che il suo amore per lui è superiore all'amore per una donna (2Samuele 1,26). E' la prima e unica relazione omosessuale nella Bibbia e interessa nientemeno che il più famoso tra i re di Israele. Questo e altri indizi fanno pensare a una redazione della storia molto tarda, risalente al periodo post-esilico quando Israele non aveva più un re.
David acclamato dal popolo suscita la gelosia di Saul. Saul promette sua figlia Mikal in sposa a David, ma pretende cento prepuzi di Filistei. David gliene porta duecento. Saul adesso è veramente geloso e vuole uccidere David. David fugge.
● 1Samuele 22-23: David costituisce una banda di mercenari di 600 uomini (22,2; 23,13), raccolti senza farsi troppi scrupoli tra emarginati e delinquenti comuni, e si mette al servizio dei Filistei per razziare le città del sud, verso l'Egitto e verso il Sinai. Le popolazioni vengono sterminate e il bottino viene diviso con il re dei Filistei. David evita però di andare contro gli Israeliti e il territorio di Giuda. David mette al sicuro i propri famigliari presso il re di Moab.
● 1Samuele 24: Saul da la caccia a David nel deserto, poi si ritira in una anfratto oscuro per fare i suoi bisogni; ma proprio lì nell'oscurità c'è David che si nasconde. David, quatto quatto, risparmia la vita a Saul e gli taglia un lembo del mantello; userà poi il trofeo per dimostrare al re la sua lealtà; Saul si riappacifica con David.
● 1Samuele 25-26: Saul da la caccia a David nel deserto (versione 2 del plot precedente); David, quatto quatto, sorprende Saul nel sonno e gli sottrae la lancia e la ciotola dell'acqua; userà questi trofei per dimostrare al re la sua lealtà; Saul si riappacifica con David.
● 1Samuele 27-28: David ancora braccato da Saul; David e la sua banda si mette al servizio dei Filistei; le cose si complicano quando i Filistei vanno in guerra contro gli Israeliti: da che parte starà David?
Samuele è nel frattempo morto, e Saul non può interrogare Yahweh sul da farsi; perciò Saul si rivolge a una donna medium per interrogare lo spirito di Samuele morto; lo spirito di Samuele è molto contrariato perché il suo riposo è stato disturbato; Samuele preconizza una disastrosa sconfitta degli Israeliti.
● 1Samuele 29-30: i Filistei esonerano David e la sua banda dalla guerra contro gli Israeliti. David si concentra a razziare un po' gli Amalechiti e poi distribuisce il bottino tra le popolazioni bisognose di Giuda.
● 1Samuele 31: Israeliti sconfitti dai Filistei, Saul muore in battaglia insieme ai suoi figli. David accolto come re dai Giudei ma deve ancora vedersela con gli altri Israeliti rimasti fedeli alla casa di Saul.
● 2Samuele 1-5: David alla testa dei Giudei affronta e sconfigge gli ultimi Israeliti rimasti fedeli a Saul, poi riconquista la città di Gerusalemme che era occupata dai Gebusei (popolo peraltro sconosciuto agli storici, cfr [LIVERANI] 14.3). David è re degli Israeliti e Gerusalemme diventa capitale e città sacra.
● 2Samuele 6: l'Arca, fino a quel momento custodita nella casa di Abinadab, trasferita in una tenda provvisoria in Gerusalemme; un malcapitato che tenta di avvicinarsi all'Arca per sorreggerla, muore fulminato.
● 2Samuele 7,7: Yahweh pretende da David una casa di legno di cedro. Non la farà.
● 2Samuele 8-10: David sconfigge Filistei, Ammoniti e Aramei.
● 2Samuele 11-12: David vede Betsabea, una bella ragazza hittita (!), perciò la rapisce; da essa nascerà Salomone. Non contento, David fa uccidere il padre di Betsabea per avere anche la madre, da cui avrà un altro figlio. Yahweh non approva e, per punire David, fa morire quest'ultimo bambino. Una delle solite punizioni eque e sensate di Yahweh.
● 2Samuele 13-18: David ha un imprecisato numero di mogli, concubine e figli. Tra questi figli, Amnon stupra la sorella Tamar. A sua volta Amnon viene ucciso dal fratello Assalonne. Assalonne cerca di usurpare il trono ma viene ucciso da Ioab, capo dell'esercito di David.
● 2Samuele 19,42: primi attriti tra la tribù di Giuda (imparentata con David) e il resto degli Israeliti.
● 2Samuele 24: Yahweh provoca David comandando un censimento della forza: 800mila guerrieri per Israele, 500mila per Giuda. Il censimento era sempre preludio a nuove tasse o alla coscrizione in vista di una nuova guerra, per cui era inviso al popolo. Yahweh punisce David per avere fatto ciò che Yahweh stesso gli ha comandato e perciò manda la peste nel paese; muoiono così 70mila persone. David riconosce la profonda ingiustizia di Yahweh: Io ho peccato, ma loro che sono il gregge che cosa hanno commesso?
Tutto ciò è privo di senso; lo stesso smarrimento deve averlo provato l'estensore di 1Cronache 21,1 che descrive lo stesso episodio ma decide di attribuire l'iniziativa del censimento a un generico "satana".
● 1Re 1-2: Prima di morire, David designa re il figlio Salomone. Salomone sarà il re saggio per antonomasia. Sarà spregiudicato nelle alleanze e tollerante verso le fedi religiose diverse, portando pace e prosperità. Anche 2Cronache 1, Sapienza 7.
● 1Re 3,1: Salomone si allea con il faraone e ne sposa la figlia.
● 1Re 3,16-28: primo giudizio salomonico su due prostitute che si contendono un bimbo. E' anche l'unico giudizio salomonico citato dalla Bibbia.
● 1Re 5,15: Salomone si allea con il re di Tiro (Libano) per ottenere il legno di cedro necessario alla costruzione del tempio.
● 1Re 6: per ordine di Salomone, 480 anni dopo la fuga dall'Egitto (~1400 a.C.) inizia la costruzione tempio di Gerusalemme (quindi ~920 a.C.). I lavori dureranno 20 anni. Per i dettagli costruttivi vedi 1Re 6; 1Re 7,13-51; 1Re 8,1-11. Anche 2Cronache 1, Esdra 3,7, 2Maccabei 2.
● 1Re 7,23: Pi greco vale esattamente 3.
● 1Re 8,9: L'arca contiene solo le due tavole di pietra della Legge Mosaica.
● 1Re 10: regina di Saba rende onore a re Salomone. Anche 2Cronache 9. Non è dato a sapere dove si trovi questo famoso regno di Saba.
● 1Re 11: Salomone ha una grande passione per le donne di tutti i paesi: 700 mogli e 300 concubine. Ne adotterà anche gli dèi, che la Bibbia elenca così:
Astarte dea dei Sidoni,
Milcom dio degli Ammoniti,
Camos dio di Moab
e, dice il testo, molti altri ancora.
A tutti questi dèi, Salomone fa costruire altari nel tempio e compie riti. Yahweh si adira e commina una delle punizioni equilibrate delle sue: non farà nulla a Salomone, però promette di colpire e dividere il regno che lascerà a suo figlio, causando guerre e sofferenze tra la popolazione.
In termini laici, Salomone stringe alleanze con i regni circostanti per mezzo di matrimoni combinati, così assicurando un periodo di pace e prosperità al suo piccolo regno. La spiegazione teologica è stata fatta evidentemente a posteriori. Notare come il preteso intervento del giudizio divino è palesemente goffo e forzato: da qui in poi il ruolo di Yahweh nella Bibbia è puramente virtuale.
● 1Re 11,40: Salomone cerca di uccidere l'oppositore Geroboamo; Geroboamo si rifugia in Egitto sotto il re Sheshonq I (o Sisach, o Shishac) circa 920 a.C.
● 1Re 11,41: si cita un libro degli atti di Salomone, che è scomparso.
● 1Re 11,43: Salomone muore dopo 40 anni di regno. Si apre la lotta per la successione tra:
Nel tempio di Gerusalemme, nella città e anche nelle periferie, si moltiplicano gli altari a tutti i vari dèi. In particolare, sono proprio gli Israeliti che cercano alleanze con tutte le città circostanti e ne adottano i riti religiosi.
● 1Re 12-13: lo scisma politico è anche scisma religioso: Geroboamo fa costruire due idoli in oro rappresentanti un torello da collocare in Betel e in Dan e istituisce sacerdoti che non sono leviti. Il toro è il simbolo di Yahweh prima che il comandamento che vieta le rappresentazioni sacre venisse affermato. Anonimo profeta di Yahweh preconizza che in futuro un re di nome Giosia (13,2) farà giustizia di tutte queste empietà. Ciò dimostra che stiamo leggendo un testo redatto ai tempi di Giosia o subito dopo.
● 1Re 14,25: ...e intanto il faraone fa incursione su Gerusalemme e la tassa un po' tanto per gradire. Ne ha diritto: in fondo sua figlia era la regina moglie di Salomone (1Re 3,1).
La mitologia cede il passo alla Storia. Le ricerche archeologiche degli ultimi decenni hanno dimostrato che i fantastici regni di David e Salomone non sono mai esistiti e ricadono quindi nel dominio del racconto mitologico. Tuttavia la ricerca archeologica ha invece confermato che da questo punto in poi il racconto biblico si interseca con la storia che oggi possiamo accertare (v. [FINKELSTEIN]).
In particolare, re Omri è il capostipite di una dinastia che porterà il Regno di Israele alla sua massima espansione territoriale dalle coste dell'Egeo ai confini di Damasco, e alla massima prosperità economica, facendo del regno una potenza regionale cosmopolita e politeistica.
Tuttavia la Bibbia descrive la dinastia omride come apostata e immorale: i sacerdoti Giudei che vivevano nel regno del sud, arido povero e isolato, proprio non riuscivano a spiegarsi come i loro cugini del nord potessero avere tanta fortuna pur adorando Baal e altri dèi, considerato che tutti gli eventi della Storia non potevano che essere determinati da Yahweh. Per questo gli autori sono costretti a rocambolesche piroette narrative dove Yahweh interviene ripetutamente a determinare la vittoria o la sconfitta di Israele, ma più spesso la vittoria. Il racconto della Bibbia che andiamo di seguito a riassumere è ovviamente condizionato dalla visione politica e teologica dei sacerdoti di Giuda, ma i tratti principali delle vicende storiche sono corretti.
Questo periodo di prosperità del Regno di Israele durerà, tra alti e bassi, fino ai tempi di Geroboamo II (743 a.C.), quando gli Aramei prima e gli Assiri poi si espanderanno verso occidente occupando progressivamente il regno.
● 1Re 16,23: 885 a.C., Omri nuovo re di Israele per 12 anni, poi gli succede il figlio Acab.
● 1Re 16,29: Acab, il nuovo re degli Israeliti, si dà al culto di Baal (1Re 16,31; forse ha qualcosa a che fare con il Baal-Peor di Gomorra? o con il Baal Berit di Giudici 8,33? Non lo so.). Gezabele, moglie di Acab, fa uccidere i sacerdoti di Yahweh. Il profeta Elia interviene e uccide i sacerdoti di Baal (v. sezione sulle Favolette).
● 1Re 18,21-39: Elia dimostra a re Acab e ai suoi profeti di Baal che Yahweh esiste, mentre Baal no con il prodigio del fuoco che piove dall'alto sulla mucca squartata. Secondo caso di divinazione che ho trovato dopo Giudici 6,36. E notare che neanche il venerato profeta Elia parla direttamente con Yahweh faccia a faccia come faceva Mosè.
● 1Re 19-22: guerra di Aram contro Israele; Samaria assediata; Acab resiste e respinge gli Aramiti fino a Damasco; Israele estende il suo territorio fin dentro i confini di Aram; Acab muore in battaglia. Acazia (= Acazia) figlio di Acab e Gezabele succede al padre.
In questo libro continuano le avventure dei vari re di Giuda e di Israele. Lo schema è sempre lo stesso:
● 2Re 1: a re Acab di Israele succede Ocozia, figlio di Gezabele. Si ferisce cadendo dal davanzale; per guarire consulta Baal-Zebub dio di Accaron. Elia si oppone e lascia morire Acazia. Elia compie miracoli come la moltiplicazione della farina e dell'olio (1Re 17,7-16; 2Re 4,1-7), guarigioni (1Re 17,17-24), invoca la pioggia (1Re 18). Vedi appendice con la favoletta su Elia il vendicatore.
● 2Re 2,11: Elia consegna i paramenti al discepolo Eliseo, lo saluta, e sale in cielo su di un carro di fuoco trainato da cavalli. Elia ritornerà in futuro sulla Terra per nuove missioni (cfs Malachia e vangeli). E' il secondo rapimento in cielo dopo il patriarca pre-diluviano Enoc; seguirà Gesù. Eliseo produrrà miracoli come quelli di Elia, compreso la moltiplicazione dei pani (2Re 4,42-44) e dell'olio (2Re 4,1-7) nonché varie guarigioni (2Re 5), resuscita i morti (2Re 4,32-35), purifica sorgente di acqua salmastra (2Re 3,19-22).
● 2Re 3,4: Israeliti di Yahweh contro Moabiti di Kamosh guidati dal loro re Mesha (cfr Stele di Mesha, ~840 a.C.). L'episodio ha dei momenti drammatici: il re Mesha si trova accerchiato e in difficoltà e arriva addirittura a sacrificare suo figlio primogenito sull'altare nel tentativo disperato di capovolgere la situazione; ci riesce e alla fine sono gli Israeliti che devono ripiegare. Cfr con analogo episodio di Jefta (Giudici 11,31).
● 2Re 9-10: Eliseo unge re di Israele un tale Jeu perché uccida il re di Israele Gioram e il re di Giuda Acazia (un altro Acazia, non quello già morto in 2Re 1); Gezabele viene anch'essa uccisa scagliandola contro un muro, il suo corpo maciullato dagli zoccoli dei cavalli e poi mangiato dai cani. Jeu condanna a morte tutti gli eredi della famiglia Acab, uccide tutti i sacerdoti di Baal e ne distrugge gli idoli. Yahweh approva compiaciuto (2Re 10,30).
● 2Re 11: Atalia, madre di Acazia, appena saputo della morte del figlio re, uccide tutti gli eredi (cioè i figli delle varie mogli e magari anche i propri) e si proclama regina. Solo il figlio Gioas si salva dalla furia della usurpatrice, viene proclamato re da un sacerdote di Yahweh, e infine Atalia e gli ultimi sacerdoti di Baal vengono uccisi.
● 2Re 12: nonostante la carneficina, gli altari di Baal e degli altri dèi rimangono, e il popolo continua ad adorarli. Gerusalemme assediata da Hazael re di Aram; Gioas riscatta la città con tutto l'oro e gli oggetti preziosi contenuti nel tempio; siccome l'arca era ricoperta d'oro, forse gli ha dato anche quella. Gioas viene ucciso in una congiura di palazzo.
● 2Re 13: le cose vanno anche peggio sù in Israele, che viene conquistata e sottomessa da Hazael.
● 2Re 14: Amasia re di Giuda fa giustiziare i servi che hanno assassinato papà Gioas, vince la guerra contro gli Edomiti e poi attacca il Regno di Israele del re Gioas (omonimo del padre). I Giudei perdono, Gerusalemme viene espugnata, il tempio viene saccheggiato ancora una volta. Amasia dopo la sconfitta vivrà altri 15 anni per poi essere ucciso in una congiura in Gerusalemme.
● 2Re 15: re Azaria di Giuda è lebbroso e governa da una casa isolata; il figlio Jotam cura gli affari correnti in città.
● 2Re 15,17: circa 740 a.C., Israele viene invaso dagli Assiri di re Ful e devono pagare il riscatto per riavere la libertà.
● 2Re 15,27: Israele viene nuovamente saccheggiato dagli Assiri. Intanto a sud, il Regno di Giuda resiste.
● 2Re 16: Achaz re di Giuda tradisce Yahweh e sacrifica nel fuoco anche il figlio. Gerusalemme viene assediata da Israele e da Aram (Damasco). Gerusalemme usa i tesori del tempio per assoldare gli Assiri contro gli assalitori.
Gli Assiri occupano Canaan. Nel 7o secolo a.C. l'impero assiro raggiunge la massima espansione, conquista l'Egitto, conquista il Regno di Israele e il Regno di Giuda è suo vassallo. Ezechia, re di Giuda e devoto a Yahweh, impone la purezza del culto, tenta una velleitaria ribellione contro gli Assiri, ma il suo regno viene completamente devastato, Gerusalemme è assediata, ed Ezechia deve pagare un pesante riscatto. Manasse, figlio di Ezechia, accetta il vassallaggio agli Assiri e conduce il regno a un periodo di pace e prosperità. Il Tanach introduce il miracoloso intervento di Yahweh che salva il pio Ezechia asserragliato in Gerusalemme per nasconde il fatto storico che la ostinata resistenza del pio Ezechia ha portato il regno alla completa distruzione ([FINKELSTEIN] p. 265).
● 2Re 17: 724 a.C. gli Assiri di nuovo in Israele chiedono un tributo annuale. Re Osea chiede aiuto all'Egitto ma gli Assiri arrestano Osea e deportano gli Israeliti in Babilonia. Le città israelite vengono occupate da nuove genti provenienti da est che praticano vari culti a vari dèi incluso Yahweh; secondo [LEF] questi popoli sono i Samaritani. E' la fine del Regno di Israele.
● 2Re 18: Ezechia, re di Giuda, è fedele a Yahweh e alla Legge e cancella gli ultimi idoli, tanto che né prima né dopo di lui c'è stato mai un re come lui fra tutti i re di Giuda. La stessa lode verrà rivolta a Giosia, ma pazienza. Lo stesso serpente di bronzo costruito da Mosè (Numeri 21,4-9) si era trasformato in idolo di Necustan, quindi Ezechia fa distruggere anche quello. Ezechia si ribella agli occupanti Assiri. Ma gli Assiri ritornano con i rinforzi, devastano il regno e assediano Gerusalemme dove Ezechia rimane asserragliato. Le ricchezze del tempio di nuovo usate per pagare il riscatto. Il profeta Isaia consola il re.
● 2Re 19,17: nei territori conquistati, gli Assiri distruggono gli idoli di legno e di pietra gettandoli nel fuoco. Quelli però, non erano dèi, ma solo opera delle mani d'uomo, legno e pietra; perciò li hanno distrutti. Confrontare questo con il comandamento di non costruire idoli a Yahweh (Esodo 20,4). Forse il divieto di costruire idoli deriva dalla precarietà della condizione degli Israeliti?
● 2Re 19,35: 185mila soldati assiri muoiono per mano dell'angelo di Yahweh. Lo stesso episodio della ritirata degli Assiri viene descritto anche in Isaia 37 in due forme diverse, per cui abbiamo in tutto 3 versioni. Ezechia resiste assediato in Gerusalemme.
● 2Re 20,20: Ezechia fa costruire il tunnel lungo 533 metri che porta l'acqua in Gerusalemme dalla sorgente di Gihon alla vasca di Siloam. L'ordine degli eventi storici è un po' alterato; probabilmente l'opera fu realizzata nel quadro delle fortificazioni costruite per resistere agli Assiri, e aveva lo scopo di portare l'acqua dentro a Gerusalemme attraversando le spesse mura di cinta.
● 2Re 21: Manasse, re di Giuda, figlio di Ezechia, adora diversi dèi (Baal, Ascera) e ad essi sacrifica il figlio primogenito (e anche altri figli secondo 2Cronache 33,6). Suo figlio Amon fa lo stesso ma regna solo 2 anni prima di essere ucciso dal popolo.
L'impero Assiro è assediato a est dai Babilonesi e dai Persiani e comincia a perdere il controllo delle province remote. Per il Regno di Giuda si offre così l'occasione di conquistare Israele e guadagnare l'indipendenza dagli Assiri: è il progetto unitario della grande Israele che dovrà essere realizzato dal più grande dei re di Giuda: Giosia. La venuta di Giosia salvatore della patria è addirittura preconizzata in 1Re 13,1-2 tre secoli prima della sua nascita. Un miracolo inspiegabile, oppure è solo una delle tante "impronte digitali" lasciate dall'autore su tutti i libri che vanno dal Pentateuco ai libri storici, indizi che puntano dritto al 7o secolo a.C. quando furono scritti questi libri ([FINKELSTEIN] p. 180). Poi nei fatti il progetto fallì, Giosia morì in battaglia prematuramente senza aver esteso il regno in modo significativo, e quello che ci rimane di lui è il suo libro dei sogni.
● 2Re 22: Giosia figlio di Amon nasce nel 647 a.C. e diventa re di Giuda ad appena 8 anni nel 639. Prima di lui non era esistito un re che come lui si fosse convertito a Yahweh con tutto il cuore e con tutta l'anima e con tutta la forza, secondo tutta la legge di Mosè; dopo di lui non ne sorse un altro simile (2Re 23,25).
● 2Re 22,3: nel 622 a.C. re Giosia ha appena 25 anni quando il Libro della Legge viene casualmente "ritrovato" durante i lavori di restauro del tempio. Il re si straccia le vesti e si mette subito all'opera per applicare i dettami della Legge. Non sappiamo quale sia esattamente il libro ritrovato, ma riforma da lui attuata verte su questi punti:
- Gerusalemme e il suo tempio diventano unico luogo di decisione politica e religiosa;
- centralizzazione del culto nel tempio di Gerusalemme;
- condanna come eresia di ogni altro culto;
- distruzione di tutti gli idoli e degli alti luoghi dove si celebravano i riti per vari dèi;
- interventi anche nel territorio del nord intorno a Samaria, principalmente per ristabilire il culto esclusivo di Yahweh e saggiare la reattività degli Assiri;
- trasformazione del regno in una teocrazia moderna e centralizzata;
- fissazione di norme di diritto civile ed equità sociale;
- subordinazione del re alla Legge.
Ciò considerato, secondo gli studiosi ci sono pochi dubbi che il libro "ritrovato" fosse il Deuteronomio, almeno per quanto riguarda la sezione normativa (Deuteronomio 4-28), essendo il resto interventi redazionali post-esilici (cfr [FINKELSTEIN] p. 290; [LIVERANI] 8.4 p. 194).
Per Yahweh citofonare Culda ore pasti no perditempo. E' curioso notare che, dopo il ritrovamento del libro, Giosia manda il sacerdote capo ad interrogare Yahweh per conoscere il suo giudizio sulla vicenda. E come fa il sacerdote capo ad interrogare Yahweh? Semplice: si rivolge alla profetessa e indovina Culda (o Hulma o anche Ulda secondo altre traduzioni) che abita nel secondo quartiere di Gerusalemme (il testo dice proprio così). Notare come adesso Yahweh più che virtuale sia proprio diventato etereo. Naturalmente risulta che Yahweh è perfettamente d'accordo con la riforma del re.
● 2Re 22,4: per ordine di Giosia, gli arredi del culto di Baal vengono portati via dal tempio di Gerusalemme, e i sacerdoti destituiti. Se ne deduce che il tempio ha servito a molteplici dèi. Cosa ne sia stato delle scritture e dell'arca nel frattempo, non si sa. Vengono smantellati tutti altari eretti nella città e fuori città.
● 2Re 23,10: Giosia vieta i sacrifici umani al dio Moloc. Se ne deduce che anche i sacrifici umani erano ripresi. Al bando Astarte (dea dei Sidoni), Camos (o Kamosh, dio dei Moabiti) e Milcom (o Milkom, dio degli Ammoniti); i sacerdoti vengono sacrificati e ne vengono bruciate le ossa. Alle volte quello del sacerdote può diventare un mestiere usurante.
Anche il profeta Geremia lamenta la corruzione morale del suo popolo, che ha innalzato altari verso tanti dèi sui quali compie anche sacrifici umani di fanciulli, cosa che io [Yahweh] non comandai e che mai mi è venuta in mente, mai! (Geremia 7,31; anche Deuteronomio 12,31).
● 2Re 23,31: circa 609 a.C. il faraone Neko si allea con gli Assiri contro gli emergenti Babilonesi e Persiani. Giosia non comprende questa strategia e teme che gli Egiziani lo stiano tradendo in favore del nemico storico; perciò Giosia attacca gli Egiziani presso Megiddo e muore in battaglia. Insieme a re Giosia muore anche il progetto unitario della Grande Israele.
● 2Re 24: i Babilonesi prevalgono sugli Assiri e ne ereditano l'impero; nel 598 a.C. arriva il re babilonese Nabucodonosor. Conquista di Gerusalemme, saccheggio e distruzione del tempio. Esilio babilonese: deportazione della classe dirigente di Gerusalemme in Mesopotamia, inclusi i principi e tutti gli uomini di valore in numero di diecimila insieme a tutti gli artigiani e i fabbri ferrai e agli uomini abili alle armi; non vi lasciò che il popolo povero del paese (2Re 24,14-15). Anche 2Cronache 36.
Fine del Regno di Giuda.
Questo libro riassume in forma didascalica tutto il Tanach da Adamo fino a re David. Secondo gli studiosi, l'autore del libro è lo stesso dei seguenti 3 libri, e cioè 2Cronache, Esdra e Neemia. Questo spiega la pedissequa elencazione della genealogia e dei ruoli assegnati ai personaggi del Tanach, evidentemente funzionale alla pulizia etnica che seguirà nel libro di Esdra. Osservo solo che:
● 1Cronache 13,9: l'arca uccide chi le si avvicina. Anche 15,11 e 1Samuele 4.
● 1Cronache 21,1: Satana ordina il censimento. Lo stesso episodio viene descritto in 2Samuele 24,1 ma l'agente provocatore è Dio stesso. Come abbiamo già spiegato nel glossario, la mia Bibbia [LEF] qui sbaglia introducendo il misterioso personaggio di Satana, mentre ad esempio in Salmi 109 la mia [LEF] traduce "satan" con "accusatore" e spiega questa traduzione nella nota. Sarebbe meglio correggere sistematicamente tutto il testo.
Dallo stesso autore di 1Cronache, questo libro copre il periodo da Salomone alla caduta di Gerusalemme. Anche qui pedissequa elencazione dell'albero genealogico delle tribù. Osservo solo che:
● 2Cronache 1,18: Salomone decide di costruire il tempio di Gerusalemme, che sarà completato in 20 anni (2Cronache 8,1). All'interno verrà posta l'Arca che contiene nient'altro che le due tavole della Legge che Mosè vi aveva posto (2Cronache 5,10).
Dallo stesso autore di 1Cronache e 2Cronache, la cronistoria del "ritorno" dall'esilio. Non a caso, i primi versetti coincidono con gli ultimi del libro precedente.
● Esdra 1: nel 539 a.C. circa, il re persiano Ciro invita gli Ebrei in esilio a riprendersi la città di Gerusalemme e finanzia la ricostruzione del tempio.
● Esdra 2: in totale 42'360 persone ritornano in Canaan, compresi servi, personale di servizio e animali; anche tutti gli oggetti preziosi che furono bottino di guerra vengono restituiti. Non si fa menzione né dell'Arca, né delle Tavole della Legge. I ritornati ristabiliscono il loro potere sopra ai rimasti e ricostruiscono il tempio che è il centro di questo potere. In questa fase Canaan è solo una provincia persiana.
In realtà tra i ritornati ci sono solo gli appartenenti alle tribù di Giuda e di Beniamino, le uniche tribù riconoscibili delle famose 12 tribù mitologiche; essi andranno a stabilirsi nel territorio di Giuda intorno a Gerusalemme; in realtà sarà solo questa la parte del territorio di Canaan che essi andranno a governare ([LIVERANI] 321, 322, 358).
● Esdra 7: nel 458 a.C. circa, Esdra, sacerdote esperto della Legge Mosaica, riceve incarico da re Artaserse I di trasferirsi da Babilonia a Gerusalemme per istruire Israele nelle leggi e negli statuti di dio. In pratica Esdra ha potere assoluto sugli altri sacerdoti di Gerusalemme che erano ritornati lì un secolo prima.
● Esdra 9-10: dopo tanti sconvolgimenti etnici, è giunto il momento di ripristinare la purezza della razza ebrea: vietati i matrimoni misti, le donne straniere e i loro figli vanno respinti; ogni uomo dovrà provare la sua discendenza in base a quanto scritto nei libri 1Cronache e 2Cronache, che sono stati scritti apposta. Ancora su Esdra, v. Neemia 8. Questa è la fase in cui probabilmente il Tanach è stato oggetto di ulteriore profonda revisione.
Insieme a 1Cronache, 2Cronache e Esdra, questo libro chiude la saga del "ritorno".
446 a.C. Artaserse nomina Neemia, allora coppiere alla corte del re, come governatore in Gerusalemme. Quindi Neemia è un funzionario cresciuto e formato in Babilonia, nominato dall'imperatore persiano per governare sulla capitale della provincia persiana di Canaan. E' Neemia che porterà finalmente Yahweh a trionfare su tutti gli dèi cananei e a fare del tempio di Gerusalemme il centro unico del culto di Yahweh. Non a caso la sezione storica del Tanach si ferma a questo libro.
● Neemia 5: condanna l'usura, già vietata dalla Legge (Levitico 25,37), ma diventata pratica comune e piaga sociale in Gerusalemme.
● Neemia 8: il sacerdote capo Esdra dà lettura pubblica della Legge, traducendola e spiegandone il senso. Se ne deduce che avevano compiuto un'altra operazione editoriale sul Tanach. E' qui che Yahweh è diventato il dio unico; o almeno ci hanno provato. Purtroppo il Tanach post-esilico non ci è giunto, ma possiamo immaginare che fosse qualcosa di molto simile alla masoretica.
Non fa parte del canone ebraico. Di questo testo ci è rimasta solo la traduzione in greco e pochi frammenti in ebraico e aramaico che sono stati rinvenuti nelle grotte di Qumran. Sono le vicende famigliari degli Israeliti deportati dagli Assiri. A tratti sembra di leggere il vangelo, perché i concetti sono analoghi. Di particolare interesse è l'uso della parola fratelli per indicare gli Israeliti e loro soltanto; compiacimento, invece, per Ninive che viene distrutta e i suoi abitanti fatti schiavi dai Persiani (14,15). Non mi è chiaro perché questo libro viene posto nella sezione storica invece che tra i profeti. Non mi è chiaro se il Signore è di fatto Yahweh perché manca la versione ebraica; viene citato anche l'Altissimo che probabilmente era Elyon nell'originale.
Riassunto. Tobith è un israelita ma è rimasto fedele al Signore. Gli Assiri del re Salmanassar occupano il Regno di Israele (circa 720 a.C.) e Tobith viene deportato in Ninive. Qui Tobith serve il re assiro con un certo profitto. Diventato vecchio, perde la vista perché i passerotti gli cagano negli occhi mentre dorme (2,10). Raccomanda al figlio Tobia di non sposare straniere (4,12), amare e aiutare i fratelli Israeliti (4,13), non fare agli altri ciò che fa soffrire te stesso (4,15), nutri l'affamato e vesti l'ignudo e fai l'elemosina (4,16), benedici il Signore (4,19) e recupera i 10 talenti che ho lasciato in deposito a Gabael (4,20). Tobia viene inviato a recuperare i soldi ed è accompagnato dall'angelo Rafael. Durante il lungo viaggio, l'angelo esorcizza Sarra dal demone geloso che la possiede, sicché Tobia può sposare Sarra senza venire ucciso dal demone geloso; il papà di Sarra fa una ricca donazione a Tobia che si è finalmente portato via la figlia indemoniata. Tobia, Sarra e Rafael ritornano a casa e l'angelo guarisce Tobith dalla cecità. Esorcismo e guarigione sono prodotti dall'angelo ricorrendo a soluzioni medicamentose all'uopo preparate con interiora di pesce (6,8-9). Papà Tobith profetizza che anche Gerusalemme verrà occupata dagli Assiri e che il tempio verrà distrutto (14,4), poi muore sereno. Tobia fa in tempo a compiacersi nel vedere il regno degli Assiri cadere sotto i Medi (circa 607 a.C.).
Morale. La fede nel Signore porta benedizione (10,10): soldi, bestiame, servi, vesti, vasi, anche durante i tempi tristi della deportazione; tutti gli altri, prima o poi, cadranno in disgrazia.
Il libro di Giuditta non fa parte del canone ebraico, ma proviene dalla Septuaginta.
A questo personaggio viene dedicato uno dei libri storici. Contesto: siamo nel 586 a.C. e il re assiro-babilonese Nabucodonosor si prepara ad invadere il medio oriente. Il suo generale Oloferne assedia la città israelita di Betulia da 34 giorni, e gli abitanti della città sono ormai stremati.
Ma Giuditta mette in atto un piano temerario: entra nell'accampamento dei babilonesi, seduce Oloferne e, mentre sono appartati nella sua tenda di notte, lo stordisce e gli taglia la testa. Quindi avvolge la testa in un panno e sgattaiola via nella notte per rientrare a Betulia.
Incoraggiati dalla temerarietà della donna, gli Israeliti mettono in atto l'ultima parte del suo piano: pur essendo in inferiorità numerica, sferrano un attacco a sorpresa contro i babilonesi. I babilonesi, convinti di una facile vittoria, corrono nella tenda di Oloferne, trovano il suo corpo mutilato, e rimangono talmente impressionati che scappano terrorizzati. Il primo incontro Giudei-Babilonesi si conclude uno a zero. Ma è solo la prima battaglia.
Eroina alla quale gli Ebrei hanno dedicato la festa del Purim, ovvero del riscatto dalla persecuzione. In poche parole: Serse cerca moglie, e finisce per sposare Ester senza sapere che è giudea. Quindi Ester è regina dei persiani. Aman, funzionario di Serse, emana un editto di persecuzione dei Giudei. Ma Ester si spende presso il re Serse, Aman viene giustiziato e i Giudei sono autorizzati a vendicarsi dei loro persecutori.
Questo libro non fa parte del canone ebraico. Arrivano Alessandro Magno, i Greci e poi i Romani. Il personaggio principale è Giuda detto il Maccabeo, che guida la resistenza agli invasori; gli succederanno i fratelli Gionata e poi Simone Maccabeo, poi Giovanni figlio di Simone che avviano una dinastia di re e sacerdoti.
● 1Maccabei 1: arriva Alessandro Magno. Poi Alessandro muore (323 a.C.) ma i Greci rimangono.
● 1Maccabei 1,57: i Greci colonizzano l'Anatolia e il Medio Oriente; ellenizzazione forzata; pena di morte a chi osserva la Legge Mosaica o possiede i libri della legge; distruzione dei libri della Legge.
● 1Maccabei 2,48: i gentili sono i Greci. Occhio perché questa parola verrà usata nei vangeli.
● 1Maccabei 3,1: Giuda detto il Maccabeo guida la resistenza ai Greci.
● 1Maccabei 8: i Giudei invitano i Romani ad aiutarli contro i Greci: Diteci che cosa vi serve, rispondono i Romani. I Romani si prendono la Palestina facendo lo stesso giochino che facevano in Grecia.
Questo libro non fa parte del canone ebraico. Materiale vario relativo al processo di ellenizzazione e sulla resistenza, circa 170 a.C. Ripete anche le vicende di Giuda Maccabeo.
● 2Maccabei 2: si racconta come al tempo della deportazione in Babilonia, il profeta Geremia avrebbe nascosto l'arca in una grotta e ostruito l'entrata; lo stesso Geremia consegnò i testi sacri ai deportati perché non dimenticassero le scritture. Il libro di Geremia (v.) non dice nulla in proposito.
● 2Maccabei 6,4: i gentili sono i pagani ellenizzati. Di nuovo occhio, perché questa parola verrà usata nei vangeli.
● 2Maccabei 11,34: lettera dei Romani ai Giudei; i Romani già ad Antiochia e arrivano da nord.
Conclusione: i Maccabei, asserragliati in Gerusalemme, resistono ai governatori Greci. Qui finiscono i libri storici. Per le altre vicende storiche, in particolare le tre guerre giudaiche, v. sezione storica sul NT.
Giobbe, fedele servitore di Yahweh, subisce una serie di devastanti disgrazie, ma mai perde la fede nel suo dio, e il dio riconoscente alla fine lo benedice (con beni materiali). Chi esattamente lo sottopone a tali vessazioni, e perché lo fa, è invece il mistero che andiamo a indagare di seguito.
Infatti il racconto è incomprensibile nella forma in cui viene presentato dalle traduzioni che derivano dalla Septuaginta per via della confusione dei personaggi indicati come Dio, Satana, Signore e Onnipotente. Letto nella forma ebraica diventa invece chiarissimo, basta fare le sostituzioni seguenti:
[VAT] | [MASORETICA] |
---|---|
Dio, Iddio | elohim, cioè uno o più dèi |
Signore | Yahweh, il dio a cui Giobbe è incrollabilmente fedele. |
Onnipotente | Shaddai, sinonimo di Yahweh; nella ebraica e in [LEF] compare in 24,1 e 27,2 e 27,10 e 33,4 e 35,13 e ... |
satana | in ebraico è satan (vedi il glossario per la definizione); nel caso specifico di questa storia è uno degli elohim che sfida Yahweh a provare la fedeltà di Giobbe. |
Quindi ad esempio il versetto 1,6 da [VAT] è incomprensibile:
Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche satana andò in mezzo a loro.
Chi sono i "figli di Dio"? Chi è satana? Perché Dio l'onnipotente non è ancora riuscito a liberarsi da questo personaggio maligno? Perché satana chiede il permesso a Dio per fare del male e Dio glielo concede? In questo modo il testo diventa incomprensibile e solleva più dubbi di quanti ne risolva, fallendo lo scopo del libro sapienziale. La versione [MASORETICA] ebraica è invece molto semplice e lineare:
Un giorno i figli degli elohim andarono da Yahweh e fra loro c'era il provocatore.
dove naturalmente l'espressione "figli degli elohim" è la perifrasi usata nell'antico ebraico per indicare gli elohim, così come "figli di Israele" sta per Israeliti, "figli di Edom" sta per Edomiti, "figli dell'uomo" sta per uomini, e così via.
Quindi, la trama del racconto originario era la seguente: in un conciliabolo tra elohim (1,6; 2,1), Yahweh viene sfidato da uno dei suoi pari (cioè il satan nella lingua ebraica) a provare la fedeltà del suo adoratore Giobbe. Yahweh accetta la sfida ma pone come condizione che lo sfidante non uccida Giobbe (2,6) perché egli è uomo giusto. Allora lo sfidante sottopone Giobbe ad ogni tipo di sevizia e privazione, fino a uccidere i suoi figli e a distruggere nel fuoco il suo bestiame. Ma Giobbe rimane fedele a Yahweh e Yahweh, vinta la sfida, lo benedice riconsegnandogli il doppio del bestiame, il doppio dei figli (altri, perché quelli di prima sono morti), e lunga e felice vita (42,10-17).
La rielaborazione metafisica della stessa storia ha reso indecifrabile la volontà di Dio mischiandola in un minestrone di angeli e demoni. Giobbe si sottomette umilmente a questa volontà inconoscibile (ovvero, incomprensibile) e conserva sempre la sua incrollabile fede, senza protestare mai, convinto di essere nel giusto, e alla fine riceve una ricompensa materiale. Notare però che siamo nell'era giudaica pre-cristiana della Septuaginta, e il concetto di anima immortale e ricompense nell'aldilà dovevano ancora affermarsi ai tempi di questa rielaborazione.
La trasformazione del piccolo dio Yahweh nel grande dio unico onnipotente ha quindi creato il rebus metafisico che viene proposto per spiegare questa favoletta, costringendo poi ad introdurre la popolare figura del diabolico Satana tentatore in piena contraddizione con la stessa concezione monoteistica del dio onnipotente; nel tentativo di aggiustare questa contraddizione bisognerà poi imporre che anche Satana, in qualche modo, agisce per volere e secondo i piani imperscrutabili di dio, e quindi anche il Male rientra nei progetti del dio del Bene (cfr vangelo Giovanni 9 dove Gesù spiega al cieco la sua condizione).
In conclusione, lo stesso racconto ha funzionato per affermare due morali diverse:
Morale originaria: siate sempre fedeli e fiduciosi in Yahweh anche nei momenti più difficili, anche quando sembra che Yahweh vi abbia abbandonato; alla fine la giustizia trionfa sempre e sarete ricompensati con beni materiali.
Morale rielaborata: le motivazioni di Dio sono imperscrutabili e inconoscibili all'uomo; la fede incrollabile salva sempre; gioia e dolore così come ricchezza e miseria non sono metro per giudicare l'uomo, perciò accettate la vostra condizione con serenità e fiducia; alla fine la giustizia trionfa e la ricompensa sono beni materiali.
Raccolta di inni e canti patriottici che il popolo guerriero di Israele rivolge al suo dio. Qualche volta sono stati trasformati in canti religiosi e in preghiere, ma dimenticando il loro significato originario, anche a causa delle solite traduzioni manipolate. Ne vediamo alcuni che vengono spesso citati nella liturgia cristiana e che sono citati anche nei vangeli.
● Salmi 82: il famoso salmo dove uno degli elohim (imprecisato) accusa i suoi colleghi riuniti in assemblea di aver male amministrato la giustizia sugli uomini, e inoltre ricorda loro che pur essendo figli di Elyon essi sono pur sempre mortali. E' la parte più manipolata dai monoteisti come lo sono tutte le parti dove compaiono le parole elohim ed Elyon insieme. In questo caso i monoteisti ci hanno visto una assemblea indetta da Dio con sé stesso dove accusa indefiniti "giudici" umani di iniquità e ricorda loro che, in quanto umani, dovranno morire.
● Salmi 110: è l'inno di David re di Israele. Il versetto 1 è importante perché viene citato nei vangeli Matteo 22,44 e Marco 12,36:
[VAT] Oracolo del Signore al mio Signore: "Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi".
E' incomprensibile per via della traduzione pasticciata, ma basta andare all'originale ebraico per scoprire che Oracolo del Signore (il preteso messia nella versione cristiana) è in realtà Yehovah adon nella versione ebraica; mio Signore è il re David a cui il popolo dedica l'inno. Quindi, il significato originale è: Yahweh invita il re di Israele a sedersi alla sua destra per schiacciare insieme i nemici di Israele. La formulazione criptica è ancora più oscura nella versione riportata nei vangeli per via del reato di sedizione incombente.
● Salmi 136: perché Dio è amore ripetuto 26 volte. Molto citato, ma chi lo cita si ferma al versetto 7. Dal versetto 8 in poi viene la parte cruenta che non viene mai citata, dove si ricordano gli innocenti primogeniti d'Egitto uccisi da Yahweh, e i re nemici e i popoli nemici massacrati per rubarne le terre e darle agli Israeliti. Ecco perché gli Israeliti amano tanto il loro dio.
● Salmi 137: invettiva contro i babilonesi che li hanno conquistati: Beato chi prenderà i tuoi bambini e li sbatterà contro i macigni! Cfr le colpe dei padri non ricadano sui figli (Deuteronomio 24,16; Ezechiele 18,14).
E' una raccolta di massime, per lo più attribuite a Salomone, sintesi della saggezza e del sano buon senso del sesto secolo a.C. Ecco una selezione delle massime più significative, scelte non tanto perché condivisibili, ma per il dibattito che possono suscitare:
- Proverbi 10,15: I beni del ricco sono la sua roccaforte, la rovina dei poveri è la loro miseria.
- Proverbi 12,23: L'uomo accorto cela il suo sapere; il cuore degli stolti proclama la sua stoltezza.
- Proverbi 14,19: I malvagi si inchinano davanti ai buoni; gli empi si inchinano davanti alle porte del giusto.
- Proverbi 15,3: In ogni luogo gli occhi del Signore scrutano i malvagi e i buoni.
- Proverbi 15,22: Falliscono le decisioni prese senza discussione, riescono quelle prese da molti consiglieri.
- Proverbi 16,10: Sono un oracolo le labbra del re, in giudizio la
sua bocca non sbaglia (ricordiamo che questi proverbi sono attribuiti a
re Salomone).
- Proverbi 16,18: Prima della rovina viene l'orgoglio, e prima della caduta la presunzione.
- Proverbi 16,26: L'appetito del lavoratore lavora per lui, perché
la sua bocca lo stimola. La mia Bibbia così spiega: le necessità
materiali spingono l'uomo al lavoro. Naturalmente possono esistere anche altre
motivazioni.
- Proverbi 17,2: Il servo intelligente s'imporrà a un figlio che fa
disonore e avrà parte all'eredità con i fratelli.
- Proverbi 17,12: Meglio incontrare un'orsa orbata [privata] dei figli che uno stolto in preda alla follia.
- Proverbi 17,17: Un amico vuol bene in ogni tempo, è un fratello fatto per la sventura.
- Proverbi 17,28: Anche lo stolto, se tace, passa per saggio e, se tien chiuse le labbra, per intelligente.
- Proverbi 18,13: Chi risponde prima di avere ascoltato mostra la sua stoltezza a propria confusione.
- Proverbi 19,2: Lo zelo senza riflessione non è affatto buono; chi va a passi frettolosi inciampa.
- Proverbi 19,3: La stoltezza intralcia il cammino dell'uomo, e poi il suo cuore si irrita contro il Signore.
- Proverbi 19,4: Le ricchezze moltiplicano gli amici; il povero è abbandonato anche dall'amico che ha.
- Proverbi 19,17: Chi fa la carità al povero fa un prestito al Signore, che gli retribuirà la buona azione.
- Proverbi 19,18: Correggi il tuo figlio finché c'è speranza, ma non accanirti fino a farlo morire.
- Proverbi 19,19: Il violento deve essere punito, e se lo risparmi tu lo aiuti a diventare peggiore.
- Proverbi 20,22: Non dire: «Io mi vendicherò del male!»
Confida nel Signore ed Egli ti libererà. I Giudei credevano che Gesù
fosse la reincarnazione di Mosè e di Elia; invece era la reincarnazione di re
Salomone.
- Proverbi 21,9: E' meglio starsene solo su un angolo del tetto che abitare insieme a una moglie litigiosa.
- Proverbi 21,13: Chi chiude il suo orecchio al grido del povero invocherà a sua volta senza ottenere risposta.
- Proverbi 22,7: Il ricco prevale sul povero, e chi prende in
prestito è schiavo del suo creditore.
- Proverbi 25,17: Va di rado in casa del tuo vicino, altrimenti si secca e ti prende a noia.
- Proverbi 25,21: Se il tuo nemico ha fame dagli da mangiare, se ha sete dagli da bere. Mi convinco sempre più che Gesù è la reincarnazione di Salomone.
- Proverbi 26,4: Non rispondere allo stolto secondo la sua stoltezza per non divenire anche tu simile a lui.
- Proverbi 29,19: Lo schiavo non si corregge con le parole, comprende forse, ma non obbedisce.
- Proverbi 29,21: Chi accarezza il suo servo fin dall'infanzia, alla fine ne farà un insolente.
- Proverbi 31,10-31: le qualità della donna ideale. In sintesi: è
l'angelo del focolare.
In questo libro Queleth, personaggio non identificabile con precisione e forse un saggio del tempio, ci presenta la sua visione materialista e disincantata del mondo.
● Ecclesiaste 3,16-22: Queleth ha capito tutto del senso della vita:
E un'altra cosa ho visto sotto il Sole: in luogo del diritto, il crimine, e in luogo della giustizia, il sopruso. E ho detto dentro di me: Dio giudicherà il giusto e l'empio, perché c'è un tempo per ogni azione e per tutto ciò che viene fatto quaggiù. Poi mi son detto: La condotta degli uomini è tale in quanto Dio vuol mostrarli quali sono e far vedere che essi non sono altro che bestie. Infatti la sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa; come muoiono quelli, muoiono queste; la superiorità dell'uomo sulla bestia è zero, perché tutt'e due sono vanità, [...], tutt'e due sono usciti dalla polvere e tutt'e due ritornano nella polvere. [...] Non c'è altra felicità per l'uomo che godere delle opere sue.
● Ecclesiaste 7,15: e non aspettatevi la giustizia divina: Tutto ho veduto nei giorni della mia vanità: perire il giusto nella sua giustizia, vivere a lungo l'empio nella sua iniquità.
Quindi niente paradiso, niente inferno, niente vita eterna, niente ricompense nell'aldilà, niente anima; le uniche cose che contano stanno in questo mondo. Confrontare con l'Apocalisse di Isaia in Isaia 24-26 che va nella direzione opposta della salvezza dell'anima. E' il travagliato percorso del Giudaismo a cavallo dei secoli 5o e 3o a.C. che, senza saperlo, sta gettando le basi per quello che un giorno diventerà il Cristianesimo.
Poesia erotica che non capisco come sia finita nella Bibbia. Curiosi riferimenti alle pratiche del corteggiamento e alle fantasie erotiche del tempo antico.
Questo libro non fa parte del canone ebraico, ma è incluso nel canone ortodosso e cattolico. E' scritto in greco, ma è possibile che fosse originariamente in ebraico. Pare sia stato scritto da diversi autori nel primo secolo a.C. e pertanto è l'ultimo libro scritto tra quelli inclusi nell'AT Per una panoramica sul contenuto, vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Libro_della_Sapienza.
Non fa parte del canone ebraico ma solo del canone cristiano; strano, perché i valori presentati sono proprio quelli degli Israeliti, e non quelli universalistici cristiani.
Si chiama ecclesiastico perché nei primi tempi del cristianesimo veniva spesso letto di fronte ai fedeli, cioè l'ecclesia nella terminologia di Paolo.
E' l'unico libro della Bibbia di cui conosciamo l'autore: Yehoshua ben Sira (tradotto come "Giosuè figlio di Sira", da qui il nome del libro "Siracide"), era un giudeo di Gerusalemme; avrebbe tradotto il libro circa nel 196 a.C.-175 a.C. dall'originale ebraico (andato perduto) al greco. Nel Prologo (che è presente nella [LEF] e [PAOLINE] ma non nelle bibbie recenti) l'autore spiega che ha tradotto dall'ebraico in greco per facilitare la lettura e la comprensione da parte degli Ebrei ellenizzati che pur in terra straniera, sono desiderosi d'istruirsi e disposti a conformare la loro vita alla Legge. I valori espressi sono infatti quelli del popolo di Israele, ma con temi che richiamano i vangeli e la dottrina cristiana.
Usa le parole dio, signore e altissimo; nella versione ebraica probabilmente erano elohim, Yahweh e Elyon rispettivamente.
Sono circa 1300 massime ma con moltissime ripetizioni dello stesso concetto in varie salse; provo a sintetizzare per temi:
- Tutte le cose del mondo e i fenomeni naturali sono opera di dio (42,15 fino 43,34).
- Dio ha dato agli uomini la scienza perché si gloriassero delle sue meraviglie (38,6).
- Tutte le opere del Signore hanno un perché; lo scopriremo a tempo debito (39,16-21).
- La sapienza è insita nel Signore (1,1).
- Avere timore del Signore è fonte di felicità e tiene lontano dal peccato (1,11).
- Sii fedele al Signore, altrimenti verrà il giorno del castigo (5,10).
- Fortune e sfortune vengono dal Signore (11,14), da lui viene la benedizione (7,22).
- Il Signore non induce il male e non induce a peccare mai (15,12).
- Sii mite, umile, paziente (concetti variamente ripetuti).
- Sii caritatevole, fai l'elemosina, aiuta l'oppresso (4,1).
- Non essere avaro (5,1), non essere orgoglioso né superbo (10,7).
- Ascolta gli altri e pensa prima di parlare (5,15).
- Un amico vale un tesoro (6,5).
- Non fare il male, sii giusto (7,1). Non essere violento con il fratello, il compagno, l'amico (7,12).
- Fai il bene senza aspettarti ricompensa dal Signore (7,9).
- Non accogliere estranei in casa (11,34).
- Il ricco prevarica e grida indignato, il povero viene sfruttato e deve chiedere anche perdono (13,3).
- Ama tuo figlio, sferzalo con regolarità (30,1).
- Mangiato troppo? stomaco pesante? Fai una passeggiata e vomita, starai meglio (31,21; 37,30).
- Sei malato? Allora prega il Signore e ti guarirà (38,9); però chiama anche il medico: servirà anche lui (38,12).
- Beni essenziali: acqua, fuoco, ferro, sale, fior di farina, latte, miele, succo d'uva, olio e vestito (39,26).
- Fai lavorare il servo, usa tormenti e flagelli se necessario (33,27); ma non esagerare, perché se ti scappa come potrai ritrovarlo? (33,31).
- Rispetta i sacerdoti (7,31) i ricchi e i potenti (8,1).
- Valori e riferimenti: Gerusalemme, Legge, Sion, Tabernacolo, Giacobbe (24,1-34; 35,1-10).
- Il Signore non ha pietà per i popoli maledetti (16,9).
- Signore! abbatti i popoli stranieri (36,2), dai forza a Israele per riconquistare la terra promessa (36,10).
- Gloria a tutti i patriarchi e ai profeti di Israele, ma vergogna su Salomone per le sue eresie (44,1 fino 50,29).
Sono i sacerdoti che ricevono un messaggio telepatico da Yahweh; talvolta il messaggio è intermediato da un malach (= angelo). In generale, il profeta annuncia sventure mandate da Yahweh come castigo per l'infedeltà del suo popolo, che adora altri dèi e non osserva la Legge. Isaia 43,26 dice che solo Yahweh conosce il futuro, perché è lui a determinarlo; quindi solo i profeti di Yahweh sono autorevoli. La possibilità che due sedicenti profeti di Yahweh si possano contraddire pare che non si sia mai verificata. Il profeta indica anche la via della redenzione ma non viene creduto e, anzi, spesso viene perseguitato dalla oligarchia al potere. Ne consegue che il profeta dissidente deve trovare il consenso tra il popolo, di solito povero e sfruttato. Da qui seguono i temi sulla giustizia sociale e sulla innocenza del popolo di fronte alle ambizioni di potere della oligarchia (v. Geremia, Isaia, Sofonia, ...). I vangeli riprendono il tema del profeta dissidente che perora la causa degli "ultimi" contro i "primi".
Come al solito, non sappiamo chi realmente ha scritto questi libri, né quando li ha scritti. Ovviamente si tratta di testimonianze post-evento attribuite a personalità autorevoli del passato. E' anche evidente che ogni libro è stato revisionato varie volte e con l'aggiunta di brani che si riferiscono ad eventi variamente collocabili nella Storia.
Nello schema cronologico dei profeti qui sopra, Elia e il suo discepolo Eliseo sono i profeti del Regno di Israele citati nei libri dei re. Dallo schema mancano: Lamentazioni (non attribuibile a un autore specifico, comunque risalente al periodo esilico di Giuda), Baruc (sempre al seguito di Geremia), Daniele (favola probabilmente risalente al 2o secolo a.C.), Giona (favola attribuita al profeta di re Geroboamo II citato in 2Re 14,25).
Non è un caso che l'attività dei profeti di Giuda si intensifica intorno al 7o secolo a.C., cioè il periodo del progetto unitario di Giosia compreso tra il crollo del Regno di Israele e poi il crollo del Regno di Giuda. Per cui leggendo i loro testi nell'ordine cronologico si dovrebbe meglio comprendere quali fossero gli eventi storici in cui erano coinvolti, di quali conoscenze storiche effettivamente disponevano e di quali no.
Qui esamineremo i libri nell'ordine canonico, che però non è quello più adatto alla comprensione.
Secondo gli studiosi questo libro è l'opera di almeno tre autori diversi che hanno scritto nell'arco di almeno 350 anni (cfr [LIVERANI] p. 246) a cominciare dai tempi di re Ezechia del Regno di Giuda fino al periodo post-esilico. I tre autori vengono perciò denominati ProtoIsaia (capitoli 1-35), DeuteroIsaia (40-55) e TritoIsaia (56-66) come riporta [LEF] nella nota a 56,1. Esposizione confusissima, salta da un periodo all'altro, in avanti e all'indietro. Alcuni temi sono comuni a tutti gli altri profeti: le disgrazie di Gerusalemme sono la punizione di Yahweh per il tradimento del suo popolo e il culto degli idoli. Si profetizza però anche il riscatto finale di Gerusalemme, che prevarrà su tutti gli altri popoli, dall'Egitto all'Assiria (cosa che non avverrà mai).
Nella mia [LEF] compaiono qui e là il nome Jahweh (proprio con la J): 1,24; 3,1; 4,17; 10,23-24; 10,33; ... e poi anche Shaddai in 13,6 (che diventa Onnipotente in [VAT]), Dio in 14,13 (che è Elyon in [MASORETICA]).
Contro gli idoli:
- 2,8: ...sono creati dall'uomo e gli uomini si prostrano davanti a opere che hanno fabbricato usando le loro stesse dita.
- 37,19: ...sono fatti di legno e pietra, facili da distruggere.
- 40,18-20: ...sono fatti con legno duro che non si tarla, altrimenti il dio che non si muove soccombe alle tarme.
- 41,7: ...e lo si fissa bene con chiodi perché non si muova.
- 41,21-29: Yahweh contro gli idoli.
- 44,9-: ancora satira arguta contro gli idoli; e c'è chi prende un pezzo di legno e con metà ci cuoce il pane, mentre con l'altra metà ci scolpisce un idolo e poi si prostra davanti a un pezzo di legno.
ProtoIsaia che parla:
- 3,12: i governanti sono bambini e le donne comandano; condanna edonismo delle donne.
- 5: condanna superbi, i falsi e i corrotti.
- 5,14: si citano gli inferi (sheol in ebraico).
- 7: Gerusalemme del re Achaz è assediata dal re Razim di Aram (capitale Damasco) e dal re Romelia di Israele (questo re non risulta dagli altri libri storici).
- 7,14: Isaia profetizza la nascita del principino Emmanuele figlio di Achaz. Il successore sarà invece il figlio Ezechia, ma pazienza. Questo è il famoso versetto che si riteneva profetizzasse la nascita di Gesù:
Ecco la (fanciulla[LEF] | vergine[VAT]) concepisce e dà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Emmanuele.
Il fraintendimento risale addirittura al vangelo di Matteo 1,23 secondo il quale questo versetto è la profezia della nascita di Gesù dalla vergine Maria. In realtà il nesso è assente, basta leggerlo attentamente nel contesto per capire che parla del principe figlio di Achaz. La vergine è almah in ebraico (fanciulla). L'errata traduzione dall'ebraico che finì nella Septuaginta era già nota a Giustino Martire (circa 150 d.C.) come riportato da [TOMMASI] p.295 e anche p.163.
La mia [LEF] edizione 1960 si distingue ancora una volta usando il termine corretto ("fanciulla") e non si sbilancia nelle note, presentando come spiegazione sia quella che abbiamo dato qui (per prima) e poi quella "canonica" della profezia della nascita di Gesù (dopo). La conferenza episcopale tedesca ha già corretto la sua Bibbia in questo modo. Quand'è che [VAT] ammetterà che Matteo 1,23 sbaglia?
Qui Isaia è ancora relativamente sobrio, perché più avanti le cose peggiorano.
- 8,3: Isaia è sposato con una profetessa. Cerca "profetesse" per altre profetesse.
- 10,24: arrivano Assiri ed Egiziani contro Giuda. Fantasmagorico riscatto finale di Giuda che conquisterà tutti i suoi avversari da Est a Ovest, dall'Egitto all'Assira! Nulla del genere avverrà.
- 11,1: sarà un re discendente di Jesse|Isai|Iesse (dipende dalla versione) padre di David (cfr Rut 4,17; 1Samuele 16,1) il nuovo messia conquistatore dei popoli. Non avverrà.
- 13: Persiani battono Babilonesi come punizione di Yahweh. Questo e il prossimo capitolo 14 sono ovviamente aggiunte del periodo post-esilico che vanno attribuite al DeuteroIsaia.
- 14,12: si dileggia il re di Babilonia caduto sotto i Persiani, e lo si paragona per presunzione alla stella del mattino ([MASORETICA]) forse intendendo Venere come ultima stella del mattino e prima stella della sera, comunque stella "arrogante" come dal versetto 14,13; ovvero lucente figlio d'Aurora ([LEF]); probabilmente venne tradotto in che fa luce e infine incomprensibilmente diventato Lucifero in [VAT].
- 24-26: qui la cosiddetta Apocalisse di Isaia dove Yahweh (25,8) fa risorgere le anime dei giusti (26,19) e condanna le città e i popoli nemici di Giuda (26,14). Siamo in piena metafisica della salvezza delle anime nel mondo dell'aldilà, in contrasto con la posizione materialistica dell'Ecclesiaste.
- 27,1: i mostri mitologici Laviatan e Drago simboleggiano Assiri ed Egitto, non sò in quale ordine, e non si capisce bene per dire che cosa.
Smaltita la sbornia, Isaia ridiventa storico in una serie di capitoli che non è stata attribuita a nessun particolare Isaia:
- 36: re Ezechia di Giuda deve affrontare gli Assiri (721 a.C.). Ezechia chiede consiglio a Isaia (v. seguito).
- 37,19-20: Yahweh è il vero dio, gli altri sono idoli. Questa è una concezione post-esilica; qui stiamo leggendo Isaia2 o Isaia3.
- 37,8: Isaia profetizza che gli Assiri si ritireranno, e ciò puntualmente si realizza: infatti essi vengono attaccati a Est dal re Libna (presumibilmente Persiano).
- 37,35: Isaia profetizza che gli Assiri si ritireranno, e ciò puntualmente si realizza: infatti un Angelo del Signore interviene e uccide 135000 soldati Assisi. Questa è la versione 2 dello stesso episodio, dice nelle note la mia [LEF].
- 38: re Ezechia si ammala per via di una ferita infetta; chiede aiuto a Isaia che intercede con Yahweh; Yahweh riconosce la bontà di Ezechia e gli accorda altri 15 anni di vita, prescrive un medicamento con schiacciata di fichi, e lo libera dagli Assiri; come segno tangibile di questo riconoscimento, Yahweh farà indietreggiare il Sole di 10 gradi.
- 39: il re di Babilonia (lo chiama proprio così), saputo della guarigione di Ezechia, manda in Gerusalemme una delegazione. Ezechiele mostra alla delegazione tutte le ricchezze custodite nel tempio e nel palazzo reale. Isaia mette in guardia Ezechiele: le ricchezze che hai così fiduciosamente rivelato agli Assiri, un giorno verranno da loro depredate.
DeuteroIsaia che parla:
- 40,5: Una volta che la pace tra popolo e dio sarà fatta, allora si manifesterà la gloria del Signore (aka kavod di Yehovah nella [MASORETICA]) e tutti gli uomini riuniti la vedranno. Il mistero se il Kavod sia un oggetto fisico (un U.F.O.) o un concetto metafisico (la gloria?) continua.
- 40,10-11: Jahweh guida il suo popolo come il pastore guida il suo gregge; Yahweh pascola il suo gregge e lo ricompensa per l'operato.
- 40,27-28: Yahweh è instancabile, tutto vede, e la sua intelligenza è insondabile. Anche 55,8.
- 42,1-9: Yahweh elenca le caratteristiche del suo servo perfetto. Qualcuno ci ha visto la descrizione del messia Gesù. Direi invece che si sta riferendo agli Israeliti per es. in 44,21: Giacobbe ed Israele, ti ho formato perché tu sei mio servo. Ti ho formato perché fossi mio servo, Israele non dimenticarti! o anche 49,3 Tu sei mio servo, Israele nonché 52,13. Il versetto 4 dice che non se ne andrà finché non avrà portato giustizia sulla terra (quale giustizia? la Legge Mosaica?) e inoltre al versetto 8 dice che non cederà ad altri idoli scolpiti né la sua gloria (kavod) né le preghiere.
- 43,1: il nome Israel a Giacobbe è stato imposto da Yahweh.
- 43,3-4: Yahweh ha sacrificato altri popoli per salvare Israel e continuerà a farlo.
- 43,22-25: Yahweh è arrabbiato anche perché non è stato pregato, non hanno fatto gli olocausti, non gli hanno offerto incenso e odori.
- 43,24: Yahweh ha creato il cielo e la terra da solo.
- 43,26: maghi e indovini sono destinati a fallire perché nessuno può sondare il volere di Yahweh; solo Yahweh conosce il futuro perché è lui a determinarlo; quindi solo i profeti di Yahweh sono autorevoli.
- 45,1: Yahweh riconosce messia il re Ciro di Persia perché gli ha custodito il gregge in esilio e lo ha fatto ritornare in Gerusalemme.
- 45,15: Yahweh è un dio nascosto.
- 54,9: cita Noè e il diluvio mandato da Yahweh, prima volta nella Bibbia. Quindi Isaia scriveva quando la prima parte della Genesi era completa.
- 55,1-3: Yahweh nutre l'anima|passione|persona.
- 55,8: la mente di Yahweh è insondabile.
TritoIsaia che parla, e il linguaggio si fa metafisico:
- 56,3-8: il culto diventa universalistico: Yahweh accetta adepti anche da altri popoli purché essi osservino la Legge; le loro offerte sacrificali e le loro preghiere sul monte sacro (presumibilmente intende il tempio di Gerusalemme) saranno bene accette. Sul tema universalismo vedi anche i libri di Rut, Giona. Questi versetti sono citati Gesù quando condanna i mercanti neltempio (v. Matteo 21,13; Marco 11,17; Luca 19,46).
- 58,1-10: in favore dei poveri e degli oppressi. Anche 61,1.
- 58,13: onora il sabato evitando viaggi, affari e contrattazioni.
- 63,1-6: il furore di Jahweh spreme gli uomini e fa colare il sangue.
- 66,1: i cieli sono il mio seggio e la terra sgabello dei miei piedi. Cfr Stefano in Atti 7,44-50.
- 66,21: genti di tutti i popoli potranno fare i sacerdoti e i leviti.
- 66,23: il culto di Yahweh si rivolge a tutti i mortali e chi non aderisce perirà. Boom!
Le sue figlie sono mogli e madri degli ultimi re del Regno di Giuda. Partecipa alla riforma religiosa di re Giosia. Secondo Geremia l'ostinata resistenza di re Sedecia all'assedio dei Babilonesi porterà alla completa rovina; per questo viene accusato di collaborazionismo col nemico e viene perseguitato. Assiste sgomento alla caduta di Gerusalemme e alla distruzione del tempio. Morirà in esilio in Egitto insieme al suo inseparabile amico e braccio destro Baruc.
In 2Maccabei 2 (che ricordiamo non fa parte del canone ebraico) si afferma che Geremia avrebbe salvato l'arca e la Torah in un luogo segreto, ma a nessuno ha mai rivelato dove.
Ci interessa qui notare che le divinità citate da Geremia sono: Baal (7,18), la babilonese Ishtar regina dei cieli (7,18) e Moloc (32,35). Tutti questi sono dei non-dio (5,7), dèi che non hanno fatto né il cielo né la terra (10,11), idoli inerti anche se fatti di oro e di argento (10,5). Ci sono poi gli dèi degli altri popoli: Camos dei Moabiti (48,7), Malcom degli Ammoniti (49,1).
In Geremia 7,31 lamenta la corruzione morale del suo popolo, che ha innalzato altari verso tanti dèi, altari sui quali si compiono anche sacrifici umani di fanciulli, cosa che io [Yahweh] non comandai e che mai mi è venuta in mente, mai! In Ezechiele 20,25-26 si dice invece che Yahweh ordinò i sacrifici dei primogeniti e altre leggi inique come punizione per gli Israeliti.
In ebraico Qinot, cioè lamenti funebri, sono inni poetici che hanno per tema la distruzione di Gerusalemme da parte dei Babilonesi nel 587 a.C. come punizione di Yahweh per il tradimento del suo popolo.
Non è nel canone ebraico. La versione [VAT] include la lettera di Geremia seguente, che invece fa parte del canone ebraico. Baruc era lo scriba, il segretario (cfr Geremia 36,4) e il devoto amico di Geremia, e insieme finirono in esilio in Egitto. In sintesi: abbiamo tradito Yahweh e perciò ci meritiamo la deportazione in Babilonia.
Questo breve libro viene riportato in [LEF] e quindi attribuito a Geremia. In [VAT] questa lettera è invece attribuita a Baruc ed è inserita come capitolo 6 del suo libro, come era in uso nella Bibbia latina.
In sintesi, la stessa cosa di Baruc; enfasi sui falsi dèi dei babilonesi, idoli dorati o argentati, che suscitano soggezione a vederli, che non fanno la ruggine e non temono le tarme, ma che si coprono di polvere, vengono occupati da pipistrelli, uccelli e gatti, sono immobili e devono essere portati a spalla perché incapaci financo di camminare, così dimostrando la loro impotenza. Forse è da questa concezione che deriva (o deriverà) il divieto di fare immagini di Yahweh? Gli Israeliti, una volta ritornati dall'esilio babilonese, poveri e depressi, privi di risorse per onorare in modo fastoso il loro dio, stabilirono che la mancanza di tali suppellettili era un preciso ordine di Yahweh e non un loro limite (Esodo 20,4).
Ezechiele era sacerdote in Gerusalemme e la sua famiglia ha espresso diversi re e governatori, che non si sono distinti particolarmente (v. 2Re). Qui il profeta ci scrive probabilmente dalla Mesopotamia al tempo dell'esilio babilonese, e in questo libro lancia le sue invettive contro i nemici esterni e interni di Israele responsabili della caduta di Gerusalemme. Ci presenta il suo piano per la rifondazione di Gerusalemme e del territorio circostante. Ovviamente il tutto suggellato da una visione divina annunciata da cherubini e investitura ufficiale di Yahweh.
● Ezechiele 1, Ezechiele 3,12, Ezechiele 10: la visione dei cherubini. Il cherubino è un essere biomeccanico volante dotato di 4 ruote e 2 ali che produce un grande fragore e spostamento d'aria, non si capisce bene pilotato da chi o forse del tutto autonomo. In ogni caso, vengono ritratti elementi che nella mentalità antica sono sinonimo di vita e energia vitale: ali, zampe, occhi, ruote, fiamme, vento, fragore. Al centro c'è Yahweh che manifesta il suo potere. Il cherubino riapparirà altre volte nel libro.
● Ezechiele 2,1: si usa l'enigmatica espressione figlio dell'uomo; basti ricordare che in ebraico è figlio di Adam e tutto diventa chiaro. Anche in Daniele 7,13; Daniele 8,17; Matteo 8,20.
● Ezechiele 3,16: il Signore nomina Ezechiele sentinella di Israele e quindi lo promuove profeta.
● Ezechiele 18,14-20: la responsabilità penale è personale: i figli non scontano le colpe dei padri (cfr Deuteronomio 24,16). Contraddice: la condanna perpetua di Adamo e dei suoi discendenti; l'invettiva di Yahweh che punirà i figli fino alla terza e quarta generazione per le iniquità dei padri (Esodo 20,5); la condanna pronunciata da Yahweh sul regno di Roboamo per le colpe di papà Salomone; l'arbitraria condanna del popolo di Israele (Ezechiele 20,21-26) che ha colpito anche i figli e le generazioni future; l'insensata sofferenza inflitta a un uomo giusto come Giobbe e alla sua famiglia. Tuttavia dopo la disfatta di Gerusalemme e l'esilio, Ezechiele si convince che è ora di sollevare il popolo dalle colpe dei padri.
● Ezechiele 20,21-26: ci spiega come un Yahweh profondamente deluso ha punito il popolo di Israele che lo ha tradito con altri dèi: disperdendoli tra paesi lontani (diaspora), e imponendo leggi inique che comprendevano i sacrifici umani dei primogeniti. La cosa viene invece negata da Geremia 7,31 dove Yahweh nega di avere mai richiesto queste pratiche abominevoli, pratiche che attribuisce solo al culto degli altri dèi.
● Ezechiele 20,29: l'espressione alto luogo indica gli altari eretti agli altri dèi sui colli circostanti Gerusalemme.
● Ezechiele 37: Giudei e Israeliti sono un solo popolo; la capitale è Gerusalemme.
● Ezechiele 40-48: espone il suo piano di rifondazione di Israele, compreso la spartizione del territorio tra le tribù, la costruzione del secondo tempio e la nuova liturgia. I sacerdoti non avranno un retaggio, ma vivranno degli oboli. Il Re si occuperà delle tasse. In 48,35 prevede anche un nuovo nome per la città santa che sarà:
- Jahweh Shamma secondo [LEF], che traduce nella nota come "il Signore è là"; come la mettiamo se il nome della città comprende il nome di dio che non si può pronunciare (Esodo 20,7)?
- ovvero Là è il Signore secondo [VAT].
Ezechiele ancora non sa che dovrà fare i conti anche con Serse, Alessandro Magno, Greci, Romani, Arabi, e Ottomani. Se ne riparlerà tra 2500 anni.
Il canone ebraico non comprende Daniele 3,24-90 (preghiera di Azaria per salvarsi dalla condanna a morte) e Daniele 13-14 (storia di Susanna e storia del dio drago) che sono parti tradotte da testi in greco.
Trama:
Daniele è uno dei Giudei deportato in Ninive da Nabucodonosor. Qui i Giudei più svegli vengono istruiti per tre anni per diventare cortigiani del re. Daniele si distingue subito per la sua capacità di interpretare i sogni del re, per la sua capacità di risolvere casi giudiziari, e per l'abilità con cui sfugge alle follie schizofreniche dei vari re sotto i quali presta servizio. Daniele non mangia la carne del popolo oppressore (probabilmente perché non è prodotta secondo le prescrizioni della Legge), ma mangia solo legumi al suo posto (1,11): Daniele è vegetariano! Il racconto è a tratti fantastico e i riferimenti storici a casaccio (vengono nominati re sconosciuti). Naturalmente, Daniele prevale in virtù della sua fede in Dio, che gli dà suggerimenti e gli manda angeli in aiuto. Vari sub-plot ridicolmente fantastici ci parlano del re Assiro costretto a riconoscere la superiorità del dio di Daniele. Le uniche storielle gustose e "verosimili" sono proprio quelle dei capitoli 13 e 14 tradotti dal greco, esclusi dal canone ebraico, e cioè:
Considerato come sono scritte queste tre storie, si riconosce una mentalità assai più evoluta rispetto a quella dei sacerdoti di Yahweh.
Morale: i Giudei sono in generale molto scaltri; l'incrollabile fede in Dio (Yahweh) salva sempre.
Nella [MASORETICA] la numerazione di capitoli e versetti è diversa:
[LEF] | [MASORETICA] |
---|---|
3,24 fino 3,90 | mancano |
3,98 fino 3,100 | 4,1 in poi |
Questo permette di verificare su [STEP] che Daniele convince Nabucodonosor a convertirsi ai seguenti dèi:
- Dio in 3,95 della [LEF] è elah in 3,28 della [MASORETICA], termine che non ho mai incontrato prima.
- Iddio Altissimo in 3,99 della [LEF] è elha illay (dio superiore) in 4,2 della [MASORETICA].
Questi nomi vengono riportati varie volte in Daniele, ma non capisco a quali soggetti si riferiscono, se vanno ricondotti a Yahweh e Elyon rispettivamente, oppure se è un altra girandola di nomi messi a casaccio per confondere il lettore.
- Daniele 9,2: cita il libro di Geremia.
Il profeta Osea a cui viene attribuito questo libro non ha nulla a che vedere con il re omonimo di Israele che regnava circa nello stesso periodo. Lettura che ci si può risparmiare.
Trama: le solite lamentazioni degli Israeliti per l'invasione degli Assiri e per la prima deportazione in Mesopotamia, circa 722 a.C. Il motivo è il tradimento di Yahweh in favore di altri dèi, principalmente Baal-Peor (9,10); qui Yahweh pronuncia quella invettiva contro le pratiche idolatre del Regno di Israele che è diventata la famosa massima ([VAT] Osea 8,7):
E poiché hanno seminato vento, raccoglieranno tempesta
che sulla mia [LEF] è resa con il meno efficace E poiché hanno seminato vento mieteranno il turbine.
Quattro paginette con i soliti temi: invasione degli Assiri (702 a.C.) o degli Assiro Babilonesi (60x a.C.) ed evocazione di Jahweh.
Apparentemente scritto al tempo della invasione del Regno di Israele da parte degli Assiri e conseguente esilio. Parla un israelita fedele a Yahweh. Le solite lamentazioni per il tradimento di Yahweh con altri dèi e invettive alle varie popolazioni. Altra lettura che ci si può risparmiare. Qui l'esplicita affermazione che il Signore parla solo attraverso i profeti (3,7). E Amos profeta lo nacque.
Attribuito ad Abdia, sacerdote ai tempi di re Acab. Due paginette sulla guerra tra Giudei e Edomiti, epoca imprecisata.
A questo profeta è dedicato un intero libro... di due pagine. E' una favoletta della buonanotte per Israeliti in esilio ma che nasconde anche un messaggio politico che spiegheremo alla fine.
Riassunto. Siamo al tempo della cattività babilonese, quando gli assiro-babilonesi hanno conquistato il Regno di Israele e hanno deportato migliaia di Israeliti in Mesopotamia. Qui Giona vive sereno come minoranza etnica, fino a quando riceve un pericoloso incarico da Yahweh: deve andare a Ninive (la capitale dell'impero assiro-babilonese) ed intimare alla popolazione di convertirsi a Yahweh entro 40 giorni, pena la distruzione totale della città.
Giona non ha dubbi sul da farsi: scappare il più lontano possibile. Sale anche su di una barca, ma una tempesta rischia di farla affondare. Tutti i marinai pregano i rispettivi dèi per essere salvati; solo Giona non prega e si nasconde rannicchiato in un angolo. I marinai realizzano che la causa della loro disgrazia deve essere proprio l'ira del dio di Giona, per cui pensano bene di buttarlo in acqua. Immediatamente la tempesta si placa. Ma Giona finisce inghiottito da un grande pesce (non una balena) e rimane nello stomaco del pesce tre giorni proprio come Geppetto nella favola di Collodi. Durante questi tre giorni, Giona prega Yahweh di salvarlo e promette di fare quanto gli ha richiesto.
Yahweh accoglie il pentimento di Giona e ordina al pesce di sputarlo fuori, Giona va a Ninive e riferisce la minaccia di Yahweh agli abitanti. Con grande sorpresa di Giona, gli abitanti, invece che squartarlo, prendono seriamente la minaccia e prontamente si convertono. E così Yahweh, compiaciuto, risparmia Ninive. Ma inaspettatamente Giona è molto deluso, perché si aspettava di vedere il suo dio sterminare i pagani. Yahweh riprende Giona: Volevi proprio che ammazzassi 120'000 creature? Tu non sei pietoso quanto me!
Morale. Yahweh onnipotente comanda ed è temuto da tutti i popoli; ubbidisci e abbi sempre fiducia in Yahweh; Yahweh è pietoso e accoglie anche i popoli pagani che si convertono; quindi tacciano i nazionalisti Israeliti come Giona che vorrebbero sterminare i non-Israeliti. Vedi anche il libro di Rut, dove emerge lo stesso tema del nazionalismo contro universalismo. Ecco spiegato perché questa favoletta viene citata ripetutamente nella Bibbia, soprattutto dagli evangelisti ellenizzati: 2Re 14,25; Matteo 12,39-41; Matteo 16,4; Matteo 16,17; Luca 5,19; Luca 11,30; Luca 11,32.
Sei paginette di Michea, sacerdote ai tempi dei re di Giuda Achaz ed Ezechia (736-693 a.C.) durante l'invasione di Israele e la minaccia su Gerusalemme. In 5,1 la pretesa profezia della nascita di Gesù, ma per sconfiggere gli Assiri: E tu, Betleem Efrata così piccola tra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà Colui che deve regnare in Israele. [...] egli allora estenderà il suo potere fino agli estremi limiti del paese. Se l'Assiro entrasse nella nostra terra [...] noi schiereremmo contro di lui sette pastori e otto principi.
In Betlemme, una località a 10 km a sud di Gerusalemme, sono nati anche David (1Sam 16,4) e Iesse padre di David (Rut 1,1), nonché Iair eroe che uccide il fratello di Golia (2Sam 22,19). Gli evangelisti Matteo Luca e Giovanni riescono rocambolescamente a far nasce Gesù il Nazareno in questo luogo.
Citato in Tobia 14,4 per la caduta di Ninive e Luca 3 nella genealogia di Giuseppe. "Predice" la caduta di Ninive e la fine della potenza Assira ad opera dei Persiani.
Tre paginette sul profeta Abaquq, che predice la disfatta degli invasori Caldei, cioè gli Assiri.
Ai tempi del re di Giuda Giosia, profetizza lo sterminio dei profeti di Baal e dei suoi adoratori, nonché la distruzione dei popoli che minacciano Gerusalemme, compreso Ninive.
In queste due paginette il profeta Aggeo ai tempi di re Dario di Persia (circa 500 a.C.) invita alla ricostruzione del tempio in Gerusalemme.
E' tra i ritornati dall'esilio babilonese. La profezia di sventura e redenzione gli viene comunicata da Yehovah (Signore) attraverso un malach (angelo). In 11,7 curiosa allegoria di Zaccaria che pascola le pecore usando due verghe di nome Benevolenza (l'ammaestramento del popolo) e Unione (tra Regno di Giuda e Regno di Israele), ma poi ha dovuto spezzare entrambe le verghe e rinunciare.
Malachia (=messaggero; del resto questo nome già comprende "malach") è uno dei "ritornati". Ovviamente non si tratta del vero nome dell'autore, per cui il testo rimane anonimo.
Riassunto.
Yehovah (così lo chiama nella [MASORETICA]) è adirato coi sacerdoti che gli offrono animali rubati, zoppi, ammalati (1,13) per cui Yehovah spalmerà sterco sulle facce dei sacerdoti (2,3).
In 2,10 una apparente affermazione monoteistica (Non è uno il padre di tutti noi? Non ci ha creato un unico dio?) ma poi in 2,11 scopriamo che esistono altri dèi (Giuda ha profanato il santuario prediletto dal Signore, ha sposato la figlia di un dio straniero.). I versetti 2,10-16 sono un po' confusi, come sempre è confuso il linguaggio dei profeti, ma il tema centrale è il rispetto e la violazione del patto: gli Israeliti hanno fatto un patto con Yahweh ma poi lo hanno violato così commettendo un peccato, per esempio sposando donne straniere; però poi hanno fatto un altro patto con queste donne straniere, e adesso vogliono ripudiarle violando ancora una volta il patto che avevano stipulato con esse così commettendo un altro peccato. Qui Malachia sta contestando le rigide leggi di purezza etnica emanate da Esdra, suo contemporaneo.
Finale col botto. E' imminente l'arrivo del messaggero direttamente nel tempio (3,1), preparatevi al giudizio! Yehovah sintetizza cosa si aspetta dal popolo: decime e primizie (3,8); intanto, ripassatevi per bene la Legge di Mosè, e poi comunque prima vi manderò il profeta Elia che vi prepara perché, se vengo prima io, vi distruggo (3,22-24). Lamentazioni varie sulle eresie e i tradimenti.
Ecco spiegato perché il canone cristiano mette Malachia subito prima dei vangeli: l'invettiva contro i sacerdoti, i riferimenti al messaggero che va nel tempio, a Mosè ed Elia dell'episodio della trasfigurazione, sembrano alludere a Gesù e ai vangeli; in più Matteo 17,10-13 allude a una profezia della venuta di Gesù che è stata riconosciuta essere proprio quella di Malachia.
Ma piano con gli entusiasmi:
- I vangeli canonici si accorgono che Elia non è venuto, quindi lo fanno apparire solo di sfuggita nell'episodio della trasfigurazione, dove confabula con Gesù ma non prepara il popolo.
- Matteo ci mette una toppa peggiore del buco, e afferma addirittura che Elia si è reincarnato in Giovanni il battista (Matteo 17,10-13), primo ed unico episodio di reincarnazione nella Bibbia; invece secondo Giovanni il Battista NON è Elia (Giovanni 1,24-27); Marco e Luca non si pronunciano sulla questione.
- Ad ogni modo, Malachia è convinto della esistenza di altri dèi, è un paladino della Legge, e non ha nulla a che vedere con la religione cristiana.
Questa sezione della Bibbia comprende i libri condivisi tra le religioni cristiane. Sono scritti in greco. E' costituito dai 4 vangeli, gli atti degli apostoli, le varie lettere scambiate tra Polo e le comunità paleo-cristiane da lui fondate, e altre lettere; il libro dell'Apocalisse.
L'ordinamento canonico dei testi rende difficile la comprensione della evoluzione ideologica della setta di Gesù e del personaggio di Gesù. Per una lettura in ordine cronologico bisognerebbe partire dalle lettere di Paolo, vangelo di Marco, vangeli di Luca e Matteo, Atti degli Apostoli, e poi vangelo di Giovanni e Apocalisse. Le rimanenti lettere sono di dubbia origine e dubbia collocazione temporale, ma potrebbero essere elaborati più tardivi. Qui esaminerò i testi nell'ordine canonico rimandando alla sezione di analisi critica la loro interpretazione complessiva.
Vangelo deriva dalla parola greca εὐαγγέλιον (euanghélion), che arriva all'italiano attraverso il latino evangelium e significa letteralmente "lieto annunzio" o "buona notizia". La parola viene introdotta per la prima volta da Paolo (1Tessalonicesi 1,5). Quale sia, esattamente, la buona notizia in questione è invece oggetto di questa analisi. E non sarà facile.
Vangeli sinottici: sono quelli di Matteo, Marco e Luca perché condividono ampi brani per contenuto e ordinamento, essendo Marco probabilmente la fonte per gli altri due. Giovanni, per stile e contenuti, è più originale.
Gesù: nei libri del Nuovo Testamento, scritti in greco ellenistico, Gesù è indicato come Ἰησοῦς (Iésous). Possiamo sicuramente escludere che Gesù andasse in giro tra i Giudei usando un nome degli odiati occupanti Greci o qualcosa che suona anche vagamente come tale, per cui probabilmente questo nome è la resa in greco dell'ebraico יְהוֹשׁ֫וּעַ (Yĕhošūa, contratto in Joshua), a sua volta composto da יְהֹוָה (YHWH) e יָשַׁע (yasha, salvezza) quindi con il significato di "YHWH è la salvezza" oppure "YHWH è salvezza". Era un nome piuttosto comune tra i Giudei dell'epoca, reso in italiano anche come Giosué oppure con il più popolare Gesù.
Messia: in ebraico mashiach significa "unto", che origina dalla cerimonia dove il sacerdote versa olio sul capo del re che riceve l'investitura, o il profeta investito di speciali poteri come Eliseo (1Re 19,15-16), o anche un re straniero che agisce nell'interesse del popolo di Israele (come il re persiano Ciro in Isaia 45,1). E' l'atteso infallibile condottiero che libera il popolo eletto dallo straniero occupante e dal tiranno oppressore, e lo guida alla conquista della terra promessa. In Esodo 30,22-25 la ricetta per preparare l'olio sacro.
Cristo: dal greco christos (unto), significa messia. E Gesù si proclama il cristo, quindi per i Giudei era il nuovo re di Israele e liberatore dall'occupante romano; i Gentili e i Romani non ho capito se avevano capito... La parola "Cristiani" ad indicare i seguaci di Cristo viene usata per la prima volta da Luca (Atti 11,26).
Redentore: colui che si sobbarca di tutti i peccati della collettività. Il tema del redentore lo si ritrova nel dibattito sulla responsabilità collettiva e la responsabilità personale iniziato ai tempi della cattività babilonese, quando si trattava di ridefinire il rapporto tra Yahweh e gli Israeliti; Isaia e Geremia chiamano questa figura il servo di Yahweh. Ovviamente il redentore ritorna di attualità con Gesù, la cui fine prematura va in qualche modo spiegata. Per una discussione sulla questione della responsabilità collettiva e individuale, e del rapporto mediato e diretto con la divinità ([LIVERANI] 10.4 p. 230 e anche 355-356).
Farisei: intellettuali Giudei delle sacre scritture di estrazione popolare. Gesù era un fariseo e, come tale, interloquiva animatamente con essi in accesi dibattiti.
Sadducei: intellettuali Giudei delle sacre scritture appartenenti al clero e all'aristocrazia. Sono gli antagonisti numero uno di Gesù e degli apostoli.
Esseni: comunità giudaica fondamentalista apocalittica con vocazione eremitica. Qumran era una di queste comunità, molto nota ai tempi.
Usavano definire sé stessi figli della luce (cioè loro ci vedevano benissimo, in contrasto a tutti gli altri che vivevano nelle tenebre). L'espressione "figli della luce" ricorre anche nel NT (Luca 16,8; Giovanni 12,36; Efesini 5,8; 1Tessalonicesi 5,5) ma potrebbe semplicemente riflettere l'atteggiamento fanatico dei membri di qualsiasi setta, e non riferirsi agli Esseni in particolare.
Essenzialmente, una setta di fanatici della Legge, nazionalisti, in attesa di un segno dal cielo che avrebbe fatto partire la rivoluzione. La loro natura non-pacifica è confermata dal fatto che verranno spazzati via dai Romani durante la Prima Guerra Giudaica.
Questa parola non ricorre nel NT, fatto strano che ha lasciato gli studiosi molto perplessi, tanto che alcuni hanno ipotizzato addirittura che gli Esseni coincidessero coi Gesuani, altri hanno ipotizzato che fossero in concorrenza.
Zeloti: setta fondamentalista di Giudei militanti (anche violenti) per l'ortodossia religiosa e per l'indipendenza politica. Ideologicamente indistinguibili dagli Esseni per il credo nella Legge e il nazionalismo fanatico, salvo che per il fatto che la rivoluzione sarebbe dovuta partire dagli uomini, sicuri che Yahweh li avrebbe poi appoggiati. Il fondatore della setta è Giuda il Galileo, che tentò di conquistare il trono nel 6-7 d.C. Gli Zeloti saranno gli stragisti della prima guerra giudaica (v. il paragrafo sul contesto storico per ulteriori informazioni sulle guerre giudaiche).
In aramaico la parola qana (="zelo") al plurale fa qana'im (="zeloti") che nei vangeli viene riportato anche come "cananei"; gli studiosi più indulgenti preferiscono interpretare questa parola come "abitanti di Canaan", trascurando il fatto che quasi tutti i protagonisti dei vangeli sono abitanti di Canaan, per cui non si capisce perché per il solo Simone si voglia precisare questo fatto. I Romani li chiamavano sicarii perché armati di pugnale (sica) che usavano per colpire gli avversari sfruttando la copertura della calca.
Simone è zelota (Luca 6,15) ovvero cananeo per Matteo e Marco (Matteo 10,4; Marco 3,18). Anche Giacomo e Giovanni figli di Zebedeo probabilmente erano Zeloti e comunque ne condividevano i metodi violenti (vedi miei commenti a Luca 9,51-56).
Gesuani: detti anche giudeo-cristiani oppure Nazareni. Sono Giudei che credono in Gesù come unto da Yahweh destinato a liberare Israele da invasori e peccatori e a ripristinare il dominio assoluto della Legge. I vangeli sono il loro testamento ideologico; essi attendono il ritorno di Gesù insieme al Padre per completare il piano di salvezza promesso.
Cristiani: coloro che aderiscono alla filosofia religiosa universalistica di Paolo. I Cristiani ritengono superata la Legge ma riconoscono nel personaggio di Gesù un profeta e attribuiscono a Gerusalemme un ruolo astratto di città santa ma svincolato dalla questione nazionalistica dei Giudei e degli Israeliti. Il fatto che i Cristiani riconoscano nei vangeli la biografia e il testamento di Gesù è un curioso incidente della storia che qui andremo ad esplorare.
Nazirei o Nazorei: setta o gruppo di coloro che fanno voto di nazireato (Numeri 6,1-21). Tra i personaggi notevoli che fanno parte di questo gruppo ci sono Sansone (Giudici 13,5), Gesù (v. discussione sulla sua nascita) e Paolo (Atti 18,18; Atti 24,5).
Ebioniti: setta citata da Ireneo (circa 180 d.C.) come Gesuani che non riconoscono la natura divina di Gesù e che sono nemici di Paolo e dei Cristinai.
Samaritani: secondo (2Re 17,24) sono popolazioni immigrate dalla Babilonia per sostituire gli Israeliti deportati (circa 700 a.C.). Questa naturalmente è la visione dei sacerdoti Giudei che hanno scritto la Bibbia.
Oggi i Samaritani si considerano discendenti degli Israeliti (la popolazione a nord di Canaan, e quindi non Giudei) che NON furono deportati in babilonia, e pertanto si considerano i "rimasti" e i veri custodi delle scritture e delle tradizioni dei patriarchi. Sottinteso: i Giudei "ritornati" sono eretici traviati dal condizionamento subito in babilonia. Riconoscono come ispirati solo il Pentateuco e il libro di Giosuè (Esateuco) dei quali hanno una versione scritta in ebraico ma usando l'alfabeto fenicio. Secondo [LIVERANI] 13.2 furono i ritornati dall'esilio babilonese ad introdurre in Palestina i caratteri aramaici in sostituzione di quelli fenici e a riscrivere di conseguenza i testi sacri con questo nuovo alfabeto. Il contenuto è lo stesso della masoretica, per cui ci sono tutti gli stessi elementi della mitologia babilonese (la separazione delle acque dalla terra, la creazione dell'uomo dall'argilla, il giardino incantato, l'albero della vita con il serpente, il diluvio universale); v. ad es. la versione in inglese del Pentateuco Samaritano "SPE" su [STEP]; quindi ho seri dubbi che l'Esateuco samaritano sia esente dai condizionamenti della cattività babilonese.
Secondo gli storici, plausibilmente i Samaritani sono i rimasti che a un certo punto hanno lasciato Gerusalemme perché respinti o in disaccordo sulla pretesa dei ritornati di comandare. Pertanto (ma questa è una mia ipotesi) questi dissidenti se ne sono andati sbattendo la porta e portando con sé l'Esateuco nello stato in cui si trovava allora (cioè scritto in alfabeto fenicio), mentre i rimasti hanno finito qualche ritocco e poi hanno convertito tutto nell'alfabeto ufficiale dell'impero; ovviamente i libri storici non ci sono perché non fanno altro che denigrare i re apostati e perversi del Regno di Israele.
Citazioni della parola "Samaritani" nel NT: Matteo 10,5 (Gesù istruisce gli apostoli a non perder tempo predicando ai Samaritani); ostilità tra Giudei e Samaritani (Luca 9,51-56); Luca 10,33 (parabola del buon samaritano: meglio un eretico samaritano che sa avere compassione per il suo prossimo che un giudeo osservante ma ipocrita); Luca 17,16 (Gesù guarisce 10 malati di lebbra, ma solo il samaritano mostra riconoscenza); Giovanni 4,9 (unico caso in cui Gesù interloquisce con una donna di questioni metafisiche, e per di più la donna è samaritana, tutte cose che stupiscono molto gli apostoli); Giovanni 8,48 (Giudei usano "samaritano" come epiteto contro Gesù).
Pubblicani: dal greco τελώνης (telōnēs) sono i collaborazionisti che riscuotono le tasse per conto dei Romani. Gesù predica ai pubblicani perché sono Israeliti peccatori.
Gentili: dal greco ἔθνος (ethnos) sono in generale gli stranieri, e quindi per Gesù sono tutti i non-Ebrei, non-Giudei, non-Israeliti; per Paolo sono gli incirconcisi. La mia [LEF] in Matteo 5,47 traduce in "pagani", che basilarmente comprendono gli stessi gruppi umani dal punto di vista di Gesù, mentre la nota a p. 1192 dice gentili = Greci. Secondo altri gentili = pagani = non credenti in Yahweh. Cfr Matteo 10,5 dove Gesù istruisce gli apostoli a NON predicare presso gentili [LEF] (pagani secondo [VAT]) né Samaritani ma solo tra Israeliti.
Gnosticismo cristiano: più avanti c'è un paragrafo dedicato agli elementi di filosofia gnostica che si possono riconoscere nei vangeli e nelle lettere di Paolo.
Figlio dell'uomo: espressione spesso usata sia in AT che NT, per es. v. Ezechiele 2,1; Daniele 7,13; Daniele 8,17; Matteo 8,20; ecc. In ebraico è figlio di Adam e quindi significa semplicemente discendente di Adamo, ovvero uomo. L'espressione vuole enfatizzare la natura specifica dell'essere umano, che è ben distinta dalle altre entità "celesti".
Gli autori del NT sono agli antipodi degli autori dell'AT per mentalità, ricchezza di vocaboli e tecnica espressiva. Per leggere il NT dovremo affrontare tutto l'armamentario retorico del pensiero greco usato al fine di impressionare e persuadere il lettore (nonché compiacere l'autore). Per esempio:
- Antitesi: Chi cercherà di salvare la sua vita la perderà, e chi la perderà la conserverà (Luca 17,33; Giovanni 12,25).
- Similitudine: Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui (Giovanni 1,32; basta cercare la parola "come" e si trovano tanti altri esempi).
- Metafora: Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? (Matteo 7,3).
- Allegoria: E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli (Matteo 19,24; Marco 10,25).
- Ripetizione: In verità, in verità vi dico...
- Enigmi, ossimori, paradossi, parabole.
Tecniche retoriche che ostentano profondità di pensiero, e che lasciavano estasiati gli antichi. A Gesù piace stupire gli astanti facendo l'esatto opposto di quel parlar chiaro che predica. Il lettore medio moderno (e in particolare io che sono ottuso) fatica a capire e si annoia.
Ai tempi della nascita di Gesù la Palestina è sotto il dominio romano ormai da decenni; re Erode il Grande è il governatore locale. Tuttavia tra la popolazione scoppiano continue rivolte contro le tasse e contro l'occupazione romana, mentre Erode reprime nel sangue le congiure di palazzo che minacciano il suo trono. Le paranoie di Erode vengono richiamate nel vangelo di Matteo con la strage degli innocenti e la fuga in Egitto di Giuseppe. Per i Romani, la Palestina rimarrà per sempre una provincia "calda".
Morto Erode il Grande nel 4 a.C., i Romani assegnano il suo regno ai tre figli:
- Archelao ottiene Giudea e Samaria;
- Antipa ottiene la Galilea;
- Filippo ottiene i territori oltre il Giordano, a nord-est del Mare di Galilea.
Saputo della morte di Erode il Grande, Giuseppe e famiglia ritornano dall'Egitto ma evitano la Giudea di Archelao ritenendo più sicura la Galilea di Antipa (Matteo 2,19), e quindi si stabiliscono a Nazaret.
Infine, nel 6 d.C. i Romani licenziano Archelao per l'incapacità di contenere i continui disordini, e il potere locale passa al Sinedrio sotto la supervisione del prefetto romano; notare che adesso Gerusalemme non ha più un re e la gente si interroga su chi sarà il prossimo. Questa è la situazione amministrativa della Palestina ai tempi del processo a Gesù.
I vangeli furono redatti presumibilmente (cfr https://it.wikipedia.org/wiki/Vangelo): Marco: 65-80; Matteo: 70-100; Luca: 80-90; Giovanni: 85-110. In definitiva, i vangeli sono stati composti nel periodo 65-110, ma un buon margine di incertezza è da mettere in conto.
Questo periodo si sovrappone esattamente alle Guerre giudaiche (66-135) (https://it.wikipedia.org/wiki/Guerre_giudaiche) e ad altri movimenti insurrezionali documentati da Giuseppe Flavio:
Questi eventi traumatici hanno condizionato il racconto dei vangeli, in particolare:
Tutti questi temi sono presenti nei vangeli, nei discorsi di Gesù, e nella delusione dei Giudei per questo messia mancato.
I nomi attribuiti ai vangeli (Matteo, Marco, Luca e Giovanni) vengono elencati sommariamente per la prima volta da Ireneo di Lione (circa 180 d.C.). Ireneo li elenca nell'ordine canonico qui indicato, specificando anche che Matteo l'avrebbe scritto nella lingua degli Ebrei, quindi ebraico o più probabilmente aramaico. I testi dei vangeli che ci sono pervenuti sono tutti in greco; non ho capito chi è che ha associato tali testi ai nomi elencati da Ireneo.
Luca dedica il suo vangelo e gli Atti degli apostoli a un certo suo amico Teofilo. Tutti dichiarano esplicitamente di non essere apostoli. Giovanni afferma di essere il giovinetto coccolato da Gesù nell'Ultima Cena.
I vangeli di Marco Matteo e Luca sono detti sinottici perché hanno la stessa struttura e affrontano gli stessi eventi con minime varianti e quindi si possono confrontare parallelamente. Da tale confronto appare chiaro che Luca e Matteo sono versioni sostanzialmente tratte da Marco con l'aggiunta di una natività e delle apparizioni di Gesù risorto, che ciascuno dei due autori descrive in modo diverso.
Secondo l'ormai unanime parere degli studiosi, il vangelo di Marco è il primo e più antico e fu sicuramente scritto in greco; in seguito Matteo e Luca avrebbero sostanzialmente copiato Marco, tanto che in Matteo possiamo ritrovare 606 dei 661 versi di Marco ([TOMMASI] A.3 e A.4 p. 341).
Matteo e Luca hanno poi aggiunto materiale proveniente da una misteriosa "fonte Q" di detti di Gesù che potrebbe essere il Vangelo di Tommaso (v. [APOCRIFI]). Inoltre, Matteo e Luca hanno edulcorato il linguaggio per mitigare la polemica anti-romana, per elevare il capo della setta al ruolo di personaggio mistico di natura divina, ed introdurre un maggior numero di quei miracoli che tanto erano apprezzati dall'uditorio ivi compresi la nascita e le apparizioni.
L'analisi riportata in [TOMMASI] esamina le differenze punto per punto tra Marco e Matteo. Le differenze tra Matteo e Luca sono invece minime e i due autori procedono in perfetta concordanza fintanto che possono copiare Marco; è quando i due autori si avventurano in argomenti nuovi, cioè la natività e le apparizioni del risorto, che i due racconti divergono e si contraddicono.
La costante che accomuna i vangeli è la perfetta crescita lineare del numero dei miracoli in funzione del tempo: più il testo è recente, più miracoli si vedono (v. [TOMMASI] 3.3.2.11); la stessa regola vale anche aggiungendo i testi apocrifi. Per questo motivo [TOMMASI] raccomanda di leggere i vangeli nell'ordine cronologico in cui furono redatti Marco Matteo Luca Giovanni piuttosto che nell'ordine canonico che vede Matteo per primo, in modo da apprezzarne meglio le differenze e l'evoluzione della narrazione con il tempo.
Il vangelo di Giovanni è di gran lunga il più recente e devia dai canonici per dottrina e stile:
Quindi nel complesso i sinottici presentano il punto di vista di un giudeo ortodosso riformista pronto a coinvolgere anche Israeliti e financo i Samaritani; vago e reticente è l'atteggiamento rispetto alle altre nazioni. Giovanni presenta invece un punto di vista opposto legato alla dottrina di Paolo. Tutti i vangeli, comunque, contengono un po' un mix di tutte queste posizioni, e quindi ne concludo che i redattori dei vangeli hanno semplicemente raccolto il materiale disponibile e poi lo hanno selezionato e "cucinato" ciascuno secondo la propria sensibilità.
Dopo la perdita del Regno di Giuda (587 a.C.), i Giudei patrioti attendono da secoli il nuovo messia liberatore, il nuovo Mosè, il nuovo Giosuè, il nuovo Elia, la nuova guida politica e religiosa, il nuovo messia. Sarà Giovanni Battista il nuovo messia? o forse sarà Gesù?
Gesù è il protagonista dei vangeli: è di etnia e formazione 100% giudea; è rabbino che insegna nelle sinagoghe della Palestina; è il capo carismatico di una setta di estrazione popolare; è estremamente edotto sulle Scritture (cioè sull'AT); non nomina mai Yahweh e si riferisce sempre a lui come al Padre e talvolta come Dio, forse in osservanza del comandamento. Questi sono i soli tratti comuni del personaggio come descritto nel NT, per molti versi comuni a molti farisei del suo tempo. Ma appena si va ad approfondire il personaggio, ecco che emergono i problemi.
Il comportamento di Gesù è ambiguo e contraddittorio: i vangeli lo presentano come messia liberatore ma lui ama disquisire con i farisei; arruola una manciata di discepoli analfabeti (Atti 4,13) poco avvezzi alla parola e che parlano solo aramaico ma abili di spada, dei quali uno lo tradirà, uno verrà giustiziato da Erode (Atti 12,2) mentre gli altri 10 scapperanno senza lasciare traccia nella Storia; istruisce i suoi discepoli in cene carbonare dove spiega loro segretamente le sue vere inconfessabili intenzioni (quali?), ma poi pubblicamente invita all'amore fraterno, alla pazienza, alla tolleranza e alla passività; viene condannato come sedizioso e giustiziato; risorge per invitare i discepoli ad evangelizzare il mondo ma i discepoli, che sanno solo l'aramaico e non hanno preso appunti perché analfabeti, scappano e scompaiono (Marco 14,50); decenni più tardi, anonimi autori cercheranno di ricostruire il messaggio di Gesù basandosi sulle testimonianze di non si sa chi, tra inevitabili imprecisioni e contraddizioni. Questa strategia comunicativa di Yahweh è un ridicolo fallimento.
Le fonti più antiche sono le lettere di Paolo e il vangelo di Marco. Paolo ci dice che nacque da donna (Galati 4,4), mentre Marco ci dice che era figlio di tale Maria (Marco 6,3), cioè di una donna. In una società patriarcale come quella del tempo, è così che si indicavano i figli di padre ignoto nati al di fuori del matrimonio e quindi frutto del peccato. Per i Giudei accorsi al tempio, Gesù è nato da prostituzione (Giovanni 8,41). Ricordiamo che la Legge è molto severa al riguardo (Deuteronomio 22,23-24).
Da brava mamma giudea, Maria doveva essere orgogliosa dei suoi figli. Tuttavia un Gesù figlio di padre ignoto nato dal peccato di una madre adultera era uno stigma intollerabile per gli evangelisti Matteo e Luca, che sistemano lo sbrego a colpi metafisici di angeli, spiriti santi e concepimenti virginali, e introducono il padre adottivo Giuseppe discendente diretto dal mitologico re David. Addirittura Matteo vede la nascita virginale nella profezia tratta dalla traduzione sballata della Septuaginta (Isaia 7,14).
Nasce perciò il mito del concepimento virginale secondo Matteo e Luca, ma la toppa inevitabilmente apre altre contraddizioni sui fratelli di Gesù, che pure vengono citati chiaramente da Marco. La dottrina Cristiana, che pretende la nascita virginale di Gesù e che pretende Maria vergine in eterno, tutti questi fratelli di Gesù hanno sempre fatto problema, per cui diverse teorie sono state strologate all'uopo.
La letteratura apocrifa si è sforzata di elaborare geometrie famigliari intricatissime ma purtroppo contraddittorie (cfr [APOCRIFI]).
Secondo un'altra teoria interpretativa che va oggi per la maggiore tra gli esegeti confessionali, i vangeli (specialmente quello di Matteo che il canone mette per primo alludendo alla sua priorità) sarebbero la traduzione di un originale aramaico, lingua nella quale la parola "ah" è polisemica e significa fratello, cugino, e molte altre cose. Così l'uso della parola greca che sta per "fratello" sarebbe un incidente di traduzione dall'aramaico al greco. Ma questo fantomatico vangelo aramaico di Matteo non si è ancora trovato. E comunque è ormai assodato dagli studiosi che il vangelo più antico è quello di Marco, e lì si parla di fratelli.
Il vangelo secondo Giovanni fa di Gesù il figlio di tale Giuseppe (Giovanni 1,45; 6,42) e di madre senza nome (Giovanni 2,1; 6,42), e per il resto attribuisce a Gesù una natura divina che non ha bisogno di ulteriori legittimazioni. Però dice anche che Gesù viene da Betlemme (Giovanni 7,42) ma è anche nazareno (Giovanni 1,45; 18,5) senza chiarire l'arcano della doppia provenienza.
Tuttavia, osserva [TOMMASI] 13.10 a p. 325, Paolo scriveva direttamente in greco e conosceva bene la differenza tra "fratello" e "cugino". Infatti Paolo ci racconta che Giacomo è il fratello di Gesù (Galati 1,19) mentre un tale Marco è cugino di Barnaba (Colossesi 4,10), dimostrando che Paolo conosceva perfettamente la differenza tra i due rapporti parentali. E quindi, fino a prova contraria, i vangeli furono scritti direttamente in greco, e Matteo non è altro che una rielaborazione di Marco. E questo dovrebbe chiudere la faccenda (e far saltare secoli di dottrina Cristiana).
Gesù aveva quindi dei fratelli (Matteo 12,46; Marco 3,31; Luca 8,19; Giovanni 2,12; Giovanni 7,3; Atti 1,14; 1Corinti 9,5; Galati 1,19) e i loro nomi sono Giacomo, Giuseppe, Giuda e Simone (Marco 6,3). Mai si fa cenno ad altre mogli di Giuseppe, per cui dobbiamo ritenere che siano tutti figli di Giuseppe e Maria. Come vedremo, dopo la morte di Gesù, sarà Giacomo a prendere il comando della setta.
Man mano che il tempo passa la biografia di Gesù si arricchisce di elementi fantastici sempre più inverosimili. E' assai probabile che Gesù fosse nazireo (cfr [ESPOSITO_SU_GESU] p. 186) e quindi un fanatico della Legge. Quindi poteva anche avere capelli lunghi come risulta anche dalla iconografia dei secoli seguenti, quando invece la moda del tempo prescriveva per gli uomini i capelli corti (1Corinti 11,14-15).
Questo sembrò troppo ai cristiani evangelisti, che preferirono leggere "nazareno" e spostare quindi la residenza di Gesù nella minuscola località di Nazareth. E' in tale località che Luca ambienta il discorso di Gesù nella sinagoga e il quasi linciaggio seguente con minaccia della folla di buttarlo giù dal monte (Luca 4,14-30). Purtroppo per Luca, la Nazareth del tempo, ci dicono gli archeologi, era solo un gruppo di casupole privo di sinagoga collocato in una zona pianeggiante ([ESPOSITO_SU_GESU] p. 101-104).
Sia Matteo che Luca fanno nascere Gesù nella località di Betlemme perché lì nacquero David e altri eroi dell'AT e perché così vuole la profezia (Michea 5,1). Non contenti, attribuiscono a Gesù una discendenza davidica, legittimandolo come pretendente al trono. Si tratta ovviamente di un messaggio di speranza di riscatto dall'occupazione romana che solo i Giudei potevano capire.
Solo Matteo e Luca ci danno indicazioni sulla data di nascita di Gesù, ma sono contraddittorie. Matteo 2,1 dedica brevi cenni alla nascita di Gesù, che sarebbe avvenuta al tempo di re Erode il Grande. Siccome Erode il Grande è morto nel 4 a.C., Gesù sarebbe nato prima del 4 a.C.
Secondo Luca 2,1-2, Giuseppe e Maria si spostano da Nazaret a Betlemme per via del censimento indetto da Augusto mentre governava Quirinius (o Quirinio). L'unico censimento indetto da Quirinius che ci è noto da altre fonti storiche avvenne infatti nel 6 d.C., quindi Gesù nacque in quell'anno.
Secondo altre ricostruzioni storiche accurate, Gesù sarebbe nato tra il 7 e il 6 a.C., e comunque tra l'8 e il 4 a.C.
Papà Giuseppe era un tektòn, termine greco che può essere inteso come falegname, carpentiere o costruttore (Matteo 13,55; Luca 4,22; Giovanni 6,42) e anche Gesù era tektòn.
Conclusioni. Ben poco possiamo dire della nascita di Gesù. In base al principio dell'imbarazzo, possiamo solo ragionevolmente affermare che Gesù nacque da qualche parte in Galilea da mamma Maria e di padre ignoto. Tenuto conto che Paolo scrive poco tempo dopo la morte di Gesù, tenuto conto delle indicazioni vaghe dei vangeli, e tenuto conto della ipotesi del time-shift che vedremo più avanti, Gesù sarebbe nato tra il 6 a.C. e il 20 d.C. Gesù aveva dei fratelli e uno di questi si chiamava Giacomo.
Gesù è alfabetizzato e conosce il Tanach a menadito, tanto da essere chiamato a fare lezione nelle sinagoghe di tutta la Galilea (Luca 4,14-30).
Dopo una dura iniziazione nel deserto e dopo avere dimostrato la sua preparazione, Gesù viene riconosciuto come vice dal capo della setta Giovanni il Battista. Dopo l'uccisione del Battista, Gesù prende il comando della setta e parte in una frenetica attività di proselitismo. Alcuni della cerchia ristretta, gli apostoli, provengono direttamente dai seguaci di Battista. Gesù reclutò 12 apostoli perché destinati a giudicare le 12 tribù di Israele seduti su altrettanti troni (Matteo 19,28; Luca 22,30). Luca 10,1 dice che Gesù designò altri 72 discepoli destinati a predicare a coppie, ma dell'esito della loro attività non sappiamo nulla.
Secondo gli studiosi, l'attività di Gesù dura da un minimo di tre settimane a un massimo di tre anni. Gesù predica soprattutto nelle sinagoghe della Galilea, dove tiene lezioni sui rotoli dell'AT. Ma Gesù predica anche alle folle nel deserto, e raduna intorno a sè migliaia di discepoli. Gesù si esprime soprattutto con parabole, cioè storielle brevi e spesso enigmatiche che i suoi stessi adepti faticano a decifrare. Gli apostoli se ne lamentano: Matteo 13,36. Gesù era un profeta gnostico? (v. paragrafo seguente dedicato).
Gesù compie anche numerosi miracoli come già fecero Elia ed Eliseo, quali
la moltiplicazione del cibo (1Re 17,7-16; 2Re 4,1-7; 2Re 4,42-44),
le guarigioni (1Re 17,17-24; 2Re 5),
resuscita morti (2Re 4,32-35),
ascende in cielo (2Re 2,11).
Gesù pratica anche numerosi esorcismi che liberano gli indemoniati dagli spiriti cattivi, cosa che i competitors di Gesù non facevano (forse perché ai loro tempi mancava la figura del Male?).
Tuttavia rispetto ad Elia ed Eliseo mancano: invocazione della pioggia (1Re 18), purificazione della sorgente di acqua salmastra (2Re 3,19-22), dimostrazione della esistenza e unicità di dio (1Re 18,22-40), sterminio dei profeti dei falsi dèi (1Re 18,40).
Diciamo che Gesù è un Elia in tono minore in cerca di legittimazione; la lotta contro il politeismo non è tra le sue priorità.
Protetto dalla folla e dai suoi apostoli, Gesù punta verso Gerusalemme e fa un ingresso trionfale nel tempio. L'esito di questa incursione differisce molto tra il racconto dei sinottici e quello di Giovanni, per cui possiamo solo affermare che Gesù portò la sua predicazione fino al cuore del giudaismo. Gesù esce indenne da questa incursione, ma poi preferisce ritornare nella campagna dove trova più facilmente ascolto (ed è anche più al sicuro).
Notare che nella cacciata dei mercanti dal tempio Gesù ha aggredito i cambiavalute e i venditori di animali da sacrificare. Queste attività erano indispensabili per tutti i fedeli che erano tenuti a fare un sacrificio nel tempio almeno per Pasqua, soprattutto quelli che venivano da lontano, non potevano portare con loro animali vivi e dovevano pagare con monete straniere. Quindi l'episodio della cacciata non ha infastidito troppo i sacerdoti. Sarà la seconda fase di predicazione a suscitare l'ostilità dei sacerdoti.
Gesù avalla completamente la Legge mosaica, tiene dotte lezioni al tempio sulle sacre scritture, e cita i profeti. I suoi nemici principali sono i sacerdoti, ai quali i vangeli attribuiscono ogni responsabilità: corrompono con il denaro un apostolo, arrestano Gesù, lo processano cercando di dimostrare una colpa qualunque purchessia, lui si proclama figlio di dio e re dei Giudei, e quindi lo consegnano ai Romani perché sia giustiziato come sedizioso contro la volontà del prefetto (!); infine, negli Atti, lapideranno Stefano e comanderanno di arrestare gli apostoli per condurli in catene al tempio. Gli autori dei vangeli non potevano esprimere meglio di così tutta la loro avversione per i sacerdoti.
Quale fosse esattamente la dottrina di Gesù, non lo sappiamo con precisione. Si tratta forse di un profeta apocalittico? è un profeta liberatore dall'occupazione straniera? un riformatore della Legge? la fratellanza a cui si riferisce va intesa nel senso di tutta l'umanità oppure dei soli fratelli Giudei? E' evidente che Gesù NON intendeva portare un messaggio di religione, altrimenti non si sarebbe circondato di pescatori analfabeti che parlavano solo aramaico e forse ci avrebbe lasciato qualche appunto scritto chiaro.
Gli apostoli stessi lamentano che i discorsi per parabole di Gesù sono ambigui e a volte non capiscono proprio. Allora Gesù promette di spiegare loro le cose in modo esplicito, ma solo in privato. Purtroppo gli evangelisti non ci hanno detto che cosa Gesù raccontava loro in privato. Perciò io sospetto che fossero cose grosse, cose che portavano o alla lapidazione per ordine dei sacerdoti, o alla crocefissione per ordine dei Romani. Gli evangelisti riportano solo i discorsi pubblici di Gesù, che per i temi trattati e la fumosità del linguaggio sono meno compromettenti, e lasciano intuire il resto a chi può intendere.
I profeti combattenti Mosè ed Elia sono molto amati dagli Israeliti, il primo ha fatto la Legge e il secondo la difende con la spada. In particolare, Elia ha compiuto anche miracoli quali la moltiplicazione della farina e dell'olio, guarigioni, comanda la pioggia; infine Elia ascende in cielo dopo avere trasferito i poteri al discepolo Eliseo (v. questi appunti). Nell'episodio detto della trasfigurazione Gesù incontra i redivivi Mosè ed Elia che scendono dal cielo in un alone di luce per confabulare privatamente con Gesù, ma con Gesù che si assicura che gli apostoli assistano da lontano all'incontro. Traduzione: il messaggio in codice è chiarissimo per gli Israeliti ma assolutamente indecifrabile per i Romani: Gesù è il messia, il liberatore (come Mosè) e il castigatore degli eretici (come Elia). L'allegoria della trasfigurazione manca in Giovanni, il meno giudaico dei quattro vangeli e il più "ellenistico".
Questioni sull'allegoria della trasfigurazione.
- Mosè fa giustiziare 3000 Israeliti colpevoli di avere adorato il dio sbagliato, mentre Elia affetta personalmente con la spada 450 sacerdoti del dio Baal, senza contare tutti gli altri episodi di sangue che coinvolgono questi personaggi. Cos'hanno a che fare questi due fondamentalisti fanatici con Gesù?
- Mosè ed Elia sono due profeti non-morti: nessuno ha visto Mosè morto e nessuno conosce dov'è sepolto, mentre Elia viene portato in cielo dagli elohim (v. favoletta di Elia); sono forse sopravvissuti proprio per incontrare Gesù? Perché Gesù incontra proprio loro? E che cosa si saranno detti? Gesù aspirava allo stesso ruolo di condottiero militare degli Israeliti? Forse che quel ruolo doveva assumerlo Giovanni Battista come detto in Matteo 17,12 ma poi è andata male?
- E come hanno fatto Pietro, Giacomo e Giovanni, testimoni sulla scena della trasfigurazione, a riconoscere Mosè (che a quel punto doveva avere almeno 1500 anni) ed Elia (840 primavere) che non avevano mai visto in fotografia? Eppure sembrano entusiasti di vedere i due condottieri!
- Perché solo nel vangelo secondo Giovanni questa allegoria non compare? forse che si tratta di personaggi troppo imbarazzanti per la dottrina cristiana in via di definizione?
Per capire quanto fosse grande l'aspettativa degli apostoli nei confronti di Gesù quale prossimo liberatore, basta leggere il buffo episodio dove Gesù invita gli apostoli a dedicarsi alla loro attività di evangelizzazione recidendo metaforicamente con la spada il loro legame con i famigliari. Gli apostoli, naturalmente, capiscono invece che è venuto finalmente il momento di brandire le spade. Che le spade le avessero davvero lo si capisce al momento dell'arresto di Gesù, quando Pietro ferisce una delle guardie. Il testo è volutamente ambiguo perché si rivolge a gnostici e ribelli anti-Romani.
L'unica spiegazione logica è la seguente: gli apostoli (o chi per loro) hanno inserito l'allegoria della trasfigurazione nel loro racconto per dimostrare l'equazione Gesù = Mosè = Elia. Il messaggio in codice era diretto ai Giudei ed era per loro chiarissimo. Per i Romani era solo roba dei Giudei che non capivano. Questo lascia ipotizzare che Gesù era contro i Romani, o per lo meno lo erano quelli che hanno scritto i vangeli di Matteo, Marco e Luca (ma non Giovanni) e non temevano i sacerdoti (i quali potevano capire perfettamente l'allegoria) perché scrivevano stando ben lontani da Gerusalemme e dalla Palestina.
Gesù predica un vago Regno dei Cieli, probabilmente una forma più rispettosa di Regno di Dio, che poi è nient'altro che una teocrazia di Yahweh perché sia fatta la sua volontà, così in cielo come in terra ([BERMEJO] p. 131); la folla lo vuole incoronare re (Giovanni 6,14-15), gli apostoli pretendono di sedere al suo fianco sul trono (Marco 10,40), il Sinedrio lo ritiene una minaccia, e i Romani pure. Quindi per amici e nemici Gesù è un pretendente al trono credibile. Del resto la frase io preparo per voi un regno [...] perché possiate mangiare alla mia mensa [...] e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele (Luca 22,29-30; Matteo 19,28) è molto esplicita e possiamo ben immaginare che cosa una simile frase potesse significare per i Giudei. Una singola affermazione contraria Il mio regno non è di questo mondo (Giovanni 18,36) non basta a dissipare questa convergenza di opinioni e di azioni.
Ma Gesù glissa su questi temi, perché qui sulla Terra ci sono già i Romani, e questi sono già piuttosto sospettosi. Meglio parlarsi chiaramente solo nelle cene carbonare di pochi intimi. Niente di pubblico, niente di scritto. Non esiste un singolo appunto scritto da Gesù, o dai suoi apostoli della prima ora.
Strano, per uno mandato a consegnare un messaggio profetico e a fondare una nuova religione. Gli altri profeti (Mosè, Elia ecc.) hanno lasciato testimonianze scritte ben precise. Yahweh, ai tempi di Mosè, non solo ha elencato centinaia di norme dettagliate, ma le ha anche volute imprimere nella pietra, e lo ha fatto per due volte! Perché suo figlio è così negligente? E perché gli apostoli della seconda ora aspetteranno decenni prima di mettere per iscritto memorie che sono comunque di seconda mano?
Secondo [BERMEJO] p. 515 nota 3, il carattere apocalittico del gruppo di Gesù potrebbe spiegare la mancanza di scritti contemporanei: Gesù non intendeva fondare una nuova religione, e il suo "lieto annuncio" è quello della fine dei tempi! Perciò non avrebbe avuto senso lasciare scritti ai posteri. Mi sembra una spiegazione molto parziale perché gli apostoli e i discepoli non sembrano attendere passivamente la fine dei tempi, ma piuttosto aspirano e lavorano attivamente al progetto messianico.
In Marco 9,1 Gesù dice chiaramente che alcuni dei presenti vedranno l'arrivo del Regno di Dio prima di morire, affermazione forte che per un giudeo aveva un significato molto concreto e terreno. E' evidente che il vero piano di Gesù non era confessabile pubblicamente; tuttavia il suo tentativo si è interrotto prematuramente dopo quello già fallito di Giovanni Battista, lasciando gli apostoli privi di una strategia per il dopo, privi di una dottrina precisa, e sostanzialmente allo sbando.
Dopo questa falsa partenza, Pietro e Paolo cercheranno di riorganizzare la setta, ma ciascuno a modo suo, Pietro fedele alla Legge, Paolo che la contesta, e si arriverà presto alla rottura. Cioè la visione conservatrice e la visione riformista si dividono per sempre, con la prima che scompare subito, mentre la seconda avrà un brillante seguito.
Alcune affermazioni perentorie del vangeli non lasciano spazio a dubbi. Gli apostoli sono 12 perché dovranno giudicare le 12 tribù di Israele (Matteo 19,28; Luca 22,29-30). Inoltre gli apostoli si devono rivolgere solo alle pecore smarrite della casa di Israele, non ai Gentili, non ai Samaritani, non hai pagani (Matteo 10,5-6; Matteo 18,17).
Però poi gli apostoli provano a convertire i Samaritani, ma questi non li ricevono (Luca 9,51-56). Gesù si intrattiene con una samaritana (Giovanni 4) e volentieri riceve i discepoli Greci (Giovanni 12,20). Quindi? Boh.
Gesù si rivolgeva solo a una setta di seguaci? ai soli Giudei? agli Israeliti? anche ai pagani? a tutta l'umanità? E' evidente che nei testi dei vangeli sono mischiate posizioni politiche e teologiche diverse che possiamo dividere tra:
Durante l'esame dei vangeli cercherò di mettere in evidenza tutte le posizioni.
Solo su di un punto tutti gli evangelisti concordano: i sacerdoti del tempio sono il nemico numero uno, per via del potere che essi posseggono, per via del loro conservatorismo nei confronti della Legge, per via della loro corruzione nei confronti della Legge stessa, e per via del loro collaborazionismo con i Romani. Quindi i vangeli esprimono concezioni politiche ed ideologiche dell'area farisaica contrapposta ai sadducei.
Ma a parte questo, i vangeli fanno affermazioni contraddittorie: Luca e Giovanni sono disponibili verso i Samaritani; Matteo esclude la predicazione a gentili e Samaritani; però poi lo stesso Matteo e Luca citano la favoletta di Giona e la balena, che è un messaggio criptato in favore della integrazione dei pagani che si convertono; a volte Gesù evoca l'amore fraterno (anche se è ambiguo su chi siano i fratelli) e invita ad amare il proprio nemico, altre volte si propone come erede al trono di David per schiacciare i nemici di Israele; poi attacca i sacerdoti custodi della tradizione, ma dice anche che non cambierà una virgola della Legge Mosaica fatta da Mosè sacerdote emerito numero uno; invita a parlare chiaro, ma poi si esprime con enigmi che neppure gli apostoli capiscono; chiama fratelli un po' tutti, ma poi risulta che gli apostoli sono più fratelli degli altri perché solo a loro spiega le cose in privato e dà i superpoteri per guarire; dice di essere il Cristo mandato da dio, ma il finale è tragico e gli apostoli si disperdono.
Ne risulta un quadro contraddittorio, evidentemente frutto di posizioni contrastanti all'interno della comunità pre-cristiana. Ne segue che l'ipotesi di un Gesù come personaggio storico non regge perché troppi e discordanti sono i profili che lo caratterizzano.
E' più verosimile che il racconto dei vangeli sia il risultato composito di decine di esperienze individuali nonché di ideologie diverse che gli evangelisti hanno tentato di amalgamare. La vicenda di Stefano, primo martire dopo Gesù, è un esempio di queste esperienze che ha mancato per un soffio di finire integrata nei vangeli per venire attribuita a Gesù; perciò solo Luca ha voluto richiamare negli Atti degli Apostoli questa esperienza individuale che rispecchiava la sua posizione riformatrice.
Morto nel 35 o 36 d.C. all'età di circa 42 anni, e non all'età di 33 come la tradizione vorrebbe. Per la ricostruzione storica dettagliata vedi Dei e semidei di Mauro Biglino ed. Uno, oppure video YouTube https://www.youtube.com/watch?v=MNCRHLEyopA con la sintesi.
Arresto di Gesù (Giovanni 18,10), Simone detto la roccia (aramaico "cefa", edulcorato in "Pietro") reagisce brandendo la spada e ferendo una delle guardie. Quindi gli apostoli giravano armati (vengono citate almeno due spade disponibili), cosa vietatissima allora così come lo è oggi. Simone è uno zelota, e quindi probabilmente girava armato di sica. Giacomo e Giovanni figli di Zebedeo sono definiti figli del tuono (Marco 3,17; Luca 9,51-56), espressione che non lascia pensare a simpatici compagnoni ma piuttosto a feroci Zeloti; sono questi due a proporre di sterminare con il fuoco mandato dal cielo i samaritani che non vogliono riceverli (Luca 9,51-56) e che pretendono di comandare sugli apostoli (Matteo 20,20; Marco 10,35). Ma gli apostoli non erano quella specie di figli dei fiori pacifisti e pronti a porgere l'altra guancia come spesso vengono dipinti? Il testo è volutamente ambiguo perché si rivolge a gnostici e ribelli anti-Romani.
I sacerdoti temevano che Gesù e gli apostoli fossero delle teste calde che potevano mettere in pericolo il loro quieto vivere sotto la dominazione romana (Giovanni 11,48-50) e così decidono di farlo fuori. Ma siccome questo non costituiva un reato secondo il codice mosaico (anzi, era lodevole patriottismo), e siccome i sacerdoti temevano la reazione del popolo (cfr Luca 22,2 e Luca 22,6), dovettero ricorrere ai Romani per eseguire il lavoro sporco al loro posto.
Al momento dell'arresto, ecco che compaiono le spade, ed è questo che li tradisce. E così Gesù viene consegnato ai Romani con l'accusa di sedizione (Luca 23,2, Luca 23,14, Giovanni 19,12). Pilato non riconosce la colpa di Gesù, ma quando sono gli stessi sacerdoti a consegnarti i sediziosi in un gesto di gentile collaborazione, a Pilato parve brutto sollevare questioni.
I Romani riservavano la pena della crocefissione agli schiavi ribelli e ai sediziosi (oggi li chiameremmo terroristi). In definitiva, questi soggetti venivano giustiziati in pubblico con una morte lenta e dolorosa che servisse da monito per chiunque altro volesse sfidare l'autorità di Roma. Ladri e delinquenti comuni venivano impiccati in prigione senza tante cerimonie. Questo spiega anche perché i Romani guardassero con sospetto ai primi cristiani e a tutti quelli che si rifacevano a un individuo a suo tempo condannato per sedizione. E ovviamente i due ladroni crocifissi insieme a Gesù non erano criminali comuni, ma sediziosi come lui.
Riguardo alla famosa scelta di liberare un prigioniero per la Pasqua che Pilato offre alla folla, non risulta che una simile pratica sia mai esistita, e comunque appare del tutto inverosimile attribuire una simile sensibilità all'inflessibile Pilato. Vedi [ESPOSITO_SU_GESU] p. 176-186 per una possibile spiegazione alternativa molto speculativa ma avvincente sulla vera identità di questo Barabba e sulle ragioni sottostanti le manipolazioni dei vangeli.
L'autore di questo vangelo è ignoto, il nome di Matteo è secondo tradizione. L'autore presenta Gesù come erede al trono, guaritore, esorcista, messia e profeta apocalittico.
Nascita. Abbiamo già discusso il tema intricato della nascita di Gesù. L'evangelista Matteo tenta di rimediare al padre ignoto introducendo il fidanzato di Maria, Giuseppe, e una miracolosa concezione virginale.
- Matteo 1,1: dettagliata genealogia di Gesù lato Giuseppe, tra i cui antenati ci sono: Abramo, re David, re Salomone, fino al papà Giuseppe. Gesù è quindi accreditato legittimo erede al trono.
- Matteo 1,18: Maria, già promessa sposa di Giuseppe, si ritrova incinta in virtù dello Spirito Santo prima che venissero a stare insieme.
- Matteo 1,19: per questo Giuseppe vuole lasciare Maria, ma interviene un Angelo in sogno che lo convince a sposarsi, e a dare nome Gesù al figlio di Maria, perché questo Gesù salverà il suo popolo dai suoi peccati. I lettori devono farsi la loro idea su chi sia il popolo in questione (i Giudei? gli Israeliti? l'umanità?) e quale sia il peccato da cui devono salvarsi (il tradimento di Yahweh? il tradimento della Legge? il peccato originale di Adamo ed Eva commesso 4000 anni prima?).
- Matteo 1,23: cita la profezia di Isaia 7,14 che abbiamo visto essere stata male tradotta e male interpretata e che non ha nulla a che vedere con Gesù: la "vergine" di cui si parla non è vergine ed è la moglie di Ezechia. Ciò lascia pensare che Matteo abbia letto la Septuaginta e per di più non l'abbia capita.
- Matteo 2,1: Gesù nasce a Betleem di Giuda. Arrivano i Magi dall'oriente che stanno cercando nientemeno che il re dei Giudei che è appena nato, cioè il re usurpatore, per andare ad adorarlo. Non si specifica come i Magi abbiano avuto la notizia.
Chi sono i Magi? Matteo non ce lo spiega, non ci dice quanti sono e neppure da dove vengono. Secondo [APOCRIFI-NT] p. 22 la parola viene dal sanscrito mahat che erano indovini e astrologi caldei dello zoroastrismo, la religione gnostica dell'antichità; quindi si tratta di persone che operano presso la corte del re come consiglieri ed indovini. Quindi Matteo con questa ingenua storiella vuole introdurre nel suo racconto un elemento gnostico. La letteratura apocrifa del Medio Evo ha tentato di cancellare questo riferimento eretico e li ha trasformati in re (v. [APOCRIFI]). Comunque sia, questi sono re o cortigiani di un re che vanno in un altro regno alla ricerca dell'usurpatore appena nato perché vogliono adorarlo.
- Matteo 2,3: Erode, che è il re titolare in carica, invita i Magi a riferire appena avranno trovato il bimbo, così che anche Erode possa andare ad adorarlo. Re Erode è scaltro e non fa tagliare la testa dei Magi; i Magi non sospettano nulla. Secondo me Magi = idioti.
- Matteo 2,6: cita Michea 5,1, profezia dell'arrivo di Gesù (vedi la discussione sul libro di Michea).
- Matteo 2,11: i Magi finalmente trovano la casa dove è nato il bambino e consegnano i loro doni: oro, incenso e mirra; un sogno li avverte di non rivelare la casa ad Erode. Un angelo appare in sogno a Giuseppe e lo invita a fuggire in Egitto perché Erode vuole uccidere Gesù.
- Matteo 2,16: Erode ordina di uccidere tutti i bambini di età inferiore ai due anni in Betleem e dintorni. Quindi secondo l'autore Gesù è un contendente credibile al trono dei Giudei, e Yahweh in persona sta lavorando a questo progetto eversivo inviando una serie di angeli facilitatori.
- Matteo 2,19: morto Erode, un altro angelo avverte Giuseppe che può ritornare in Israele, e va a Nazaret.
Iniziazione.
- Matteo 3: c'è già un altro predicatore nel deserto della Giudea: è Giovanni detto il Battista, che veste poveramente e si nutre di locuste e miele selvatico; che intima di prepararsi all'apocalisse; che inveisce contro farisei e sadducei che sono falsi come vipere. In altre parole, Giovanni è un fondamentalista che inveisce contro tutti gli altri cultori della Legge. Anche Gesù va a farsi battezzare da Giovanni. Chi dei due è l'unto più unto? Matteo ci dice che i due hanno pari dignità, e infatti presto ci sarà il passaggio delle consegne.
- Matteo 4,1: iniziazione di Gesù attraverso l'allegoria delle tentazioni: Gesù fu condotto nel deserto [...] per essere tentato dal diavolo, test che Gesù supera brillantemente dimostrando padronanza delle norme fondamentali della Legge Mosaica:
- Nella fame ricorda che Non di solo pane vive l'uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio (Deuteronomio 8,3).
- Nella difficoltà abbi fede: Non tenterai il Signore Dio tuo (Deuteronomio 6,16). A sua volta, in Deuteronomio 6,16 si cita la rivolta contro Mosè avvenuta presso Massa, quando il popolo esasperato dubitò della presenza di Dio: Il Signore è in mezzo a noi sì o no? (Esodo 17,7). Quindi "non tenterai" vuol dire "non dubiterai".
- Nella ricchezza non dimenticarti che Adorerai il Signore Dio tuo e servirai a Lui solo. (Deuteronomio 6,13 e 8,13).
Questa allegoria mi ricorda i campi di addestramento per terroristi in Medio Oriente, dove i candidati vengono sottoposti a privazioni e umiliazioni per temprarli e formarli ideologicamente in vista del loro impiego in missione.
L'autore ha selezionato solo una piccola parte della Legge Mosaica, perché ci sono anche altre norme che impongono lo sterminio delle altre popolazioni cananee, la distruzione dei loro idoli, l'integrità etnica degli Israeliti, la lapidazione di chi viola la Legge, e molte altre norme non proprio filantropiche (v. Deuteronomio 7). Cosa pensa Gesù del resto della Legge ce lo dirà in 5,17-18.
Predicazione.
- Matteo 4,12: Battista viene arrestato per il motivo che verrà spiegato in 14,1-4. Allora Gesù si attiva e comincia a predicare l'apocalisse (4,17) e ad arruolare gli apostoli (4,18). Particolare enfasi viene data alle guarigioni miracolose e agli esorcismi.
- Matteo 5,17-37: discorso della montagna. Proclama beati i poveri di spirito (qualunque cosa voglia dire), gli afflitti, chi attende giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore (qualunque cosa voglia dire), i perseguitati, i pacificatori, perché tutti saranno ricompensati nel regno dei cieli. Gesù conferma in toto la Legge e riconosce i profeti; lui è venuto per completare, ma non cambierà una sola virgola delle sacre scritture. Ma aggiunge anche: fai pace col fratello; si fa peccato di fornicazione anche con il pensiero; no al ripudio della moglie anche in caso di fornicazione; parlate chiaro detto da un campione del parlar chiaro: Sì, sì; no,no; quello che c'è di più deriva dal male. Per la cronaca, Paolo usa la stessa espressione in 2Corinti 1,17.
- Matteo 5,38: porgi l'altra guancia a chi ti aggredisce.
- Matteo 5,43: Voi sapete che fu detto: amerai il tuo prossimo (Levitico 19,18) e odierai il tuo nemico, ma io vi dico: amate i vostri nemici. [...] E se salutate solo i vostri fratelli, che cosa fate di più? Non fanno forse altrettanto anche i pagani? Quindi siate gentili sia con i vostri fratelli (presumibilmente gli Israeliti) sia con tutti gli altri uomini. Questa è l'affermazione più universalistica che ho trovato finora, ma contrasta parecchio con l'AT. E notare anche che i pagani non sono fratelli. Vedi anche 10,5.
- Matteo 6,5-7: non ostentare la devozione; si può pregare anche chiusi in camera. Le nenie sono inutili perché dio non è né sordo né ottuso.
- Matteo 6,9: insegna la preghiera del padre nostro.
- Matteo 6,24: dedicatevi prima alla devozione, dopo al corpo: Nessuno può servire a due padroni [...] Non potete servire a Dio e a mammona. (μαμμωνᾶς, mammōnas, la ricchezza, l'abbondanza).
- Matteo 7,1-4: siate severi con voi stessi e tolleranti col fratello: Perché osservi il bruscolo che è nell'occhio del tuo fratello e non scorgi la trave che è nell'occhio tuo?
- Matteo 7,6: non sprecare energie su chi non lo merita: non gettare perle ai porci.
- Matteo 7,12: fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te (cfr Tobia 4,15).
- Matteo 9,9-13: i pubblicani sono peccatori.
- Matteo 10,2: i 12 apostoli sono: Simone detto Pietro e Andrea fratelli; Giacomo e Giovanni figli di Zebedeo; Filippo; Bartolomeo; Tommaso; Matteo; Giacomo figlio d'Alfeo; Taddeo; Simone il cananeo; Giuda Iscariota.
- Matteo 10,5-10: Gesù manda gli apostoli dai fratelli della casa d'Israele, ma NON dai gentili né dai Samaritani. Quindi il messaggio di Gesù è rivolto in esclusiva agli Israeliti. Vedi anche 5,43. Dovranno predicare l'apocalisse imminente e l'arrivo del regno dei cieli, guarire i malati, resuscitare morti, fare esorcismi. Vitto e alloggio a carico di chi li vorrà ospitare.
- Matteo 10,17-23: verrete perseguitati a causa mia, e allora scappate. Non si capisce per quale ragione dovrebbero essere perseguitati. Nel mandato di Gesù ci dev'essere qualcos'altro che non ci hanno detto.
- Matteo 10,34: Gesù: Non crediate che io sia venuto a portare la pace sulla terra. Non sono venuto a portare pace, ma la spada. Perché sono venuto a dividere i figli dal padre [...] e i nemici dell'uomo saranno i suoi famigliari. Chi ama il padre e la madre più di me non è degno di me. Questa affermazione è molto forte. Gesù vuole ubbidienza assoluta.
- Matteo 11,1-19: frattura ideologica tra Gesù e Giovanni il Battista che usano metodi diversi ma forse hanno anche scopi diversi. Gesù indulge nei piaceri della tavola e si intrattiene con i traditori pubblicani e coi peccatori. Giovanni, che è ancora in prigione, è perplesso, quindi manda i suoi discepoli ad informarsi se veramente è Gesù il messia che stavano aspettando. Gesù risponde che Giovanni è l'ultimo dei profeti della Legge che reprimono il corpo coi digiuni (cfr 9,14) e sono severi come Elia, ma Gesù appartiene a una nuova generazione più rilassata e tollerante che punta alla salvezza dell'anima e si rivolge a coloro che ne hanno più bisogno. Chissà come l'avrà presa Giovanni.
- Matteo 11,20-24: riconosce scarso interesse suscitato in talune città.
- Matteo 12,1-15: Gesù rilassa la norma del riposo del sabato. I farisei valutano se Gesù ha così violato la Legge.
- Matteo 12,39: cita il libro di Giona. Anche 16,4; 16,17. E' il messaggio universalistico criptato.
- Matteo 13,55: Maria è madre di Gesù, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda.
- Matteo 14,1-36: Giovanni il Battista viene giustiziato perché accusa re Erode Antipa (figlio di Erode il Grande e re di Galilea) di avere una relazione con Erodiade moglie di suo fratello Filippo. Secondo Giuseppe Flavio, il vero nome di Erodiade era Salomè ed era nipote di Erode il Grande, mentre Filippo era in realtà non il re dei territori oltre Giordano, ma un fratellastro povero di Erode Antipa, da qui l'adulterio della moglie per un vero re ricco. Secondo [BERMEJO] p. 173 Erode fa giustiziare Giovanni nel timore di una rivolta scatenata dalle folle irretite da Giovanni; l'evangelista avrebbe quindi espunto il tema politico in favore del tema cortigiano per allontanare ogni sospetto di coinvolgimento di Gesù con questi soggetti rivoluzionari. Comunque sia, morto il capo della setta, subito l'attività pubblica di Gesù si fa frenetica: miracoli, guarigioni, seguito popolare di migliaia di persone.
- Matteo 15,1-20: Gesù contro i tabù alimentari; vedi discussione nella critica al NT che segue.
- Matteo 15,21-28: Gesù nega aiuto a donna cananea perché Non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d'Israele. Poi concede grazia, ma solo di straforo. La questione nazionalismo contro universalismo deve ancora essere risolta.
- Matteo 16,2: farisei e sadducei chiedono a Gesù una prova della sua natura divina; inutilmente. Gesù li invita invece a leggere i segni dei tempi: "Rosso di sera, bel tempo si spera".
- Matteo 16,16-20: Gesù è Cristo, cioè inviato da dio; Pietro è la pietra su cui si fonderà la chiesa; gli apostoli devono mantenere il segreto su queste cose; profetizza passione e resurrezione.
- Matteo 17,3: allegoria della trasfigurazione (v. trattazione introduttiva al NT).
- Matteo 17,10-13: gli apostoli obiettano che Gesù non può essere il messia, perché la profezia (probabilmente si riferiscono a Malachia) dice che prima del messia deve venire Elia; Gesù spiega che Elia è già venuto, ma con il nome di Giovanni il Battista.
- Matteo 18,1-17: integralismo e proselitismo: predicare anche e soprattutto alle persone semplici e ingenue (i piccoli) andando contro coloro che pongono ostacolo e seminano il dubbio (dal greco skandalon ovvero ostacolo o impedimento, erroneamente tradotto come scandalo); convertire invocando l'aiuto della comunità cristiana locale se necessario (la chiesa); se tutto ciò fallisce, ignorare il soggetto che non crede, come si fa coi gentili e i pubblicani.
- Matteo 19,1-12: Gesù emenda Legge di Mosè: no al divorzio (Deuteronomio 24,1) perché i coniugi sono una sola carne (Genesi 2,24).
- Matteo 19,16-24: i dieci comandamenti versione breve, ai quali però bisogna aggiungere Matteo 22,37. Chi vuole strafare, dia tutti i suoi beni ai poveri. E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli.
Cammello o gomena? Esistono manoscritti dei vangeli che riportano "gomena" al posto di "cammello": com'è possibile? Due le ipotesi. In greco koiné le parole kamilos (gomena) e kamelos (cammello) sono molto simili, e questo potrebbe avere tratto in inganno i copisti. Secondo un'altra ipotesi il racconto originale dei vangeli era in aramaico, lingua nella quale la parola גמלא è polisemica e significa sia cammello che gomena. Comunque sia, il senso della frase non cambia.
- Matteo 19,28: all'avvento del regno di dio, i 12 apostoli dovranno giudicare le 12 tribù di Israele. Traduzione: Gesù sta lavorando per il popolo di Israele e basta.
- Matteo 20,1-16: ambiguissima parabola degli operai sulla contrattazione del salario.
- Matteo 21,12-13: Gesù entra nel tempio di Gerusalemme e scaccia i mercanti cambia valute e i venditori di colombe sacrificali perché questa è una casa di preghiera e non una spelonca di ladri. In realtà questi servizi erano indispensabili a tutti i pellegrini che venivano in Gerusalemme per adempiere agli obblighi imposti dalla Legge; perché Gesù si comporta così?
- Matteo 21,14: Gesù guarisce ciechi e zoppi dentro al tempio stesso, davanti ai sacerdoti e al popolo. Cfr invece con Giovanni 14,22 dove gli apostoli lamentano che Gesù non fa dimostrazioni pubbliche dei suoi poteri.
- Matteo 21,23: Gesù tiene lezione sulla Legge dentro al tempio. Alle sue spalle, i sacerdoti aspettano di coglierlo in fallo, ma invano. Sacerdoti e anziani del popolo gli chiedono con quale autorità fa tutto questo. Gesù schiva la domanda e rinfaccia loro di non avere difeso Giovanni il Battista che aveva tanto seguito tra il popolo, e minaccia di scatenare loro contro la folla.
- Matteo 21,33-43: la parabola del vignaiolo è un messaggio criptato diretto agli Israeliti. Riporto solo la spiegazione: la pietra capo d'angolo anche nota come pietra angolare che viene citata da Gesù è una espressione usata nel Salmo 118, inno a Yahweh che salva Israele e distrugge i nemici; usata anche in Isaia 28,16 con allusione al messia moralizzatore di sacerdoti corrotti; usata anche in Zaccaria 10,4 ad indicare il condottiero prescelto da Yahweh. I sacerdoti, che capiscono perfettamente il messaggio criptato e ne temono le conseguenze, ancora una volta vogliono Gesù morto.
- Matteo 22,15-22: farisei ed erodiani hanno una domanda trabocchetto per Gesù: E' lecito pagare il tributo a Cesare? Cioè: dobbiamo pagare le tasse agli odiati occupanti Romani? Se Gesù risponde sì, allora perde la fiducia del popolo; se risponde no, allora potranno accusarlo di sedizione. Ma Gesù schiva abilmente la trappola, si fa mostrare una moneta romana, fa osservare che sopra vi è impresso il nome di Cesare, e quindi pronuncia la famosa frase: Rendete dunque a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di dio. Notare che Gesù invita a restituire la moneta (NON pagare), e che rivendica a sé di parlare di ben altro che di dischetti di metallo. Nessun'altra citazione dai vangeli è stata più fraintesa di questa famosissima frase.
Questo agguato premeditato dimostra che il popolo riconosceva in Gesù un messia liberatore, e non certo un predicatore metafisico, e che i suoi accusatori avevano perfettamente capito che era attaccabile proprio su questo fronte ([BERMEJO] p. 150).
- Matteo 22,44: Gesù cita Salmi 110,1 (vedi): Cristo (cioè Gesù) è figlio (cioè erede) di David, e David siede alla destra di Yahweh e insieme schiacciano i nemici di Israele. Quindi Gesù qui fa il messia liberatore di Israele. Il linguaggio è criptico perché qui c'è sedizione, i Romani sono dietro l'angolo che ascoltano e bisogna stare molto attenti alle parole.
- Matteo 23: lunga invettiva contro i farisei ipocriti, i loro sepolcri imbiancati (23,27), assassini dei profeti, che non riconoscono il messia, che lapideranno i discepoli del messia. Secondo me si voleva rivolgere piuttosto ai sadducei. Gesù lascia il tempio.
- Matteo 24,1-35: Gesù prevede l'arrivo di tempi difficili, falsi profeti, guerre, pestilenze e terremoti, ma alla fine il vangelo sarà predicato a tutto il mondo e a tutte le genti. Apocalisse finale che avverrà entro una generazione: questo prova che la prima stesura del testo fu opera di un autore coevo di Gesù sinceramente convinto dell'imminenza del Giudizio Universale.
Arresto e condanna.
- Matteo 26,14: Giuda Iscariote corrotto dai sacerdoti con trenta monete d'argento; dovrà guidarli all'arresto di Gesù senza fare troppo clamore.
- Matteo 26,25: a Giuda che chiede se sarà lui il traditore, Gesù risponde l'irritante espressione ambigua «Tu l'hai detto» che non si capisce se vuol dire sì o no; in questo caso vuol dire sì; davanti al sommo sacerdote vorrà dire sì (Matteo 26,64); Pilato lo intende invece come no (Matteo 27,11; Marco 15,2; Luca 23,3; Giovanni 18,37). Questo sì che è parlar chiaro.
- Matteo 26,47-56: arriva una masnada di gente armata di spade e bastoni mandati dai grandi sacerdoti e dagli anziani del popolo; Giuda indica loro l'uomo da arrestare: Gesù. Uno degli apostoli (non specificato) estrae la spada e mozza un orecchio (a chi non si sa); Gesù redarguisce l'apostolo impartendogli il famoso insegnamento chi prende la spada, di spada perisce.
Gli apostoli fuggono.
- Matteo 26,57: processo davanti al Sinedrio, ai sacerdoti e agli anziani. Gesù si proclama Cristo figlio di Dio. Giudicato colpevole di bestemmia, legato e condotto dal governatore Ponzio Pilato.
- Matteo 27,5: Giuda, pentito, restituisce i soldi ai sommi sacerdoti e si impicca; con quei soldi i sacerdoti comprano un campo da destinare a cimitero degli stranieri. Per un'altra versione della sorte di Giuda, vedi Atti 1,16-19.
- Matteo 27: Pilato interroga Gesù su sedizione: sei tu il re dei Giudei? Risposta: «Tu lo dici» che per Pilato significa no, ma secondo me è oltraggio. La moglie di Pilato supporta Gesù. Il popolo, sobillato dai sacerdoti, costringe Pilato a condannare Gesù e a liberare Barabba (un prigioniero famoso). Tutta la responsabilità viene scaricata sui Giudei.
- Matteo 27,26-54: crocifissione e morte di Gesù.
Resurrezione.
- Matteo 27,55: molte donne seguono Gesù per servirlo (cfr Luca 8,1).
- Matteo 27,62-66: sacerdoti e farisei mettono guardia al sepolcro per impedire che i discepoli trafughino il corpo di Gesù per poi dire che è risorto. Una scossa di terremoto e un angelo aprono il sepolcro (28,2) e spaventano le guardie. Sacerdoti e anziani pagano le guardie per dire che sono stati i discepoli a trafugare il corpo mentre dormivano.
- Matteo 28,16: Gesù risorto invita gli 11 apostoli rimasti a predicare il suo insegnamento a tutti i popoli della Terra. Dovranno esportare anche la Legge Mosaica? Comunque, non lo faranno.
FINE.
L'autore di questo vangelo è ignoto, il nome di Marco è secondo tradizione. Numerosi sono gli esorcismi degli indemoniati, che sono preponderanti rispetto alle guarigioni delle altre malattie. Gesù è letteralmente assalito dalla folla che cerca guarigione; non riporterò questi episodi.
Iniziazione.
- Marco 1: parte subito con Giovanni il Battista che benedice Gesù proveniente da Nazaret. Niente annunciazione, niente Giuseppe e Maria, niente Erode né Magi. Giovanni veste poveramente e si nutre di locuste e miele selvatico. Gesù viene ripetutamente presentato come figlio di dio.
- Marco 1,12-13: iniziazione nel deserto, ma senza dettagli.
Predicazione.
- Marco 1,14: Giovanni arrestato, Gesù inizia a predicare il Giudizio. Arruola due pescatori, Simone e Andrea.
- Marco 1,21: Gesù insegna nella sinagoga di Cafarnao.
- Marco 1,44: Gesù invita i guariti a non menzionarlo in giro perché c'è già troppa folla intorno; in 3,12 deve addirittura ricorrere a minacce.
- Marco 2,15 fino 3,12: Gesù opera su peccatori e pubblicani, non osserva il digiuno, raccoglie spighe di sabato, cura malati di sabato. I farisei mugugnano e meditano di farlo morire (3,6).
- Marco 2,27: Gesù contro la Legge: il sabato è fatto per l'uomo.
- Marco 3,6: imprecisati farisei ed erodiani meditano come uccidere Gesù. Cfr Luca 13,31.
- Marco 3,16: apostoli fin qui: Simone (rinominato Pietro in 3,16) e Andrea suo fratello, Giacomo e Giovanni figli di Zebedeo detti "figli del tuono", che sono tutti pescatori; Andrea (citato forse 2 volte?); Filippo; Bartolomeo; Matteo; Tommaso; Giacomo figlio di Alfeo; Taddeo; Simone lo Zelatore; Giuda Iscariote per un totale di 12 apostoli. Il loro compito: predicare e scacciare i demoni (3,14-15).
- Marco 3,31-35: arrivano la madre e i "fratelli": Chiunque fa la volontà di dio egli è mio fratello, mia sorella e mia madre.
- Marco 4,11: Gesù spiega perché usa parabole in pubblico: si crede per fede, non per un processo razionale, sicché le cose non vanno presentate troppo pre-digerite perché allora sarebbe troppo facile. Ma ai propri discepoli, a parte, spiegava tutto. (4,33). Cerca su Google segreto messianico.
- Marco 6,3: Maria è madre di Gesù, Giacomo, Ioses, Giuda e Simone. Giacomo è fratello minore di Gesù (cfr Matteo 13,55; 27,56; Marco 15,40; 16,1; Galati 1,19).
- Marco 6,14-29: Giovanni Battista giustiziato (v. Matteo 14,1-36 per la discussione). Gesù paragonato a Elia e agli altri antichi profeti.
- Marco 6,34-44: prima miracolosa moltiplicazione dei pani e dei pesci; incredulità degli apostoli (6,52).
- Marco 6,48: cammina sulle acque.
- Marco 7,1-23: Gesù contro i tabù alimentari; vedi discussione nella critica al NT che segue.
- Marco 8,1-9: seconda miracolosa moltiplicazione dei pani e dei pesci. Spiegazione in 8,14-21 ma io non l'ho capita.
- Marco 8,27-30: Gesù rivela agli apostoli di essere cristo e ordina di tenere la cosa segreta.
- Marco 8,35: Chi vorrà salvare l'anima sua, la perderà; e chi perderà l'anima sua per me e per il Vangelo, la salverà. Non sapendo cos'è l'anima, è difficile dare un senso a tali affermazioni fumose.
- Marco 9,1: il Regno di Dio arriverà entro questa generazione.
- Marco 9,2: Gesù incontra i profeti Mosè ed Elia (trasfigurazione) mentre assistono a distanza gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni.
- Marco 10,3: Gesù contro la Legge: il libello del divorzio di Mosè non vale, il matrimonio è per sempre come afferma Genesi 2,24.
- Marco 10,19-25: i comandamenti sono: non ammazzare, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre (e fanno 6). Per ottenere la vita eterna occorre anche dare tutto quanto si possiede ai poveri: allegoria del cammello e della cruna dell'ago (cfr Matteo 19,24). Ma i primi due comandamenti stanno in 12,28-34.
- Marco 10,28-31: contentino materialistico: chi segue Gesù lasciando tutti gli altri legami (famiglia, casa, campi) riceverà cento volte la ricompensa in questo mondo nonché la vita eterna in quell'altro mondo. Inoltre molti dei primi saranno gli ultimi e gli ultimi saranno i primi.
- Marco 11,15: Gesù va nel tempio di Gerusalemme, rovescia i tavoli dei cambiavalute e dei venditori di colombe sacrificali. Questi mercanti servivano alla gente che veniva da lontano per compiere i riti sacrificali e fare le donazioni (cfr Luca 2,22-23 dove i genitori di Gesù usano proprio lo stesso servizio). In altre parole Gesù sta ostacolando l'adempimento a un precetto della Legge. Perché? I sacerdoti adesso lo vogliono morto.
- Marco 11,27-32: Gesù tiene lezione nel tempio e i sacerdoti lo interrogano: con quale autorità fai tutto questo? Gesù rinfaccia loro di aver abbandonato Giovanni e minaccia di aizzare la folla (vedi Matteo 21,23 per approfondire).
- Marco 12,1-12: parabola del vignaiolo dove Gesù si proclama messia re e liberatore di Israele (vedi Matteo 21,33-43 per approfondire).
- Marco 12,13-17: farisei ed erodiani interrogano maliziosamente Gesù riguardo al pagamento dei tributi ai Romani, ma Gesù schiva abilmente (vedi Matteo 22,15-22 per approfondire).
- Marco 12,25: i sadducei interrogano Gesù riguardo alla risurrezione, nella quale non credono. Secondo Gesù i morti risorgono come angeli nei cieli. Infatti Non è dio dei morti, ma dei vivi. Voi dunque errate assai.
- Marco 12,28-34: il primo comandamento è Ascolta Israele! Il Signore Iddio nostro è l'unico Signore. E il secondo comandamento è Amerai il prossimo tuo come tè stesso. Tra gli astanti, un raro sacerdote di attitudine riformista riconosce che questi comandamenti valgono molto di più di tutti gli olocausti e i sacrifici. Al lettore si lascia il rebus di capire chi è il prossimo e se si tratta di una religione universalistica oppure no. Vedi Marco 10,19 per gli altri comandamenti.
- Marco 12,37: cita Salmi 110,1 (vedi): Cristo (cioè Gesù) è figlio (cioè erede) di David, e David siede alla destra di Yahweh e insieme schiacciano i nemici di Israele. Quindi Gesù è il prossimo messia liberatore di Israele. Il linguaggio è criptico perché qui c'è sedizione. Il popolo ascolta deliziato perché conosce bene il salmo; i Romani non capiscono.
- Marco 12,41-44: versare l'obolo al tempio è cosa buona e va fatto in proporzione alla propria disponibilità.
Gesù esce dal tempio.
- Marco 13,1,23: profezia della distruzione del tempio (70 d.C.), terremoti (almeno uno grande nel 115 d.C.) e guerre e numerosi falsi profeti (allude forse alle guerre giudaiche e guerre civili concomitanti).
- Marco 13,24-31: Apocalisse entro una generazione. Quindi l'autore era sinceramente convinto dell'apocalisse imminente, era più o meno coevo di Gesù, ma scriveva dopo il 115 d.C. oppure questa parte è stata aggiunta in seguito.
Arresto e condanna.
- Marco 14,1-2: i grandi sacerdoti e gli scribi vogliono uccidere Gesù, ma evitando i giorni di festa pasquale per timore di tumulti.
- Marco 14,10-11: Giuda Iscariote promette di consegnare Gesù ai grandi sacerdoti in cambio di denaro.
- Marco 14,43-47: una turba armata di spade e bastoni mandata dai grandi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani, arriva per arrestare Gesù. Uno dei presenti, sfoderata la spada, colpì il servo del Sommo Sacerdote e gli portò via un orecchio. Fuga generale. Giovinetto avvolto in un lenzuolo, sfugge alla cattura scivolando via nudo: chi è? forse è quello in Giovanni 21,20-24.
- Marco 14,53-65: Gesù interrogato dal Sommo Sacerdote, dai grandi sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Fa scena muta, ma ammette di essere il Cristo figlio dell'Onnipotente. Condanna per bestemmia.
- Marco 14,66-72: intanto fuori, Pietro, riconosciuto come uno dei membri della setta, nega per ben tre volte di conoscere Gesù e fugge.
- Marco 15,1-15: Gesù consegnato a Pilato: "Sei tu il re dei Giudei?" gli chiede. "Tu lo dici". Io l'avrei condannato per oltraggio. Non risponde delle altre accuse. Essendo Pasqua, Pilato chiede alla folla a chi accordare la grazia, e la folla reclama Barabba, già in prigione per sedizione e omicidio.
- Marco 15,16-41: crocifissione e morte di Gesù.
Resurrezione.
- Marco 15,42-47: la sera del venerdì un tale Giuseppe da Arimatea eminente membro del consiglio (ma non si dice quale consiglio) reclama il corpo, lo avvolge in un lenzuolo, e lo depone in un sepolcro scavato nella roccia.
- Marco 16,1-8: la domenica mattina le donne (cfr Luca 8,2-3) vanno per trattare il cadavere, ma trovano il sepolcro aperto; all'interno un giovane vestito di bianco annuncia che Gesù è risorto e aspetta gli apostoli in Galilea.
Il testo di Marco si conclude improvvisamente al versetto 16,8 quindi mancano le apparizioni di Gesù risorto. Tuttavia ai tempi di Marco le apparizioni sono sicuramente già note attraverso le lettere di Paolo (v. 1Corinti 15) per cui gli altri evangelisti, in mancanza di materiale, dovettero inventare ciascuno a modo suo. La cosiddetta finale lunga di Marco verrà aggiunta solo nel 2o secolo d.C. e ne esistono diverse versioni; qui vediamo la finale lunga entrata nel canone.
- Marco 16,9-19: varie apparizioni di Gesù qui e là. Invita gli apostoli a predicare in tutto il mondo. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, sarà immune ai demoni, parlerà nuove lingue, prenderà in mano i serpenti, sarà immune ai veleni, guarirà i malati e starà bene. Infine, assunzione in cielo di Gesù per sedere a destra di dio, mentre gli apostoli andranno a predicare ovunque (non succederà).
FINE.
"Luca" è un nome di fantasia attribuito per tradizione a questo vangelo. Secondo alcuni sarebbe l'amato medico di Paolo che viene citato senza ulteriori attribuzioni in Colossesi 4,14, ma il nesso con il titolo di questo vangelo mi sfugge. Qui procederò ragionando sul contenuto stesso del testo:
- Il vangelo di Luca si apre con una dedica al caro amico Teofilo. Non sappiamo chi sia questo Teofilo.
- Gli Atti degli apostoli si apre con la stessa esatta dedica all'amico Teofilo. E' quindi ragionevole supporre che sia il vangelo di Luca che gli Atti abbiano lo stesso autore.
- Negli Atti 15-16, Paolo e Barnaba si uniscono al discepolo Timoteo che, da quel momento in poi, parla in prima persona singolare.
Sembra dunque che l'autore del vangelo secondo Luca e degli Atti sia proprio il Timoteo presentato in Atti 16,1-3 figlio di una giudea convertita al cristianesimo e di un pagano. Timoteo è anche compagno di peregrinazioni di Paolo ed è il destinatario di due lettere di Paolo. Timoteo non è testimone oculare della vita di Gesù.
Guarigioni, esorcismi, resuscitazioni e altri eventi straordinari sono largamente predominanti sulla pura teoria; non riporterò tutti gli episodi.
- Luca 1-3: l'autore ammette di non essere un testimone oculare. Afferma che esistono molti altri vangeli tra i quali ha fatto accurate ricerche. Con ciò implicitamente ammette che il suo è un lavoro compilativo da fonti anonime. L'autore dedica il libro all'amico Teofilo.
Nascita.
- Luca 1,25: Zaccaria, sacerdote anziano del tempio, non ha ancora avuto figli dalla moglie sterile. L'angelo Gabriele gli promette un figlio che dovrà chiamare Giovanni e sarà forte ed integro come il profeta Elia. Tradotto per i non-Giudei, sarà un vendicatore di re apostati e un liberatore del popolo di giuda.
- Luca 1,26-38: la signorina Maria, futura moglie di Giuseppe, è parente della moglie del sacerdote di cui prima. Il grado di parentela non è specificato. L'angelo Gabriele fa visita anche a Maria, a Nazaret, e le promette un figlio un po' speciale perché il Signore Iddio gli darà il trono di David. Problemino: Maria non è ancora sposata, è la prima e unica volta nella Bibbia che un angelo o un dio mettono incinta una signorina.
- Luca 1,71: nasce Giovanni e il padre Zaccaria già conosce il suo destino: la liberazione dai nostri nemici.
- Luca 2,1: Giuseppe e sua moglie Maria, già incinta, si muovono da Nazareth verso Betlemme per il censimento. Ivi Maria partorisce Gesù e lo pone in una mangiatoia perché non c'era altro posto nella stanza dove alloggiavano. Gli angeli corrono ad avvisare i pastori nell'area circostante perché vadano a rendere omaggio a quello che essi presentano come il salvatore.
- Luca 2,21: circoncisione di Gesù e sacrificio di due tortore o due colombi nel tempio di Gerusalemme come prescritto dalla Legge. Anche qui Gesù viene subito riconosciuto come il salvatore del popolo di Israele (2,32).
- Luca 2,36: ... e anche la profetessa Anna riconosce in Gesù il liberatore di Gerusalemme. Cerca "profetesse" per altre profetesse.
- Luca 2,41: all'età di 12 anni Gesù è un bambino prodigio e si intrattiene con i dotti nel tempio.
Iniziazione.
- Luca 3: Giovanni Battista inizia l'attività di predicazione; tutti si chiedono se è lui il liberatore; Giovanni accusa re Erode per una relazione con la moglie del fratello; Erode fa arrestare Giovanni; lo Spirito Santo avverte Gesù che adesso è il suo turno.
- Luca 4,1-13: Genealogia di Gesù e iniziazione con le tentazioni della carne (cfr Matteo 4,1 per approfondire).
Predicazione.
- Luca 4,14-30: nella sinagoga di Nazaret, Gesù si proclama il Cristo pronto a evangelizzare e curare. Anticipando le obiezioni degli astanti, dice anche che Nessun profeta è bene accetto in patria sua per cui non si aspettino miracoli. Traduzione: i miracoli avvengono solo se credete in me. Dice anche che lo stesso Elia non era onnipotente, quindi abbassate le vostre aspettative su di me. Gli astanti, delusi, minacciano di buttarlo di sotto, ma lui si divincola e continua il giro delle sinagoghe.
- Luca 5 e Luca 6: apostoli ingaggiati fin qui: Simon Pietro; Giacomo e Giovanni figli di Zebedeo che sono tutti pescatori; Levi il pubblicano.
- Luca 5,27 fino 6,11: Gesù banchetta coi pubblicani, non osserva i digiuni, non prega, coglie spighe di grano di sabato, cura malati di sabato. I farisei mormorano.
- Luca 6,12: apostoli ingaggiati: Simone che Gesù chiamò Pietro e suo fratello Andrea; Giacomo e Giovanni figli di Zebedeo; Filippo; Bartolomeo; Matteo; Tommaso; Giacomo figlio di Alfeo (un altro Giacomo); Simone detto lo Zelatore (quindi un altro Simone; Zelatore = zelota); Giuda figlio di Giacomo; Giuda Iscariote (un altro Giuda). Quindi abbiamo due Giuda, due Giacomo e due Simone. Totale: 12 discepoli.
- Luca 6,17-49: discorso della montagna che però secondo Luca avviene a valle. Beati voi, che siete poveri, perché vostro è il regno di dio! E in generale, beati voi variamente afflitti, perché la vostra ricompensa sarà grande in cielo. E ancora: amate i vostri nemici; a chi ti percuote, porgi l'altra guancia; fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te; siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro. Se per Padre intende Yahweh, forse non ha letto attentamente l'Esateuco, perché Yahweh è feroce sia coi nemici di Israele sia con Israele; questo è universalismo al contrario: il dio contro tutti.
- Luca 7,18-34: Giovanni, in prigione, manda i suoi discepoli ad informarsi se Gesù è il messia e se veramente fa le cose disdicevoli che gli vengono riferite: banchetta invece che digiunare per penitenza, va coi pubblicani, compie lavori di sabato. Evidentemente Giovanni e i suoi discepoli erano fondamentalisti che guardavano con sospetto al Gesù riformista.
- Luca 7,36-50: Gesù perdona peccatrice che lo ha amato tanto.
- Luca 8,1: elenca le donne che seguono gli apostoli per servirli con la loro opera e con i loro beni; sembrano di estrazione sociale elevata; secondo Matteo 27,19 anche la moglie di Pilato era una sostenitrice. Ecco chi li finanziava!
- Luca 8,4-18: Gesù racconta la parabola del seminatore alla folla. I discepoli non capiscono e si fanno spiegare privatamente. Perché le parabole sono così criptiche: risponde con un altro enigma (8,9-10).
- Luca 8,19: Gesù ha fratelli.
- Luca 9,1-6: Gesù manda in missione gli apostoli. Dovranno esorcizzare dai demoni, curare le malattie e predicare l'imminente arrivo del regno di dio.
- Luca 9,7: Giovanni Battista giustiziato (v. Matteo 14,1-36 per la discussione). La risposta di Gesù sarà in 20,1-8. Gira voce che ci sia già un altro profeta in circolazione; addirittura si dice che Elia e Mosè sono riapparsi. Erode guardingo.
- Luca 9,18-22: è il turno di Gesù, che si proclama Cristo davanti ai discepoli, ma intima di mantenere il segreto.
- Luca 9,30: allegoria della trasfigurazione: Gesù parla con Mosè ed Elia. Vedi anche mie note a Matteo 17,3. La consequenzialità dei fatti riportati da Luca non lascia dubbi sul vero ruolo di Gesù.
- Luca 9,51-56: villaggio di Samaritani respinge gli inviati di Gesù; gli apostoli Giacomo e Giovanni (i figli del tuono) propongono di sterminarli con il fuoco, ma Gesù li rimprovera. Quella di incendiare i villaggi che non accolgono la predicazione era pratica terroristica degli Zeloti, ci informa lo storico Giuseppe Flavio ([ESPOSITO_SU_GESU] p. 119). La stessa minaccia di distruggere i villaggi che non si piegano alla predicazione viene anche evocata dallo stesso Gesù, che li destina alla distruzione con il fuoco come Sodoma e Gomorra (Matteo 10,11-15; 11,20-24). Lo sforzo degli evangelisti di edulcorare la natura violenta della setta riesce solo a metà.
- Luca 9,62: Gesù pretende dedizione assoluta: i legami famigliari vanno recisi con la spada.
- Luca 10,1-20: aderiscono altri 72 apostoli che vengono subito mandati in missione. Questo fatto devia totalmente dagli altri vangeli, dove il numero degli apostoli non supera 12. Di essi non si farà mai più menzione.
- Luca 10,2: ...e tuttavia Gesù lamenta scarsi risultati nell'arruolamento degli adepti: La messe è molta ma gli operai sono pochi.
- Luca 10,9: tutti gli apostoli erano guaritori.
- Luca 10,15: cita inferno.
- Luca 10,18: cita satana. Vedi il Glossario dell'Antico Testamento per una discussione sui personaggi demoniaci e le concezioni metafisiche.
- Luca 10,25-37: comandamento: ama il tuo prossimo come te stesso. Chi è il prossimo? è chiunque aiuta il bisognoso.
- Luca 11,1-4: Gesù insegna la preghiera del Padre nostro.
- Luca 11,30-32: cita il libro di Giona (v.) che convertì i Niniviti così come Gesù converte questa generazione. Probabilmente è il messaggio universalistico criptato; inutile aspettarsi parole chiare da Gesù.
- Luca 11,37-41: Gesù contro i tabù alimentari; vedi discussione nella critica al NT che segue.
- Luca 12,13-34: no all'avarizia; fiducia nella provvidenza. (Insegna ad essere spiantati fatalisti).
- Luca 13,31: farisei avvertono Gesù che Erode lo vuole morto. Ricordando la brutta fine del suo cugino e maestro Giovanni, la minaccia era molto concreta. Cfr Marco 3,6.
- Luca 16,17-18: la Legge è immutabile; ma no al divorzio e cita Genesi 2,24.
- Luca 16,19-31: parabola del ricco e di Lazzaro povero lebbroso; vengono coinvolti: l'Ade e le fiamme che tormentano i peccatori, Abramo, Mosè, i profeti. Un bel mix.
- Luca 17,4: il pentimento reiterato salva da ogni peccato. Quindi si può peccare a ripetizione, basta pentirsi dopo.
- Luca 17,11-19: di dieci guariti, solo il samaritano ringrazia Gesù.
- Luca 17,26-29: Gesù cita Noè e il diluvio, Lot e la distruzione di Sodoma. Quindi sapeva che il Padre è uno stragista.
- Luca 18,9-30: umiltà, ingenuità (nel senso di fede cieca) e povertà sono valori.
- Luca 19,11-27: parabola del fedele servitore: Un re affida i suoi averi ai servitori perché si deve allontanare; al ritorno premia i servitori che hanno fatto meglio fruttare i suoi averi e fa sgozzare quelli che hanno complottato contro di lui. A colui che ha, sarà dato, e a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Suggerimento per una possibile interpretazione: sostituire "re" con "dio" e "servitore" con "fedele", e "sgozzare" con "dannato"; chiusa finale: la cosa che si deve avere è la fede che dà salvezza. Messaggio per Gesù: sei sicuro che l'abbiano capita?
- Luca 19,29-48: Gesù va nel tempio di Gerusalemme, rovescia i tavoli dei venditori (il cui ruolo non viene meglio specificato) perché profanano il luogo di preghiera, e si mette ad insegnare la Legge Mosaica per giorni interi. I sacerdoti, alle sue spalle, aspettano invano di coglierlo in fallo per farlo morire. Traduzione: Gesù qui si dimostra più ortodosso dei sacerdoti e ottiene il favore della folla. Il Gesù del discorso della montagna era un altro.
- Luca 20,1-8: sacerdoti, scribi e anziani chiedono a Gesù con quale autorità si permette di fare queste cose dentro al tempio. Gesù rinfaccia ai sacerdoti di aver lasciato condannare Giovanni, già riconosciuto profeta dalla folla. Traduzione: lasciatemi stare altrimenti vi aizzo contro la folla.
- Luca 20,9-19: la parabola del vignaiolo è un messaggio criptato comprensibile solo agli Israeliti. Infatti fa menzione della pietra capo d'angolo che abbiamo già spiegato in Matteo 21,33-43. La folla accorsa al tempio, che gli inni li conosce a memoria, afferra subito il messaggio. E anche i sacerdoti.
- Luca 20,20-26: spie mandate dai sacerdoti fanno domanda trabocchetto per stanare il Gesù capopopolo: E' lecito o no pagare il tributo a Cesare? Vedi discussione a Matteo 22,15-22.
- Luca 20,27-39: c'è vita dopo la morte? Secondo i sacerdoti no, ma nulla in proposito viene detto nell'AT. Invece secondo Gesù certo che c'è vita! non crederete mica che dio veglia su miliardi di anime dei morti! Altra non-risposta che poi ciascuno può pensare quello che vuole.
- Luca 20,41-43: Gesù si proclama Cristo erede di David.
- Luca 21,5-37: profezia della distruzione del tempio e dell'apocalisse e del regno dei cieli, entro questa generazione. Dopo molti giorni, Gesù lascia il tempio.
- Luca 22,1-6: i sacerdoti vogliono Gesù morto ma temono la folla; allora corrompono Giuda con il denaro per catturalo una volta fuori dal tempio e lontano dal clamore.
- Luca 22,30: gli apostoli sono 12 perché dovranno giudicare le 12 tribù d'Israele. Nulla si dice degli altri popoli, quindi Gesù è venuto solo per il popolo di Israele.
- Luca 22,36-38: Gesù invita a comprare spade intendendo chissà che cosa; gli apostoli fanno presente che, al momento, ne hanno già due; Gesù si adombra con loro che non capiscono le sue parole.
Arresto e condanna.
- Luca 22,47-53: una turba arresta Gesù che è fuori dal tempio e senza folla a protezione. Gli apostoli reagiscono con la spada e tagliano l'orecchio destro del servo del Sommo Sacerdote. Gesù ordina di mettere via la spada e guarisce la ferita miracolosamente. Secondo me gli apostoli per spada hanno inteso proprio quell'affare che taglia. Non ci capivano nulla neanche loro. Tra le decine di testimoni oculari presenti alla guarigione miracolosa dell'orecchio mozzato, nessuno riferisce ai sacerdoti.
- Luca 22,66-71: il mattino seguente, interrogato dal Sinedrio, Gesù ammette di essere figlio di dio.
- Luca 23,1-25: i sacerdoti conducono Gesù da Pilato con la seguente imputazione: incitamento alla rivolta, incitamento alla ribellione fiscale, sedizione come Cristo re. Pilato interroga Gesù solo riguardo alla sedizione e Gesù non-risponde con Tu lo dici. Pilato, perplesso, scarica il problema su Erode. Erode è felice di incontrare finalmente il famoso Gesù perché gli piacerebbe tanto vedere qualche miracolo, cose che Giovanni evidentemente non faceva. Ma Gesù fa scena muta anche da Erode. Erode rimanda la grana a Pilato. Ed Erode e Pilato quel giorno stesso divennero amici, da nemici che erano prima. Pilato convoca quindi sacerdoti, magistrati e popolo, spiega che non ha trovato nessuna colpa in Gesù e che perciò lo farà flagellare un po' prima di rilasciarlo. I Romani flagellavano un po' tutti gli arrestati a prescindere per tradizione; lo faranno anche con Paolo quando chiede loro protezione. Ma tutti (dice proprio così: tutti) invocavano la crocifissione di Gesù e il rilascio di Barabba, che era in prigione per sedizione e omicidio.
- Luca 23,26-49: crocifissione e morte di Gesù.
- Luca 23,50-55: Giuseppe, membro riformista del Sinedrio, reclama il corpo di Gesù, lo avvolge in un lenzuolo, e lo depone in un sepolcro scavato nella roccia. E' ormai l'alba del sabato e tutto si ferma almeno fino a domenica.
Resurrezione.
- Luca 24: la mattina (suppongo della domenica) le donne che avevano servito Gesù in Galilea trovano il sepolcro aperto. Due uomini risplendenti non meglio identificati annunciano loro che Gesù è risorto.
Gesù risorto appare a due neo-discepoli, delusi perché aspettavano il liberatore di Israele. Gesù riprende a far loro lezione sulle Sacre Scritture, cita Mosè e tutti i profeti, fino a quando i due finalmente lo riconoscono. Poi Gesù va anche dagli apostoli, mangia, e cita ancora la Legge di Mosè, i profeti e i salmi. Promette la remissione dei peccati per tutte le nazioni (24,47) (!?). Ordina agli apostoli di rimanere in Gerusalemme fino a quando sarete rivestiti di potenza dall'alto (?). Quindi Gesù ascende al cielo.
FINE.
L'autore di questo vangelo è ignoto, il nome di Giovanni è secondo tradizione. Al termine del libro l'anonimo autore rivela di essere il giovane discepolo amato o prediletto da Gesù, ma non ci dice il suo nome. Perché tanto mistero?
Gli studiosi sospettano che questo vangelo sia in realtà stato scritto da vari autori e in tempi diversi, perché ci sono evidenti incongruenze nell'ordine dei capitoli, nella linearità della storia e negli spostamenti di Gesù sul territorio. Diversamente dai vangeli sinottici, questo di Giovanni è il meno attendibile biograficamente ma quello con finalità più specificatamente teologiche.
Quindi niente natività, niente Giuseppe e Maria, niente mangiatoia. Gesù entra nella storia per farsi battezzare da Giovanni il Battista. Anche qui numerosi i miracoli, le guarigioni, le moltiplicazioni di pani e pesci che non riporterò; tuttavia questi eventi straordinari avvengono sempre e solo fuori da Gerusalemme, fuori dal tempio, e solo tra i suoi discepoli.
L'importante allegoria della trasfigurazione (l'incontro tra Gesù e i due profeti condottieri del popolo di Israele Mosè ed Elia) qui non compare, però c'è una animata disputa dentro al tempio che vedremo.
Termina con l'investitura di Pietro a capo degli apostoli dopo Gesù.
Si direbbe quindi un vangelo orientato alle future chiese cristiana e cattolica universaliste, e meno orientato al popolo israelita.
- Giovanni 1,17: Mosè ha fatto la Legge, Gesù porta grazia e verità (qualunque cosa voglia dire).
- Giovanni 1,18: Nessuno ha mai veduto Dio, cioè dio è un concetto astratto. Strano; Abramo gli faceva da cameriere e Mosè ci discuteva per 40 giorni di fila faccia a faccia.
- Giovanni 1,19: attività di Giovanni il Battista.
Iniziazione.
- Giovanni 1,35: Giovanni Battista riceve Gesù e ne riconosce la superiorità.
Predicazione.
- Giovanni 1,40: apostoli arruolati: Andrea e Simon Pietro che Gesù chiama
cefa (= aramaico "roccia" o "pietra") figli di Giona; Filippo; Natanaele; Giuda figlio di Simone Iscariote
(Giovanni 6,71); Tommaso (14,5). E fanno 6. Manca un elenco più completo.
Giovanni 2,13-22: Gesù va nel tempio di Gerusalemme e rovescia i tavoli dei cambiavalute e dei venditori di animali sacrificali: non fate della casa del Padre mio una casa di mercato. Con quale autorità fai ciò? gli chiedono i Giudei (dice proprio "i Giudei", non i sacerdoti o altro). E lui risponde spavaldo: disfate questo tempio e io lo ricostruirò in tre giorni.
- Giovanni 3,14: cita la vita eterna.
- Giovanni 3,22: Giovanni Battista e Gesù battezzano entrambi ma in posti diversi; collaborazione o contrasto?
- Giovanni 4,2: ...in realtà Gesù non battezza, ma sono i suoi apostoli a farlo.
- Giovanni 4,5-42: Gesù incontra una donna samaritana ed interloquisce su questioni metafisiche; dio è spirito, perciò è ovunque, Gerusalemme non ha il primato; i samaritani credono a Gesù profeta; gli apostoli sono sorpresi perché parla con una donna di questioni metafisiche e, per di più, una samaritana.
- Giovanni 4,44: un profeta non gode stima in patria.
- Giovanni 5,1-16: Gesù guarisce un malato di sabato e si dilegua; i Giudei vogliono uccidere Gesù solo per questo.
- Giovanni 5,36-47: Gesù ai Giudei: io sono superiore a Giovanni perché mi ha mandato il Padre; i miracoli che faccio lo dimostrano; la pedissequa osservanza delle Legge non vi darà la vita eterna perché la vita eterna viene credendo in me; dovete credere in me perché di me ha scritto anche Mosè ([LEF] nelle note richiama in proposito Genesi 3,15; Genesi 49,10; Deuteronomio 18,15 ma sono versetti ambigui e generici e infatti Gesù non è riconosciuto profeta nel Tanach).
- Giovanni 6,1-15: moltiplicazione dei pani e dei pesci.
- Giovanni 6,19: cammina sull'acqua.
- Giovanni 6,66: gli apostoli sono 12, ma non vengono elencati i nomi.
- Giovanni 7,14-53: Gesù ritorna nel tempio ad insegnare per diversi giorni; conosce perfettamente le Scritture non perché ha studiato ma perché è nato imparato; rimprovera la mancata osservanza della Legge di Mosè; circoncisione obbligatoria. La folla si interroga se Gesù è il Cristo oppure vada arrestato come impostore.
- Giovanni 8,1-11: salva adultera destinata alla lapidazione secondo Legge (Levitico 20,10): Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra.
- Giovanni 8,19-59: di nuovo nel tempio, animata disputa tra Gesù e Giudei. Notare che sebbene siamo dentro al tempio, Giovanni non vuole coinvolgere i sacerdoti nella diatriba, per cui gli antagonisti di Gesù qui sono genericamente "Giudei". Gesù parte bene, ma la sua concezione metafisica si scontra con la mentalità prosaica dei Giudei, e la discussione degenera. Riporto una sintesi dell'articolato dibattito:
Gesù sostiene di essere una cosa sola col Padre. Se persevererete nei miei insegnamenti, sarete veramente miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi.
Giudei: Noi siamo progenie di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Hanno dimenticato la schiavitù d'Egitto?
Gesù: Siete schiavi del peccato; io sono superiore ad Abramo. Non specifica a quale peccato si riferisce, ma immagino intenda la mancata osservanza della Legge; per la dottrina cristiana, ovviamente, si sta riferendo al Peccato Originale.
Giudei: Il nostro padre è dio.
Gesù: E' proprio lui che mi ha mandato. Se voi foste veramente figli di dio, allora credereste anche a me. Ma evidentemente siete figli del diavolo perché in me non credete e quindi non avrete la vita eterna.
Giudei: Anche Abramo è morto, e tutti i profeti sono morti. Sei tu forse superiore a loro? Chi credi mai di essere? Sei tu che sei posseduto da un demonio! Notare che in Giovanni manca l'allegoria della trasfigurazione dove risorgono Mosè ed Elia.
Gesù: Abramo esultò quando seppe che sarei arrivato. Io non trovo alcun riferimento al riguardo, e neanche i Giudei lo trovano, per cui replicano come segue.
Giudei: Cosa ne sai tu che non hai neanche 50 anni? Quindi Gesù aveva tra 41 e 49 anni.
Gesù: Io ero già prima di Abramo. Temerario!
Giudei: lo lapidano.
Gesù: sgattaiola fuori dal tempio.
Mi chiedo se l'autore di questo vangelo era ben consapevole che stava scrivendo una scena comica per il film Brian di Nazareth. Per legittimare Gesù davanti ai profeti, i vangeli sinottici hanno preferito l'allegoria fantastica della trasfigurazione e nessun dibattito metafisico.
- Giovanni 9: Gesù guarisce cieco dalla nascita, e lo fa di sabato; farisei sospettano blasfemia e interrogano il guarito sulle modalità di reclutamento di Gesù (cfr [PIRODDI] p. 136 per una discussione approfondita).
- Giovanni 10,22-42: Gesù di nuovo nel tempio si proclama figlio di dio. I Giudei lo accusano di bestemmia proprio per questo, e afferrano dei sassi pronti a lapidarlo di nuovo. Gesù sfugge anche questa volta e scappa nella campagna, dove trova più facilmente consensi.
- Giovanni 11,2: cita una certa Maria che usò i capelli per asciugare i piedi di Gesù, ma questo episodio è descritto solo più avanti in Giovanni 12,3. Pasticcio redazionale minore.
- Giovanni 11,11-14: Gesù dice che Lazzaro sta dormendo; gli apostoli capiscono che sta riposando; Gesù si accorge dell'equivoco suscitato dal suo linguaggio ambiguo e chiarisce che Lazzaro è morto.
- Giovanni 11,41: Gesù resuscita Lazzaro; spiega che i miracoli servono per dimostrare che lui è mandato da dio; ma ogni miracolo lo si deve richiedere a dio. La contraddizione è che, invece di fare i miracoli in Gerusalemme davanti a centinaia di testimoni, lui li fa dentro una casupola in un villaggio periferico; come se non bastasse, chiede di mantenere segreti questi miracoli per salvarsi dalla calca dei questuanti.
- Giovanni 11,48: i sacerdoti adesso credono ai miracoli di Gesù, vedono che ha grande seguito tra la folla, ma temono rappresaglia Romani. Bisogna uccidere Gesù per salvare Gerusalemme e la nazione.
- Giovanni 12,6: Giuda è il cassiere (ladro!) del gruppo. Anche 13,29.
- Giovanni 12,20-22: Gesù acconsente che anche i Greci partecipino ai suoi discorsi.
- Giovanni 13,5-15: Gesù lava i piedi ai discepoli per dare l'esempio.
- Giovanni 13,27: Gesù invita Giuda Iscariota a fare presto il suo tradimento. Giuda esce dalla casa lasciando il convitto dei discepoli.
- Giovanni 14,22: cita un certo Giuda, non l'Iscariote tra gli apostoli che non è mai stato introdotto prima; egli pone una domanda arguta a Gesù: perché ti manifesti a noi e non al mondo? Risposta: divaga senza rispondere.
- Giovanni 16,29: gli apostoli non capiscono le sue parabole; ma per una volta Gesù sembra essere esplicito: Ora sì che parli chiaro e non usi nessuna parabola!
- Giovanni 17,9: io prego per loro [quelli che credono in me] non prego per il mondo, ma per quelli che mi hai dato, perché sono tuoi [incomprensibile].
Arresto e condanna.
- Giovanni 18,3: Giuda, avuta una coorte di guardie armate dei grandi sacerdoti e dei farisei vanno ad arrestare Gesù. Quanti sono una coorte? Perché sono armati? Temevano che fossero pericolosi? Evidentemente Giuda li conosceva bene, e sapeva che erano pericolosi. E infatti:
- Giovanni 18,10: Simon Pietro estrae la spada e taglia l'orecchio destro a un servo del sommo sacerdote.
- Giovanni 18,31: perché i sacerdoti non lapidano direttamente Gesù e
invece lo portano dai Romani? Viene spiegato che non hanno il permesso di dar
morte ad alcuno. Anche questo mi sembra contraddittorio con la quasi
lapidazione dell'adultera, con la quasi lapidazione di Gesù, e con quanto
avverrà di lì a poco con la lapidazione di Stefano (Atti 7,54) e la quasi
lapidazione di Saul (Atti 23).
- Giovanni 18,28: condotto Gesù dal Sommo Sacerdote, non viene interrogato ma portato subito da Pilato con l'accusa di essere un malfattore. Pilato, evidentemente già avvisato dal sacerdote, chiede a Gesù se è veramente lui il re dei Giudei, e Gesù risponde che sì lo è, ma il suo regno non è di questo mondo. Pilato non trova Gesù colpevole, ma vuole rispettare l'usanza di liberare un prigioniero per Pasqua, e tutti (dice proprio "tutti") invocano la liberazione di Barabba, un brigante.
- Giovanni 19,16-37: crocifissione e morte di Gesù.
- Giovanni 19,38: Giuseppe d'Arimatea, segretamente discepolo, reclama il corpo di Gesù e lo prepara alla sepoltura insieme a Nicodemo; avvolgono il corpo con bende di lino e aromi secondo l'uso degli Ebrei e lo tumulano in un sepolcro.
Resurrezione.
- Giovanni 20: resurrezione; apparizione agli apostoli e ai discepoli in varie occasioni.
- Giovanni 21,15: unico vangelo che si conclude con la nomina di Pietro successore di Gesù al comando degli apostoli; e notare che in Matteo 16,19 gli aveva già dato le chiavi del paradiso. Invece nessun accenno a Giacomo fratello minore di Gesù che diventerà il vero capo della setta secondo gli Atti degli Apostoli.
- Giovanni 21,20-24: ad attestare queste cose è il discepolo più amato (o prediletto) di Gesù citato anche in 13,23; 19,26-27; 20,2.
FINE.
Questo libro viene un po' trascurato dagli studiosi critici della Bibbia perché sarebbe molto tardo, risalendo forse alla fine del primo secolo o più avanti; inoltre è evidente il suo intento di minimizzare le divergenze tra Giudei e Gentili nelle prime comunità cristiane; poco del materiale originario sarebbe rimasto ([BERMEJO] p. 522 nota 13). E questo è davvero un peccato perché, insieme alla Genesi, è di gran lunga il libro più suggestivo della Bibbia, così pieno di azione e avventure.
L'autore è un certo Timoteo, che ha già scritto il vangelo secondo Luca, e che dedica anche questo secondo libro all'amico Teofilo. Questa volta Timoteo sembra essere protagonista di almeno parte delle vicende che racconta.
Il titolo del libro è fuorviante. Infatti il primo 30% del testo effettivamente si occupa della riorganizzazione della setta, e descrive l'attività degli apostoli Pietro e Giovanni che si occupano della raccolta fondi. Ma il restante 70% del testo si occupa di Paolo, che non è apostolo ma solo discepolo.
Il tema più interessante del libro sono i rapporti conflittuali tra le varie correnti del giudaismo, diviso tra sacerdoti sadducei, movimenti integralisti farisei, e gentili convertiti. Le questioni più calde sono: possono i gentili (cioè i Greci e più in generale i pagani) diventare gesuani (o cristiani) senza circoncisione, senza rispettare i rigidi tabù alimentari imposti dal Levitico, e in generale senza rispettare la Legge? può Gesù essere risorto, visto che neanche i profeti più amati dai Giudei sono mai risorti? Oltre a queste questioni esplicitamente sollevate dal libro, io aggiungo anche: possono i non-Giudei partecipare alle lotte nazionalistiche dei Giudei? cioè, ci possiamo fidare dei non-circoncisi?
- Atti 1: Gesù risorto rimane tra gli apostoli per 40 giorni. Gli 11 apostoli rimasti sono: Pietro; Giovanni e suo fratello Giacomo; Andrea; Filippo; Tommaso; Bartolommeo; Matteo; Giacomo figlio di Alfeo; Simone lo Zelota; Giuda figlio di Giacomo; si aggiungono Mattia e il levita Giuseppe alias "Barnabba" alias "Barnaba" (9,27) = "figlio di consolazione" (2,36) alias "il Giusto".
- Atti 1,16: Pietro terrorizza tutti raccontando cosa succede ai traditori: Giuda si è comprato un campo ma poi vi è precipitato spaccandosi in mezzo e le sue viscere si sparsero. La dinamica dell'incidente occorso a Giuda è molto sospetta, e tale appare a tutti gli astanti che infatti ne sono molto turbati, che poi è l'esatto motivo per cui Pietro ha raccontato questa storia. [La storia raccontata in Matteo 27,3-10 è completamente diversa.]
- Atti 1,21: il numero magico di 12 apostoli viene ricostituito con la nomina di Mattia.
- Atti 2,4: lingue di fuoco scendono dal cielo sui discepoli e li rendono poliglotti.
- Atti 2,23: Pietro accusa gli Israeliti di aver ucciso Gesù il cristo, perché sia chiaro che i Romani non hanno colpe.
- Atti 2,38: giuramento collettivo di 3000 discepoli.
- Atti 2,42: i discepoli che vogliono aderire devono vendere tutti i loro beni e consegnare tutti i soldi a Pietro; gli apostoli incutono sui discepoli un senso di religioso timore.
- Atti 3,1: Pietro guarisce zoppo.
- Atti 3,13: Pietro ribadisce che gli Israeliti hanno ucciso Gesù contro volontà Pilato, nel caso non fosse ancora chiaro che i Romani non hanno colpe.
Tutta questa enfasi nel sollevare i Romani da ogni responsabilità per la morte di Gesù serve per provare che i veri cattivi sono i sacerdoti del tempio e che i seguaci della setta non sono sediziosi ma bravi ragazzi, e quindi i Romani non si devono allarmare. Ovviamente una simile affermazione deve essere stata fatta da Luca quando era ben fuori dal raggio di azione dei sacerdoti del tempio ma ancora dentro all'Impero Romano.
- Atti 3,21: Pietro dice che Gesù è ritornato in cielo solo temporaneamente; noi qui dobbiamo sistemare le cose e chi non ubbidisce a Gesù verrà sterminato; solo allora Gesù ritornerà in Terra come messia resuscitato.
- Atti 4: i sacerdoti non apprezzano il concetto della risurrezione dei morti, arrestano gli apostoli; Pietro accusa sacerdoti per la morte di Gesù; i sacerdoti riconoscono che Pietro e Giovanni sono degli uomini semplici illetterati, ma sono devoti Giudei e ispirati; il loro giudizio è indulgente, perciò vietano culto di questo Gesù e poi li rilasciano a furore popolare.
- Atti 4,32: i discepoli devono vendere tutti i loro beni e consegnare i soldi a Pietro che fa il cassiere e riscuote le donazioni insieme a Giovanni.
- Atti 5: Pietro interroga duramente due aspiranti discepoli perché non hanno consegnato tutto il denaro che avevano, ed essi cadono fulminati davanti a Pietro. Se ne deduce che o Pietro o Yahweh in persona li hanno uccisi. Grande fu il timore che nacque in tutta la Chiesa e in tutti coloro che udirono tali cose. Ovvero, colpirne due per educarne cento. Quindi Pietro è l'esattore, ma dobbiamo ancora capire chi è il capo della setta.
- Atti 5,13: nessuno dei discepoli osa (o gli è consentito) di entrare nel gruppo degli apostoli, a cui evidentemente si accede solo per cooptazione.
- Atti 5,15. I nostri vanno in giro per compiere miracoli e guarigioni. Pietro opera guarigioni di gruppo; la sua ombra che passa basta a guarire i malati che si sono radunati nella piazza di Gerusalemme.
- Atti 5,31: per adesso operano solo sugli Israeliti; si considerano il popolo eletto. Anche 9,15.
- Atti 5,17: i sacerdoti gelosi arrestano apostoli, ma questi vengono liberati da un angelo e vanno di nuovo a predicare; le guardie inviate dai sacerdoti li raggiungono e, con i dovuti riguardi, li conducono al Sinedrio; non si dice l'accusa, ma Pietro incolpa ancora una volta i sacerdoti per la morte di Gesù. Gamaliele, dottore della Legge e maestro di Paolo (22,3), difende gli apostoli ricordando il ribelle Teuda, a cui seguì Giuda il Galileo, entrambi vinti e uccisi; pertanto, se questi Gesuani sono anche loro dei pazzi esaltati, essi verranno sconfitti (dal re? dai Romani?) senza compromettere il consenso del popolo, mentre se sono davvero mandati da dio, meglio non interferire con il suo volere; perciò mandateli liberi. Convinti di questa argomentazione, i sacerdoti fanno percuotere gli apostoli come profilassi standard, intimano loro ancora una volta di non parlare mai più di questo Gesù, e quindi li rilasciano.
Come al solito Luca fa un po' di confusione con le date. Le vicende del ribelle Teuda sono collocate nel 45 d.C da Giuseppe Flavio, e non prima di Giuda Galileo (6 d.C.) come affermano gli Atti.
- Atti 6-7. I discepoli di lingua greca lamentano discriminazioni alla mensa, perciò chiedono agli apostoli di nominare sette diaconi di lingua greca; il primo tra questi sarà Stefano. Stefano fa miracoli e ha grande seguito popolare. Cresce la rivalità tra la corrente greca e la corrente giudaica nella setta dei Gesuani. Stefano viene accusato di blasfemia e condotto nel tempio per essere giudicato. Nel suo discorso di difesa sostiene, tra l'altro, che: quello che si presentò a Mosè dentro al rovo in fiamme era un angelo che parlava con la voce di dio, e non dio in sè (7,30-38); è il tabernacolo il luogo prescritto per i riti, perché dio non ha bisogno di una casa di pietra (7,44-50) essendo i cieli il suo seggio e la terra il suo sgabello (Isaia 66,1); avete tradito e ucciso Gesù (7,52); avete violato la Legge (7,53).
In definitiva, Stefano cerca di allontanare la Legge da Yahweh per rendere la Legge riformabile, e/o legittimare Gesù come intermediario di Yahweh; inoltre Yahweh è ovunque, quindi non ha bisogno di essere confinato in una casa e/o non ha bisogno di una casta sacerdotale asserragliata in un tempio (che è conservatrice per definizione). Stefano ci sta dicendo che Gesù era un riformatore della Legge ma che è stato fermato dai sacerdoti.
Stefano viene lapidato, diventando il primo martire cristiano ("proto-martire"); e notare che è un greco.
Saul, zelante guardia del tempio e persecutore di eretici, custodisce i mantelli dei lapidatori; più avanti vedremo che il suo nome latino sarà Paulus, ovvero Paolo in italiano (13,9).
- Atti 8,1: tumulti dei Giudei contro i Greci convertiti. Saul dà la caccia ai cristiani Greci di Gerusalemme casa per casa, li trascina fuori e li porta in prigione. Fuggi fuggi generale di cristiani Greci verso la campagna di Gerusalemme e verso la Samaria, dove predicano, battezzano e curano malati.
- Atti 8,6: anche Filippo, il diacono greco, cura malati e fa esorcismi; Filippo in Samaria converte a tutto spiano. [Giovanni 12,20-22 ci conferma che Filippo era il tramite tra i Greci e la setta.] Saputo del successo, arrivano anche Pietro e Giovanni a somministrare lo Spirito Santo sui convertiti. Il mago Simone, già convertito da Filippo, vuole comprare da Pietro il potere di somministrare lo Spirito Santo, ma Pietro lo redarguisce. [E' da questo episodio narrato da Luca che deriva la parola simonia, cioè il commercio di cose sacre.]
- Atti 9,1: per ordine del sommo sacerdote, Saul e la sua scorta partono per Damasco a caccia di cristiani, che deve cercare nelle sinagoghe e portare legati a Gerusalemme. Probabilmente si tratta di impedire che incirconcisi entrino nelle sinagoghe, profanandole (Ezechiele 44,7). Ma a metà strada Saul, e solo lui, ha una visione che lo abbaglia e lo rende temporaneamente cieco: è Gesù che lo invita a non perseguitare i cristiani; il suo compito sarà quello di predicare ai pagani (9,15). Saul è la persona adatta al ruolo di predicatore in tutto l'impero romano perché conosce le lingue: sicuramente parla aramaico che è la lingua del posto, parla ebraico perché ha prestato servizio nel tempio, e vedremo che conosce anche il greco (21,37) e forse anche con il latino (essendo poi finito a Roma). Il racconto della conversione di Saul viene ripetuto altre due volte in Atti 22,6-16 e Atti 26,12-18 ma con varianti.
Giunto a Damasco, Saul viene battezzato dal discepolo Anania e inviato a predicare nelle sinagoghe. Ma i Giudei di Damasco vogliono ucciderlo, perciò intervengono i discepoli a salvarlo; nottetempo lo ficcano in una sporta legata a una fune e lo calano fuori dalle mura di Damasco e ritorna a Gerusalemme.
I resoconti di Luca vanno presi con le molle. Fa strano che una guardia del tempio di Gerusalemme abbia giurisdizione e possa arrestare gente che si trova nella capitale di un altro Stato distante oltre 200 km, in questo caso la Damasco del re Areta. Tuttavia la circostanza viene confermata da 2Corinti 11,32; là però Paolo dice che a dargli la caccia era il governatore che lo voleva arrestare, e non i Giudei che lo volevano uccidere. Inoltre Luca qui sta semplificando un po', perché secondo Galati 1,18 Paolo prima fugge in Arabia, poi ritorna a Damasco, e quindi di nuovo a Gerusalemme, restando lontano da Gerusalemme per un totale di 3 anni.
Saul accolto nella setta da un certo Barnaba. Ma anche qui i Greci lo vogliono morto, perciò gli apostoli decidono di mandarlo a Tarso.
Perché i Greci vogliono uccidere Saul? e perché gli altri membri della setta, a cominciare dallo stesso Barnaba che lo ha accolto, sono potuti rimanere indisturbati a Gerusalemme? Perché Saul stava dando la caccia NON ai cristiani in generale, ma solo ai cristiani Greci già sfuggiti da Gerusalemme e che qualche integralista nelle alte sfere del Tempio non vuole nella setta né tanto meno (orrore!) dentro alle sinagoghe. Lo dimostra il fatto che i cristiani Giudei sono già stati giudicati con indulgenza e l'unico giustiziato finora, Stefano, è un greco, e lo afferma esplicitamente Luca in 8,1. Quindi nel Tempio si fa il doppio gioco di stare coi Romani ma anche appoggiare le frange più estremiste del giudaismo militante.
Il salto della quaglia di Paolo. Da zelante persecutore dell'eresia giudaica, Paolo diventerà predicatore di una nuova filosofia religiosa universalistica nonché collaborazionista dei Romani. Ai tempi in cui Luca scriveva, Paolo stava ancora costruendo la rete di chiese partendo dalle sinagoghe dei Giudei, là dove una frattura con il centro di Gerusalemme non sarebbe stata accettata; da qui il linguaggio felpato e ambiguo nel testo.
- Atti 9-11: Pietro in Lidda guarisce paralitico, e in Giaffa resuscita donna. Dal cielo scende misteriosa offerta di cibi proibiti che Pietro, sebbene affamato, rifiuta (10,9). [Traduzione: così il narratore ci introduce al travaglio ideologico di Pietro.] Pietro dal centurione Cornelio fa presente che non è concesso a un giudeo di legarsi a uno straniero, ma solo Pietro ha una speciale abilitazione perché dio accetta chiunque abbia timore di lui. A queste parole lo Spirito Santo scende su tutti i presenti non-Giudei e Pietro impartisce loro il battesimo, tra lo stupore dei discepoli al seguito.
- Atti 11,22: i capi della setta (che Luca non ci ha ancora presentato) vengono a sapere che apostoli e discepoli fuggiti da Gerusalemme hanno convertito Greci, sicché manda Barnaba a controllare. Anche Barnaba fa il doppio gioco, perciò va a Tarso per avvisare Saul. Barnaba e Saul vanno ad Antiochia, e qui per la prima volta vengono nominati i Cristiani e la parola chiesa che è la loro comunità locale (11,26).
- Atti 11,27: Gerusalemme colpita dalla carestia; Barnaba e Saul partono per Gerusalemme con la colletta raccolta.
- Atti 12: re Erode (Agrippa I nipote di Erode il Grande) perseguita la setta e uccide Giacomo fratello di Giovanni; il popolo approva ed Erode manda ad arrestare anche Pietro come membro della stessa setta; Pietro evade dalla prigione grazie ad un angelo e va ad avvisare Giacomo fratello di Gesù (12,17).
- Atti 12,20: Erode muore percosso da un angelo.
- Atti 12,25: Barnaba, Saul e Giovanni vanno ad Antiochia, poi a Cipro dove convertono il proconsole Sergio Paolo. Giovanni torna a Gerusalemme.
- Atti 13: Barnaba e Saul tornano ad Antiochia dove predicano ai Giudei, ma ottengono pochi consensi tra i Giudei e molti inaspettati consensi tra i pagani.
Barnaba e Saul vanno ad Iconio.
- Atti 13,9: improvvisamente l'autore ci dice che Saul era detto Paolo, senza motivazione.
- Atti 14: esiti incerti per la predicazione nella regione di Licaonia. A Listra, Paolo guarisce paralitico e la folla entusiasta vuole festeggiare l'evento con un bel sacrificio di un toro a Zeus.
- Atti 14,19: proprio mentre Paolo cerca di calmare la folla, arrivano imprecisati "Giudei" da Antiochia e da Iconio per lapidarlo approfittando della confusione della folla. E' facile immaginare chi siano quei misteriosi sicari e chi li ha mandati, ed è facile immaginare che la "lapidazione" di cui parla Luca nel suo linguaggio felpato era piuttosto una coltellata nella schiena con la sica approfittando della calca. Fuga a Derbe, giro di altre città limitrofe, poi ritorno ad Antiochia.
- Atti 15: incidente di Antiochia: arrivano ad Antiochia gli inviati della setta di Giacomo con ruolo di ispettori. In Galati 2,12 Paolo ci conferma che essi sono stati mandati da Giacomo, che evidentemente è il capo della setta. Vogliono sapere se è vero che Paolo invita i Giudei a non circoncidere i loro figli e i pagani a ignorare la Legge. Gli ispettori invitano Pietro, Barnaba e Paolo a tornare a Gerusalemme per spiegare alla chiesa e agli anziani. Traduzione: i capi della setta vogliono processare i due.
I due vanno a Gerusalemme; li interroga Giacomo fratello minore di Gesù (cfr Matteo 13,55; 27,56; Marco 6,3; 15,40; 16,1; Galati 1,19; Antichità Giudaiche XX,200) e capo della setta (cfr Atti 12,17; 15,13; 21,18; Galati 2,12; nonché Vangelo di Tommaso versetto 13). Paolo racconta di tutto il lavoro di evangelizzazione fatto, e Pietro sostiene che lo Spirito Santo scende su Giudei e pagani allo stesso modo.
Il fatto che i Greci convertiti diano più soldi dei Giudei a questa setta anti-Romani non viene sollevato, ma secondo me è stato un argomento decisivo.
Giacomo, indulgente, sentenzia che i pagani devono abbandonare i loro dèi, rinunciare alla fornicazione, e mangiare animali uccisi senza soffocamento, inoltre Barnaba e Paolo siano rispediti ad Antiochia ma accompagnati dai fedelissimi Giuda Barsabba e Sila; essi porteranno con sé anche una lettera per i fratelli di Antiochia dove la chiesa di Gerusalemme si premura di chiarire che alcuni di noi sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi ma senza che noi avessimo dato loro alcun incarico (15,24). I punti dell'accusa non vengono discussi nel dettaglio, comunque almeno abbiamo un'idea delle questioni in ballo. Tutto sommato per Paolo e Barnaba poteva finire molto peggio.
- Atti 15,36: Paolo litiga con Giovanni (non sapevamo che fosse anche lui ad Antiochia) e Barnaba. Giovanni e Barnaba vanno a Cipro mentre Paolo e Sila vanno a Derbe e Listra. Giuda Barsabba s'è perso nella storia. In Listra incontro con Timoteo di padre greco e madre giudea; Timoteo si unisce al gruppetto e si fa circoncidere su raccomandazione di Paolo. Passaggio in Frigia e Galizia.
- Atti 16,10: il testo passa inaspettatamente da "essi" al "noi", per cui il soggetto narrante sembra proprio essere Timoteo alias "Luca evangelista".
- Atti 16,12: Paolo, Sila e Timoteo a Filippi, nella Macedonia.
- Atti 16,18: si ritorna al "essi".
- Atti 16,16: accusati di fomentare disordini, Paolo e Sila bastonati e imprigionati; terremoto provvidenziale apre le porte della prigione, Paolo e Sila escono e si proclamano cittadini Romani ingiustamente incarcerati; Paolo e Sila scacciati da Filippi.
- Atti 17: Paolo, Sila e Timoteo in Tessalonica vengono accusati si fomentare disordini tra i Giudei perché proclamano Gesù re; scappano in Berea, ma anche qui i Giudei insorgono contro di loro.
- Atti 17,14: Paolo finalmente ad Atene! Primo impatto con una grande città e con il suo popolo acculturato di filosofi stoici ed epicurei: Sembra che sia un banditore di dèi stranieri è il commento ironico degli astanti. La dottrina si perfeziona per soddisfare ai palati più esigenti, si introduce un pizzico di gnosticismo: dio ha voluto che gli uomini lo cercassero e si sforzassero di trovarlo; dio non è rappresentabile con opere umane (17,29). Ma è quando Paolo pronuncia la parola "resurrezione" che il dialogo si chiude. Meglio ripiegare sui centri più piccoli.
- Atti 18: il gruppo di Paolo va a Corinto ospite dei coniugi Aquila e sua moglie Priscilla appena espulsi dall'Italia per via dell'editto di Claudio contro i Giudei (49 d.C.). Sono fabbricanti di tende e Paolo, che è del mestiere, si ferma da loro per fare qualche soldino. [Immagino che le "tende" di cui si parla siano gli arredi sacri delle sinagoghe.] Anche qui i Giudei sono i più ostili, per cui Paolo decide di rivolgersi solo ai pagani, che sembrano più recettivi e disponibili. Salvo il capo della sinagoga, tale Tizio Giusto, che si converte. Rimane 1 anno e sei mesi.
- Atti 18,7: ancora disordini tra Giudei; il proconsole Gallione (circa 52 d.C.) è stufo di queste cose e se ne lava le mani.
- Atti 18,18: Paolo, lasciati gli altri del gruppo, viaggia con Aquila e Priscilla verso Cencre; qui Paolo si rasa i capelli a zero perché ha fatto un voto (quale?).
- Atti 18,19: Paolo da solo a Efeso, Cesarea e poi ritorno ad Antiochia, Galizia, Frigia.
Poi Efeso, dove rimane 2 anni; tumulti dei devoti a Diana e Artemide contro i Giudei. E' durante questo soggiorno che Paolo scrive le lettere 1Corinti, Galati, e forse ai Filippesi.
- Atti 18,24+: frattanto Aquila e Priscilla si spostano a Efeso dove continuano la loro opera di evangelizzazione (v. anche Romani 16,3). Qui incontrano Apollo, un giudeo proveniente da Alessandria; Apollo predica il battesimo secondo Giovanni il Battista, e viene prontamente aggiornato al battesimo secondo Gesù dai coniugi Aquila e Priscilla. Apollo prosegue la sua attività di predicazione in Acaia. Vedi anche 1Corinti 1,12 e 1Corinti 3 dove Apollo diventa addirittura leader di una corrente del cristianesimo in concorrenza con Paolo (forse uno degli altri vangeli evocati in Galati 1,6); Paolo lo invita per dargli una lavata di capo, ma Apollo fischia (1Corinti 16,12).
Gesù è il vice di Giovanni il Battista. I vangeli ce lo avevano anticipato, ma qui abbiamo la conferma che Giovanni il Battista è il fondatore della setta farisea. Giovanni è quindi un giudeo fanatico della Legge e la sua popolarità ha raggiunto addirittura l'Egitto, dove vi era già una comunità ben stabilita. Alla scomparsa prematura del fondatore, è il suo vice Gesù che prende il comando e, alla scomparsa anche di questo, toccherà al fratello Giacomo, prima che la setta venga definitivamente decimata dalle persecuzioni del Sinedrio e dei Romani (e con il determinante aiuto di Paolo).
- Atti 20: Paolo di nuovo in Macedonia con i suoi aiutanti Timoteo e il nuovo Erasto.
- Atti 20,5: ritorna a usare "noi"; il soggetto narrante è prioprio Timoteo.
Ritorno in Asia Minore, Troade, Mileto, Tiro, Tolemaide.
- Atti 20,35: Paolo cita Gesù: c'è più gioia a dare che a ricevere. Questo detto non compare nei vangeli, neppure in quello dello stesso Luca.
- Atti 21,15: Paolo a Gerusalemme, Giacomo convoca gli anziani della setta: questa volta la cosa è seria. Paolo accusato di invitare i Giudei che vivono in mezzo ai pagani a non circoncidere i loro figli e a non seguire la Legge. Giacomo affianca 4 uomini a Paolo perché verifichino che questo non sia vero; ai pagani che aderiscono alla setta è richiesto come minimo di mangiare carni preparate secondo la Legge e di non fornicare.
- Atti 21,18: ultimo "noi" prima di ritornare a "essi".
- Atti 21,27: Giudei giunti dall'Asia Minore accusano Paolo di varie empietà, compreso quella di aver introdotto pagani Greci nel tempio. Sommossa e linciaggio di Paolo. Intervengono soldati Romani per sedare il tumulto, arrestano Paolo che si dichiara cittadino romano.
- Atti 22,1: prima di venire condotto dentro alla caserma, Paolo ottiene permesso di rivolgersi alla folla inferocita; Paolo spiega alla folla della visione di Gesù in mezzo al deserto, ma aggiunge anche una seconda visione avuta in Gerusalemme (22,17) dove Gesù lo proclama apostolo dei pagani. La folla è incredula. E anche noi abbiamo qualche dubbio.
- Atti 23: il tribuno Claudio Lisio convoca il Sinedrio perché esamini Paolo. Il sacerdote capo Anania interroga Paolo, che si dichiara giudeo devoto, ma sostiene esistenza angeli, spirito e resurrezione. Per i Farisei è ok, ma i Sadducei dissentono. Paolo percosso sulla bocca: Dio sta per percuotere te, muro imbiancato! La situazione rischia di degenerale; Paolo riportato in caserma.
- Atti 23,12: sicari mandati dai sacerdoti sono pronti ad uccidere Paolo. Il figlio della sorella di Paolo lo viene a sapere e va a riferirlo a Paolo e ai Romani. Il tribuno organizza imponente scorta armata per trasferire Paolo al sicuro presso il governatore, a Cesarea. [Tutto questo dispiego di forze si giustifica solo ammettendo che Paolo sia diventato collaboratore dei Romani contro le varie sette.]
- Atti 24: il governatore Felice di nuovo convoca il sommo sacerdote Anania, alcuni anziani e l'avvocato Tertullo; essi accusano Paolo di sedizione, di essere capo della setta dei Nazorei, e di avere profanato il Tempio. Paolo si difende: sono venuto a Gerusalemme 12 gg fa solo per purificarmi; mi accusano solo perché ho pronunciato la parola resurrezione. Il governatore Felice ordina di custodire Paolo ma lasciandogli una certa libertà. Passano due anni così, il nuovo governatore Porcio Festo convoca i sommi sacerdoti (plurale nel testo) e i Giudei più eminenti per esaminare Paolo. Paolo chiede di essere giudicato dai Romani perché i Giudei lo voglio pregiudizialmente morto.
- Atti 25,13: secondo il governatore si tratta di una questione religiosa tra Giudei e non sa con quale pretesto dovrebbe mandare Paolo a giudizio da Cesare. Pertanto fa chiamare re Erode Agrippa I (quello che giustiziò Giacomo fratello di Giovanni in 12,1) che arriva a Cesarea accompagnato dalla regina Berenice al seguito. Esaminato Paolo, Agrippa lo giudica innocente, e potrebbe essere rilasciarlo se non fosse che ha chiesto il giudizio a Cesare. Giudizio su che cosa, il testo non lo chiarisce.
Paolo è diventato collaborazionista dei Romani quale membro moderato della setta dei giudeo cristiani. Paolo rimane al sicuro a Cesarea lontano da Gerusalemme per 2 anni, durante i quali ha tutto il tempo per rivelare tutto ciò che sa della struttura della setta. I Romani pensano di poterne fare buon uso per smantellare la setta, e individuare chi realmente si cela dietro alla selva di nomi, doppi nomi e nomignoli. Teniamo anche conto che ci sono membri della setta anche dentro al Sinedrio, e che il Sinedrio governa su Giudea e Samaria insieme al prefetto romano, perciò la questione è intricata e molto delicata. La situazione in Gerusalemme è incandescente e siamo alla vigilia della Prima Guerra Giudaica. L'evidente reticenza del testo vuole evitare di palesare il tradimento di Paolo e la profonda frattura tra i giudeo cristiani e i cristiani paolini, coi primi ancora largamente maggioritari sui secondi in questa fase primitiva del Cristianesimo.
- Atti 27-28: Paolo inviato al sicuro a Roma accompagnato da scorta armata. Lo accompagnano "noi", tra i quali si cita tale Aristarco. Salpano da Sidone, sbarco a Mira, trasbordo su nave da carico con 276 persone, quindi Lasea, naufragio sull'isola di Malta, e poi Siracusa, Reggio, Pozzuoli, Roma.
- Atti 28,11: Paolo affitta alloggio in Foro Appio ed è sempre accompagnato da soldato di guardia; qui riceve i fratelli Giudei alla diaspora.
- Atti 28,21: i Giudei di Roma sospettano di Paolo: non hanno ricevuto alcuna comunicazione da Gerusalemme; a quale titolo Paolo si rivolge a loro? che valore hanno le sue parole?
- Atti 28,30: Paolo rimane a Roma nella sua prigione dorata per 2 anni predicando le sue idee liberamente; da qui scrive le lettere ai Colossesi, agli Efesini e a Filemone.
Il racconto di Luca si interrompe qui.
Per quanto riguarda Giacomo fratello minore di Gesù e capo della setta, secondo lo storico Giuseppe Flavio, che si trovava in Palestina proprio all'epoca dei fatti, sarebbe stato giudicato colpevole di eresia dal sacerdote capo del Sinedrio Anano e quindi giustiziato mediante lapidazione nel 62 d.C.; insieme a lui vennero condannati anche altri membri della setta (cfr [TOMMASI] 2.3.7 e 2.3.8; Antichità Giudaiche XX,200).
Poco altro sappiamo della storia di Paolo se non dalle prossime lettere a lui attribuite. Siamo alla vigilia del rogo di Roma (64 d.C.) e della Prima Guerra Giudaica (66 d.C.), il sospetto dei Romani nei confronti dei Giudei è al massimo livello ed è possibile che Paolo sia rimasto coinvolto nelle persecuzioni dei Romani contro i Giudei. Del resto la setta è stata decapitata, i tumulti in Palestina si intensificano, e di Paolo i Romani non sanno più che farsene.
La letteratura apocrifa sostiene che Paolo fu vittima delle persecuzioni di Nerone contro i Cristiani, e che per questo fu decapitato e dal suo collo sgorgò latte anziché sangue (v. Atti di Paolo citati in [TOMMASI] B.16).
Della fine di Pietro non sappiamo nulla, a parte una quantità di racconti apocrifi contraddittori. Il racconto più antico sarebbe quello di Sofronio Eusebio Girolamo, il traduttore dalla Septuaginta al latino che scrive nel 5o secolo d.C.; secondo Girolamo, Pietro si trasferì a Roma e rimase vittima delle persecuzioni di Nerone contro i Cristiani; Pietro volle essere crocefisso a testa in giù perché indegno di essere trattato come Gesù (v. [TOMMASI] B.16).
FINE.
Saul alias Paolo è un giudeo nato in Tarso di Cilicia (v. Atti 21,30 fino 22,3) da famiglia che godeva di cittadinanza romana (Atti 22,28) per la quale aveva adottato il nome romano di Paulus; israelita della tribù di Beniamino (Romani 11,1; Filippesi 3,5) si proclama giudeo davanti ai soldati romani (Atti 21,39); formato alla scuola di stretta osservanza giudaica di Gamaliele (Atti 22,3) che lo difenderà anche in giudizio (Atti 5,34); le sue vicende sono descritte nel libro degli Atti degli Apostoli e nelle sue lettere. Saul era guardiano del tempio di Gerusalemme agli ordini dei sacerdoti, e perseguitava con zelo tutte le eresie. Quando l'apostolo Stefano va nel tempio per evangelizzare i Giudei, e la folla lo accusa di profanare il tempio e comincia a lapidarlo, il giovane Saul assiste reggendo i mantelli dei lapidatori (Atti 7,58).
Poi viene inviato a Damasco per arrestare i cristiani colà rifugiati, ma si converte al cristianesimo durante il viaggio (episodio della folgorazione sulla via di Damasco, Atti 9); i cristiani che doveva arrestare completeranno al sua formazione.
Compie diversi viaggi di evangelizzazione in Asia Minore, Grecia e Macedonia, convertendo soprattutto pagani e raccogliendo offerte per la setta di Gerusalemme. Ma evita di informare i convertiti riguardo a tutti gli obblighi della Legge. La setta lo richiama all'ordine più volte. Accusato di empietà da indefiniti "Giudei giunti dall'Asia Minore", Paolo teme per la propria vita e chiede protezione ai Romani.
Nel dubbio di cosa farne, i Romani prima lo tengono in prigione per un paio d'anni, poi lui chiede di essere giudicato da Cesare e allora lo mandano a Roma. Nel lungo e periglioso viaggio via mare a bordo di una nave commerciale ha tempo di scampare a un naufragio, visitare varie località del mediterraneo, e infine arrivare a Roma, dove rimane altri due anni agli arresti domiciliari. Cosa ne sia del suo processo non si sa. Di fatto sembra condurre le sue regolari attività di proselitismo mentre cura la costituzione di chiese locali e struttura la gerarchia piramidale di vescovi, presbiteri e diaconi. Nelle sue lettere alle chiese in giro nel Mediterraneo chiede sempre una contribuzione, contribuzione che sembra gli basti per vivere agiatamente (dispone anche della servitù).
E' poliglotta, infatti parla aramaico (la lingua del popolo in Gerusalemme), l'ebraico (la lingua dei sacerdoti di Gerusalemme), il greco (la lingua dei luoghi del suo primo pellegrinaggio) e il latino.
Tra il 50 d.C. e il 67 d.C. scrive varie lettere alle varie comunità cristiane delle varie città, da cui emergono i princìpi del suo vangelo e la struttura della gerarchia ecclesiastica a venire. Intorno a lui ruotano altri apostoli o facenti funzione, che lo aiutano nell'attività di evangelizzazione.
Paolo morirà a Roma, forse vittima della repressione di Nerone contro i Giudei, accusati di avere appiccato l'incendio del 64 d.C. per ritorsione alla occupazione romana della Palestina.
Paolo ammette di non essere uno degli apostoli della prima ora e quindi di non essere un testimone oculare delle cose che racconta su di lui. Tuttavia nelle sue lettere afferma di avere incontrato gli apostoli Pietro e Giovanni nonché Giacomo fratello minore di Gesù (Galati 1,18-19; Galati 2,9; Antichità Giudaiche XX,200). Ci aspettiamo che, avendo Paolo aderito alla setta, egli si sia informato sulla biografia del mitico fondatore. Invece, ecco quel poco della biografia di Gesù che si può ricavare dalle sue lettere (elenco tratto da Prima dei Vangeli di Barth D. Ehrman cap. 3 al quale ho aggiunto solo l'ultimo punto):
● Gesù è nato da una donna (Galati 4,4).
● Gesù incarna un essere divino (Filippesi 2,6-8).
● Gesù discende dal re David (Romani 1,3).
● Gesù aveva alcuni fratelli (1Corinti 9,5) e uno di loro si chiamava Giacomo (Galati 1,19).
● Gesù aveva dodici discepoli (1Corinti 15,5).
● Gesù ha svolto la sua attività pubblica tra i Giudei (Romani 15,8).
● Gesù ha consumato la sua ultima cena con i suoi discepoli la notte in cui è stato arrestato (1Corinti 11,23).
● Gesù ha compiuto il rito dell'eucarestia durante l’ultima cena (1Corinti 11,23-25).
● Insegnamenti di Gesù: i credenti in lui non possono divorziare (1Corinti 7,10); i credenti in lui devono mantenere quelli che annunciano la sua parola (1Corinti 9,14).
● Gesù è comparso dinanzi a tale Ponzio Pilato, senza specificare altro (1Timoteo 6,13).
● Gesù è morto sulla croce (1Corinti 2,2).
● I responsabili della sua morte sono i Giudei (1Tessalonicesi 2,14-15).
● Gesù è risorto il 3o giorno ed apparve a Cefa (=Pietro), agli apostoli, a Giacomo e altri 500 fratelli (1Corinti 15,3-8; Efesini 1,20).
Questo è quel poco che ci racconta Paolo, fondatore del Cristianesimo e autore della prima e più antica testimonianza del NT. Perché Paolo è così reticente? Possibile che, pur avendo conosciuto il fratello di Gesù e almeno due apostoli, Paolo non abbia preso informazioni sul mitologico fondatore della setta a cui ha aderito e sacrificato la propria vita?
L'unica spiegazione che mi viene in mente è che Paolo nulla racconta di Gesù perché quel poco che sa parla di un giudeo integralista sedizioso giustiziato dai Romani. E neppure potrebbe raccontare una biografia edulcorata (come faranno in futuro gli evangelisti) perché a Gerusalemme ci sono ancora gli apostoli vivi che potrebbero smentirlo, e Paolo ha ancora bisogno della loro legittimazione presso i Giudei alla diaspora.
Ecco perché Paolo opta per un Gesù metafisico e incorporeo del tutto scollegato dal Gesù storico mentre costruisce la sua dottrina poco alla volta, lettera dopo lettera. E quindi Paolo ha ricevuto una rivelazione direttamente da Gesù, e il compito che Gesù gli ha affidato è di evangelizzare i pagani in un certo modo (Galati 1,11-17); il Gesù che si è rivelato agli apostoli era il Gesù per i Giudei (1Corinti 11,4-5).
Paolo mantiene un atteggiamento "flessibile" (ovvero opportunista) a seconda delle persone a cui si rivolge (1Corinti 9,19) per guadagnare il massimo numero di aderenti, perciò mi sono fatto giudeo con i Giudei e pagano con i pagani. Ciò che conta è la pura fede in Gesù (Galati 2,15) chiunque egli fosse stato realmente.
Ai tempi di Paolo (circa 55 d.C.) la setta di Gesù era affine alle tante altre sette di Giudei ribelli del tempo, il suo capo era Giacomo fratello del mitico fondatore Gesù; chiameremo questa la setta dei Giudei cristiani, o Gesuani.
Tra questi, l'alfabetizzato e poliglotta Paolo fu incaricato di cercare sostegno economico da parte dei fratelli Giudei in esilio e appoggio da parte dei Gentili. Presto Paolo si rese conto che perché la sua missione avesse una minima speranza di successo era necessario mitigare i tratti giudeo-centrici della ideologia, a cominciare dalla circoncisione, dalla Legge e dalla centralità del tempio di Gerusalemme. Bastava molto meno per essere accusato di eresia e venire lapidato, cosa che in effetti avverrà. Ecco perché a un certo punto Paolo è costretto a chiedere la protezione dei Romani, proprio i nemici numero uno della sua setta.
Le questioni fondamentali della circoncisione e dei tabù alimentari sulle quali viene richiamato Paolo vengono trattate in modo contrastante nel NT:
Circoncisione. Si tratta del segno del patto tra dio e Abramo (Genesi 17,10+) per cui tutti i maschi discendenti da Abramo dovranno essere circoncisi. Giovanni il battista e poi Gesù vengono circoncisi l'8o giorno dalla nascita (Luca 1,59; Luca 2,21). Gesù stesso pratica la circoncisione, ma lo fa di sabato (Giovanni 7,22).
Invece Paolo è contrario alla imposizione della circoncisione (Romani 4,1+; 1Corinti 7,19; Galati 2,7-8; Colossesi 3,11) e subisce la persecuzione della setta. Anche il Luca degli Atti degli Apostoli è contro la circoncisione (Atti 6,8; Atti 10,45; Atti 15,2; Atti 16,3; Atti 21,21).Cibo impuro. L'ossessiva ricerca delle regole di purezza ha spinto i Giudei a definire anche le norme del cibo puro e impuro (Genesi 7,2; Levitico 11-15; Deuteronomio 14,3-21).
Paolo è contrario anche a queste restrizioni, e si intrattiene volentieri con Pietro mangiando le specialità culinarie di Antiochia (1Corinti 10,25; v. l'incidente di Antiochia in Galati 2,11-13 e in Atti 15). Anche Pietro è tentato di abbandonare la Legge (Atti 10,9-16). La setta processerà Paolo due volte e poi manderà i sicari. Il vangelo di Marco sposa in pieno il gusto per il buon cibo, facendo addirittura dire a Gesù che così dichiarava puri tutti gli alimenti (Marco 7,1-23). Matteo e Luca sono più sfumati (Matteo 15,1-20; Luca 11,37-41) ma poi Luca scrive gli Atti dove è più esplicito. Il vangelo di Giovanni non parla neanche dei tabù alimentari, però ci dice che Filippo accoglie i Greci (incirconcisi mangiatori di impurità) e li presenta a Gesù (Giovanni 12,20-22) che li accoglie volentieri.
Per i Romani Paolo era l'esponente moderato tra i Giudei cristiani da proteggere contro l'ala estremista della setta. I Romani tenteranno di tenerlo un po' in Cesarea sede del governatore con questo ruolo, ma poi troveranno più sicuro trasferirlo a Roma perché le cose in Palestina stavano precipitando verso la prima guerra giudaica (66 d.C.).
Questo spiega perché Paolo, che ha conosciuto il fratello di Gesù e alcuni apostoli, nulla ci dice della biografia del fondatore della setta:
E' così che la setta di Giacomo, ufficiale detentrice del copyright su Gesù, venne sterminata dai Romani, mentre a sopravvivere rimase il movimento eretico delle chiese di Paolo ormai privato dei testimoni apostoli e della loro legittimazione. Sta qui l'origine delle ambiguità del NT sul Gesù storico, sta qui il motivo per cui Paolo nulla ci dice della biografia dell'imbarazzante fondatore mitologico, e sta qui l'origine della persistente componente giudaica ancora presente nei testi canonici del Cristianesimo.
Scomparso prematuramente il fondatore Paolo, toccherà alle generazioni successive di cristiani di colmare i vuoti narrativi nella biografia di Gesù, e di riannodare i legami sfilacciati tra Cristianesimo e Giudaismo: nasce così, tra mille contraddizioni, il vangelo di Marco.
Chiesa: la comunità cristiana locale di una città.
Ecclesia: assemblea della comunità cristiana di una città.
Vescovo: membro anziano della chiesa, nominato da un apostolo, che deve essere integerrimo, avere una famiglia a posto, una sola moglie, e deve essere riconosciuto e rispettato da tutta la comunità.
Presbitero: in mancanza di vescovo, il membro più anziano.
Diacono: la truppa del vescovo.
Santi: in certi contesti sono i fedeli di una chiesa; in altri sono solo gli apostoli di Gerusalemme; bisogna interpretare in base al contesto.
Dio
Gesù
Gerarchia ecclesiastica
uomini liberi
mogli degli uomini liberi
schiavi
Diciamo subito che il dio di cui parla Paolo è lo stesso dio dei Giudei (2Timoteo 1,3). Dio si è anche manifestato direttamente ai Giudei nell'AT, ma quei sempliciotti ci hanno visto un uomo fatto di carne, ali, zampe di quadrupedi, carri volanti e altre amenità perché incapaci di avvertire la sua natura spirituale (Romani 1,22-23). Dio ci ha riprovato con Gesù con scarso esito, per cui ha dovuto ripiegare con una rivelazione a Paolo che sembra più sveglio (Galati 1,11); e Paolo sta lavorando sui Gentili che sembrano più recettivi e, un giorno, forse saranno proprio i Gentili a salvare i Giudei (Romani 11,1-15).
Questo dio ha un piano misterioso da realizzare (Romani 9,20; Romani 11,25; 1Corinti 2,11) e che quindi è inutile cercare di capire più di tanto cosa ci aspetta; non ci rimane che affidarci alle visioni e agli intricati ragionamenti teologici di Paolo.
Per comprendere il pensiero del trasformista Paolo basta leggere cosa scrive di sè stesso in 1Corinti 9,19-21:
Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero: mi sono fatto Giudeo con i Giudei, per guadagnare i Giudei; con coloro che sono sotto la legge sono diventato come uno che è sotto la legge, pur non essendo sotto la legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono sotto la legge. Con coloro che non hanno legge sono diventato come uno che è senza legge, pur non essendo senza la legge di Dio, anzi essendo nella legge di Cristo, per guadagnare coloro che sono senza legge. [...] Io cerco di piacere a tutti in tutto, senza cercare l'utile mio ma quello dei molti, perché giungano alla salvezza.
Il pensiero teologico e la pratica liturgica di Paolo divergono da quella giudaica in modo sostanziale su questioni basilari quali l'universalità della religione, l'applicazione della Legge Mosaica, il nazionalismo israelita e l'esistenza dell'anima e del suo destino escatologico. Le lettere di Paolo sono le prime e più antiche testimonianze della nascente nuova religione.
Dopo morti, saremo giudicati secondo le opere compiute da vivi, e avremo premio o castigo (2Corinti 5,10). Questo è, più o meno, quello che il vangelo secondo Giovanni farà dire a Gesù dentro al Tempio prima di venire lapidato dai Giudei.
Paolo parla di Giudizio imminente (1Tessalonicesi 1) e dell'imminente ritorno di Gesù (parusia) che avverrà in un tempo futuro ma comunque prossimo (1Tessalonicesi 5); chi ha creduto in Gesù andrà presso dio e anche i morti verranno resuscitati nella carne (1Tessalonicesi 4,14; Romani 1,4), mentre chi non ha creduto brucerà tra le fiamme eterne (2Tessalonicesi 1). Piccola correzione di rotta in 1Corinti 15,51-53: la resurrezione avverrà in un nuovo corpo spirituale incorrotto ed eterno.
Nell'antico testamento dio ha dato agli Israeliti la Legge per tenere a bada i cattivi che commettono peccati. Quindi gli Israeliti rispettano la Legge per paura delle punizioni.
Nel nuovo testamento, dio passa alla fase due della responsabilizzazione: questa volta sono gli uomini (intesi come maschi e femmine) che devono credere nel messaggero Gesù e avvertire la fede in sé. A questo stadio di responsabilizzazione e consapevolezza gli uomini perseguono automaticamente il volere di dio; viene così superata la necessità di una Legge.
Paolo si spinge poi ancora più in là, contestando la necessità della circoncisione, contestando la necessità dei sacrifici sull'altare, contestando il concetto stesso di timore di dio (il vero fedele lo sa se ha davvero motivo di temere dio). A questo punto la rottura con i cristiani di Gerusalemme e completa sul piano dottrinale e liturgico, e volano anche le male parole (Lettera agli Ebrei).
- la fede in Gesù prima di tutto;
- amore fraterno universale;
- rispettare delle autorità temporali perché sono state assegnate da dio (Romani 13);
- pagare le tasse (Romani 13);
- celibato raccomandato agli ecclesiastici;
- accettazione della condizione di schiavitù (del resto gli schiavi erano il
motore delle civiltà antiche, chiedere di rinunciare a questa pratica
significava perdere in partenza, sarebbe stato come chiedere alla nostra
civiltà contemporanea di rinunciare al petrolio; il solo fatto che Paolo si
sia posto la questione ne fa un uomo piuttosto progredito per il suo tempo) e comunque Paolo è contro i mercanti di uomini (lettera 1Timoteo 1,10 che però è sospetta di essere un falso);
- sesso ammesso solo all'interno del matrimonio tra un maschio e una femmina;
- il matrimonio è per sempre, no al divorzio (cfr Matteo 5,31; Marco 10,2; Luca 16,18; Giovanni non dice nulla al riguardo, per cui per Giovanni si applica la Legge Mosaica del libello del ripudio);
- la donna celibe è implicitamente sotto tutela (la questione non viene
neppure citata tanto è scontata);
- la donna è vedova solo se il marito è morto e lei ha più di 60 anni;
- la donna senza marito deve maritarsi;
- la donna il cui marito è morto ma ha meno di 60 anni deve maritarsi al più
presto, e nel frattempo perde il supporto della comunità cristiana di
appartenenza;
- la donna può partecipare alle riunioni della comunità cristiana, ma deve
stare in silenzio.
Quindi in estrema sintesi: amore universale; gli schiavi restino schiavi; misoginia.
Gli studiosi ritengono autentiche le seguenti lettere attribuite a Paolo: 1Tessalonicesi, Romani, Galati, 1Corinti, 2Corinti, Filippesi, Filemone (cfr [ESPOSITO_SU_PAOLO] p.57; [BERMEJO] p.20). Per le altre lettere la paternità è dubbia o molto dubbia, vuoi per il linguaggio e lo stile diversi, vuoi perché descrivono una organizzazione delle chiese molto recente assolutamente incongrua con l'epoca di Paolo.
Paolo da Corinto, 57 d.C. (Atti 18). Questo è lo scritto di Paolo più ricco di riflessioni teologiche.
Il linguaggio è spesso astruso ai limiti del delirio. Eppure è questa lettera che ha costituito la base principale della dottrina cristiana.
- 1: è stato incaricato di evangelizzare i Gentili.
- 1,7: chiama santi anche i fedeli di Roma.
- 1,22-23: quegli sciocchi degli autori dell'AT hanno confuso la gloria di dio con un essere corruttibile di carne e ossa con sembianze di volatili, quadrupedi e serpenti. Così Paolo sistema tutte le apparizioni di dio nell'AT sotto forma di Kavod, Ruach e Cherubino e fa di dio un essere puramente spirituale.
- 1,26-27: ancora no all'omosessualità e al sesso fuori del matrimonio.
- 1,32: ...perché dio li condanna a morte.
- 2,4: la bontà di dio.
- 2,5: verrà il giorno dell'ira di dio, prima per i Giudei, poi per
il Greco.
- 2,12: gli infedeli moriranno senza Legge; i fedeli moriranno giudicati
secondo la Legge.
- 5: il peccato di Adamo ha introdotto la morte; segue confuso discorso che sembra dire che le tribolazioni producono
speranza e quindi felicità. E poi ancora altre elucubrazioni sul male e sul bene. Non tento neanche di capire.
Esiste il Peccato Originale?
Il versetto 5,12 introduce nella religione cristiana il peccato originale, cioè la disubbidienza di Adamo ed Eva che, secondo Paolo, ha macchiato per sempre l'intera umanità e ha introdotto la morte. Il peccato originale introdotto da Paolo diventerà fondamento della teologia con sant'Agostino e peserà sui fedeli cristiani nei secoli a venire.
A voler essere pignoli, nel sesto giorno della creazione vengono creati tutti gli uomini, mentre il peccato in questione riguarderebbe solo Adamo, Eva e i loro discendenti. Curiosamente nessuno ha mai fatto osservare questo, probabilmente perché i più danno per scontato che Adamo ed Eva siano i primi uomini creati; come abbiamo già discusso, questo non è vero.
Infine abbiamo visto che non si facciano morire i figli per le colpe dei padri e che le colpe dei padri non ricadano sui figli (Deuteronomio 24,16; Ezechiele 18,14) cioè la responsabilità penale è personale.
Il concetto di peccato originale è sostanzialmente sconosciuto dall'ebraismo, ed è sconfessato dalla teologia moderna (cfr Bibbia di Gerusalemme nota a pag. 13; cfr [CONVEGNO-2016]). Questo fatto da solo demolisce gran parte dei fondamenti della dottrina cristiana che mantiene i suoi fedeli in uno stato di soggezione e gli impone la ricerca continua del perdono divino.
- 9,20: Il vasaio è padrone della propria argilla. Forse che
il vaso chiede al suo creatore perché l'ha fatto? per lo stesso motivo non si
può chiedere a dio quale sia il suo disegno per noi. La spiegazione gli pare
convincente così.
- 9,24: dio si rivolge a tutti gli uomini.
- 9,31-32: mentre i Giudei osservano la Legge per timore e per
opportunismo, il vero cristiano lo fa per fede.
- 11,1-15: attenzione al ragionamento che ha notato [TOMMASI] 12.6.1: gli Israeliti hanno disconosciuto Gesù; allora dio mi ha fatto profeta dei Gentili per salvare il Cristianesimo; il Cristianesimo, una volta finalmente affermato grazie a me, potrà essere portato agli Israeliti che adesso vivono nell'errore.
- 12,9: vari precetti di vita.
- 12,19: non reagire alle provocazioni, ma lasciare che sia dio a fare
giustizia di chi ti offende.
- 13,1: le autorità superiori vengono da dio e vanno quindi rispettate.
- 13,6: le imposte vanno pagate.
- 13,9: Amerai il prossimo tuo come te stesso.
- 14: non esiste il cibo impuro.
- 15,25: ora vado a Gerusalemme a consegnare la colletta che avete fatto. Dopo quello che ha detto non
credo che troverà una buona accoglienza; però pecunia non olet.
- 15,27: i Gentili hanno fatto una colletta e hanno inviato soldi alla
setta di Gerusalemme; otterranno in cambio crediti spirituali.
- A scrivere la lettera è un tale Terzo, non si capisce se con il ruolo di scrivano sotto dettatura di Paolo, o con un ruolo più autonomo.
Probabilmente scritta durante il soggiorno a Efeso (Atti 18).
- 1,22: evangelizzare richiede di adattarsi all'uditorio: i Giudei chiedono miracoli e i Greci cercano la sapienza, e Paolo ha difficoltà sia con gli uni che con gli altri.
- 1,6-11: parliamo di sapienza di dio in mistero, le cose d'Iddio nessuno le conosce se non lo spirito d'Iddio. Traduzione: non aspettatevi che io, Paolo, faccia chiarezza su cosa sia dio.
- 2,14-15: cita l'uomo psichico e l'uomo pneumatico. Non mi sono sforzato di capire, mi sembrava inutile.
- 6,12-13: condanna la fornicazione: il corpo è per il Signore. Ecco le origini della fobia del cattolicesimo per il sesso.
- 6,19: il corpo è santuario dello Spirito Santo; da qui probabilmente il dogma cristiano per cui la persona non è padrona del proprio corpo, con tutto l'insieme di restrizioni alla autodeterminazione che ne conseguono.
- 7,2: no al sesso fuori del matrimonio.
- 7,4: il corpo della moglie appartiene al marito.
- 7,10-11: no al divorzio, ma se proprio divorziate cercate di riconciliarvi; e comunque la donna divorziata non si risposi.
- 7,17: Fondamento del celibato dei preti: chi è celibe o sposato fra di noi della setta, è meglio che tale rimanga.
- 7,21: gli schiavi rimangano schiavi.
- 7,25-36: solo il celibato consente di dedicarsi al Signore senza distrazioni.
- 8,5: E sebbene ci siano dei così detti dèi sia in cielo sia in terra, come ci sono molti dèi e molti signori, tuttavia per noi c'è un dio solo . Sta dicendo che davvero esistono altri soggetti pari del suo dio, oppure non vuole urtare la sensibilità di quelli ancora non convertiti? Visto l'agilità di evangelizzatore tra popolazioni molto diverse, per me è la seconda; per arrivare al dogma del dio unico bisogna prima consolidare l'organizzazione.
- 9,1: dice che ha veduto Gesù, poi in 15,8 dice che lo ha visto risorto quando era ancora un aborto (cioè non era ancora cristiano).
- 9,5-6: ha una donna a servizio per cui può dedicarsi completamente all'attività di evangelizzazione.
- 9,11: ...perché lui semina beni spirituali e raccoglie beni materiali (le collette dei fedeli).
- 9,14: ...perché a quelli che annunziano il Vangelo, il Signore ha ordinato di vivere del Vangelo.
- 9,19-22: ...e tuttavia lui non si avvale appieno di questi diritti di apostolo, ma lo fa solo a seconda dei casi e delle opportunità: con i Giudei applica la Legge (che prevede versamenti ai sacerdoti) mentre coi i Gentili (tutti gli altri) evita.
- 10,11: La fine dei tempi è vicina, prepararsi al giudizio. Proprio come una di quelle sette catastrofiste di oggi.
- 11,3: gerarchia sociale: Iddio > Cristo > uomo > donna.
- 11,4: gli uomini devono pregare e profetizzare a capo scoperto.
- 11,5: le donne devono pregare e profetizzare a capo coperto.
- 11,10: Quindi la donna deve portare sul capo il segno della potestà [dell'uomo], per riguardo agli Angeli. Tre le spiegazioni di questo versetto criptico:
A) Paolo si riferisce alla discesa degli angeli ribelli di Genesi 6,1-4. Visto il precedente, Paolo invita le donne ad un atteggiamento casto per non suscitare ancora la libidine degli angeli e un'altra ira di Dio. Ecco perché invita gli uomini a stare guardinghi e a coprire bene le donne; ma non per "riguardo" agli angeli, ma per "timore" di essi. Del resto la Bibbia è costellata di angeli inseminatori che compaiono qui e là, per cui meglio stare attenti.
B) Secondo il Talmud, i capelli lunghi sono la nudità della donna come da costume dell'epoca; ma allora cosa c'entrano gli angeli?
C) La spiegazione al versetto 11,16 mi pare più convincente (v. sotto).
- 11,14-15: dress code per cristiani: capello corto per lui, capello lungo
per lei; abbigliamento sobrio per entrambi.
- 11,16: se le motivazioni alle prescrizioni sui costumi di prima appaiono
fumose, questa mi sembra invece la sola e unica comprensibile e credibile: noi
proto-cristiani ci comportiamo così per conformismo; con tutta l'ostilità che
già dobbiamo affrontare per farci accettare, ci manca solo che si debba
discutere dei centimetri di capelli.
- 11,17-34: strigliata agli adepti che scambiano la cerimonia della
comunione del pane e del vino per una bisboccia fra amici: Se qualcuno
ha fame, mangi a casa sua! Il punto esclamativo, e solo quello, è mio.
- 12: capitolo criptico su Signore, Gesù e Spirito Santo. Roba per teologi,
io passo. Si conclude dicendo che ogni apostolo ha le sue attitudini e capacità,
e quelle deve usare; non tutti sanno fare guarigioni, non tutti fanno
miracoli, e non tutti parlano tutte le lingue. Lui parla tutte le lingue, ma
vuol mettere le mani avanti prima che gli chiedano di riprodurre i miracoli di
Gesù.
- 14,3: Chi profetizza parla agli uomini parole di
edificazione, di esortazione e di consolazione. Paolo
ha capito che consolazione, rassicurazione e speranza sono beni più richiesti
che le minacce di fulminazione di Yahweh. In questo Paolo era molto moderno e
si rivolgeva a una umanità un po' più progredita. Ma per quella troppo
progredita di Atene era solo un banditore di dèi (Atti 17,16).
- 14,34: Le donne nelle riunioni tacciano, perché non è stata affidata a loro la missione di parlare, ma stiano sottomesse, come dice anche la Legge. [...] Che se vogliono apprendere qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti. Quindi: essendo le donne meno capaci degli uomini, a loro, e solo a loro, si applica ancora la vecchia Legge mosaica, che è concepita per le menti semplici. Lineare.
- 15,22-28: con il giudizio universale tutto confluirà in dio e nel
seguente preciso ordine: cristiani, non cristiani, Cristo, la Morte. Fine.
- 16,1: lancia colletta per la setta di Gerusalemme.
- 16,21: i saluti sono scritti dalla mano di Paolo, il resto dai suoi segretari. L'attività epistolare doveva essere proprio molto intensa.
Paolo dalla Macedonia, circa 57 d.C.
- 3,6: al primo patto della Legge, Paolo fa seguire un secondo
patto dello spirito. Seguono considerazioni teologiche arzigogolate che
non capisco.
- 5,1: cita la vita eterna.
- 5,10: dopo la morte, il giudizio e la ricompensa.
- 6,15: i fedeli sono ispirati da Gesù, gli infedeli sono ispirati da Beliar.
- 8,4: sollecita ancora la colletta per la setta di Gerusalemme.
- 9,8: ...che poi verrete rimborsati da dio.
- 10,1-6: Paolo riconosce di essere tanto puntuto nello scrivere, quanto
timido di persona.
- 11,23: Paolo ha avuto una vita travagliata: per cinque volte è stato punito dai Giudei con 39 colpi di flagello (il Deuteronomio 25,3 vieta più di 40 colpi, per cui si faceva 39 per non rischiare l'eresia); 3 volte passato per le verghe; una volta lapidato; tre volte naufragato; una volta alla deriva sul mare.
- 12,2: la resurrezione è avvenuta 14 anni fa; la lettera fu scritta nel 57
d.C., quindi Gesù è morto nel 43 d.C. Se Gesù è nato nel 7 a.C. allora è morto
all'età di 50 anni. A me le date non tornano tanto: siamo passati da Gesù
morto a 33, poi 42 e adesso 50 anni.
- 12,11: Paolo sente la concorrenza di quelli che chiama super-apostoli rimasti in Gerusalemme, cioè gli apostoli che possono dire di aver ascoltato gli insegnamenti di Gesù dalla sua viva voce; Paolo proclama sè stesso comunque apostolo (anche se non super-).
- 12,7: Paolo mortifica il suo corpo (con il cilicio?): mi è stato messo un pungiglione nella carne, un emissario di Satana che mi schiaffeggi, perché non insuperbisca per la grandezza delle rivelazioni.
- 13,3: Dal momento che voi volete la prova del Cristo che è in me, dice Paolo, allora sarò inflessibile con coloro che hanno peccato (vedi punti elencati in 12,21).
Probabilmente scritta durante il soggiorno a Efeso (Atti 18, 56-57 d.C.).
- 1,6: Lamenta altri vangeli (cioè che non sono il suo).
- 1,8: ...e allora siano tutti scomunicati!
- 1,11: Paolo ha ricevuto il vangelo non da uomo, ma direttamente da Gesù che gli si è rivelato.
- 1,17: ammette di non essere uno degli apostoli della prima ora.
- 1,18: dopo 3 anni in Arabia e a Damasco, Paolo ritorna in Gerusalemme per 15 giorni durante i quali incontra Pietro e Giacomo che afferma essere il fratello di Gesù.
- 2,7: divisione dei compiti tra gli apostoli: Paolo si occupa degli
incirconcisi (i Gentili), Pietro dei circoncisi (i Giudei).
- 2,9: ha incontrato anche Cefa (= aramaico "roccia" o "pietra" = Pietro) e Giovanni.
- 2,11: Paolo e Pietro si incontrano ad Antiochia e raggiungono un sostanziale accordo che la circoncisione non è più necessaria e che il cibo dei pagani si può mangiare senza riserve. Probabilmente Pietro ha apprezzato il fritto misto di gamberetti e calamari, vietatissimo dal Levitico. Tuttavia quando arrivano gli uomini mandati da Giacomo, Pietro cambia totalmente atteggiamento e, intimorito, ridiventa giudeo osservante. Paolo condanna l'ipocrisia di Pietro.
Così Paolo descrive il cosiddetto incidente di Antiochia, che abbiamo già visto in Atti 15. Lo scontro tra i Giudei comandati da Giacomo fratello minore di Gesù (Marco 6,3; Galati 1,19) e i riformatori cristiani di Paolo è solo all'inizio; la successiva prevalenza dei cristiani di Paolo è il motivo della sparizione della figura di Giacomo come primo "Papa" giudeo cristiano in favore del più accomodante Pietro; per una ricostruzione storica degli eventi vedi [TOMMASI] cap. 4.6.
- 3,8: secondo Paolo la fede nel suo dio è universale; questo concetto sarebbe già espresso in Genesi 12,3 (non mi pare proprio!) e in Genesi 18,18 (men che meno! paventa Abramo imperatore della Terra, figuriamoci...). E' un gravissimo equivoco su di una questione fondamentale! Colposo o doloso?
- 3,10-16: Cristo ci ha liberati dalla maledizione della Legge (mosaica); anche gli Israeliti devono superare la Legge e diventare cristiani. Mooolto confuso, ma credo che sia l'addio di Paolo al giudaismo e il motivo principale di attrito con quelli rimasti a Gerusalemme.
- 5,6: in particolare, la circoncisione non ha più valore.
- 5,17: la carne ha desideri opposti a quelli dello spirito, ed elenca i desideri della carne: (copio letteralmente) fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, magia, inimicizie, lite, gelosia, ire, ambizioni, discordie, divisioni, invidie, ubriachezze, orgie.
- 5,22: elenca i desideri dello spirito: amore, gioia, pace, pazienza, bontà, benevolenza, fiducia, mitezza, padronanza di sé. In tutte queste opere la Legge non ha nulla a che fare. E infatti la Legge è il codice civile e liturgico dei Giudei, non un libro di morale e neanche un libro di religione.
Paolo da Roma, 61-63 d.C.
- 5,5: condanna fornicatori, impudichi, avari.
- 5,22: Le donne siano soggette ai loro mariti.
- 6,5: Schiavi, obbedite ai vostri padroni.
- 6,8: ...ben sapendo che ciascuno [...] riceverà dal Signore la ricompensa secondo quel che avrà fatto di bene. Dopo morti, s'intende.
Lo schema delle lettere si ripete sempre uguale.
Paolo e Timoteo da Roma, 61-63 d.C.
- 1,1: saluta i santi, i vescovi (altri traducono episcopi) e i diaconi. La setta si sta strutturando ed è tutta opera di Paolo.
- 2,23: la sua famosa causa in tribunale è ancora pendente, ma neppure qui si chiariscono le motivazioni di questa causa.
- 4,7-9: cita il suo dio della pace.
- 4,11: Paolo si adatta a vivere sia nelle strettezze che
nell'abbondanza.
- 4,15-16: ringrazia per gli aiuti avuti dai Filippesi, anche perché furono i primi ad aprire con me un conto di dare e di ricevere. Prima e unica citazione di quello che sembra essere un conto corrente bancario usato per il trasferimento di denaro.
- 4,19: ...e il mio dio in cambio provvederà ad ogni vostra necessità. Li prende anche per il culo.
Paolo da Roma, 61-63 d.C.
- 3,5: condanna fornicazione, impudicizia, passione, cupidigia.
- 3,18: Voi donne siate soggette ai vostri mariti.
- 3,22: Voi schiavi ubbidite ai vostri padroni.
- 3,24: ...sapendo che riceverete dal Signore la ricompensa
dell'eredità. Dopo morti, s'intende.
- 4,18: il saluto che chiude la lettera è stato vergato di persona da Paolo. Ormai Paolo è così impegnato a diramare messaggi e gestire contribuzioni che si deve affidare ai suoi segretari anche per scrivere; non sappiamo se questi segretari scrivevano sotto dettatura di Paolo, se adattavano ai vari destinatari un canovaccio generale redatto da Paolo, oppure se avevano maggiore autonomia. E, soprattutto, non sappiamo se tutti questi scrivani hanno continuato la loro attività anche dopo la scomparsa di Paolo...
Scritta intorno al 50 d.C. ad Atene (3,1) questa lettera è riconosciuta come il più antico scritto del NT.
- 1,10: Gesù ci libera dall'ira
che viene. Paventa il giudizio universale.
- 2,4: Dio scruta i nostri cuori.
Dall'antico testamento non sembrava; Yahweh deve andare a
Sodoma per sondare la popolazione.
- 3: scrive da Atene avendo lasciato Tessalonia per via dei disordini di Atti 17.
- 4,3: No alla fornicazione è il
primo precetto che cita.
- 4,4 Tenere a bada il proprio arnese.
- 4,6: No all'omosessualità.
Viaggiando in Grecia deve essere rimasto turbato dai costumi locali.
- 4,16: Attesa del giudizio (parusia) e salvezza.
Probabilmente scritta a Corinto nel 51 d.C.
Paolo insieme a Timoteo scrivono questo breve richiamo ai fratelli indisciplinati.
Generici inviti alla pazienza e alla perseveranza nell'applicare gli insegnamenti di Paolo, certi che Gesù ritornerà per giudicare tutti. Richiamo a quei fratelli che mangiano il pane a tradimento senza lavorare; chi non lavora, non mangia; seguite il nostro esempio di quando lavoravamo insieme a voi, sebbene noi avessimo il diritto di non lavorare in virtù della nostra missione. Coloro che nonostante questo richiamo persistono nell'ozio, vengano isolati perché si vergognino.
Paolo mette in guardia dalle lettere false che gli vengono attribuite (3,17); e anche questa stessa lettera, sostengono alcuni studiosi, potrebbe essere falsa.
Anche qui Il saluto è di mia mano, di Paolo.
L'autenticità di questa lettera è dibattuta.
- 1,9: intricato discorso che forse si riassume così: la Legge è fatta contro i cattivi; io, Paolo, mi rivolgo ai buoni, quindi la Legge non si applica e non ci serve.
- 1,13: prima ero bestemmiatore, persecutore, violento. Però mi fu usata misericordia perché agivo per ignoranza, non possedevo la fede.
- 2,9: Le donne siano vestite con decoro, adorne di modestia e di verecondia, non di trecce o gioielli. La donna ascolti l'istruzione in silenzio, con piena sottomissione. Non permetto alle donne di insegnare né di dettar legge all'uomo, ma se ne stia in silenzio. A dimostrazione cita Adamo, che cadde in tentazione perché dette retta a una donna.
- 2,15: Tuttavia essa [la donna] si salverà mediante la generazione di figli.
- 3,1: requisiti di rettitudine dei vescovi (altri traducono episcopi).
- 3,8: requisiti dei diaconi.
- 4,3: non esistono i cibi impuri.
- 4,8: la vita presente e la vita futura.
- 4,10: Dio è il salvatore di tutti gli uomini, in primo luogo dei fedeli. C'è una priorità di salvataggio.
- 5,9-16: le donne o sono a carico del loro tutore, o sono a carico del loro marito. Se sono vedove, allora si risposino subito perché sono oziose, chiacchierone e indiscrete e la comunità non ha soldi da sprecare per loro. Lo stato di vedovanza è riconosciuto solo per le donne ultra-sessantenni.
- 5,17: requisiti dei presbiteri (v. Tito 1,5 qui di seguito). Mi sembra di capire che sono membri anziani di una comunità in attesa della nomina ufficiale del vescovo.
- 5,20: i presbiteri vanno svergognati in pubblico per le loro mancanze.
- 6,1: gli schiavi stiano sottomessi al loro padrone perché questa è la legge degli uomini; non ci piace ma dobbiamo evitare ritorsioni sui cristiani.
L'autenticità di questa lettera è dibattuta.
- 1,3: il dio di Paolo è lo stesso dio dei Giudei, giusto perché non ci siano equivoci.
- 1,15: tutti quelli dell'Asia mi hanno abbandonato. Lo scisma tra cristiani Giudei e cristiani non-Giudei si è compiuto.
- 2,8: Gesù discende da David. Una simile affermazione nazionalistica stride con la mentalità di Paolo; qui c'è la manina di un patriota di Gerusalemme.
- 2,18: richiama all'ordine quei fratelli eretici Imeneo e Fileto (che non sappiamo chi siano) che sono andati in giro predicando che la resurrezione (di Gesù?) sarebbe già avvenuta. Anche questo contrasta con l'ideologia e le affermazioni precedenti dello stesso Paolo e fa pensare a questa lettera ad un falso redatto da Gesuani.
- 4,13: invita Timoteo, quando verrà a Roma, a riportargli il mantello, i libri e specialmente le pergamene.
L'autenticità di questa lettera è dibattuta.
- 1,2: nella speranza della vita eterna, promessa fin dai tempi più remoti da dio, che non può mentire. NON MI RISULTA PROPRIO. Nell'antico testamento i patriarchi al massimo raggiungono i loro avi e a Yahweh della loro morte non importa un fico e non ha mai detto nulla sul dopo; Yahweh e i patriarchi si interessavano solo dell'aldiquà.
- 1,5: caratteristiche del presbitero, che poi chiama anche vescovo in 1,7, che devono essere definiti in ogni città. Questo scrupolo organizzativo avanzato lascia molto perplessi gli studiosi, che sospettano un falso del 2o secolo, quando il cristianesimo comincerà veramente a strutturarsi.
- 1,10: diffida i circoncisi (cioè praticamente i Giudei) dal diffondere le loro idee, meglio tappare loro la bocca. anche questa violenza censoria è anacronistica, e lascia pensare a un falso molto più tardo.
- 2: sulle donne le solite cose; schiavi sottomessi ai loro padroni.
- 3: sottomettersi alle autorità temporali.
- 3,9: la genealogia non conta (cioè no al popolo eletto); no alle lotte
intorno alla Legge.
L'autenticità di questa lettera è dibattuta.
Paolo da Roma, 61-63 d.C.
Paolo rispedisce schiavo Onesimo al suo padrone Filemone.
Onesimo compare in Colossesi 4,9 come collaboratore di Paolo.
L'autenticità di questa lettera è dibattuta.
Paolo da Roma, 67 d.C. ai suoi ex soci di Gerusalemme. Paolo va per la
sua strada: la nuova dottrina è pronta.
- 2,14-17: ecco perché Gesù doveva essere come uno di noi e soffrire come
uno di noi invece che essere un condottiero forte come Mosè.
- 3,1-6: Gesù è superiore perché serviva gli uomini, mentre Mosè serviva
gli angeli.
- 4: sembra voler negare il sabato giudaico, ma non ho capito bene.
- 5,11: volano parole grosse: siete diventati duri d'orecchi
.
- 6,9 fino 7: la Legge vuole che i sacerdoti appartengano alla tribù di
Levi, Gesù era sacerdote ma non apparteneva alla tribù di Levi, quindi bisogna
aggiornare la Legge.
- 8-9: Gesù è venuto a fare un nuovo patto dio-uomini che sostituisce
quello dio-Mosè. Ciò implica nuovi riti e nuovi ambienti dove celebrare questi
riti.
- 10,1-18: i sacrifici e gli olocausti non servono a togliere i peccati.
- 11,6: senza fede, niente ricompensa nell'aldilà.
- 11,11: Sara ebbe fede in dio e così concepì come promesso da Yahweh. NO:
Sara si mise a ridere, e Abramo la vendette una seconda volta. Per dire quanta
fiducia avessero in Yahweh.
- 11,13: Costoro [si riferisce ai protagonisti dell'antico
testamento] morirono secondo la fede senza avere ottenute le cose promesse ...
anelavano a una vita migliore, quella celeste. Vero che Yahweh non ha
mantenuto la promessa, ma la vita celeste loro non sapevano neanche cosa fosse
e quindi neppure la desideravano.
- 11,27: Per la fede Mosè fece [elenca un sacco di cose].
Esatto, ma non la fede spirituale, piuttosto la fede che Yahweh fulminava sul
posto chi disubbidiva.
- 12,2: Gesù è un perfezionatore della fede.
- 12,8: volano altre parole grosse: se non accettate la mia correzione
allora non siete figli di dio ma siete dei bastardi (altri traducono con un più garbato figli illegittimi).
- 13,10: noi qui abbiamo i nostri riti e il nostro altare; quelle cose
schifose che fate voi con la carne bruciata, il sangue e tutto, noi qui non le
facciamo. Bravo Paolo! mi associo!
- 13,23: presto verrò a trovarvi. Ti aspettano con gioia.
Ovviamente Paolo non aveva nessuna intenzione di ritornare a Gerusalemme: i
sacerdoti volevano lapidarlo, mentre i suoi ex della setta sapevano solo loro
che cosa volevano fargli.
Gli studiosi sono incerti sulla identità di questo Giacomo, ma propendono per il fratello minore di Gesù, che abbiamo visto essere anche il capo della setta in Gerusalemme. In sintesi: beati i poveri perché sarà loro il regno dei cieli; ama il prossimo tuo come te stesso; rispettare la Legge; fare le opere di bene verso i bisognosi è la vera fede.
● 2,21-22: la sterile pura fede non è nulla se non è accompagnata da azioni concrete che la provano; Giacomo fa l'esempio di Abramo, che diede prova di ubbidienza a dio sacrificando il figlio Isacco. Si tratta di una dura critica all'ideologia di Paolo che stupisce sia stata inclusa nel canone cristiano.
● 5,16: Confessate l'un l'altro i vostri peccati e pregate gli uni per gli altri, affinché siate guariti. Primo riferimento alla pratica della confessione.
L'apostolo si rivolge ai Giudei cristiani lontani.
- 1,9: il fine della vostra fede: la salvezza delle anime.
Cioè una ricompensa che verrà riconosciuta solo dopo morti. Un concetto duro
da far digerire ai Giudei; a loro Yahweh prometteva sempre beni materiali: terre, bestiame, prole.
- 1,22: praticare l'amore fraterno.
- 2,9: ruolo privilegiato degli Israeliti: Voi siete una stirpe
eletta, [...] una nazione santa, un popolo acquisito per annunziare [Gesù]
.
- 2,11: repressione degli istinti sessuali.
- 2,13:
siate sottomessi alle autorità.
- 2,18: schiavi e servi stiano sottomessi ai loro padroni.
- 3,1: donne sottomesse ai loro mariti; il loro abbigliamento deve essere
sobrio.
- 4,5-7: il giudizio divino è prossimo.
- 4,8: la carità compensa i peccati.
- 5,13: ha un figlio di nome Marco.
L'autore si presenta come Simeone Pietro apostolo di Gesù Cristo, ma ci sono forti sospetti che questa lettera sia un falso; gli stessi padri della chiesa hanno dubitato a lungo della sua autenticità.
- 1,16: noi non raccontiamo favole, ma verità di cui siamo stati testimoni oculari, e abbiamo udito la voce di dio.
- 3,8: Gesù ritornerà e il giudizio di dio è imminente; solo, per dio un giorno o mille anni sono la stessa cosa, per cui non mettetegli fretta. Così i millenaristi giustificano il ritardo nel ritorno del messia.
- 3,15: cita Paolo: lamenta che i suoi scritti contengono punti difficili da comprendere, ma riconosce che ci sono anche passi delle scritture difficili da capire.
Si tratta di 3 lettere anonime tradizionalmente attribuite Giovanni evangelista, e quindi databili fine 1o secolo.
- 1,1: io sono testimone oculare.
- 2,2: Gesù è vittima espiatrice dei peccati universali.
- 2,13: usa la parola Maligno. E' l'impersonificazione del
male.
- 2,18-22: cita l'imminente arrivo dell'Anticristo, ma è anche vero che
ci sono molti anticristi. Anticristo è colui che nega il
Padre e il Figlio [...] che ci ha promesso la vita eterna.
- 3,2: dopo morti saremo simili a Lui perché lo vedremo quale egli è
.
- 2,11: amatevi l'un l'altro.
- 2,18: amiamo con opere di verità.
- 4,12: Nessuno ha mai veduto dio. Strano. Eppure Abramo gli
faceva da cameriere e gli lavava i piedi (Genesi 18), mentre Mosè ci discuteva
vis-a-vis (Esodo 33,11) anche per 40 giorni di seguito e lo salutava mentre
passava con la Gloria GT-Turbo; probabilmente ha male interpretato il versetto
(Esodo 33,20) dove Yahweh mette in guardia Mosè quando passa con la gloria:
non guardarmi davanti, che altrimenti ti stiro!
- 5,20: il figlio d'Iddio è venuto e ci ha dato intelligenza per
conoscere il vero.
Ha poco da dire:
● 1,1: chiama sé stesso l' Anziano.
● 1,10: diffidate dei non-cristiani.
● 1,12: usa carta e inchiostro.
Ha poco da dire, posso solo notare che:
● 1,13: usa inchiostro e penna.
Si presenta come servo di Gesù, fratello di Giacomo ma non è chiaro chi sia. Fatto curioso, cita il libro apocrifo Assunzione di Mosè al versetto 9 (l'arcangelo Michele si contende il cadavere di Mosè con il diavolo), e cita il Libro di Enoch ai versetti 13-17 (per quest'ultimo libro, vedi [APOCHIFI-AT]).
● 7: Sodoma, Gomorra e le città vicine subirono il fuoco eterno causa fornicazione. In realtà la causa dell'ira di Yahweh per le due città è spiegata in Deuteronomio 32, dove fa una lunga invettiva contro tutti quelli che lo tradiscono con altri dèi, e conclude citando proprio le due città in Deuteronomio 32,32. Niente a che vedere con la fornicazione.
● 21: cita la vita eterna.
Non fa parte del canone ebraico. E' scritto in greco, lingua da cui origina il titolo Apokálypsis, che significa "rivelazione", da cui è stata coniata la nuova parola Apocalisse. Si tratta di un messaggio per lo più criptato inviato dalla chiesa giudaico-cristiana di Gerusalemme alle chiese sorelle dell'Asia Minore dove vengono impartite direttive sulle questioni che dividevano la comunità dei primi cristiani d'oriente, e vengono indicati i gradi nemici di Israele tra i quali ci sono gli occupanti Romani. Il contenuto criptato è materia per esegeti davvero esperti, per cui io mi concentrerò soprattutto sulla parte esplicita che è anche la più fantasmagorica e popolare.
Qui un tale che si presenta con il nome di Giovanni (che non sappiamo chi sia, forse uno degli apostoli? forse l'autore dell'omonimo vangelo?) ci spiega come avverrà il Giudizio Universale che lui ha visto in sogno. Il racconto comincia con una serie di brevi messaggi criptici diretti a sette chiese dell'Asia Minore che non tenterò neanche di decodificare. Poi si passa al Giudizio Universale.
La coreografia dell'evento è fantastica a un livello di delirio etilico. Dio è in cielo assiso sul suo trono mentre regge il libro delle Legge. Si comincia con i salvati, che salgono in cielo con una tunica bianca, prima i Giudei (144'000 per la precisione, 12'000 per ciascuna tribù d'Israele) e poi i non-Giudei in numero imprecisato.
Poi si passa al castigo dei condannati rimasti sulla Terra. Il libro che dio regge in una mano è chiuso da sette sigilli. I sigilli vengono aperti uno ad uno con studiata teatralità, mentre sulla scena compaiono in successione vari personaggi, prima i cavalieri dell'apocalisse e poi gli angeli distruttori.
I cavalieri dell'apocalisse vanno ad infierire sugli uomini colpendoli uno ad uno, mentre gli angeli impiegano armi di distruzione di massa che rivoltano la Terra e portano devastazione, parassiti e pestilenze. Tutto l'universo viene riassorbito, e spariscono il Sole, la Luna e le stelle. Infine il cielo si riavvolge come un sipario, lasciando un panorama di tenebra e desolazione.
E siamo solo al capitolo 8. Ne rimangono altri 14 di questo tenore che coinvolgono la distruzione dei nemici storici di Israele, compresi le odiatissime Roma e Babilonia, in un turbine di mostri, catastrofi e altri fenomeni fantastici. Il libro si chiude con la distruzione totale dei corpi dei morti e della morte stessa.
Fatto curioso, il capitolo 13 presenta diverse creature mostruose di natura demoniaca che gli studiosi associano con l'impero romano, e che per ovvi motivi l'autore non nomina in modo esplicito; però in 13,18 una di queste creature viene associata con il famoso numero della Bestia 666 che risulterebbe da qualche oscura elucubrazione numerologica non specificata fatta probabilmente sul nome di qualche imperatore del tempo.
Alla fine di questo cataclisma rimane solo la Gerusalemme Celeste, la città della perfezione illuminata da Dio nella quale i salvati vivranno per l'eternità. Per inciso, le mura della città hanno 12 porte come 12 sono le tribù di Israele, e nella piazza centrale sorge l'albero della vita che qui fa esattamente 12 frutti ogni mese (il lettore attento potrà capire a chi sono destinati questi 12 frutti) e le cui foglie sono per la terapia delle genti (e Giovanni ne ha già fumate un bel po').
Chiusura con ringraziamento a Gesù, che di robe simili non ha mai parlato.
FINE.
Nell'esaminare criticamente il NT dobbiamo sempre tenere ben presente che si tratta di scritti di natura ideologica, così come lo è l'AT. I pochi documenti che ci sono pervenuti dai tempi antichi sono copie di copie di copie che hanno subito un processo di manipolazione che a volte è molto evidente; nel vangelo di Giovanni queste manipolazioni sono particolarmente evidenti; il vangelo di Marco ha subito una integrazione con la "finale lunga"; gran parte delle lettere di Paolo sono di dubbia attribuzione e contengono nozioni che appartengono al cristianesimo già affermato del 4o secolo d.C.; gli Atti degli Apostoli vengono evitati dagli studiosi perché il racconto è evidentemente reticente sul vero ruolo di Paolo; ecc.
Pertanto, a meno di clamorosi ritrovamenti di testi più antichi, non ci possiamo aspettare che i testi siano coerenti al 100% con una data impostazione ideologica. Dovremo pertanto accontentarci di esaminare il materiale disponibile per darne l'interpretazione prevalente che ne emerge. Per svolgere questo compito dobbiamo sgomberare il campo da ogni condizionamento della dottrina cristiana, e dobbiamo sempre tenere sempre ben presente che il NT è per ambientazione personaggi e ideologia una continuazione dell'AT e non una sua alternativa.
Il libro di [TOMMASI] raccoglie le più pertinenti critiche al NT elaborate negli ultimi due secoli alle quali l'autore aggiunge le proprie; qui riassumo alcune perle, che sono comunque una frazione minima del materiale:
Traggo spunto da https://it.wikipedia.org/wiki/Vangeli_sinottici:
Agli elenchi precedenti, aggiungo anche:
Secondo Matteo | Secondo Luca |
---|---|
Maria rimane incinta per opera dello Spirito Santo | l'angelo Gabriele annuncia a Maria il concepimento |
Giuseppe viene avvertito in sogno da un angelo di non ripudiare Maria | non si dice come l'abbia presa Giuseppe |
Gesù nasce a Betlemme | Giuseppe e Maria si trasferiscono da Nazareth a Betlemme per via del censimento e ivi nasce Gesù |
un angelo avverte Giuseppe di scappare in Egitto per sfuggire alla strage ordinata da Erode, e alla morte di Erode ritornano in Israele, ma si stabiliscono a Nazareth perché più sicura | gli angeli appaiono in un carosello di luci e canti dove annunciano la nascita del Salvatore a ignari pastori, e danno loro le istruzioni per raggiungere il bambino |
Paolo dice pochissimo di Gesù, ma stupisce che in questo poco dice che Gesù discende da re David (Romani 1,3). Matteo e Luca vanno oltre e ci presentano la completa genealogia del futuro re di Israele, partendo da papà Giuseppe fino ad Abramo passando per David. Ma la genealogia è completamente diversa tra i due autori:
Genealogia di Gesù | |
---|---|
secondo Matteo | secondo Luca |
(Matteo preferisce non sbilanciarsi sugli antenati di Abramo) | Adamo Set Enos Cainam Malleèl Iaret Enoch Matusalemme Lamech Noè Sem Arfàcsad Cainam (che non esiste) Sala Eber Falek Ragau Seruk Nacor Tare |
Abramo Isacco Giacobbe Giuda Fares Esrom | |
Aram | Arni Admin |
Aminadàb Naassòn | |
Salmòn | Sala |
Booz Obed Iesse David | |
Salomone Roboamo Abìa Asàf Giòsafat Ioram Ozia Ioatam Acaz Ezechia Manasse Amos Giosia Ieconia | Natàm Mattatà Menna Melèa Eliacim Ionam Giuseppe Giuda Simeone Levi Mattàt Iorim Elièzer Gesù Er Elmadàm Cosam Addi Melchi Neri |
Salatiel Zorobabèle | |
Abiùd Elìacim Azor Sadoc Achim Eliùd Eleàzar Mattan Giacobbe | Resa Ioanan Ioda Iosek Semèin Mattatìa Maat Naggài Esli Naum Amos Mattatìa Giuseppe Innài Melchi Levi Mattàt Eli |
Giuseppe Gesù |
- Matteo 1,1-16 cita nomi di re sconosciuti successori di David (Abìa? Asàf? Ioatam? ...); anche il confronto con 1Cronache 3 è incerto. Matteo cita anche alcune donne dalla moralità non proprio limpida come Tamar, Raab, Rut e Betsabea, per arrivare infine a citare anche Maria nell'albero genealogico, forse a giustificare la faccenda del concepimento di Gesù che non appariva tanto limpida neanche a Matteo (cfr [ESPOSITO_SU_GESU] p. 80-83).
- Luca 3,23-38 vuole strafare e la sua genealogia parte addirittura da Adamo, ma si dimentica di Salomone e Roboamo e cita decine di re successori di David del tutto ignoti ai libri storici (Natàm? Mattatà? Menna? Melèa? ...).
Gli esegeti più indulgenti congetturano che forse
Matteo si riferisce alla genealogia biologica fino a David e a quella dinastica fino a Gesù,
mentre Luca si riferisce alla genealogia biologica soltanto e quindi comprende soggetti sconosciuti ai libri storici;
ma anche così rimarrebbero delle differenze sul periodo pre-David.
Tenuto conto che Giuseppe è il padre adottivo e non il padre biologico di Gesù, forse avrebbe avuto più senso la genealogia di Maria, che però evidentemente non interessa ai fini dinastici.
La gnosi è letteralmente la conoscenza (sottinteso: del divino), ovvero una specie di sesto senso del metafisico. Essere a-gnostici significa quindi non avvertire questa conoscenza. Il bisogno dell'uomo di credere e interpretare il mondo metafisico è ancestrale nell'uomo, cfr Nati per credere di Girotti - Pievani - Vallortigara, edizioni Codice (2008).
La filosofia religiosa gnostica ha origine nei tempi antichi dal profeta iranico Zaratustra, detto anche Zoroastro, vissuto forse tra il 9o e l'8o secolo a.C. La sua religione è detta anche zoroastrismo, o mazdeismo dal nome del dio Mazda creatore del Bene e del Male.
I sacerdoti di Yahweh durante la cattività babilonese sono sicuramente venuti a contatto con gli esponenti di questa filosofia che operavano come maghi e indovini presso la corte del re. L'albero della conoscenza del Bene e del Male forse esprime nient'altro che la meditazione gnostica ma usando il linguaggio povero dell'AT; anche il serpente tentatore potrebbe essere il tentativo un po' rudimentale di introdurre il Male nelle vicende umane. Il gnosticismo apparve ai sacerdoti di Yahweh forse come una scappatoia per spiegare le loro alterne disgrazie (la perdita del potere e la deportazione) e poi il riscatto e la ritrovata fiducia con il ritorno il Gerusalemme e la promozione a governatori di Canaan; così Yahweh non li ha mai realmente abbandonati e alla fine li salva dal Male. La mitologia sumerica e lo gnosticismo avrebbero quindi ispirato il racconto della creazione che troviamo nel libro della Genesi. Il tema gnostico non viene ulteriormente sviluppato nell'AT, e in generale il racconto della creazione non ha riferimenti nel resto della Torah, evidentemente perché si tratta di aggiunta tardiva risalente forse al 6o o 5o secolo a.C.
L'influenza del pensiero gnostico diventa invece evidente nel NT; la variante dello gnosticismo cristiano raggiungerà la massima diffusione nel quarto secolo d.C. e sarà perseguitata dalla Chiesa Cattolica fino almeno al 1209. I fondamenti della teoria sono:
Secondo lo gnosticismo cristiano la lieta novella (cioè i vangeli) si può sintetizzare come segue:
L'attenta analisi condotta in [APOCRIFI-NT] pp. 477-579 individua perle di pensiero tipicamente gnostico dentro al NT, da cui traggo questo piccolo estratto:
A questi riferimenti io aggiungo anche i seguenti:
E' semplicemente ridicolo pensare che Gesù abbia espresso simili concetti filosofici di fronte a una platea di pescatori e contadini analfabeti della galilea, per cui tali inserti vanno considerati come elaborazioni degli evangelisti nonché elucubrazioni di Paolo che si rivolgevano a lettori più esigenti.
In alcuni casi (per esempio quando sono coinvolte le spade) c'è di mezzo lo sforzo dei pii esegeti moderni di mitigare l'imbarazzo attraverso una interpretazione gnostica complicata, ma in cuor loro si chiedono come mai Gesù (o chi per lui) non abbia espresso gli stessi concetti usando parole diverse; io, che non ho un credo da salvare, me lo spiego semplicemente come allusione deliberata degli evangelisti a favore dei loro amici Giudei-cristiani, al tempo preponderanti sui Gentili-cristiani.
Tra i fondatori della filosofia cristiano-gnostica vi sono il vescovo e teologo greco Marcione che, intorno al 144 d.C., redige uno dei primi vangeli gnostici partendo forse dal vangelo di Luca, dal quale rimuove ogni riferimento all'AT e ogni riferimento alla natura umana di Gesù. Lavoro improbo il suo, considerato che gli apostoli scelti dallo stesso Gesù sono pescatori analfabeti che gnosi non sanno neanche come si scrive, e che le spade vere ce le hanno e ben affilate.
Per concludere, il NT contiene anche elementi gnostici insieme a elementi di giudaismo osservante, riformista e rivoluzionario. Ancora una volta, il carattere composito del NT emerge, così vanificando ogni tentativo di attribuirgli un significato omogeneo.
Ora cambiamo completamente punto di vista, e rinunciamo a ricercare nei vangeli un biografia coerente. Infatti i vangeli sono brevi racconti di natura prettamente ideologica redatti in codice. Tutti gli studiosi, anche quelli confessionali, riconoscono che i vangeli non sono una credibile biografia di Gesù. A questo punto tutte le piccole a grandi incongruenze che abbiamo elencato prima si ridimensionano ed emerge il vero intento degli autori dei vangeli.
L'analisi che segue si basa largamente sul lavoro di [PIRODDI] che è riuscito a decodificare il linguaggio degli evangelisti per arrivare là dove nessun esegeta biblico era mai giunto prima.
Anticipiamo in estrema sintesi le conclusioni di questa analisi. I vangeli appartengono all'ambiente culturale dei Giudei esuli nell'Impero Romano ma desiderosi di tornare nella loro terra finalmente libera e sotto il domino della Legge. Gli evangelisti quindi sono Giudei o comunque molto vicini all'area culturale dell'AT. Tuttavia gli evangelisti scrivono in greco perché hanno poca dimestichezza con l'ebraico; vedremo che ci sono prove che hanno studiato sulla Septuaginta invece che sulla Torah. Inoltre scrivono in greco perché si rivolgono ad altri esuli come loro sparsi per tutto l'Impero, dove il greco è la lingua internazionale. Purtroppo anche i Romani in generale conoscono il greco, per cui gli evangelisti devono usare un linguaggio prudente e non troppo diretto. Tutta la retorica del Ponzio Pilato "buono" contro il Sinedrio "cattivo" serve a questo scopo.
Il vero motivo dell'occupazione militare romana della Palestina era difendere il passaggio via terra tra l'Anatolia e l'Egitto dagli attacchi dei Parti provenienti dalla Mesopotamia. Le pesanti armature che i soldati Romani dovevano indossare servivano proprio per difendersi dalle nuvole di frecce dei Parti. La sede del governatore si trovava sulla costa del Mediterraneo a Cesarea, e lì si concentrava il grosso della truppe. Secondo la testimonianza di Giuseppe Flavio, i soldati romani evitavano di percorrere i territori sacri della Giudea e preferivano aggirarli, anche quando questo comportava di allungare il tragitto. Tutto pur di evitare che le loro attività potessero suscitare il risentimento della popolazione. Il prefetto romano in Gerusalemme se ne stava per lo più rintanato nella fortezza Antonia addossata alle mura della città santa ma con ingresso dall'esterno, così che i soldati romani mai dovevano entrare nella città. Il governo dei territori della Giudea e della Samaria ai tempi di Gesù era assicurato dal Sinedrio tramite i suoi uomini e le sue guardie; il Sinedrio riferiva poi al prefetto quanto di sua competenza. La Galilea era governata da Erode Antipa, re vassallo dei Romani. La raccolta delle tasse era appaltata ai publicani, cioè era sostanzialmente autogestita dai Giudei stessi. Solo in caso di rivolte organizzate particolarmente minacciose, la cavalleria romana veniva richiamata da Cesarea per intervenire in forze. Per il resto un giudeo che percorreva quei territori difficilmente poteva imbattersi in un soldato romano.
La maggior parte della popolazione era povera quando non misera, erano contadini, pastori, pescatori e braccianti. Le malattie contagiose erano molto diffuse, soprattutto la lebbra e le malattie veneree. Così una massa di menomati resi ciechi, storpi, monchi, e con evidenti segni delle piaghe lasciate dalle malattie, vagavano chiedendo l'elemosina. Ignoranza, analfabetismo, promiscuità e carenza di igiene completano il quadro desolante.
Secondo la Legge Mosaica la benevolenza di Yahweh si manifesta attraverso la benedizione, costituita da salute, figli, vestiti, e altri beni materiali. E la benevolenza di Yahweh coincideva con la condizione di purezza del fedele osservante. Il libro di Giobbe esemplifica perfettamente questa concezione.
Come logica conseguenza, la mancanza di benedizione era segno della malevolenza di Yahweh, ovvero una condizione di impurezza ovvero di peccato. E tuttavia il fedele di Yahweh doveva accettare questa condizione, e sperare solo in un ripensamento di Yahweh. La stretta osservanza della Legge, le pratiche di purificazione, e le offerte al tempio di Gerusalemme, potevano aiutare. I guaritori, che pure esistevano, non operavano sulla causa della malattia stessa, ma intercedevano tra il malato e Yahweh; del resto pretendere che un uomo volesse sovvertire la volontà di Yahweh era blasfemia punibile con la morte. Anche Gesù è un guaritore che intercede tra malato e dio, ma il malato guarisce solo se ha fede in Gesù (Matteo 9; Marco 2,5; Marco 9,23; ...).
La Legge non ha pietà per gli impuri, che Yahweh schifa e tiene a distanza. In particolare Yahweh schifa
ciechi, zoppi mutilati, deformi, monchi, gobbi, con malattie agli occhi o alla pelle, con piaghe purulente o i testicoli difettosi
(Levitico 21,16-23)
I menomati non possono fare i sacerdoti e non si possono neanche avvicinare alle parti più interne del tempio, là dove si porgono le offerte a Yahweh.
E inoltre dio non ascolta i peccatori ma se uno è pio e fa la sua volontà, questo lo ascolta
(Giovanni 9,31). Però fare la volontà di dio costa, e non tutti se lo possono permettere. La purificazione dopo la lebbra è molto cara (Levitico 14). La Legge e i suoi adempimenti costituiscono un onere insostenibile per la maggior parte della popolazione. E caduta la possibilità di adempiere ed essere così benedetti, cade anche la speranza.
Gli studiosi hanno contato ben 613 norme nella Legge Mosaica, talune estremamente onerose. Ad esempio, si prevede che ogni uomo faccia almeno un pellegrinaggio all'anno al tempio di Gerusalemme per porgere l'offerta. Immaginiamoci un contadino della Galilea che una volta all'anno deve lasciare la sua famiglia, affrontare un viaggio a piedi di 50 km per arrivare a Gerusalemme, pagare per entrare nel tempio, pagare per comprare gli animali votivi, pagare per le purificazioni, e quindi fare ritorno a casa. La maggior parte dei poveri semplicemente non ne aveva la possibilità e quindi vivevano rassegnati nella loro condizione di impurità. I più neppure conoscevano per intero le 613 norme, per cui davano per scontato di averne violata almeno una; e anche il riscatto per inavvertenza era a titolo oneroso (Levitico 4,27; 5,11).
Infine, la condizione di impurità coincideva con l'esclusione dalla società che conta: il puro che viene a contatto con l'impuro diventa egli stesso impuro. E Pietro sa di essere impuro, perciò mette in guardia Gesù: Allontanati da me, Signore, perché io sono un peccatore
(Luca 5,8). Vedremo che Gesù, a differenza di Sadducei e Farisei, non respinge Pietro, anzi: vedremo che l'arruolamento di peccatori e impuri è proprio la strategia fondamentale di Giovanni e di Gesù: non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori
(Matteo 9,13; Marco 2,17).
Mentre i Sadducei detenevano il potere e convivevano agiatamente con i Romani, mentre i Farisei avevano risolto il problema di mettere insieme il pranzo con la cena e si potevano permettere di disquisire sulla Legge, tra le masse popolari avevano maggior successo gli Zeloti coi loro metodi violenti, oppure gli Esseni che accoglievano solo i più puri nei loro eremi nel deserto e si preparano all'atteso segno da parte di Yahweh. Ma nessuno aveva una proposta per la base sociale più povera.
In conclusione, forse l'80% della popolazione era povera, viveva emarginata, e senza speranza di riscatto dalla condizione di impurità, né Yahweh li avrebbe mai aiutati a riconquistare Israele. Perché, ricordiamolo, nulla avviene al mondo senza che Yahweh lo abbia determinato. Ma un nuovo predicatore nel deserto, Giovanni detto il Battista, arriva per cambiare questo stato delle cose. O almeno ci prova, a modo suo.
Detto in breve, la lieta novella secondo i vangeli dice questo: è arrivato il salvatore di Israele come previsto dai profeti, egli si chiama Gesù, scaccerà i nemici, costituirà il Regno di Dio, e ribalterà la piramide sociale per dare finalmente giustizia ed equità a un popolo umiliato da invasori e oligarchie; solo allora si potrà ristabilire il dominio assoluto della Legge e la sua piena applicazione; il fatto che Gesù sia stato giustiziato dai Romani non è un incidente, ma un piano deliberatamente predeterminato per un ritorno in forze di Gesù risorto; quando e come ciò avverrà è un mistero noto solo a Yahweh.
In definitiva, i vangeli sono il sogno consolatorio per Giudei esiliati affetti da sindrome da dissonanza cognitiva che aspirano a ritornare un giorno nel loro paese liberato. Il linguaggio che gli evangelisti usano è largamente in codice perché i Romani sono piuttosto suscettibili con coloro che istigano alla sedizione (il caso di Gesù insegna), mentre i sacerdoti del tempio sguinzagliano le guardie a caccia di eretici e teste calde (e Paolo, in una sua vita precedente, era una di queste guardie).
Giovanni detto il Battista proviene forse da famiglia altolocata (Luca 1,5); egli è il predicatore nel deserto annunciato dal profeta (Isaia 40,3; Matteo 3,3; Marco 1,2; Luca 3,3; Giovanni 1,23). Come raccontano i vangeli, e come ci conferma lo storico Giuseppe Flavio, Giovanni raduna migliaia di persone nel deserto della Galilea e lava gli impuri nelle acque del Giordano con un rito del battesimo di sua invenzione e di dubbia conformità alla Legge. E tuttavia in migliaia di emarginati accorrono per ottenere quella consolazione che gli viene altrimenti negata. Giovanni respinge con parole di fuoco quegli ipocriti dei Sadducei e dei Farisei: Razza di vipere!
(Matteo 3,7). Tra i seguaci di Giovanni c'è anche un certo Gesù che aspetta il suo momento.
Ma l'attività di proselitismo di Giovanni preoccupa re Antipa, che fa arrestare e giustiziare Giovanni. Secondo i vangeli c'è di mezzo la critica che Giovanni rivolge al re per via di una banale tresca di corte (Matteo 14,1-36). La questione viene confermata dallo storico Giuseppe Flavio, che però ci dà anche un'altra motivazione: i discepoli di Giovanni sembrano ubbidire ciecamente a ogni parola del maestro, perciò Antipa teme una rivolta per il trono e quindi agisce preventivamente (Giuseppe Flavio 18,116-119; [PIRODDI] pp. 47 e 73).
Uscito di scena Giovanni, è venuto il momento di Gesù. Paradossalmente, mentre di Giovanni abbiamo qualche riscontro storico, di Gesù rimane pochissimo, e dobbiamo rifarci ai vangeli per il seguito della storia. Tutti gli studiosi riconoscono che i vangeli sono scritti di natura ideologica, e che essi non costituiscono una biografia di Gesù. Tuttavia è tutto quello che abbiamo. In ogni caso, se i vangeli non sono una biografia di Gesù, sono però una testimonianza del pensiero degli evangelisti. Ed è questo pensiero che andiamo adesso ad esaminare. Perciò da questo momento in poi quando dirò che "Gesù ha fatto" oppure che "Gesù ha detto" si deve intendere "l'evangelista attribuisce a Gesù tali atti".
I vangeli sono comprensibili solo per chi ha orecchie per intendere, e cioè solo per chi conosce l'AT, e cioè i Giudei. Luca ci dice chiaramente che sta scrivendo in codice quello che per il momento non si può dire alla luce del Sole ma che sarà svelato solo quando sarà il momento:
Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
(Luca 12,2-3)
Quindi, stirando la frase, ci sono cose nascoste, ci sono segreti indicibili, ci sono complotti carbonari; solo al momento opportuno tutto verrà rivelato. Ovviamente, il momento opportuno verrà una volta che Gesù sarà re in un Regno di Israele liberato da nemici e oligarchie.
Il perché del linguaggio prudente, allusivo e spesso in codice, è evidente. Ciò premesso, non bisogna scavare molto per capire chi è il protagonista dei vangeli è qual'è il suo glorioso destino; la prima riga del primo vangelo dice già tutto:
Genealogia di Gesù cristo, figlio di David, figlio di Abramo.
(Matteo 1,1).
Già queste poche parole dicono tutto; esaminiamole una per una attentamente:
Gesù è l'unto, = messiah in ebraico, = Χριστός (christos) nell'originale in greco, cristo nel neologismo coniato per la lingua italiana. Per chi non si fida dei traduttori che conoscono il greco e l'ebraico, ci pensa Giovanni a ribadire la cosa (Giovanni 1,41; Giovanni 4,25). L'unto è il prescelto da Yahweh per salvare Israele, sia esso un profeta, un re, o il sommo sacerdote del tempio di Gerusalemme come avviene da Aronne in poi (Levitico 8,12; Levitico 21,10). Nel caso di Gesù si tratta proprio di un re al quale il Signore Dio darà il trono di David
(Luca 1,32); egli siederà sul trono a fianco di Yahweh, ed entrambi poseranno i loro piedi sopra ai nemici (Salmi 110,1 citato in Matteo 22,41-44; Luca 20,41-43; Marco 12,35-36).
Dunque Gesù è l'unto come lo furono David e Salomone (1Samuele 16; 1Re 1,39). La sua missione e la sua tattica di arruolamento sono già previsti dal profeta; scrive infatti il trito-Isaia nel 5o secolo a.C. ai tempi della dominazione persiana:
Lo spirito del Signore Dio è su di me
perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione
mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri
a fasciare le piaghe dei cuori spezzati
a proclamare la libertà degli schiavi
la scarcerazione dei prigionieri
a promulgare l'anno di misericordia del Signore
un giorno di vendetta per il nostro Dio
per consolare tutti gli afflitti
per allietare gli afflitti di Sion
[...]
vi godrete i beni delle nazioni
trarrete vanto dalle loro ricchezze
(Isaia 61).
Riprenderemo più avanti le parole del profeta di Isaia, che corrispondono a Sofonia 2-3, e vengono riprese in Luca 4,18, e vedremo che corrispondono esattamente al racconto dei vangeli.
Unto = messia = cristo.Riferimenti a "messia" nei vangeli ([VAT] e quindi CEI 2008):
Matteo 2,4 22,42
Marco 12,35
Luca 2,26
Giovanni 1,41 4,25 4,29
totale: 7Riferimenti a "cristo" nei vangeli ([VAT] e quindi CEI 2008):
Matteo 1,1 1,16 1,17 1,18 11,2 16,16 16,20 23,10 24,5 24,23 26,63 26,68 27,17 27,22
Marco 1,1 8,29 9,41 13,21 14,61 15,32
Luca 2,11 3,15 4,41 9,20 20,41 22,67 23,2 23,35 23,39 24,26 24,46
Giovanni 1,17 1,20 1,41 3,28 (Giovanni Battista nega di essere il cristo) 4,25 7,26 7,27 7,31 7,41 (2 volte) 7,42 9,22 10,24 11,27 12,34 17,3 20,31
totale: 48
Per i lettori Romani o Greci non informati della Torah, l'unto è un lottatore che si cosparge d'olio per sfuggire alla presa dell'avversario, oppure è un edonista che si depila secondo la moda del tempo e poi lenisce il rossore della pelle con l'olio d'oliva.
Gesù è erede di David, il primo grande re mitologico che conquistò la città santa di Gerusalemme con la sua spada e riunì il popolo di Israele in un grande regno (2Samuele 5). Lo stesso destino aspetta Gesù, non a caso fatto nascere rocambolescamente a Betlemme come il suo illustre avo (1Samuele 16,1).
Gesù è erede di Abramo, l'uomo con il quale Yahweh strinse un patto e promise a lui e alla sua discendenza le terre che vanno dal Nilo all'Eufrate (Genesi 15), promessa poi ridimensionata alla sola terra di Canaan (Genesi 17), e comunque un ampio territorio.
Gesù è erede legittimo al trono di Israele. Se l'origine e il destino di Gesù non fossero ancora abbastanza chiari al lettore, Matteo introduce il padre adottivo Giuseppe e una dettagliata genealogia che va da Abramo a David, e da David a Giuseppe (Matteo 1,2-16), cosa che rende Gesù legittimo pretendente al trono di Israele ed erede dei patti abramitici.
Gesù segna la riscossa di Israele. Se questo non fosse ancora abbastanza chiaro al lettore, Matteo 1,17 osserva che sono trascorse esattamente 14 generazioni per passare dalla promessa di Yahweh ad Abramo fino al glorioso regno di David; seguono altre 14 generazioni per arrivare alla catastrofica distruzione di Gerusalemme e all'esilio di Babilonia, segnando il punto più basso della parabola di Israele; infine, sono altre 14 generazioni per passare dall'esilio a Gesù, destinato a inaugurare un nuovo ramo ascendente della parabola del successo di Israele.
I vangeli vogliono che il lettore abbia ben chiaro qual'è il carisma e il destino di Gesù:
Maria era illibata. Per mettere a tacere le illazioni sulla onorabilità della madre Maria, Matteo trova nelle parole del profeta Isaia (Isaia 7,14) lette sulla Septuaginta la profezia dell'origine virginale di Gesù che sistema il problema. E pazienza se quel versetto è una traduzione pasticciata, non parla affatto di Gesù, né tanto meno di nascita virginale.
Gesù è il salvatore che viene dall'Egitto. Se ancora questo non bastasse, Matteo costruisce l'intricata storia della fuga in Egitto per poi presentare il trionfale rientro dall'Egitto, perché così avvenne per Mosè (Esodo; Osea 11,1) e perché così accadde per quel sedizioso detto l'Egiziano ([TOMMASI] p. 120-122 cita Antichità Giudaiche 20,169-171 e Guerra Giudaica 2,261-263). Che Gesù sia l'erede del condottiero Mosè che parlava direttamente con Dio e che scrisse la Legge, e sia anche l'erede del profeta Elia che difese la Legge con la spada, Matteo ce lo spiega con l'episodio della trasfigurazione (Matteo 17) dove Gesù incontra i due illustri predecessori risorti. Abbiamo visto che Mosè è spietato con il suo popolo e con i nemici (Esodo 32,28; Numeri 31; ...), mentre Elia sgozza personalmente 450 profeti di Baal rei soltanto di adorare il dio sbagliato (1Re 18). E' curioso notare che Elia compie anche gli stessi esatti miracoli di Gesù; l'unica differenza è che Elia moltiplica il pane e l'olio che sono gli ingredienti base di una sana dieta mediterranea; Gesù preferisce il vino.
Gesù incoronato re di Israele.
Ci manca ancora qualche cosa? Sì, ci manca l'investitura popolare. Ed ecco qui l'ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme tra ali di folla che lo acclamano re, esattamente come descritto per l'incoronazione di re Salomone (1Re 1). E' Gesù stesso che organizza tutta la cerimonia nei minimi dettagli. Marco 11 e Giovanni 12,12 sono sintetici, mentre Matteo e Luca si fanno prendere dall'entusiasmo.
Matteo 21 sta evidentemente leggendo Zaccaria 9,9 dove il re entra nella città santa cavalcando un'asina con il suo puledro, tra ali di folla esultanti perché è arrivato il salvatore di Israele che batterà gli odiati Greci occupanti. Però Matteo non capisce bene, e fa confusione tra asina e puledro, lasciando intendere che Gesù li stia cavalcando entrambi (cfr [TOMMASI] p. 66). Ancora una volta, l'entusiasmo dei pii evangelisti ha prodotto un racconto un po' sgangherato, ma il loro intento ideologico rimane chiarissimo.
Il racconto di Luca 19 è ancora più vivido e pieno di dettagli, così che il lettore che conosce l'AT non ha più dubbi su cosa intendono gli evangelisti: Gesù è l'unto designato da Yahweh, è re di Israele come David, ed è saggio come re Salomone. Mentre Gesù avanza lentamente tra ali di migliaia di suoi discepoli che lo acclamano re figlio di David, i Farisei invitano Gesù alla prudenza; Gesù risponde spavaldo: Vi dico che se taceranno costoro, si metteranno a gridare le pietre
(Luca 19,40).
Gesù, protetto da migliaia di suoi discepoli, sta per compiere indisturbato il suo raid nel tempio di Gerusalemme sotto il naso delle guardie impotenti che hanno paura della folla (Marco 11,18; Luca 20,19). Il dado è tratto.
Gesù scende dal Monte degli Ulivi. Gesù entra trionfalmente in Gerusalemme provenendo non da una direzione qualsiasi, non dal monte di meli o dal monte dei peri, ma proprio dal Monte degli Ulivi. Diciamo solo che il Monte degli Ulivi è il luogo dove scenderà Yahweh quando verrà a salvare Israele (Zaccaria 9,9; Zaccaria 14), ed è il luogo convenuto per le riunioni sediziose (cfr il profeta detto l'Egiziano in Antichità Giudaiche 20,169-171 e Guerra Giudaica 2,261-263). Ed è su quello stesso monte che Gesù raccoglierà i suoi adepti nella ultima tragica cena prima dell'arresto. E' un'altra allusione in codice che solo i Giudei avevano orecchie per intendere.
Gesù ha tutte le qualifiche necessarie per liberare Israele. Quindi Gesù è un condottiero come Mosè, è un profeta combattente come Elia, è un re glorioso come David, è un re saggio come Salomone. Potrebbe bastare così, ma non dimentichiamo che Gesù è anche figlio di dio, e che insieme siederanno sul trono dei cieli e poggeranno i loro piedi sulle nazioni sottomesse (Matteo 22,44). Manca altro?
Gli evangelisti non vogliono finire inchiodati dai Romani.
Si potrebbe sintetizzare tutta la faccenda e risparmiare inchiostro dicendo brevemente che Gesù si candida a re di Israele e che ha già raccolto migliaia di discepoli pronti a sostenerlo in questa avventura rivoluzionaria. Ma così si accenderebbe l'allarme rosso della sedizione e i Romani arresterebbero gli evangelisti e tutti coloro che posseggono questo scritto così palesemente compromettente. Occorre quindi essere prudenti e usare un linguaggio allusivo in modo che solo chi abbia orecchie per intendere, intenda
. E tutti i Giudei, e solo loro, intendevano benissimo compiaciuti. Se Paolo fosse vissuto abbastanza a lungo da poter leggere i vangeli, grazie alla sua conoscenza dell'AT ne avrebbe subito colto il contenuto eversivo, sarebbe saltato sulla sedia, e avrebbe bruciato tutto lanciando strali ai super-apostoli e ai loro discepoli.
L'espressione "Regno di Dio" viene usata in modo prevalente nel NT:
Sapienza 10,10: 1 volta
Matteo: 4 volte.
Marco: 14 volte.
Luca: 33 volte.
Giovanni: 2 volte.
Atti: 7 volte.
Solo Matteo usa l'espressione "Regno dei Cieli", e la usa prevalentemente rispetto alla prima (33 volte).
In entrambi i casi si tratta del Regno di Israele nel quale si verrà a stabilire una teocrazia con re Gesù, una volta ribaltata la piramide sociale. Mai si allude a dimensioni escatologiche o metafisiche; per essere più espliciti, le ricompense promesse si avranno qui e nel presente
(Marco 10,28-31); il Regno di Dio verrà presto, e molti dei contemporanei lo vedranno da vivi (Marco 9,1).
Gesù è davvero l'ultimo degli ultimi, l'unico maestro servo dei suoi discepoli che lava loro i piedi; Gesù si meraviglia che gli apostoli non abbiano ancora capito: Se non ti laverò, non avrai parte con me
(Giovanni 13). Ovviamente l'evangelista sta parlando al lettore: Gesù deve essere un convincente ultimo se vuole diventare il primo nel Regno di Dio.
Gli apostoli siederanno su 12 troni per giudicare le tribù di Israele (Matteo 19,28; Luca 22,30). E questo chiarisce il senso relativo dell'affermazione non giudicate per non essere giudicati
(Matteo 7,1). Immaginate di essere giudicati da Simone lo zelota o dai fratelli del tuono.
L'oligarchia precedente finirà giustiziata e i loro corpi gettati nella discarica di Gerusalemme, la Geenna (Matteo 5,29-30; Matteo 10,28; Matteo 18,8-9; lunga articolata invettiva contro i dotti in Matteo 23; Marco 9,42-48; Luca 12,5).
E anche questo chiarisce il senso relativo di ama il prossimo tuo come te stesso
(Matteo 19,19; Matteo 22,39; Marco 12,31; Luca 10,27) che riprende quanto già affermato nell'AT da quello stragista di Mosè su dettatura del suo mandante Yahweh (Levitico 19,18). La mitezza è una qualità per il popolo; la ferocia è una qualità dei capi.
Finalmente, una volta stabilito il Regno di Dio, avremo piena applicazione della Legge, compresa l'assoluta intolleranza per ogni blasfemia, ma con più giustizia sociale. Infatti Gesù non ha mai inteso toccare una sola iota della Legge (Matteo 5,18); l'ha solo sospesa temporaneamente per attuare il suo piano e consentire agli impuri (e solo a quelli) di partecipare. La situazione è difficile e sono richieste misure eccezionali. Ovvero il fine giustifica i mezzi.
Gesù cura o almeno riconosce tutti quelli che Yahweh schifa: ciechi storpi zoppi lebbrosi sordi poveri. Sono questi gli "ultimi", i "piccoli", gli impuri, i menomati, i "fanciulli" incontaminati dalla Legge, a cui Gesù si rivolge. Gesù ha bisogno di gente pronta a tutto, in cerca di riscatto, e che non ha nulla da perdere. Gli altri possono partecipare, ma solo se si rendono come "ultimi" cedendo ai poveri tutte le loro ricchezze ed eventualmente si rendono menomati come gli ultimi. Gesù consola questi "ultimi" e li seduce:
Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore [...] Il mio giogo infatti è mite e dolce e il mio carico leggero.
(Matteo 11,28-29)
Con Gesù niente costosi pellegrinaggi al tempio, niente offerte, e niente Legge. E' richiesta una sola cosa: abbandonare tutto, casa averi e famiglia, e seguire Gesù con fede cieca per dedicarsi completamente alla causa.
Ma Gesù li mette in guardia perché vi perseguiteranno a causa del mio nome
(Matteo 10,16-23; Marco 13,9-13; Luca 21,12-19; Giovanni 15,18-25; 16,1-4). Almeno qualche rischio i discepoli devono pur accettarlo.
Gesù promette rivincita degli "ultimi" sui "primi" (discorso della montagna, in particolare Marco 6). In particolare, Gesù ha ricevuto mandato dal Padre di portare la rivelazione ai "piccoli", poiché i "grandi" hanno fallito e verranno giudicati severamente:
Ti ringrazio, Padre, signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.
(Luca 10,21)
A tutti i guariti nel corpo, ma soprattutto guariti dalla loro esclusione, Gesù richiede di mantenere il silenzio su quanto hanno visto e sentito: solo i discepoli incaricati da Gesù possono fare la selezione tra le persone fidate.
Tutti gli altri sono nemici contro i quali Gesù inveisce: i Farisei Razza di vipere, siete cattivi
(Matteo 12,34); scribi e Farisei ipocriti (Matteo 29,23); vipere che non scamperanno alla condanna della Geenna (Matteo 29,33); Farisei ipocriti (Matteo 15,7; Matteo 22,18); scribi e Farisei sono ipocriti che non entreranno nel Regno dei Cieli e impediscono anche gli altri uomini dall'entrarci (Matteo 23,13-15; 23,23; 23,25; 23,27; 23,29; Marco 7,6).
Giovanni il Battista invita i discepoli a una vita di privazioni, a mangiare locuste e miele selvatico nel deserto, dove aspetta il loro arrivo; Giovanni pretende di purificare gli impuri, ma così perde un sacco di tempo; inoltre rimanendo fermo non fa i numeri per la rivoluzione e può essere facilmente catturato.
Gesù cambia metodo: è lui che va a cercare i discepoli casa per casa e villaggio per villaggio altrimenti il banchetto resta vuoto
(Matteo 22; Luca 14,13); Gesù non pretende di purificare nessuno, ma al contrario si rivolge esclusivamente ai peccatori e agli "ultimi" ai quali richiede solo di avere fede in lui e di seguirlo abbandonando tutto; abbandonare tutto riesce abbastanza facile a chi non ha niente. Così Gesù diventa un imprendibile bersaglio in movimento, mentre lui e i suoi diretti incaricati battono il territorio alla ricerca di nuovi proseliti fidati che rispondono alle caratteristiche stabilite di "ultimi". Questa nuova tattica funziona, e il movimento di Gesù cresce rapidamente.
Gli apostoli che Gesù sguinzaglia per il territorio hanno nomi poco rassicuranti che non si addicono a figli dei fiori pacifisti.
Pietro, ovvero la "roccia", sappiamo che è armato di spada, ferisce una guardia, e uccide i discepoli Anania a Saffira (Atti 5).
Simone è uno zelota, e quindi probabilmente girava armato di sica.
Giacomo e Giovanni figli di Zebedeo sono definiti figli del tuono (Marco 3,17; Luca 9,51-56).
Sono questi due a proporre di sterminare con il fuoco mandato dal cielo il villaggio di Samaritani che non vogliono riceverli (Luca 9,51-56); Gesù li "rimprovera", forse perché sono diretti a Gerusalemme ed è meglio non lasciarsi dietro una scia di villaggi bruciati. Sono ancora questi due che pretendono di comandare sugli apostoli (Matteo 20,20; Marco 10,35).
Per le città e i villaggi che non accolgono Gesù e i suoi apostoli, Gesù evoca una fine peggiore di Sodoma e Gomorra (Matteo 10,15; Matteo 11,23; Luca 10,12; Luca 17,29).
Insomma, io non vorrei essere al posto di un povero contadino o un povero pescatore quando vede entrare nel suo villaggio questa combriccola minacciosa di scrocconi.
Gesù non è contrario alla Legge, anzi è un rabbino riconosciuto e profondo conoscitore della Legge. Ma Gesù sa anche che perché una rivoluzione abbia successo bisogna violare tutte le regole, perché le regole sono state fatte da coloro che detengono il potere, i quali hanno fatto le regole proprio per impedire la rivoluzione. Ne consegue che Sadducei, Farisei, nonché i ricchi che vivono bene nella condizione attuale, sono i nemici numero uno da affrontare prima di arrivare ad affrontare i Romani.
● Nascita di Gesù dal peccato di un madre "poco di buono". E' una macchia ma concorre a rendere Gesù più credibile come uno degli ultimi.
● Luca 14,26: Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, ...
cioè è richiesta piena dedizione alla causa. Secondo l'AT bisogna riverire padre e madre pena la morte (Levitico 19,3; 20,9).
● Però poi abbiamo anche onora il padre e la madre
(Matteo 19,19).
● Gesù non rispetta il sabato di riposo.
● Gesù non pratica i digiuni; al contrario inveisce contro i Farisei che li fanno.
● Gesù contro i tabù alimentari e le norme igieniche e dichiarava puri tutti gli alimenti (Marco 7,1-23). Matteo e Luca sono più sfumati (Matteo 15,1-20; Luca 11,37-41) ma poi Luca scrive gli Atti dove è più esplicito. Il vangelo di Giovanni non parla neanche dei tabù alimentari, però ci dice che Filippo accoglie i Greci (incirconcisi mangiatori di impurità) e li presenta a Gesù (Giovanni 12,20-22) che li accoglie volentieri. Del resto i "piccoli" hanno tanta fame e quando si ha fame tutto fa brodo.
● Gesù non va al tempio per fare le offerte e purificarsi, ma per rovesciare i tavoli dei mercanti e inveire su tutti; è lui che purifica il tempio, non viceversa!
● Gesù contro il libello del divorzio.
● Secondo la Legge, ricchezza è benedizione divina, povertà è il contrario. Secondo Gesù solo i poveri entreranno nel Regno di Dio. Non ci si può fidare dei ricchi.
● Gesù nazireo, ma beve vino.
● Pietro si dichiara peccatore e mette in guardia Gesù dall'avvicinarsi a lui (Luca 5,8) ma Gesù è proprio i peccatori che và cercando, infatti ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione
(Luca 15,7).
Nell'AT la ricchezza è segno della benedizione di dio (Deuteronomio 15,4 e Deuteronomio 28 è l'elenco delle benedizioni materiali per chi osserva la Legge; Abramo in Genesi 15,2; Isacco in Genesi 26,12-14; Giacobbe in Genesi 28,20; libro di Giobbe); la traversata nel deserto è finalizzata ad entrare nella promessa terra che dà latte e miele (Esodo 3,8; 3,17; 13,5; 33,3; Levitico 20,24; Deuteronomio 6,3; 8,6; 11,8; 26,9; 26,15; 27,3; 31,20; Giosuè 5,6).
Abbiamo già visto che i profeti affrontano la questione della equità sociale e del riscatto dei poveri (Isaia 61; Geremia 23,5; Sofonia). Nei vangeli è proprio Isaia 61 che viene letto da Gesù, e dove Gesù si proclama l'unto inviato per attuare tale riscatto (Luca 4,18).
Anche Gesù stigmatizza la ricchezza (Matteo 13,22; Matteo 19,21; Luca 4,18; Luca 12,33; Luca 6,24; Luca 12,15-21) e invita a disfarsene donando tutto ai poveri (cioè al suo movimento) per entrare nel Regno di Dio (Matteo 19,21; Marco 10,21; Luca 14,33; Luca 18,22).
A titolo di esempio della validità di tutta l'esposizione precedente, vediamo come si decodificano alcune delle frasi più enigmatiche dei vangeli:
● Beati gli ultimi perché saranno i primi: una volta conquistato il potere, Gesù intende rovesciare la piramide sociale per ristabilire quella equità auspicata dai profeti.
● E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel Regno dei Cieli: è un corollario del precedente; i ricchi stanno bene nel mondo di adesso, e di certo non vogliono cambiare questo stato di cose.
● Se proprio un ricco vuole entrare nel movimento, deve vendere tutti i beni che ha; la risposta a questo invito è di solito un diniego; si veda anche cosa succede ad Anania e a Saffira che vogliono entrare nel movimento ma trattengono parte dei loro beni (Atti 5).
● In ogni caso, è meglio cavarsi un occhio o mano o piede e trasformarsi in menomati e quindi impuri, che rischiare poi un giudizio severo e finire giustiziati e gettati nella discarica della Geenna (Matteo 5,23-30; Matteo 18,8-9; Marco 9,42-48).
● Chi ha orecchie per intendere, intenda (Matteo 11,15; 13,9; 13,43; Marco 4,9; 4,23; 8,18; Luca 8,8; 14,35): ripetuti inviti a decodificare il testo in codice.
Tutto ciò premesso, possiamo finalmente decodificare i vangeli e ricostruire la lieta novella così come ce l'hanno voluta trasmettere gli evangelisti. Ribadiamo ancora una volta che questa storia riflette più l'ideologia degli evangelisti che la realtà storica degli eventi realmente accaduti, dei quali non abbiamo riscontri indipendenti.
● Giovanni il Battista, figlio di sacerdote ma di idee decisamente più radicali, è il fondatore di una setta che opera nel deserto della Galilea e che si rivolge agli impuri. La sua popolarità raggiunge anche Alessandria d'Egitto dove esiste già una comunità di fedeli (Atti 18,24). Possiamo quindi immaginare che l'attività del Battista sia durata diversi anni.
● Giovanni arruola discepoli a tutto spiano lavando i loro peccati con l'acqua del fiume Giordano, in un rito purificatore del battesimo analogo di quello della setta degli Esseni. Notare che Giovanni ammette solo peccatori e reietti della società mentre respinge i pii Farisei e i Sadducei (Matteo 3,7). Senza farsi scrupoli sul loro passato, Giovanni offre una seconda possibilità a soggetti colpevoli di atti contro la Legge che sarebbero altrimenti non riscattabili ([ESPOSITO_SU_GESU] p. 87-92 e 113-115); Giovanni accoglie perfino gli odiatissimi pubblicani esattori delle tasse e i soldati al servizio dei Romani (Luca 3,12-14).
● Ai discepoli più determinati viene richiesto di seguire l'esempio del maestro. In cambio otterranno di far parte di una cerchia di eletti che la popolazione riconosce come santi, patrioti, consolatori e benefattori. Ciò che Luca ci racconta nei primi capitoli degli Atti degli Apostoli sono pratiche già consolidate da tempo e comuni ad altre sette analoghe.
● Intanto Gesù, cugino e discepolo di Giovanni (Luca 1,26-38) supera le prove teorico-pratiche (cfr tentazioni nel deserto) che lo promuovono vice capo della setta (Marco 1,14).
● Folle di migliaia di discepoli si radunano intorno a Giovanni e alla sua predicazione. Erode Antipa re della Galilea, asserragliato nel suo palazzo e protetto dalle guardie, teme che dietro il proselitismo di Giovanni covi un piano insurrezionale per conquistare il trono di Galilea ([ESPOSITO_SU_GESU] p. 101). Giovanni arrestato da re Erode Antipa (Marco 6,17; Matteo 4,12; Luca 3,19; Giovanni 3,24).
● Giovanni giustiziato in prigione (Marco 6; Matteo 14; Luca 9,7-9). Gesù assume il comando e si lancia in una frenetica strutturazione militare della setta. Aderiscono anche alcuni fedelissimi di Battista come Andrea fratello di Pietro (Giovanni 1,35-42).
● Gesù, pur condividendo la stessa fede religiosa del maestro Giovanni, ha un piano tattico completamente diverso. Gesù si proclama figlio di dio ed emanazione della sua volontà (detta Spirito Santo); arruola proseliti tra la popolazione degli umili, poveri, peccatori, malati ed emarginati dalla società giudaica e chiede loro soltanto di avere fede in lui; in cambio promette il riscatto nel futuro suo Regno di Dio; avverte solo che esiste il rischio di venire arrestati e di finire giustiziati. Inoltre è Gesù che percorre le località di campagna in lungo e in largo facendo proseliti, invece che aspettare che essi vengano spontaneamente a lui. In questo modo Gesù raccoglie folle di migliaia di seguaci per puntare direttamente al trono di Israele invece che alla sola Galilea.
● Re Erode Antipa riconosce in Gesù l'erede di Giovanni, se non addirittura la sua reincarnazione (Matteo 14,1-12; Marco 6,14-29) perciò lo teme e ora lo vuole morto (Matteo 14,13; Marco 3,6; 6,16; Luca 9,7-9; 13,31; Atti 4,24-30). Da questo momento in poi Gesù e i suoi fedelissimi sono sempre in movimento (Marco 6,31), scappano in un luogo deserto, poi attraversano Samaria e Giudea puntando verso Gerusalemme.
Le sette militanti come quella del Battista avevano necessariamente una cerchia ristretta di fedelissimi armati per proteggere il capo dalle autorità e dalla folla stessa; la loro identità era segreta, e infatti non sappiamo nulla della origine degli apostoli, non sappiamo nulla del loro destino, non fanno e non dicono praticamente nulla e agiscono come comparse nel racconto, i loro nomi sono incerti e per lo più abbiamo solo dei nomignoli. Questi erano gli apostoli, ovvero i pretoriani.
Gesù sguinzaglia gli apostoli per le campagna della Galilea, della Samaria e della Giudea alla ricerca di nuovi discepoli. Ai convertiti viene richiesto di mantenere il silenzio; solo gli apostoli sono autorizzati a selezionare i nuovi discepoli.
Tra i compiti dei pretoriani vi erano anche quello di tenere la cassa, riscuotere le offerte, organizzare gli eventi sociali, svolgere i sopralluoghi di sicurezza prima dell'arrivo del capo, dare massima diffusione ai prodigi del capo carismatico (e infatti abbiamo zero resoconti dei presunti miracoli di Gesù da parte di testimoni diretti).
Il numero 12 ha evidentemente solo un valore simbolico; l'effettivo numero di membri della cerchia ristretta dei pretoriani, i loro veri nomi e i loro ruoli sono necessariamente segreti in virtù del principio di compartimentazione delle organizzazioni segrete. Sappiamo solo che tra di loro vi sono soggetti che sono pescatori analfabeti che sanno parlare solo aramaico e che si fanno chiamare cose come "la roccia", i "figli del tuono" e lo "zelota". Ecco perché questi soggetti sono poco credibili come predicatori metafisici, ma più credibili come picchiatori armati.
Il capo doveva invece esporsi per fare proseliti, ovviamente senza mai rivelare in pubblico il vero fine ultimo della setta. L'incolumità del capo veniva quindi garantita dai suoi pretoriani e dalla folla; né il Sinedrio né i Romani si azzardavano a toccare il capo quando questi era circondato dalla folla per timore di scatenare tumulti (Marco 11,18; Luca 20,19).
I Romani riservavano la pena di morte per i sediziosi e per i loro seguaci, perciò la vita in clandestinità richiedeva la massima prudenza nei contatti sociali e richiedeva continui spostamenti per non essere seguiti (Marco 9,30); gli incontri avvenivano in luoghi convenuti e le persone si riconoscevano mediante parole d'ordine (Marco 11,1-6; Marco 14,12-16). Gesù stesso non nasconde il pericolo di morte (Matteo 10,16-39; Luca 12,24; Luca 14,25-27) e il rischio di finire schiacciati dai Romani come avvenuto in altri tumulti recenti (Marco 14,2; Marco 15,7; Luca 23,19; Atti 5,35-39). Proclamarsi aderente a quella setta era estremamente pericoloso, tanto che gli stessi pretoriani mentiranno violando il vincolo di fedeltà pur di scampare all'arresto.
● Gesù raduna una folla nel deserto con vettovagliamento a cura dell'organizzazione; accorrono in migliaia (Marco 6,30; Marco 8; Matteo 14,13; Matteo 15,32; Luca 9,10-22). E' il primo censimento della forza.
● Gesù entra in Gerusalemme tra ali di folla (Marco 11; Matteo 21; Luca 19), va nel tempio (il luogo più presidiato di tutta la Palestina), ribalta i tavoli dei cambiavalute (che, insieme al tesoro custodito nel tempio, andavano a costituire una banca), accusa il Sinedrio di aver lasciato morire il suo predecessore (che era molto popolare), tiene una lezione sulla Legge (dove non sbaglia neanche una virgola essendo seguito dai sacerdoti che non aspettano altro che un minimo inciampo per farlo fuori), e infine può lasciare Gerusalemme incolume, senza che né le guardie del tempio, né la guarnigione romana presente nell'attigua caserma, gli torcano neanche un capello. E' una provocazione temeraria che eccita la folla e procura nuovi discepoli. E' anche una prova generale di mobilitazione in vista dell'attacco finale.
● L'attesa del messia è così forte, che la folla assedia Gesù perché si dia una mossa. Gesù, inizialmente riluttante ("è diventato pazzo"), e dopo una sofferta riflessione, decide che l'ora è venuta. L'ultima sera tutto è pronto e Gesù si accerta che i suoi pretoriani siano armati. Tutto è pronto per l'assalto finale a Gerusalemme.
● Il nemico numero uno è il Sinedrio, che governa profittevolmente insieme agli odiati Romani (ecco perché della provocazione ai cambiavalute) e che partecipa al mantenimento dell'ordine pubblico consegnando le teste calde al prefetto (cosa che puntualmente si ripeterà per lo stesso Gesù).
Nei vangeli ci sono piccoli elementi che fanno pensare a una opposizione interna alla setta e a una congiura contro Gesù. Su Gesù già pesa lo stigma di figlio illegittimo nato da madre poco di buono (v. discussione sulla nascita) nonché l'accusa di essere troppo giovane e inesperto per il compito (Giovanni 8,57). Inoltre sono gli stessi apostoli ad esprimere perplessità sulle parole e sui comportamenti di Gesù, figuriamoci gli esterni al cerchio magico. Gesù sembra anche compiacersi di umiliare e contraddire gli apostoli pescatori analfabeti con argomentazioni filosofiche intricate, e questo non è un buon modo per garantire la fedeltà dei propri collaboratori stretti; gli apostoli hanno timore di chiedere spiegazioni a Gesù (Luca 9,43-45). Pur condividendo gli stessi obiettivi, lo status sociale e l'atteggiamento di Gesù il "piccolo" è opposto a quello del più autorevole Battista il "grande".
Il Battista in prigione manda i suoi pretoriani ad informarsi sulla condotta del vice, che sembra tenere un atteggiamento troppo rilassato rispetto alla Legge, non pratica i digiuni rituali e le altre mortificazioni del corpo, ma piuttosto indulge a tavola, non rispetta il riposo del sabato, e si intrattiene con i traditori publicani, con gli incirconcisi Gentili e con gli impuri Samaritani (Marco 2,18-22; Matteo 11,2; Luca 5,33; Luca 7,18-34). Secondo il "metodo Gesù" tutto fa brodo quando si devono fare i numeri. Un accenno molto sfumato a un contrasto tra "correnti" si trova forse anche in Giovanni 3,22+ dove Gesù battezza in competizione con il Battista. Il fatto è che la tattica di Gesù è l'esatto contrario di quella di Giovanni, e lo stesso "grande" Giovanni è destinato a diventare "ultimo" nel progetto di Gesù.
L'ala massimalista della setta avrebbe quindi teso una trappola a Gesù per toglierlo di mezzo e farne un martire della resistenza ai Romani. L'indiziato numero uno di questo complotto sarebbe quindi il fratello Giacomo, che invece sarà un fanatico della Legge e camperà nel ruolo per quasi 30 anni.
● Un informatore avverte il Sinedrio che è in preparazione una rivolta. Ovviamente il delatore proviene dalla cerchia ristretta di Gesù, forse è uno degli apostoli, e conosce le finalità ultime del movimento. Ricordiamo che il Sinedrio governa su Giudea e Samaria insieme ai Romani da quando Erode Archelao fu rimosso per la sua incapacità di mantenere l'ordine pubblico; al contrario, il Sinedrio si era dimostrato invece piuttosto zelante e collaborativo. Quindi, come da prassi, il Sinedrio consegna il delatore ai Romani responsabili per l'ordine pubblico. In cambio della collaborazione, il Sinedrio ottiene che gli arresti siano limitati al capo e ai suoi più stretti collaboratori, e che l'operazione venga condotta col minimo clamore.
● I Romani interrogano il delatore (usando i loro metodi) e apprendono che il capo della setta è protetto da pretoriani armati e pericolosi. Il traditore collabora "spintaneamente" alla identificazione del covo e al riconoscimento del capo della setta.
● I soldati Romani, giunti in forze da Cesarea, insieme a delegati del Sinedrio in qualità di mediatori culturali e garanti degli accordi, sorprendono e arrestano il capo e i suoi più stretti collaboratori di notte, quando il capo è protetto solo dai suoi pretoriani. I pretoriani abbozzano una reazione ma poi scappano (Marco 14,50; Matteo 26,56).
Chiamata alle armi sul Monte degli Ulivi. Il Monte degli Ulivi si trova di fronte a Gerusalemme verso oriente. E' lì che il profeta Zaccaria fa atterrare Yahweh per salvare Gerusalemme e combattere contro le nazioni (Zaccaria 14). E' lì che il famoso ribelle detto "l'Egiziano" (Atti 21,38) organizzò il fallito assalto a Gerusalemme verso il 50 d.C. poi represso dai Romani. E' partendo da quello stesso monte che Gesù fa il suo ingresso trionfale in Gerusalemme in sella a un asino, esattamente come previsto che debba fare il re salvatore di Israele (Zaccaria 9,9); Gesù avanza tra ali di folla che lo acclamano re di Israele figlio di David (Matteo 21,1; Marco 11,1; Luca 19,29). Ed è proprio su quel monte che gli evangelisti collocano Gesù al momento del suo arresto (Matteo 26,30; Marco 14,26; Luca 22,39; Giovanni 8,1). E' evidente che gli evangelisti conoscono bene il valore simbolico di quel monte, e tutti hanno voluto citarlo per mandare un messaggio in codice ai Giudei Gesuani, uno dei tanti che solo loro potevano capire (ma non i Romani).
● I Romani, sentite le accuse del Sinedrio, condannano e giustiziano Gesù e i suoi collaboratori per sedizione. Luca ci fornisce anche il dettaglio di un Erode Antipa che, davanti a un Gesù inerme e privo dei superpoteri, sollevato lo schernisce e lo rimanda ai Romani (Luca 23,8-12). Il racconto del processo e della crocefissione così come ci è giunto nei vangeli è una eco estremamente distorta, manipolata e debitamente sanata di quei momenti drammatici.
● Il traditore viene assassinato e il suo corpo straziato viene esibito come monito.
● Il fallimento di Gesù nella lotta contro i Romani costituisce una profonda delusione (Noi speravamo che fosse lui quello che avrebbe liberato Israele
in Luca 24,21), ma per qualcuno diventa martire oggetto di culto, e quindi gli vengono attribuiti poteri, guarigioni e fatti miracolosi, forse addirittura la resurrezione e magari anche un ritorno trionfale come messia ("cristo" per i parlanti greco) secondo un processo psicologico noto come dissonanza cognitiva ([BERMEJO] cap. 11). Questi adoratori orfani del maestro carismatico Gesù costituiscono lo sparuto gruppo dei giudeo cristiani, ovvero i Gesuani. In queste comunità nascono una messe di racconti confusi, onirici e consolatori della resurrezione, delle apparizioni, e delle promesse escatologiche di cui abbiamo traccia nei vangeli. L'eucaristia è il rito che rafforza il loro credo metafisico.
● L'attività pubblica di Gesù è durata pochissimo (secondo gli studiosi da 3 settimane a 3 anni al massimo) tanto che il suo nome non raggiunge le comunità della diaspora e rimane praticamente sconosciuto anche in patria.
● Il comando della setta passa al fratello di Gesù, Giacomo (Matteo 13,55; 27,56; Marco 6,3; 15,40; 16,1; Galati 1,19; Galati 2,12; Atti 12,17; Atti 15,13; Atti 21,18; Vangelo di Tommaso 13). La successione dinastica alla guida della setta riflette quanto sta avvenendo per la setta degli Zeloti fondata da Giuda il Galileo. La letteratura extra-biblica ritrae Giacomo come uomo esperto della Legge e santo nei comportamenti, tanto da meritarsi il soprannome di "Giusto" ([TOMMASI] 4.25 p. 132; Vangelo di Tommaso v. 13); per questo reggerà la setta per quasi 30 anni pur occupando una posizione apicale nel clero giudaico.
● Paolo, uno dei discepoli della setta, fa una giravolta ideologica e comincia a predicare diversamente. Dopo vari tira e molla, la setta riconosce Paolo come eretico ed emette contro di lui una sentenza di morte (Atti 23).
Agente Paolo, dalla Palestina al Mondo. Gli Atti degli apostoli ci presentano Paolo come semplice guardia del tempio di Gerusalemme, un ruolo un po' modesto per un poliglotta formato alla scuola di stretta osservanza giudaica di Gamaliele e munito di cittadinanza romana; inoltre Paolo viene inviato a Damasco per dare la caccia ai greci infiltrati nelle sinagoghe, cosa inverosimile perché Damasco sta 240 km lontano da Gerusalemme e il Sinedrio non ha poteri su quel territorio. Vista la sua preparazione nelle lingue e nella dottrina, mi sembra più credibile pensare a Paolo come a un informatore da infiltrare nelle sette, gruppi e gruppuscoli per osservare e riferire, cioè in definitiva una spia. E' esattamente il ruolo che manterrà in seguito, ma stavolta al servizio diretto dei Romani e con un ruolo rivalutato.
E' così che Paolo, uomo di mondo di ampie vedute, grazie alla sua preparazione nelle lingue, alla sua profonda conoscenza dell'AT, all'abilità con la quale sa muoversi tra i Romani, nonché grazie al suo ego smisurato, si proclama unico intermediario tra il dio risorto e l'umanità, si eleva a un ruolo come neanche Mosè o Elia furono mai, e diventa protagonista della Storia. Quanto la sua iniziale adesione alla setta di Giacomo fosse animata da sincera convinzione ideale oppure fosse funzionale ad altri disegni e agli ordini di chi, è difficile dire. Fatto sta che la sua famosa folgorazione sulla via di Damasco è da sempre sinonimo di infido voltagabbana. Possiamo così capire la reticenza del NT sul vero ruolo di Paolo, sul suo famoso "processo", e sulle altrimenti inspiegabili premurosità che i Romani riservarono a questo giudeo.
● Paolo, alla ricerca di legittimazione, costruisce una figura completamente fantastica del precedente capo Gesù (che era inspiegabilmente "buono" però è morto prematuramente e non può smentire) ma si guarda bene dal riconoscere il nuovo capo Giacomo (che è vivo e gli ha scatenato i sicari contro) e neppure può usare il Battista (già ben noto nella comunità giudaica alla diaspora come fanatico della Legge). Giacomo poteva trarre profitto dal culto del fratello martire, ma non aveva particolare interesse ad alimentarlo.
● Minacciato di morte, a Paolo non rimane che collaborare più o meno spontaneamente coi Romani per individuare e neutralizzare gli altri componenti della setta a cominciare dal capo e dai suoi pretoriani. Paolo è il secondo traditore della setta, ma sopravvive grazie alla sua abilità poliglotta e alla sua cittadinanza romana.
● Il Sinedrio arriva a far fuori Giacomo nel 62 d.C. ([TOMMASI] 2.3.7 e 2.3.8) sicché la setta è ancora una volta decapitata. Non a caso nello stesso anno Paolo viene trasferito da Cesarea alla più sicura Roma; il suo lavoro in Palestina è terminato.
● I Romani coltivano Paolo per dare una prospettiva moderata ai Giudei alla diaspora, sicché non abbiano più a finanziare le sette sediziose di Gerusalemme. Una volta trasferito a Roma con tanto di scorta armata, Paolo vi stabilisce la sua redazione completa di copisti, evangelisti e messaggeri nonché soldato di guardia. Qui al centro dell'impero Paolo e i suoi collaboratori lavorano in una posizione ideale per le comunicazioni e al sicuro dalle vendette dei sicari.
● Il catastrofico incendio di Roma del 64 d.C. fu interpretato da alcuni come una rappresaglia di quegli infidi di Giudei che abitavano nella capitale ma che si ostinavano a sostenere i loro bellicosi patrioti rimasti in Palestina. Nel 66 d.C. nuovo bagno di sangue in Palestina, che culminerà nel 70 con la distruzione del Tempio di Gerusalemme e nel 73 con la disfatta degli Zeloti. Della setta non sentiremo più parlare perché è stata annientata dalla repressione dei Romani, altra prova del coinvolgimento dei suoi membri negli scontri. Il tempo delle parole è finito; Paolo viene lasciato al suo destino.
Schiere di Giudei esuli sparsi nell'Impero assistono sgomenti ai fatti tragici della Palestina; hanno saputo di questo personaggio, Gesù, e del suo tentativo velleitario di riscatto del popolo di Israele, e pongono questo personaggio, ormai già più leggendario che reale, come protagonista del loro sogno. I vangeli sono perciò una elaborazione di questi Gesuani che scrivevano all'ombra dell'Impero Romano in un clima di generale sospetto verso i Giudei, soprattutto quando seguaci di un condannato per sedizione.
Ipotesi del time-shift. In 2Corinzi 12,2 Paolo colloca la morte di Gesù 14 anni prima; essendo la lettera datata circa 57 d.C. si conclude che per Paolo la morte di Gesù è avvenuta nel 43 d.C. più o meno al tempo della rivolta di Teuda. L'analisi dei vangeli sposta la data ancora più indietro nel tempo, al 36 d.C.
Secondo la studiosa Lena Einhorm ([TOMMASI] 9.5 p. 231) la predicazione e la passione di Gesù vengono retrodatate dai vangeli di 15 o 20 anni per allontanare i sospetti di un coinvolgimento della setta nelle rivolte. Inoltre questo artificio narrativo permette di attribuire al bieco e odiatissimo prefetto Ponzio Pilato il compito di riconoscere l'innocenza di Gesù ("non riconosco alcuna colpa in quest'uomo", e se lo dice lui...).
Se questa teoria è vera, Gesù muore intorno al 51-56 d.C.; la durata del comando di Giacomo si riduce a un periodo più verosimile; l'attività di Paolo inizierebbe proprio subito dopo la morte di Gesù e non 20 anni dopo; spiegherebbe la mancanza di menzioni di Gesù nelle fonti storiche, visto che semplicemente i seguaci di Gesù non esistevano prima del 56; i Giudei alessandrini di rito battista non hanno dovuto aspettare 20 anni per ricevere notizia della esistenza di questo Gesù, ma lo hanno saputo quasi subito; inoltre si ottengono vari altri interessanti aggiustamenti di date (v. riferimento per i dettagli). E comunque sì, la setta fu veramente coinvolta nel massacro della 1a Guerra Giudaica, tanto che se ne perdono le tracce dopo il 70 (v. [ESPOSITO_SU_PAOLO] p. 120 per gli ultimi papi della chiesa di Gerusalemme).
Anche Paolo è un personaggio di fantasia? In [ESPOSITO_SU_PAOLO] p. 89 e 120 si osserva che lo storico Giuseppe Flavio (circa 37 d.C - 100 d.C.) non cita mai Paolo. Eppure Giuseppe Flavio è anch'esso un israelita collaborazionista dei Romani e viene da essi protetto, è accusato di tradimento, è contemporaneo di Paolo, e si trovava in Gerusalemme nel 62 d.C. proprio mentre Paolo veniva trasferito da Cesarea a Roma. Strano che i due, pur avendo opinioni simili sul fanatismo esasperato che tante disgrazie aveva portato al loro popolo, non si siano conosciuti. Si potrebbe speculare se questa omissione è casuale o deliberata. Anche tutte le altre fonti giudaiche del periodo tacciono del personaggio di Saul alias Paolo, tanto che sono emersi addirittura sospetti sulla sua stessa esistenza. Sta di fatto che la portata mediatica sia di Gesù sia di Paolo nella Palestina del tempo fu davvero minima o nulla, e conferma ancora una volta che questi personaggi diverranno importanti solo come conseguenza di una elaborazione fatta a posteriori.
● Le innumerevoli allusioni del NT a Gesù come futuro re di Israele, allusioni alla rivolta armata contro i Romani e i loro servi del Sinedrio, nonché le allusioni agli apostoli armati e pronti a reagire con violenza all'arresto del capo, non solo riflettono la natura storica della setta, ma riflettono anche le aspettative dei giudei cristiani al tempo preponderanti sui cristiano paolini, tanto che lo stesso Paolo e in seguito gli evangelisti proclamano Gesù legittimo erede al trono di Israele.
● Gli evangelisti scelgono il nome di Giuda per colpevolizzare i Giudei come popolo e sollevare i Romani da ogni responsabilità per la morte di Gesù, e inventano l'intricato castello ideologico dell'agnello sacrificale e della resurrezione per giustificare il fallimento di Gesù come messia.
● Non è un caso che dal vangelo più tardo, quello secondo Giovanni, sono stati espunti gran parte degli elementi che hanno permesso questa ricostruzione; il Battista non viene giustiziato e rimane in circolazione; Giacomo non viene neanche citato pur essendo il primo papa della cristianità, ruolo che viene invece assegnato arbitrariamente a Pietro più accomodante con il revisionismo di Paolo (Giovanni 21,15); Gesù respinge la proclamazione a re (Giovanni 6,15; Giovanni 18,36); l'imbarazzante episodio di un Pietro armato di spada che ferisce una guardia è solo uno dei tanti pasticci redazionali facilmente riconoscibili in questo vangelo rimaneggiato da autori con ideologie proto-cristiane discordanti.
● Non è un caso che la setta segreta di cui abbiamo parlato finora non ha neanche un nome, per cui la letteratura ha dovuto coniare denominazioni opinabili e incerte come "Giudei cristiani", "Nazareni", "Gesuani", "Gerosolimitani" (= "di Gerusalemme"), "Giovanniti", "Battisti". Il ricorso al nome del capo carismatico per designare la setta potrebbe essere indice della sua marginalità, cosa che giustificherebbe la scarsità di attestazioni storiche della sua esistenza. La dottrina cristiana ha opportunamente preferito lasciare la questione nell'ombra spostando l'attenzione sulla figura mitologica di Gesù, del quale non si sapeva nulla e del quale perciò si poteva raccontare di tutto.
● E' così che nei vangeli, dopo un minestrone di proclamazioni messianiche, genealogie regali, preparazioni iniziatiche, riunioni carbonare, fughe nel deserto, predicatori fanatici, cattivi maestri, incursioni nel tempio e clangore di spade, il Gesù secondo l'evangelista Giovanni si contraddice un po' e alla fine può finalmente rivelarci che
Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei.
(Giovanni 18,36).
Ah, ecco, eravamo noi che avevamo capito male.
Dopo oltre 2000 anni forse abbiamo finalmente la possibilità di analizzare criticamente l'AT (nelle sue diverse forme) e il NT, e comprendere questi testi antichi per quello che i loro autori ci hanno realmente voluto dire, e infine possiamo ricostruire il lungo percorso che ha portato alla compilazione di quei testi e alle loro trasformazioni nel tempo. I curiosi che affrontano questo studio senza preconcetti religiosi, ci troveranno allora una straordinaria avventura del pensiero umano che può insegnarci molte cose sulla Storia e sul mondo contemporaneo. Chi ha fede religiosa potrà selezionare da quei testi le parti che concordano con le sue aspettative e guardare con indulgenza al resto, ma così facendo tradirà l'intenzione degli anonimi autori e non coglierà l'insegnamento che se ne può trarre.
Plausibilmente, all'origine dei racconti mitologici condivisi dal popolo di Israele e trasmessi oralmente vi sono i racconti dei patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe e forse anche i mitologici re David e Salomone, ma le loro storie furono pesantemente rielaborate durante il progetto di riforma di Giosia nel 7o secolo a.C., di cui abbiamo già parlato.
Tutte le elaborazioni successive dell'AT sono opera dei sacerdoti di Yahweh e riflettono le concezioni politeistiche del loro tempo, per cui Yahweh è il dio cananeo protettore degli Israeliti. L'introduzione alla Genesi con la creazione del mondo e fino al diluvio sarebbero aggiunte post-esiliche del 5o e 4o secolo a.C. palesemente ispirate alla mitologia assiro babilonese. Queste modifiche avvennero mentre parallelamente venivano elaborate narrazioni alternative di stampo monoteistico, come il Libro dei Giubilei e il Libro di Enoch; le contaminazioni e le intersezioni tra il Tanach e queste narrazioni alternative sono evidenti e le abbiamo esaminate punto per punto.
L'AT come ci è giunto nella Masoretica ha ricevuto una sistemazione definitiva all'epoca del governatore Neemia e del sacerdote capo Esdra nel 4o secolo a.C. quando la Giudea era provincia persiana.
La traduzione in greco del 3o secolo a.C. ha prodotto la Septuaginta che è stata adottata successivamente dal Cristianesimo.
Il NT è stato redatto indicativamente tra il 57 d.C. con le lettere di Paolo, e si chiude intorno al 150 d.C. con il vangelo secondo Giovanni e l'Apocalisse. Gli autori di questi testi sono tutti Giudei o Giudei ellenizzati, fatta eccezione per le lettere di Pietro, Giuda e Giovanni che potrebbero essere state elaborate molto tempo dopo interamente in ambito cristiano e quindi attribuite agli apostoli.
Mi sembra abbastanza evidente che la Bibbia non è né un libro di storia né un libro di religione. Sì, qualche elemento di storicità qui e là lo si trova, ma gli autori della Bibbia non sono certo degli storici. Sì, qualche accenno al rapporto tra il popolo e la divinità c'è, ma anche questo è minoritario rispetto alla massa delle altre questioni trattate. La mia conclusione è che la Bibbia è principalmente un manifesto identitario, ideologico e politico in evoluzione, redatto in tempi diversi da persone con forma mentale diversa e con scopi diversi. Nella introduzione a questo documento abbiamo già sintetizzato il contenuto ideologico dell'AT e del NT come esito finale della nostra analisi.
Chi cerca oggi nella Bibbia risposte a questi temi, rimarrà deluso.
Il destino del Corpo è indubbiamente quello di ritornare alla terra (Genesi 3,19) per cui la resurrezione dei corpi è categoricamente esclusa dalla Torah e da qualunque religione basata sulla Torah. Quindi niente resurrezione per Giudei, Cristiani e Musulmani. Perciò se qualcosa deve sopravvivere alla morte allora dev'essere qualcos'altro.
Per i Giudei l'Anima risiede nel sangue degli uomini e degli animali e rappresenta una sorta di Estratto Conto dei loro peccati ed è pertanto sostanza impura; per questo motivo si impone di buttare il sangue degli animali macellati e si pongono divieti al contatto con il sangue (Levitico 17, Deuteronomio 12). La vita inizia e finisce nell'Aldiquà; premi e punizioni sono tutti nell'Aldiquà (Giobbe 42; Ecclesiaste 3). In definitiva, l'Anima dei Giudei non ha lo scopo di sopravvivere al corpo.
Riguardo alla Predestinazione, è Yahweh a determinare il presente e il futuro degli uomini; la Storia è il percorso che Yahweh ha stabilito per il suo popolo eletto degli Israeliti. Il pensiero di Yahweh è imperscrutabile e gli uomini che ricevono da Yahweh una anticipazione su questo pensiero diventano profeti. Agli uomini viene solo richiesto di adempiere agli obblighi e ai divieti della Legge Mosaica ma, a parte ciò, essi sono liberi fin dai tempi in cui Adamo perse l'innocenza (e ricevette per questo la prima punizione esemplare da Yahweh). Dunque il Bene è adempiere alla Legge e perciò essere premiati da Yahweh; il Male è violare la Legge e perciò essere puniti da Yahweh. Il personaggio di Satana come impersonificazione del Male, qui non trova posto.
Il nucleo centrale dell'Antico Testamento fu sistemato nel periodo esilico e post-esilico, tra il 6o e il 4o secolo a.C., quando si impose di riflettere sulle cause della disfatta del Regno di Giuda, sul Bene e sul Male, sull'Anima, e sulle altre concezioni metafisiche. Traccia di questa elaborazione si trova solo in qualche profeta temerario e inascoltato che fa qualche timido cenno alla questione, ma con scarsa convinzione; il cruccio è come riconquistare la benevolenza di Yahweh e riprendersi Gerusalemme e la Terra Promessa. In Isaia 26 i corpi dei giusti verranno risuscitati e saliranno a dio, mentre gli iniqui verranno distrutti dal fuoco.
Nel Nuovo Testamento l'Anima sopravvive alla morte del corpo e viene scollegata dal sangue; Yahweh diventa il dio del Bene. A questo punto si pone il problema di cosa impersonifica il Male al quale attribuire tutti i misfatti della Terra, ma questo tema non viene sviluppato nel NT. Per Gesù l'uomo deve cercare la vita eterna (Giovanni 8) e la salvezza dell'Anima (Luca 22). Per Pietro e Giuda le anime dei giusti si salveranno (1Pietro 1,9; Giuda 21).
Paolo parla di Giudizio, salvezza dell'Anima, vita eterna e ricompensa nell'Aldilà (2Corinti 5; Ebrei 11,6) ma rimane vago. Paolo ha evidenti concezioni gnostiche, il dio a cui egli si riferisce non è Yahweh ma è il dio del Bene. Paolo si rivolge ai suoi conterranei, ma fatica a far digerire loro questi concetti, perciò cerca di mitigarli un pochino usando un linguaggio non troppo esplicito. Quindi Paolo getta le fondamenta di una nuova dottrina alternativa alla Legge Mosaica obsoleta, apre all'universalismo, definisce nuovi riti sull'ara con pane e vino ma senza più sacrifici di animali, e costituisce una nuova struttura gerarchica a supporto delle chiese in sostituzione dei sacerdoti Leviti; da qui nascerà il Cristianesimo nei secoli seguenti.
Il libro dell'Apocalisse (dal greco "rivelazione") rivela una prospettiva escatologica per i Giudei, che verrà respinta sia dai Giudei che dai Cristiani. Secondo l'Apocalisse, nel giorno del Giudizio i pochi salvati sono essenzialmente i Giudei virtuosi; i loro corpi avvolti in tuniche bianche salgono in cielo nella Gerusalemme Celeste, la città illuminata da dio dove la Legge Mosaica raggiunge il suo compimento e i beati potranno vivere per un tempo indefinito; invece i dannati verranno uccisi e i loro corpi distrutti; nel finale si ringrazia inopinatamente Gesù, che di cose simili non ha mai parlato. E qui finisce la Bibbia.
Concezioni più articolate su Bene, Male, Dio, Satana, Anima, Aldilà e Predestinazione si trovano solo nella letteratura extra-biblica degli gnostici e dei profeti apocalittici che hanno elaborato queste teorie tra il 4o secolo a.C. e il 4o secolo d.C e che concorreranno a comporre la dottrina Cristiana; vedi ad esempio [APOCRIFI]. Per le rappresentazioni folcloristiche del Paradiso e dell'Inferno come li immaginiamo noi oggi bisognerà però aspettare ancora qualche secolo. Per l'interpretazione di questi concetti secondo l'Islam vedi [CORANO].
La schiavitù era una condizione sociale normale e accettata in tutto il mondo antico, e la Bibbia riflette questo atteggiamento in vari punti:
- Tutti gli schiavi maschi vanno circoncisi (Genesi 17,12).
- Agar è schiava egiziana di Sara.
- I figli di Giacobbe uccidono gli uomini della città di Sichem e riducono donne e bambini in schiavitù.
- Giuseppe figlio di Giacobbe viene venduto come schiavo dai propri fratelli invidiosi.
- Le norme sono sparse qui e là:
- I figli della schiava ebrea presa in moglie rimangono schiavi del padrone anche quando la schiava viene liberata (Esodo 21,2).
- Il padrone che colpisce a morte lo schiavo non è colpevole se lo schiavo muore dopo oltre due giorni (Esodo 21,20); ma se lo acceca allora lo manderà libero (Esodo 21,26).
- Il ladro si può vendere come schiavo in ragione del valore della refurtiva (Esodo 22,2).
- La Legge Mosaica stabilirà successivamente che gli Israeliti non possono ridurre in schiavitù altri Israeliti, ma sono ammessi solo schiavi stranieri (Numeri 25,24).
- Se compri uno schiavo ebreo, ti servirà per sei anni e al settimo sara anno sarà libero (Esodo 21,1-6; Deuteronomio 15,12-18).
- Lo schiavo ebreo di un forestiero può chiedere il riscatto pagando il tempo rimanente, ma comunque va liberato al giubileo (Levitico 25,39-54).
- Se un israelita debitore si vende come schiavo al suo creditore pure esso israelita, il periodo della schiavitù non può superare i 6 anni (Deuteronomio 15,12-18).
- Sono schiavi i prigionieri di guerra; se si prende la donna prigioniera di guerra può essere fatta schiava, ma se la si prende come moglie, poi non la si può vendere come schiava perché è disonorata (Deuteronomio 21,10-14).
- Il creditore può fare schiavi i figli del debitore (2Re 4,1).
- Tobia si compiace per i Persiani che riducono in schiavitù gli abitanti di Ninive.
- Lo schiavo va trattato con fermezza altrimenti si ribella (Proverbi 29,19).
- Paolo è riluttante ma invita comunque gli schiavi ad accettare la loro condizione (1Corinti 7,21; 1Timoteo 6,1; ...); lo stesso Paolo ha un collaboratore schiavo di nome Onesimo che però ha convertito e che tratta come "fratello" (cfr Lettera a Filemone).
Tra le religioni monoteiste derivate dalla Torah, solo il [CORANO] pone dei limiti allo sfruttamento dello schiavo e formula un percorso di affrancamento dello schiavo da questa condizione, ma siamo ormai alla fine del mondo antico.
Sintesi delle storielle raccontate nella Bibbia che vengono spesso citate.
Libro dei Giudici 13-16. Contesto: i Filistei spadroneggiano sui Giudei. I Filistei, discendenti di Cam e quindi non Ebrei, sono gli antagonisti ricorrenti dei Giudei.
Una coppia sterile riceve la visita di un angelo, e la moglie rimane incinta: Chiamerete il vostro figlio Sansone, pesterà tanti Filistei ma non dovrete mai tagliargli i capelli. Questa degli angeli inseminatori è una costante in tutta la Bibbia.
Sansone cresce forte e sereno fino a quando si innamora di una donna filistea. Al banchetto di nozze propone ai Filistei un enigma, che i Filistei non riescono a risolvere. I Filistei convincono la neo sposa a farsi rivelare da Sansone la risposta, Sansone lo scopre, si arrabbia, e incomincia a pestare Filistei a migliaia. Per placare Sansone e catturarlo, i Filistei si rivolgono alla meretrice Dalila.
Dalila blandisce Sansone e gli chiede il segreto della sua forza: Mi devono legare con sette nervi non seccati mentre dormo. E i Filistei così fanno, Sansone si sveglia, spezza agevolmente i nervi che lo legano, e pesta i Filistei. Dalila torna alla carica e gli chiede ancora il segreto della sua forza, e di nuovo Sansone si prende gioco di lei suggerendo ogni volta stratagemmi a casaccio, sicché i Filistei finiscono ogni volta pestati.
Ma alla fine Sansone si arrende e rivela il suo segreto a Dalila: Mi devono tagliare i capelli. I Filistei, dimostrando un coraggio e una perseveranza esemplari, rapano a zero Sansone nel sonno, e questa volta finalmente Sansone è ridotto all'impotenza. I Filistei lo legano, gli estirpano gli occhi, e lo mettono a spingere la macina (cfr Conan il barbaro).
Non contenti, portano Sansone nel tempio per umiliarlo in mezzo alla folla. Sansone, barcollando, si fa aiutare da un bambino per appoggiarsi a due colonne del tempio, quindi al grido di Muoia Sansone con tutti i Filistei spinge le colonne facendo crollare il tetto. Sansone muore sotto le macerie portandosi via altri 3000 Filistei. FINE.
Il profeta Elia è molto amato dagli Israeliti, almeno quanto Mosè. Elia compie miracoli, compresi la moltiplicazione della farina e dell'olio (1Re 17,7-16; 2Re 4,1-7), guarigioni (1Re 17,17-24), invoca la pioggia (1Re 18). Elia viene citato spesso nella Bibbia, e compare anche nel vangelo, quando incontra Gesù insieme a Mosè nell'allegoria della trasfigurazione. Elia è il vendicatore dei re apostati del Regno di Giuda che disconoscono il vero e unico dio dei Giudei: Yahweh.
Primo libro dei re 16,29. Re Acab si dà al culto di Baal (forse il Baal-Peor di Gomorra?) e uccide i sacerdoti del tempio fedeli a Yahweh. Yahweh si arrabbia e manda la siccità sul paese. Viene introdotto il personaggio del profeta Elia (17,1). Elia compie miracoli (resurrezioni comprese, v. 17,22) acquisendo lo status di profeta. Elia concepisce un vero e proprio test per dimostrare che Yahweh è il vero dio, cioè l'unico che risponde alle invocazioni del popolo israelita (18,22-40), e così fa catturare i 450 sacerdoti di Baal e li sgozza personalmente con la sua spada perché colpevoli di adorare il dio sbagliato. Acab rimane però al suo posto e morirà molto tempo dopo in battaglia (22,34).
Secondo libro dei re 1. A re Acab succede Acazia. Intanto i moabiti si ribellano al dominio israelita. Acazia si infortuna (cade dalla finestra) ed è costretto a letto. Chi lo può guarire? Ma naturalmente Baal-Zebub (belzebù?) dio di Accaron, mica Yahweh. Perciò manda i messi ad Accaron per invitare il dio Baal.
Ma Elia intercetta i messi e li respinge. Acazia allora manda 51 uomini per ordinare ad Elia di venire a guarirlo. Elia non gradisce e li fulmina tutti stecchiti. Acazia quindi manda altri 51 messi ed Elia fulmina anche questi. Infine altri 51 messi mandati da Acazia chiedono per piacere ad Elia se vuol essere così gentile da venire, e finalmente Elia acconsente. Totale fanno 102 morti per un invito presentato male.
Così Elia va da Acazia ma, per punirlo per aver tradito Yahweh, non lo guarisce e lo lascia morire.
Secondo libro dei re 2,11. Elia cede i paramenti al discepolo Eliseo, e quindi sale in cielo su di un carro di fuoco trainato da cavalli. Lo rivedremo secoli dopo nei vangeli insieme a Mosè per confabulare con Gesù nell'allegoria della trasfigurazione: i due più grandi profeti combattenti riuniti danno una speranza di riscatto agli Israeliti.
Elia ricompare nei vangeli sinottici nell'episodio della trasfigurazione. Secondo Matteo 17,10-13 Elia si è addirittura incarnato in Giovanni Battista, ma non è stato riconosciuto.
Qui finiscono le avventure di Elia raccontate dalla Bibbia.
il suo viso aveva corna.
- Costume adamitico ovvero nudità.
- Inviare o ricevere una colomba della pace (Genesi 8,10) ovvero un messaggio di riconciliazione.
- Babele (Genesi 11) ovvero confusione di voci e lingue incomprensibile.
- Vendersi per un piatto di lenticchie (Genesi 25,29) ovvero condanna morale di chi si prostituisce ideologicamente o economicamente per inettitudine o indifferenza.
- Capro espiatorio (Levitico 16) ovvero soggetto innocente al quale attribuire colpe altrui.
- Muoia Sansone con tutti i Filistei! (Giudici 16,30) ovvero causare un danno anche fatale a sè stessi pur di fare vendetta sui nemici.
- Manna dal cielo (Numeri 11,1) ovvero inaspettato evento favorevole che capovolge una situazione disperata.
- Non tentare il Signore (Deuteronomio 6,16; Matteo 4) ovvero dio non si dimentica di te e provvederà se e solo se sei meritevole; ovvero non provocare dio dubitando del suo intervento; ovvero prosaicamente non provocare il potente.
- David contro Golia (1Samuele 17) ovvero epica lotta del debole contro il forte, con il debole che vince in virtù della sue superiori qualità.
- Unto del Signore (1Sam 10) ovvero proclamato re di Israele dal sacerdote, e quindi capo per volere divino.
- Geremiade (dal libro Geremia) ovvero tediosa reprimenda del solito vecchio trombone.
- Chi semina vento raccoglie tempesta (Osea 8,7) ovvero chi si comporta male poi ne patisce le conseguenze.
- Strage degli innocenti (Matteo 2,16) ovvero le vittime innocenti e inconsapevoli di un potente.
- Porgere l'altra guancia (Matteo 5,38; Luca 6) ovvero resistere a una offesa offrendo generosamente pace.
- Discorso della montagna (Matteo 5) ovvero così si definisce ironicamente una solenne e seriosa proclamazione di principi fondanti di un pensiero filosofico o politico.
- Nessuno può servire a due padroni, non potete servire a dio e a mammona (Matteo 6,24) ovvero prima viene il dovere e poi il piacere.
- Non gettare perle ai porci (Matteo 7,6) ovvero non dispensare risorse a chi è troppo ignorante per apprezzarle.
- Chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto (Matteo 7,8; Luca 11,9-10) ovvero la meditazione gnostica porta a trovare la via del Bene; ovvero prosaicamente e ironicamente "chi cerca trova" riferito a chi non vede neanche le cose che ha sotto il naso.
- Gesù a Pietro: Uomo di poca fede, perché hai dubitato?
(Matteo 14,31) ovvero si stigmatizza il dubbio e si promuove la cieca fede; il senso critico è un disvalore.
- Scacciare i mercanti dal tempio (Matteo 21; ecc.) ovvero condannare coloro che fanno interessi personali abusando di un luogo o di una funzione che dovrebbe servire a uno scopo elevato.
- Rendere a Cesare ciò che è di Cesare e a dio ciò che è di dio (Matteo 22,15-22; Luca 20,20-26).
- Tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno (Matteo 26,52) ovvero la violenza genera violenza di ritorno.
- Lavarsene le mani (Matteo 27,24) ovvero sottrarsi a un dovere morale.
- Vendersi per 30 denari, fare il Giuda (vangeli) ovvero tradire per vile denaro o alta utilità di poco conto rispetto alla immensità del patto di fedeltà che viene violato.
- Il bacio di Giuda ovvero atto di apparente gentilezza e subordinazione che nasconde il vile tradimento.
- Moltiplicazione dei pani e dei pesci (vangeli) ovvero inverosimile aumento di risorse che si insinua siano state procurate in modo truffaldino.
- Guardare alla pagliuzza nell'occhio del fratello senza vedere la trave nel proprio occhio (Matteo 7,3)
ovvero essere severissimo nel giudicare gli altri ma molto indulgente con sè stesso;
ovvero mancare di senso autocritico.
- Il popolo sceglie Barabba (Luca 23) ovvero gli ignoranti scelgono personaggi accattivanti e popolari ma di dubbia moralità mentre non riconoscono la serietà e il sacrificio delle persone rette ma seriose.
- Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno (Luca 23,33) ovvero così ironicamente si stigmatizzano le azioni deleterie degli inconsapevoli idioti.
- Sepolcro imbiancato (Matteo 23,27; Atti 23,3) ovvero pulito fuori e marcio dentro; ovvero ipocrisia dell'apparenza.
- I primi saranno gli ultimi e gli ultimi saranno i primi (Marco 10) ovvero verrà il giorno in cui si farà giustizia e gli emarginati prevarranno sui privilegiati.
- Nessun profeta è bene accetto in patria (Marco 6,4; Luca 4,14-30; Giovanni 4,44) ovvero il personaggio di valore è costretto a lasciare la comunità che non lo apprezza e deve cercare con fatica chi sa riconoscere il suo merito.
- Portare la croce (Marco 8,34-35; Matteo 10,38; Luca 14,27) ovvero deliberatamente sobbarcarsi colpe altrui, tipicamente per fini più elevati come senso del dovere, spirito di servizio, per spirito di sacrificio verso amici e compagni.
- Chi è senza peccato scagli la prima pietra (Giovanni 8,8) ovvero chiamata in correo degli astanti, ai quali si attribuiscono colpe almeno pari a quelle dell'accusato; ovvero siamo tutti colpevoli e perciò nessuno è colpevole.
- La verità vi farà liberi (Giovanni 8,31-32); ovviamente la verità a cui si riferiscono i vangeli è il ruolo di Gesù come messia liberatore di Israele; per la dottrina cristiana la verità è la rivelazione del vero dio che porta alla salvezza dell'anima post-mortem; per le interpretazioni secolari, la verità permette di liberarsi dai condizionamenti della oligarchia dominante.
- Lazzaro! alzati e cammina! (Giovanni 11,41) ovvero ironico riferimento a un progetto morto che viene proclamato ancora vivo.
- Simonia (Atti 8) cioè l'acquisto e la vendita di oggetti sacri come tentò di fare il mago Simone.
- Folgorazione sulla via di Damasco (Atti 9) ovvero l'improvviso cambio di idea del voltagabbana opportunista.
- C'è più gioia a dare che a ricevere (Atti 20,35) ovvero il donare come manifestazione dell'istinto di socialità può dare una gratificazione anche superiore a quella di essere riconosciuto membro sociale meritevole di donazione.
- Apocalisse (dal libro Apocalisse) ovvero catastrofe definitiva, completa di condanna morale.
- Riconoscere nel numero 666 il simbolo del demonio (Apocalisse 13,18) ovvero una manipolazione numerica che dà questo valore fatta sul nome dell'avversario per delegittimarlo, con intenzioni più o meno sarcastiche.
...e molto altro ancora dal Libro dei Proverbi.
Provare a rispondere alle seguenti domande fondamentali sulla Bibbia e valutare la credibilità delle risposte:
Gesù non è l'ultimo profeta mandato da dio; ce n'è un altro e il suo nome è Maometto.
Questa e altre sorprendenti scoperte in [CORANO] (vedi Riferimenti).
Fine