Ho letto gli Apocrifi

2023-12-04
Appunti di Umberto Salsi
salsi@icosaedro.it
www.icosaedro.it/ho-letto-gli-apocrifi

Indice

Scopi

Il curatore di [APOCRIFI-AT] così conclude l'introduzione al secondo volume della sua opera:

Giudaismo e cristianesimo non solo hanno una matrice comune, ma sono convissuti per un po' senza sapere di essere due religioni contrapposte nemiche. E questo dovrebbe insegnare molte cose.

I due libri citati in bibliografia ([APOCRIFI-AT] e [APOCRIFI-NT]) sono un'antologia di testi esclusi dalla Bibbia e che tuttavia sono illuminanti relativamente al modo di pensare degli antichi, soprattutto aiutano a capire il difficile percorso filosofico e religioso che, tra il 6o secolo a.C. e il 4o secolo d.C., ha portato a una radicale trasformazione della concezione di dio e della concezione del Bene e del Male. Questo pensiero alternativo, e a volte eretico, ha comunque lasciato un segno se non nella Bibbia, certamente nel pensiero religioso e metafisico dei secoli seguenti.
Questo documento presenta in forma sintetica alcuni elementi notevoli che ho trovato in questi libri sugli apocrifi.

Avvertenza

Faremo spesso riferimento alla Bibbia, ai vangeli e al Tanach, per cui sarà necessaria una conoscenza di base di questi testi e delle storie in essi raccontate. Per una introduzione, vedi ad esempio Ho Letto la Bibbia (vedi [BIBBIA] nei Riferimenti).

Riferimenti

Glossario

Apocrifo: scritto di natura religiosa che ha pretesa di essere canonico (cioè "ufficiale") ma che non è accettato come tale, vuoi perché considerato non ispirato da dio, vuoi perché eretico, o semplicemente erroneo. La qualifica di canonico e non-canonico, ovvero la qualifica di apocrifo e non-apocrifo, dipende anche dall'epoca considerata e dalla versione di religione considerata. Per esempio, il libro di Tobia è canonico per i cristiani cattolici e cristiani ortodossi, è apocrifo per ebrei e cristiani protestanti. Altri libri, come il Terzo Libro di Ezra, hanno fatto capolino tra i libri canonici ma sono poi stati esclusi dalla Bibbia. Tutti gli apocrifi qui considerati sono correntemente fuori di ogni canone eccetto il Libro di Enoc che fa parte del canone della chiesa copta etiopica.

Torah: i primi 5 libri del Tanach, in lingua ebraica: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio.

Tanach: la scrittura sacra in lingua ebraica, che comprende Torah, libri storici e sapienziali, profeti.

Septuaginta, o Bibbia dei 70, o anche LXX: prima traduzione del Tanach in lingua greca, realizzata presso la libreria di Alessandria d'Egitto nel 3o secolo a.C. partendo da un originale in ebraico purtroppo andato perduto.

Masoretica: ricostruzione del Tanach operata dagli studiosi della scuola della tradizione (masorah) presso Gerusalemme tra il 6o e il 9o secolo d.C. Di questo lavoro è rimasta una sola copia nota con il nome di Codice di Leningrado.

Bibbia: dal greco τὰ βιβλία (tà biblía, ovvero "i libri") è una raccolta di libri canonici per le religioni cristiane che comprendono l'Antico Testamento e il Nuovo Testamento; quali libri sono inclusi dipende dalla variante di cristianesimo considerata. Lo stesso libro può derivare dalla Masoretica o dalla Septuaginta, o essere un mix tra i due.

AT: l'Antico Testamento, composto con poche varianti dai libri del Tanach tradotti in greco e altre lingue.

NT: il Nuovo Testamento, originariamente in greco, che comprendono i vangeli, gli atti degli apostoli, le lettere di Paolo e altre lettere, e l'Apocalisse.

Docetismo: dottrina teologica eretica secondo la quale Gesù è una rappresentazione virtuale di Dio, ma non è un uomo.

Gnosticismo cristiano: dottrina teologica eretica secondo la quale Gesù è emanazione del Bene sulla Terra, che è il luogo del Male. Ne abbiamo parlato in [BIBBIA].

Giudaismo: dottrina religiosa basata sull'Antico Testamento e, in particolare, sulla Legge Mosaica dettata da Yahweh.

Gesuanismo: Giudaismo che riconosce Gesù come profeta di Yahweh.

Cristianesimo: dottrina religiosa che deriva dalle idee di Paolo, riconosce Gesù come profeta unto da Dio, ma rigetta l'Antico Testamento e la Legge Mosaica.

Mastema, Beliar: i nomi di alcune delle creature demoniache che compaiono qui e là senza ulteriori presentazioni. Nella svolta monoteista del giudaismo, sono loro i responsabili del Male sulla Terra. Tuttavia la loro libertà di azione è saldamente tenuta a bada dal Dio del Bene. Ma anche no.

Chi ha scritto gli apocrifi, quando, dove e perché?

Nulla si sa di preciso, e perciò la materia è pane per i filologi, i quali si basano sul contenuto, sulla lingua, sui concetti esposti, e sul confronto tra copie diverse in diverse lingue, sul ritrovamento qui e là di frammenti sopravvissuti al tempo, per tentare di identificare l'origine dei manoscritti.

La datazione dei supporti materiali è poco utile; i manoscritti risalenti al 4o secolo d.C. o addirittura più antichi sono rarissimi. Per lo più disponiamo di copie di copie risalenti ad appena un paio di secoli fa. Si tratta ovviamente di testi antichi che furono concepiti molto tempo prima, e dei quali i filologi a volte hanno rintracciato riferimenti in altri documenti antichi, o dispongono di frammenti assai più vecchi. Si tratta quindi di un delicato e certosino lavoro di analisi e confronto che solo gli studiosi possono fare.

Per questo ho aggiunto le indicazioni di Autore, Data di concezione, Luogo di concezione e Lingua come estrema sintesi della introduzione che i curatori hanno fatto di ogni opera. Beninteso, i manoscritti rinvenuti sui quali si basano gli studiosi sono stati ritrovati in luoghi spesso lontani dal Luogo di concezione e sono spesso traduzioni in qualche lingua locale, per cui tutti i dati di prima sono il risultato di complicate deduzioni. Nessuno dei manoscritti reca nomi di autori, date, luoghi di redazione, né riferimenti agli originali o alle copie da cui furono tratti o tradotti. Pertanto le attribuzioni che qui io riporto sono la sintesi estrema (talvolta un po' drastica) del lavoro filologico e vanno considerate come ausilio alla comprensione e non come dato certo.

Diverso è il discorso riguardo alle motivazioni per cui tali scritti sono stati concepiti. Perché il Libro dei Giubilei pretende di riscrivere di sana pianta il Pentateuco nel 2o secolo a.C.? Perché la Torah lascia in sospeso il racconto del rapimento in cielo di Enoc? Che scopo hanno i libri dell'infanzia di Gesù? Come apparirebbero i vangeli sotto una prospettiva gnostica? Quali trasformazioni filosofiche e religiose hanno tormentato gli autori di questi apocrifi che hanno scritto tra il 4o secolo a.C. e il 4o secolo d.C.? Come fu vissuta la transizione da Yahweh signore della guerra, al dio onnipotente creatore del cielo e della terra, al dio del Bene contro il dio del Male?
Sono queste le domande alle quali cercherò di rispondere.

Apocrifi dell'Antico Testamento

I libri contrassegnati con l'asterisco (*) vengono analizzati in questo documento.

Il materiale raccolto in [APOCRIFI-AT] comprende nel volume primo:

Storia e Massime di Achicar
Terzo libro di Ezra
Libro dei Giubilei (*)
Libro di Enoc (*)
Frammenti aramaici di Enoc
Testamento dei dodici patriarchi figli di Giacobbe (*)

Il volume secondo comprende:

Salmi di Salomone
Apocalisse siriaca di Baruc (*)
Quarto libro di Ezra
Apocalisse di Mosè e vita di Adamo ed Eva
Libro dei segreti di Enoc

LIBRO DEI GIUBILEI

Ovvero la Torah monoteista.

Autore: giovane israelita della setta degli Esseni.
Data di concezione: tra il 5o e il 2o secolo a.C.
Luogo di concezione: Qumran.
Lingua: ebraico.

Si tratta della Torah rivista in chiave monoteistica, con Yahweh dio del Bene e Mastema dio del male. Il Bene è ciò che giova al popolo di Israele, il Male è tutto il resto. Yahweh si occupa personalmente del suo popolo eletto, mentre per gli altri popoli lascia carta bianca a schiere di angeli e demoni. Siamo ovviamente ad uno stadio primordiale di giudaismo monoteista dove il ruolo del Bene e del Male non sono ancora ben chiariti. Troveremo anche incroci tra Torah e libro di Enoc, sintomo che questi testi furono elaborati parallelamente, forse tra il 5o e 4o secolo a.C.; il primo diventò canonico del Giudaismo, il secondo diventò canonico della religione copta.

Il Giubileo (Levitico 25,10) è un periodo di tempo di 7x7=49 anni a cui segue l'anno festivo giubilare, ogni anno composto da esattamente 364 giorni. E' seguendo questo ciclo magico di 50 anni non altrimenti giustificato che si sviluppano gli eventi narrati, da cui il titolo che si attribuisce al libro. Una volta rigorosamente sistemato il calendario, l'autore può così collocare temporalmente gli episodi che narra con pedissequa precisione, e può fissare con precisione le date delle feste religiose, tema caldo sul quale nascevano aspri contrasti. Altro titolo spesso usato è Libro dei Tempi per lo stesso motivo. Tutto è già scritto nelle Tavole Celesti (v. sotto) e anche tale libro non può che seguire schemi temporali diligentemente ordinati secondo questo calendario.

Il nucleo centrale del libro, e forse la sua ragione di esistere, sta nel capitolo XXIII dove sarà un gruppo di "fanciulli" integerrimi sostenitori della Legge a salvare il popolo e l'umanità intera dalla corruzione. Secondo il curatore dell'opera si tratta della setta degli Esseni, e questo libro è il loro testamento ideologico, teologico e politico. Non a caso i frammenti più antichi, in lingua ebraica, sono stati ritrovati proprio a Qumran.

Basilarmente, il libro è una riscrittura completa della Torah, rivista e corretta secondo i seguenti assiomi che si possono desumere dal testo:

Il testo copto da cui è stata tratta la traduzione chiama Signore quello che sicuramente in originale ebraico era Yahweh o magari Adonai; per maggiore chiarezza, qui userò Yahweh perché è evidente che stiamo parlando dei dio degli Israeliti. Ma a questo punto, trattando il libro una concezione teologica monoteistica, questo non fa più molta differenza.

Il racconto si sviluppa talvolta senza rispettare un preciso ordine temporale e disperdendo i temi qui e là. Qui cerco di dare alla storia narrata un ordine cronologico e cerco di raggruppare alcuni dei temi. Per questo la numerazione dei capitoli indicati a riferimento salta avanti e indietro.

Enoc comincia i Libri Sacri

Gli eroi del racconto non si fidano tanto della memoria e della trasmissione orale ma scrivono tutto per lasciare una testimonianza precisa ai loro discendenti, e lo fanno usando la lingua della creazione: l'ebraico (XII,26). Per questo il libro si apre con Mosè che scrive (I), ma scrivono anche Enoc (V,13; XXI,10) che fu il primo uomo alfabetizzato, Noè e Sem (X,13-14; XXI,10), Abramo recupera e aggiorna i libri di Enoc e Noè (XII,27), Giacobbe (XXXII,26) consegna i libri a Levi (XLV,16) capostipite dei sacerdoti perché i sacerdoti da lì in poi li custodiscano e li aggiornino fino ad oggi. Non ci sono dettagli su quanti siano i libri, che aspetto abbiano e su quale tipo di supporto essi scrivono. Si dice solo che "scrivono".

Dunque siamo sul monte Sinai (I,1) esattamente 2459 anni dopo la creazione di Adamo (XLIX,4). Qui Yahweh detta e Mosè scrive il testo della Legge nonché tutta la Torah in versione rivista e corretta che viene di seguito. Non si capisce bene se i libri ereditati dagli avi li hanno allegati, li hanno riscritti, li hanno buttati via o cosa. Sarà grazie a Mosè se il popolo di Israele non cadrà vittima dello spirito di Beliar (I,20). Da dove spunta questo nome, non si sa; dev'essere uno dei colleghi di Mastema. Prendere nota di questa creatura demoniaca perché la ritroveremo nei Testamenti dei 12 patriarchi figli di Giacobbe.

Creazione e Eden

Qui la creazione (I-III) è dal nulla ed è tutta opera di Yahweh; niente elohim, niente ruach. Gli uomini, maschio e femmina, vengono creati il sesto giorno, ma del destino di questi uomini nulla si dice. Il seguito va più o meno come nell'AT, inclusi l'Eden (VIII,16-23), Adamo, Eva prodotta da un non meglio specificato osso di Adamo. Al centro dell'Eden c'è un solo albero magico, l'albero della conoscenza del bene e del male, e Adamo ed Eva hanno il divieto di mangiare i suoi frutti pena la morte. Qui manca l'albero della vita, che tante complicazioni interpretative pone nell'AT. Dunque Eva, sedotta dal serpente, e Adamo, mangiano il frutto proibito, e per questa trasgressione vengono scacciati dall'Eden e condannati a soffrire.

Così l'autore risolve il rebus dell'albero della vita, e del conciliabolo tra Yahweh e i suoi pari, che si conclude con la cacciata per prevenire che mangino dall'albero della vita, storia che tante perplessità solleva nell'AT. L'autore risolve anche il problema della finta minaccia di morte, che spiega così (IV,29): 1000 anni terrestri sono appena un giorno nelle Tavole Celesti, Adamo visse "solo" 930 anni terrestri, quindi Adamo fu puntualmente punito con la morte lo stesso giorno in cui trasgredì, solo che si tratta di un giorno celeste. E così la creazione è sistemata.

L'autore tratta poi sbrigativamente del fattaccio di Caino che uccide Abele (IV). Qui però Caino non è agricoltore né Abele è pastore; la gelosia di Caino non è dovuta alle verdure non gradite da Yahweh, ma ai non meglio specificati sacrifici di Caino che Yahweh disdegna per un qualche motivo non specificato. Infine Caino uccide Abele con una pietra e per punizione viene scacciato dalla terra. Nemesi: Caino verrà ucciso dalle pietre della sua casa che crolla (IV,31).

Corruzione del mondo e Diluvio

Dettagliata genealogia dei discendenti di Adamo (IV,15) fino a Yared (= scese) chiamato così perché al suo tempo gli angeli denominati Vigilanti scesero sulla Terra per insegnare giustizia e rettitudine agli uomini. Enoc, figlio di Yared, fu il primo uomo ad imparare la scrittura, il calendario lunare, e a tenere un annale degli eventi. Enoc ebbe visioni notturne nelle quali vide il futuro fino al Giudizio, e rimase con gli angeli per 350 anni per venire istruito ulteriormente.

Ma i Vigilanti vengono sedotti dalla donne, e da queste unioni nascono i meticci Nafadem (VII,22), i giganti che si mangiavano l'un l'altro compiendo ogni sorta di malvagità, così corrompendo il mondo intero, compresi gli uomini e gli animali. Enoc viene condotto nell'Eden per scrivere l'atto di accusa (VII,21), documento poi riportato nelle Tavole Celesti (V,13), evento che evidentemente le Tavole Celesti non avevano previsto. Per questo imprevisto, Yahweh sentenzia lo sterminio degli uomini e degli animali per annegamento, mentre gli angeli colpevoli vengono legati e imprigionati nelle profondità della Terra in attesa del Giudizio (V,9).

Segue sbrigativa genealogia fino a Noè, la costruzione dell'Arca, ma senza dettagli e, soprattutto, senza l'imbarazzante contraddizione sul numero di coppie di animali di ogni specie caricati sulla barca. Dettaglio tecnico: dopo che tutti gli aventi diritto sono saliti, è Yahweh che chiude l'Arca da fuori. Segue Diluvio dove tutti gli altri uomini e animali vengono uccisi (V,20).

Approdo dell'Arca sull'Ararat (VII,1), Noè libera tutti gli animali (VI,1), fa un'ara e un bell'olocausto di diversi animali che vengono elencati (li ha dovuti ricatturare?) con tanto di vino, sale e olio. Yahweh aspira e si compiace del buon profumo (VI,4). Noè pianta la vigna (VII) fa il vino, si ubriaca, Cam lo sorprende nudo nella tenda, Sem (notare: solo Sem senza Yafet) entra nella tenda camminando a ritroso e copre il padre; il padre maledice Cam (VII,11):
— Sia benedetto il Signore, Dio di Sem, e Canaan sia suo servo. E il Signore estenda Yafet, stia nella casa di Sem e Canaan sia suo servo!
Cam lascia la famiglia.
Noè teme che i figli vengano sedotti dai demoni (VII,27). Secondo la nota del curatore, i demoni sono le anime dei Giganti restate sopra alla Terra come spiegato in XV-XVI; io non sono riuscito a trovare alcun riferimento in proposito in quei capitoli; piuttosto, in X il principe Mastema e alcuni demoni ottengono una sorta di libertà vigilata per realizzare quel Male che è previsto dal progetto Tavole Celesti.
Noè: i malvagi moriranno e andranno all'inferno per un tempo non definito (VII,29). Si lascia quindi intendere che esista qualcosa che sopravvive alla morte del corpo, forse l'anima, ma lo si afferma solo implicitamente e solo riguardo ai dannati; nulla in proposito viene detto per i giusti; e lo si fa dire a Noè. Troppo poco per trarre conclusioni escatologiche.

Norme e disposizioni pronunciate da Yahweh distribuite a casaccio nel libro:
- Io sono il (Signore onnipotente [copto] | bel Signore [aramaico]) (XV,3). I poteri di Yahweh crescono all'aumentare della distanza dal luogo di origine.
- Non costruite idoli (XX,8).
- Pena di morte per gli assassini (VI,7).
- Noè incaricato di stipulare il Patto per conto del popolo di Israele (che non esiste ancora, (VI,11)).
- Istituisce la festa delle settimane (VI,17).
- L'anno sono 364 giorni esatti, nessuna correzione periodica né intercalare né altro (VI,32).
- Le decime vanno ai sacerdoti (XII,25). Che ancora non esistono.
- Non mangiate il sangue, che è l'anima di ogni essere di carne affinché il vostro sangue non sia ricercato nelle vostre anime. La prefazione del traduttore dal copto aveva avvertito che certe frasi non hanno senso; questa dev'essere una di quelle.

Generazioni fino a Eber, che genera Peleg al tempo in cui Sem, Cam e Yafet cominciarono a spartirsi la Terra (VIII,8) traendo a sorte dallo scritto sul grembo di Noè (?). Difficile riconoscere le zone assegnate, causa anche il fatto che in copto antico la stessa parola può significare sia nord che sud a seconda della regione etiopica dove viene pronunciata (VI nota 6).

Yahweh concede a Mastema (ovvero Satana) e al 10% degli angeli ribelli di ritornare sulla Terra per realizzare quel Male che sta già dentro agli uomini (X). Ma dà anche a Noè la ricetta per curare con le erbe ogni malattia causata da tali demoni, ricetta che Noè scrisse diligentemente nel libro che poi diede a Sem, il suo figlio prediletto (X,14). Quindi gli uomini sono corrotti dalla disubbidienza di Adamo nonché dalle impurità lasciate dai Vigilanti che non sono state lavate via neanche dal Diluvio.

Le concezioni del Bene, Male, Predestinazione e Anima sono ancora in una fase prototipale un po' incerta. L'uomo ha libertà di scelta, ma Yahweh, gli angeli lealisti e i demoni si adoperano per applicare premi e punizioni che indirizzano il popolo eletto al compimento del progetto misterioso già deciso da Yahweh e scritto nelle Tavole Celesti.
Riguardo all'anima abbiamo visto in VII,29 che nulla di preciso viene detto al riguardo, e neppure la parola anima viene esplicitamente usata. Ne segue che la vita è limitata all'aldiquà ma forse anche no.
Se tutto ciò appare contorto e confuso, l'autore è invece molto specifico quando si tratta di fissare il calendario liturgico e i ruoli dei popoli acquisiti dai patriarchi.

Torre di Babele (X,27) alta 5433 cubiti: Yahweh la abbatte e poi confonde le lingue dei popoli senza uno straccio di motivazione.

Storia dei patriarchi: Abramo

Continuano le lotte territoriali, i popoli si scontrano, e compaiono statue degli idoli in Ur (XI).
Abramo sposa sorella Sara (XI,9).
Abramo monoteista prova a redimere padre pagano ma invano, poi brucia il tempio degli idoli di suo padre (XI; XII); il fratello Haran accorre per salvare gli idoli e muore tra le fiamme; Yahweh ordina ad Abramo di occuparsi del povero Lot rimasto orfano (XII,30). Non si dice se poi la famiglia si è convertita o no. Anche nel [CORANO] Abramo è monoteista e distrugge gli idoli di famiglia, ma non viene creduto.
Yahweh istruisce Abramo usando nientemeno che la lingua della creazione, cioè l'ebraico (XII,26). Strano ma vero, nel [CORANO] è l'arabo la lingua della creazione. Comincio a sospettare che Maometto abbia tratto ispirazione da questo libro.
Abramo recupera i libri dei suoi antenati scritti in ebraico (XII,27) da Enoc e da Noè (XXI,10).
Abramo riprende gli olocausti con regolarità e celebra le feste prescritte (XIII,4; XV,1; XVI,21).
Yahweh promette Canaan ad Abramo (XII,22; XIV,7) e maledice le nazioni nemiche.
Yahweh promette alla discendenza di Abramo le terre dal Nilo all'Eufrate (XIV,18).
Yahweh farà Abramo padre di molti popoli perché da lui sortiranno re e fa patto con i suoi discendenti (che non esistono ancora, e quindi non è un Patto ma una Promessa ai posteri) (XV,7).
Abramo, Sara, Lot e papà Tara si avviano verso Canaan, eccetto Nahor che rimane in Ur (XII,31).
Carestia in Canaan, si spostano in Egitto; in Egitto diventano molto ricchi (XIII).
Sara rapita dal faraone; interviene Yahweh a punire il faraone; il faraone rilascia Sara (XIII). Notare che qui Abramo non vende Sara per lucro, ma Sarta viene rapita.
Abramo torna in Canaan mentre Lot va a Sodoma (XIII).
Sodoma, Adma e Seboim saccheggiate dai re pagani, Lot rapito. Abramo ringraziato dal re di Sodoma per il salvataggio delle città e del bottino (XIII,28). Il testo omette completamente di spiegare che Abramo disponeva di 318 guerrieri e che dovette combattere, per cui di nuovo chi legge queste cose senza conoscere il Tanach non ci capisce niente. Ma soprattutto il re che ringrazia Abramo nel Tanach è Mechisedec re di Salem e sacerdote di Elyon, ma qui vedremo che 1) il re dovrà discendere da Giuda e non può essere anche sacerdote, 2) i sacerdoti dovranno discendere da Levi figlio di Giacobbe, e soprattutto 3) non può esistere Elyon.
Sara sterile presta la schiava Agar ad Abramo: nasce Ismaele (XIV,22).
Patto tra Yahweh e Abramo e i suoi discendenti (XV,5):
- Circoncisione all'ottavo giorno come segno del Patto (XV,11).
- Abramo e Sarai ribattezzati Abrahamo e Sara rispett. (XV).
- Promessa di un figlio ad Abrahamo e Sarai che chiameranno Isacco (XV,16).
- Ismaele rimanga con voi ed anche lui viene benedetto (XV,20).
- Yahweh santifica Israele che non esiste ancora, ma ci tiene anche a precisare che non santifica Ismaele né Esaù (XV,27). Qui anticipa cose del futuro.
- Yahweh si occuperà personalmente di Israele, mentre gli altri popoli li lascia in balia degli spiriti e degli angeli (XV,31). Anticipa che Israele violerà il Patto e allora non ci sarà perdono (XV,33).

Storia dei patriarchi: Isacco

Nasce Isacco come promesso (XVI,1). Anche qui l'ordine degli eventi è alterato, perché subito dopo:
Yahweh distrugge Sodoma, Gomorra e Sebuem perché malvagie e peccatrici, però risparmia Lot (XVI,5). Tuttavia Lot commetterà peccato (non specificato) e le genti che da esso discenderanno sono condannate (XVI,7). Qui niente pranzetto all'ombra della tenda Abramo, niente richiesta di salvataggio di Lot, niente milkom che entrano in Sodoma, niente Lot che fugge, niente incesto di Lot con le figlie, nessun dettaglio, tutto lasciato alla conoscenza del Tanach.
Sarai vuole scacciare Ismaele perché teme per l'eredità, mentre Yahweh promette di fare di Ismaele un grande popolo; Abramo addolorato ubbidisce, fornisce ad Agar acqua e provviste e li scaccia a vagare nel deserto; Yahweh provvede a guidarli nel deserto perché non muoiano (XVII).
Mastema sfida Yahweh a provare la fedeltà di Abramo imponendogli di sacrificare il figlio Isacco; Yahweh accetta la sfida e la vince nel modo che conosciamo (XVII,16).
Sara muore, Abramo sposa Ketura, Abramo prende Rebecca come sposa di Isacco (XIX). Il tutto liquidato in poche righe.

Storia dei patriarchi: Esaù e Giacobbe

Isacco e Rebecca generano Giacobbe e Esaù (XIX,13). Giacobbe era retto, imparò a scrivere, mentre Esaù era scontroso e più versato per l'azione, la caccia e la guerra e sposerà la mezzosangue figlia di Ismaele. Yahweh e Abramo amano Giacobbe, Isacco ama Esaù. Nessun accenno alla questione primogenitura che verrà affermata solo molto più avanti (XXXIII,23; XXIV). Si può subito capire dove vuole andare a parare l'autore e perché Isacco è del tutto assente dalla storia. Non starò a dilungarmi su tutte le pagine e pagine tese a dimostrare che Giacobbe è l'eletto da privilegiare mentre Esaù è il reietto da contrastare e ingannare.

Abramo invecchiato fa doni a Ismaele (evidentemente ritornato dall'esilio al quale lo aveva costretto) e ai figli di Ketura perché diventeranno capostipiti degli Ismaeliti e degli Arabi; quindi li manda via dalla tribù (XX,11). Apparentemente, quindi, gli Arabi discendono da Ketura e non da Agar come mi era parso di capire dalla Bibbia. Boh.

Ricetta per la preparazione dell'olocausto perfetto (XXI,7) in modo che il soave profumo si spanda in cielo. Oltre alle carni delle vittime sacrificali, sono previsti anche alberi di specifici tipi.

Abramo mette in guardia Giacobbe contro i pagani (XXII,16): non ti mischiare con loro; estirpa i discendenti di Cam per via del peccato di Cam. Per i pagani è previsto il rogo all'inferno (XXII,22).

Abramo muore a soli 175 anni e si unisce ai suoi padri (XXIII,1). La vecchiaia e la malattia sono manifestazioni del Male; infatti Abramo era uomo retto e quindi in perfetta salute, e sarebbe potuto scampare anche 200 anni, ma il male del mondo glielo ha impedito; fornicazione, impurità, avarizia e guerra sono il Male; per questo il diffondersi del Male nel mondo porterà la durata della vita degli uomini a calare ulteriormente fino a max 75 anni (XIII,11).

Le cose andranno peggiorando per Israele e per il mondo, fino a quando un gruppo di fanciulli illuminati dalla fede (XXIII,26) integerrimi osservanti di questi comandamenti cominceranno a invertire l'andamento (XXIII,26). Secondo il curatore è un riferimento alla setta degli Esseni dei quali l'autore faceva parte, e questo libro è il loro manifesto politico e ideologico. E allora la speranza di vita crescerà, ci sarà gioia e pace e nessun demonio, perché il Signore è sempre pronto a perdonare coloro che lo amano (XXIII,31).

Esaù ritorna esausto dalla caccia e trova Giacobbe ai fornelli che ha preparato una gustosa polenta di lenticchie (XXIV). L'episodio procede come nel Tanach ma, ci tiene a dire l'autore, Esaù disprezzò la sua primogenitura.

Isacco presso i Filistei fa fortuna ma qui non dice che Rebecca è sua sorella (XXIV); Filistei invidiosi diventano ostili; Isacco maledice i Filistei che verranno un giorno scacciati.

Yahweh, Rebecca e Giacobbe complottano per estromettere Esaù dall'eredità ingannando il vecchio Isacco semi-cieco (XXVI). Esaù s'incazza, Giacobbe fugge da zio Labano per lavorare e prendere moglie. Inganni vari tra Labano e Giacobbe come già sappiamo (XXVIII).

Enfasi sui 12 figli di Giacobbe avuti dalle mogli e dalle serve (XXVIII,11; XXXII,3), come nella Torah.

Finalmente Giacobbe scappa verso casa con due mogli, una pletora di figli, serve e bestiame sottratti a zio Labano. Labano lo insegue, lo raggiunge, ma qui abbiamo un accordo di non-aggressione tra gentlemen; niente lotta con Yahweh, niente cippo degli idoli dei padri, niente imposizione del nome di battaglia di Israel, che avverrà solo più avanti (XXXII,17). Giusto qualche statuetta rubata da Rebecca al padre Labano, che Giacobbe provvede subito a distruggere (XXXI,2). Sulla via del ritorno incontro e riconciliazione con Esaù liquidati in sole due righe di testo (XXIX,13) e poi riconciliazione con Isacco (XXXI,8).

Dina stuprata da Sichem, fratelli guidati da Levi si vendicano su tutta la città di Sichem uccidendo tutti gli uomini e facendo bottino del resto (XXX); unica differenza, qui non c'è l'inganno della circoncisione e i Sichemiti si dimostrano ostili; non meglio precisato terrore del Signore si abbatte sulle città circostanti a protezione della famiglia Giacobbe. In generale, tutti i popoli sono prevenuti e ostili contro gli Israeliti, per cui meglio sterminarli anche preventivamente; e quando uno straniero colpisce un Israelita allora tutto Israele si mobilita contro il popolo a cui appartiene l'aggressore (XXX,6).

Leggi per la purezza della razza israelita: non vi mischiate agli altri (XXX,7-17). Qui anticipano Esdra. La stirpe di Levi fu scelta per il sacerdozio (XXX,18) proprio in virtù dell'episodio di Sichem; notare che in generale i meriti e le colpe dei padri si trasmettono ai figli quando si tratta di Israeliti, mentre le colpe di un singolo non-Israelita si trasmettono a tutto il popolo a cui esso appartiene. Sono concezioni tipicamente tribali più che nazionalistiche.

Isacco sul letto di morte detta le sue ultime volontà rivolgendosi in particolare ai suoi due nipoti prediletti (XXXI): Levi sia sacerdote (e quindi legislatore e giudice) e Giuda sia capo politico (e quindi re e generale). Nella Torah è Giacobbe che promuove Giuda capo politico mentre rimprovera Levi per la strage dei Sichemiti.

Giuseppe rapito dai suoi fratelli senza motivazione e venduto a mercanti Ismaeliti diretti in Egitto (XXXIV,10). Vicende di Giuseppe come nella Torah in (XXXIX, XL).

Isacco fa le spartizioni tra i due figli e riconosce la primogenitura di Esaù, al quale dà la parte maggiore del patrimonio (XXXVI,12). Esaù riconosce di avere già venduto la primogenitura per un piatto di lenticchie (XXXVII,3) e lascia tutto a Giacobbe. Isacco approva. Esaù si ritira tra le montagne di Edom. I figli di Esaù convincono il padre a un ripensamento (XXXVII, XXXVIII) e muovono guerra a Giacobbe. Nello scontro, Giacobbe colpisce e uccide Esaù con una freccia; gli Edomiti si sottomettono a Giacobbe.

Senza motivazione, Giuda impone al primogenito Er una moglie di Aram (XLI). Tutto procede come in Genesi 38. Giuda riconosce il suo peccato, cioè la fornicazione con la nuora vedova di Er. Perché l'autore senta il bisogno di riportare anche questa vicenda enigmatica, non me lo spiego.

Giacobbe e famiglia emigrano in Egitto

Arriva la carestia in Canaan e la famiglia emigra in Egitto (XLII-XLIV). Sono in tutto 75 (XLIV,33) come vuole la tradizione del tempo (v. nota 33 a pagina 394), ma di questi, 5 morirono subito appena arrivati in Egitto (XLIV,29) per cui rimangono 70 come vuole la Torah. Giuseppe li accoglie in Egitto. 17 anni dopo, Giacobbe consegna i Libri a Levi affinché li custodisca e li rinnovi, quindi muore (XLV,16).

Gli Egiziani, battuti in guerra da misterioso re di Canaan sconosciuto alla Storia, guardano con sospetto agli ospiti che vengono da là perché temono il nemico in casa (XLVI,6). Il faraone ordina ai capi operai di vessare gli Israeliti (XLVI,14). Gli Israeliti resistono e si moltiplicano.

Esodo

Tutto l'esodo in un solo capitolo (XLVIII) come successione di scene sommariamente descritte, a tratti onirico e frettoloso, come se l'autore stesse per finire la carta. Numerose le varianti rispetto alla Torah, e qui ne sottolineo solo le principali.
Manca la storia di Jetro, suocero di Noè e sacerdote di un qualche dio locale imprecisato.
Manca Yahweh nascosto nel rovo in fiamme che si presenta all'ignaro Mosè con tanto di minestrone di nomi Yahweh | El Shaddai | Elohim.
Possiamo anche anticipare subito che non ci saranno tavole di pietra, né arche dell'alleanza, né vitelli d'oro, e manca del tutto il personaggio di Aronne.

Ulteriori repressioni del faraone contro gli Israeliti senza motivazione; ordine di gettare nel fiume tutti i loro figli maschi. Il piccolo Mosè si salva nella cesta, viene ritrovato da figlia del faraone e dato in affido a pagamento a ebrea che, guarda caso, è proprio la madre. Mosè verrà educato dal faraone come un figlio.

Mosè uccide egiziano che stava percuotendo un israelita (un ebreo secondo Esodo 2) e si dà alla latitanza per 35 anni.

Mosè ritorna in Egitto per la festa dei Tabernacoli (nella Torah ritorna perché mandato in missione da Yahweh e la festa verrà istituita solo DOPO l'Esodo). Durante il viaggio, Mosè viene aggredito dal perfido Mastema che opera per conto dei maghi egiziani, e viene salvato da Yahweh (in Esodo 4,24-26 è Yahweh ad attentare alla vita di Mosè).

Yahweh manda le piaghe sull'Egitto per vendicare il popolo di Israele. Qui Mosè agisce di sua iniziativa senza bisogno di input da parte di Yahweh. Dunque, Mosè si mette a capo degli Israeliti (in numero imprecisato) e li conduce fuori dall'Egitto; attraversa il mare (non specificato quale) inseguito dagli Egiziani guidati da Mastema. Egiziani affogati nelle acque a migliaia così come avevano affogato i figli di Israele nelle acque del fiume. Successione confusa di episodi in cui Mastema e i demoni vengono alternativamente legati da "noi" (Yahweh e gli angeli, presumibilmente) oppure scatenati contro gli Israeliti per incitarli. Israeliti depredano gli Egiziani di abiti, oro, argento, ferro e questo viene riportato DOPO l'attraversamento del mare; è temporalmente incongruente.

Pasqua e Sabato

Istituzione della festa della Pasqua per celebrare questi eventi (XLIX); quando il tempio verrà edificato in terra di Canaan (ovviamente si riferisce al tempio di Gerusalemme) là si farà l'olocausto dell'agnello pasquale e si mangeranno le sue carni abbrustolite; negli altri posti lo si farà in apposito Tabernacolo. E si celebri la Pasqua nel giorno e nel mese qui indicati altrimenti sono guai. Riposo del sabato o morte! (il punto esclamativo è nel testo). La pena di morte per chi profana il sabato di riposo viene ripetuta tre volte, perché così sta scritto nella Tavole Celesti. Anche la guerra non si può fare di sabato. Il curatore osserva nella nota che quest'ultimo comandamento fu abrogato nel periodo dei Maccabei perché dava troppo vantaggio ai nemici.

Monte Sinai e Conclusione

Ritorniamo così all'inizio del racconto, sul monte Sinai dove Yahweh sta dettando la Torah monoteistica a Mosè. E Mosè chiude la sua opera con queste parole:
— Qui finisce il libro della suddivisione del tempo. Spetta lode al Signore di tutte le creature, al Re dei Re, nei secoli dei secoli, amen, amen.
FINE.

LIBRO DI ENOC

Autore: giudeo.
Data di concezione: 4o-3o secolo a.C.
Luogo di concezione: Palestina.
Lingua: aramaico o ebraico.

Il Libro di Enoc è canonico solo per la chiesa copta, per cui ci è giunto in forma integrale solo in copto antico. Tuttavia sono stati ritrovati in Qumran frammenti in aramaico e rari frammenti in ebraico. In conclusione, la lingua originale del libro era aramaico o ebraico, com'era logico aspettarsi.

Vediamo come la storia di questo libro si intreccia con la Torah, segno che le due opere furono concepite se non addirittura scritte in contemporanea. Riepiloghiamo la genealogia di Enoc secondo Genesi 5: Adamo, Seth (o Set), Enos, Cajnan (o Kenan), Mahalal (o Malaeel), Jared (o Yared), Enoc, Matusala (o Matusalemme), Lamech, Noè. Quindi Enoc, protagonista delle nostre avventure, è figlio di Jared e bisnonno di Noè. Ricordiamo anche che nella Genesi 5,21 Enoc alla tenera età di solo 365 anni viene rapito in cielo e scompare per sempre agli uomini, e senza ulteriori spiegazioni. Ricordiamo anche che in Genesi 6,2 c'è quell'altro curioso episodio dei figli di Dio che scendono sulla Terra per prendere le donne, e questo scatena l'ira di Dio, tanto che cancella l'intera umanità con il Diluvio. Vediamo allora come la storia completa era o avrebbe potuto essere nella Torah.

Prologo

Siamo ai tempi di Jared, circa anno mille dalla creazione, e il mondo è una meraviglia di pace e di perfezione. Ma un profondo turbamento sta per spezzare questo idillio.

Libro dei Vigilanti

Discesa degli angeli ribelli. Dunque, ai tempi di Jared ( = "scende") alcuni angeli ribelli scendono dal cielo per prendersi delle donne belle, rinunciando così alla propria natura spirituale eterna pur di procreare con le donne. Apprendiamo quindi che anche le creature spirituali hanno un genere, e che esso è quello maschile, e che a corrompere questi esseri maschili siano ancora una volta le donne che discendono da Eva, e questa volta senza neanche bisogno del serpente (qualunque cosa fosse). A queste donne gli angeli ribelli rivelano anche i segreti degli incantesimi e delle magie (VII).

Violenza e morte calano sulla Terra. Da queste unioni contro natura (nel senso di non autorizzate da Dio) nascono i Giganti, alti 3000 cubiti (1350 metri?), potenti e voraci che fanno il bello e cattivo tempo sulla Terra diventando spiriti malvagi, demoni che gli uomini adorano come veri dèi. Qualche elemento in più sui Giganti viene dai frammenti del manoscritto in greco ritrovato a Gizeh in Egitto ([APOCRIFI-AT] p. 684), dove essi vengono descritti come creature comprensibilmente fameliche che prima divorano tutto ciò che gli uomini possono produrre, poi cominciano a divorare gli uomini stessi e poi anche gli animali.

L'altro grave peccato è che i ribelli rivelano agli uomini le cose del cielo, la scienza, l'astronomia, la magia, la disciplina delle armi e la guerra. In breve, i ribelli hanno consegnato agli uomini conoscenza, ambizione di potere e impurità genetica. Da quel momento molto sangue scorrerà sulla Terra. Gli angeli lealisti riferiscono a Dio; beninteso, ci tengono a premettere, Dio già sapeva tutto.

Enoc lo scriba di Dio. Inaspettatamente Dio, che ormai non si fida più di nessuno, si rivolge a un uomo giusto, Enoc, perché faccia da testimone, portavoce, scriba nonché mediatore tra gli eletti (gli esseri celesti), gli uomini giusti e i ribelli. Dio detta ad Enoc la sentenza di condanna:
- Fa arrestare il capo dei ribelli (il testo fa due nomi diversi in due punti diversi, ma fa lo stesso).
- I ribelli non si potranno mai più redimere, vedranno l'uccisione dei loro figli e dei loro cari.
- Dio manda Gabriele e Michele contro ribelli e Giganti, mentre intanto questi si uccidono tra di loro e un po' li catturano, non si dice quanti quali.
- Le donne che hanno sedotto gli angeli saranno trattate allo stesso modo (XIX).
- La Terra impura verrà lavata dal Diluvio e dopo tornerà la pace e la benedizione di Dio sulla Terra. Dio promette che questa sarà la volta buona e non si sarà mai più un altro Diluvio.

Dio onnipotente e altri disastri. Abbiamo visto che nel Libro dei Giubilei i Vigilanti sono angeli mandati sulla Terra per dare agli uomini la conoscenza della scrittura, del calendario, della giustizia e della rettitudine; e tuttavia essi rimangono sedotti dalle donne, e da lì segue il disastro. Questo libro usa in modo improprio la stessa parola Vigilanti, ma qui sono loro che spontaneamente decidono di scendere sulla Terra con intenzioni lussuriose. Quindi, gli autori dei due libri hanno idee diverse su chi scaricare tutta la colpa della corruzione del Mondo: il primo incolpa essenzialmente le donne seguendo il plot Eva, mentre il secondo scarica tutto sulle creature celesti corrotte.

Gli antichi autori proprio non riuscivano a trovare una quadra tra un Dio onnipotente perfettissimo che tutto sa e tutto prevede, un mondo corrotto creato da lui stesso ma di cui perde il controllo, e un uomo che cerca disperatamente una giustificazione e una via per la salvezza. Nel tentativo di risolvere il rebus introducono castelli di serpenti, Eve, inaspettate disubbidienze, angeli ribelli e spiriti demoniaci indefiniti, e questo loro girare a vuoto dimostra tutto il loro smarrimento.

I curatori della Torah, animati da obiettivi più concreti e terreni, si sono accorti del vicolo cieco e hanno saggiamente preferito tagliare corto, anche a costo di rendere alcuni passaggi del testo canonico un po' oscuri. Vale anche il viceversa: quando la Torah contiene un punto oscuro, lì sotto si nasconde la magagna.

Ribelli presentano istanza di perdono. Enoc consegna la sentenza ai ribelli. I ribelli dettano a Enoc una richiesta di perdono. Enoc entra nel palazzo di Dio, che è magnificente e anche un po' pacchiano tipo Las Vegas, e incontra Dio assiso sul trono circondato dalla sua corte (i "Santi").

Motivazioni della condanna. Dio spiega a Enoc che la natura degli spiriti immortali è quella di stare in cielo, mentre le creature di carne mortali stanno sulla Terra ma si possono riprodurre; l'alterazione di questo ordine delle cose è l'origine di tutto il male, e per questo peccato non ci può essere perdono. L'istanza dei ribelli è quindi respinta. Riguardo invece ai segreti che i ribelli hanno rivelato alle donne, se ne riparlerà invece più avanti.

Visita guidata nell'Aldilà. Giusto che è lì, a Enoc fanno anche fare un giro guidato di tutti i mondi, quello del Cielo e quello della Terra, compreso la fabbrica dei venti che spingono il Sole e le stelle, la fabbrica delle acque, la discarica delle stelle ribelli (sì, nel mondo perfettissimo di Dio si ribellano anche le stelle e si beccano una pena di diecimila secoli (XXI)), nonché le fondamenta della Terra e altre fenomenali rivelazioni. Ma è l'ultimo il luogo più tremendo di tutti: esso è la prigione degli angeli, nella quale il fine-pena è mai: la pietà di Dio non si applica per gli angeli reprobi, ed è qui che finiranno a marcire i Vigilanti. Enoc visita anche i luoghi delle anime degli uomini in attesa del Giudizio, ma il testo è volutamente confuso sicché non si può stabilire che cosa succederà ai condannati e ai salvati, se le anime dei salvati risorgeranno in carne e per quanto tempo o cosa (XXII).

Libro delle Parabole

Diciamo subito che questo libro raccoglie una serie eterogenea di visioni di Enoc dell'aldilà, più alcune vicende assortite; le parabole qui non c'entrano, a meno che non si vogliano intendere le vicende narrate come parabole. Ho anche riordinato le vicende cronologicamente perché il testo è come uno di quei film d'autore degli anni '70 pieno di flash back.

La lista dei peccati dei ribelli. Ecco tutti i peccati dei ribelli e del loro capo (LXIX):

Ho fatto una certa fatica a mettere insieme la lista qui sopra perché sicuramente il testo non è ispirato da Dio; e se lo è, allora Dio è dislessico.

Diluvio. La Terra si inclina, qualcosa di grosso sta per avvenire. Noè spaventato chiama il bisnonno Enoc. Enoc spiega la storia dei Vigilanti e del Diluvio che verrà, ma Noè è uomo giusto e verrà risparmiato perché da esso nascerà la nuova gente giusta e santa (LXV). Gli angeli liberano la forza dell'acqua e tutto si allaga, mentre sotto c'è l'inferno di fuoco dove bruciano gli angeli ribelli, dalle acque si levano lingue di fuoco, e da lì viene un gran puzzo di zolfo (LXVII). I corpi degli uomini una volta potenti bruciano mentre il loro spirito (cioè immagino l'anima) va verso il castigo.

Dio fa autocritica. Cambio di strategia. Dio riconosce che il Diluvio è stato inutile. Il testo dice proprio così: inutile. Enoc lo ribadisce più avanti (CVI): vi sarà sulla Terra iniquità maggiore della precedente. L'analisi del fallimento si ferma qui e non ci dice in quali termini il Diluvio è stato inutile: non ha spazzato via tutte le impurità? non ha spazzato via tutti i Giganti? non ha spazzato via le donne corrotte? Dio cambia strategia e si gioca la carta Messia castigatore dei potenti (LV); e in particolare il paese dei suoi giusti (evidentemente si riferisce a Israele) farà guerra e vincerà contro i Parti e i Medi (LVI). Questo ultimo riferimento a Parti e Medi ma non ai Romani ha fatto datare questo libro alla prima metà del 1o secolo a.C. Si tratta quindi di un libro più recente rispetto ai Vigilanti. Ecco chi godrà della beatitudine eterna: giusti (uomini che hanno superato il test del Giudizio), eletti (angeli lealisti) e santi (eletti cortigiani al trono di Dio) (LVIII). Perla spot: Adamo è il primo degli uomini (LX), con tanti saluti a Genesi 1,27.

Nel quadro della sua nuova strategia verso il Bene dopo il Diluvio, Dio pone due belve marine, Leviatan (di genere femmina) e Behemot (di genere maschio) il cui nome è Dendayn (LX,8), contro la grandezza del Signore sì che il castigo non sia vano; esse mangeranno i corpi degli uomini (LX,24). Il testo non è comprensibile; il traduttore propone nelle note anche il testo armeno dello stesso brano, che io ho letto, con lo stesso esito che ho sintetizzato qui. Chi si aspetta da questi testi essenzialmente una esposizione assiomatica chiara del loro pensiero teologico, rimane disorientato. Tutto questo parlare dell'Aldilà serve loro solo per parlare dell'Aldiquà, e cioè di ciò che realmente preme loro: trovare una via d'uscita per i sensi di colpa nei confronti dei peccati degli antenati, e risolvere le questioni belliche contingenti che da sempre insanguinano la loro terra disgraziata.

Di nuovo, i potenti della Terra dannati in eterno nelle tenebre, insieme agli angeli ribelli che hanno rivelato i segreti agli uomini e hanno fornicato con loro (LXII-LXIV). Notare che tra le ragioni della condanna qui vengono citati per primi i segreti rivelati dai ribelli alle donne sedotte, segreti che invece non sono neppure citati nelle motivazioni della sentenza. Questa volta nulla riguardo alle donne colpevoli.

Tutto pronto all'Inferno. Enoc fa conoscenza con gli arcangeli Michele (misericordioso e lontano dall'ira), Raffaele (che presiede alle afflizioni), Gabriele (che presiede a tutte le forze, qualunque cosa siano), Fanuele (che presiede al pentimento). Anticipa qui il tema del Messia, che metterà in riga i potenti della Terra. Le anime dei giusti risorgeranno (!?). Tutto pronto all'Inferno per accogliere le anime dei potenti della Terra e le anime degli angeli ribelli; Satana (personaggio che qui sbuca per la prima volta senza presentazione) sta affilando i suoi strumenti.

Enoc assunto in Cielo. In questa ultima parte del libro il nome di Enoc viene sostituito dalla perifrasi il figlio del figlio della madre dei viventi che è Eva (Genesi 3,20) e poi anche il figlio dell'uomo che poi probabilmente doveva essere il figlio di Adam nella versione ebraica o aramaica del libro che perciò vuol dire semplicemente uomo. Queste espressioni vogliono enfatizzare la natura umana e non celeste di Enoc, e l'assoluta eccezionalità di ciò che sta per accadergli. Infatti lo spirito di Enoc lascia la Terra per un posto fisso nel Cielo, che gli viene appositamente preparato dagli angeli dopo aver preso le misure (LXX). Da qui Enoc vede la casa di cristalli dove abita Dio, circondata da Serafini, Cherubini e Ofanin, questi ultimi che custodiscono il trono e non dormono mai, gli altri evidentemente hanno il loro riposo. E dalla casa esce Lui, la testa come lana bianca, tra ali di decine di migliaia di angeli.

Libro dell'Astronomia

Cosmologia, meteorologia e luminarie. L'angelo Uriele spiega ad Enoc il sistema che muove il carro infuocato del Sole, il disco della Luna e le luci delle stelle. Le orbite del Sole e della Luna sono circolari e di uguale diametro. Ciascun oggetto viene trasportato in cielo con la dovuta cadenza, sorgendo a est da apposite porte, e tramontando a ovest passando per altre apposite porte; le varie porte sono poste in modo da avere la variabilità stagionale. La Luna viene di volta in volta opportunamente illuminata per mostrare la fase prevista. L'autore fa anche notare che ci sono stelle che non tramontano mai e che quindi viaggiano su carri sempre in movimento circolare. Enoc spiega anche le periodicità di questi movimenti e come tutti stiano in rapporti razionali, al più con opportuni aggiustamenti qui e là di qualche costante magica. Vengono spiegate anche le porte del vento da cui arrivano temporali, brina e altri fenomeni atmosferici assortiti. Enoc può anche leggere direttamente le Tavole del Cielo, compreso il destino di tutte le generazioni (LXXXI). Quindi Enoc viene rispedito sulla Terra a riposare 1 anno, durante il quale viene invitato a spiegare tutto ai suoi figli. Diligentemente, Enoc scrive tutto e consegna gli appunti al figlio Matusalemme; sarà lui a custodirli e a trasmetterli alle generazioni future. Come vedremo, non lo farà.

Calendario liturgico il vero obiettivo. L'autore pone enfasi su non meglio comprensibili "4 giorni intercalari" da aggiunge non ho capito quando in modo che il calendario sia allineato con il calendario predisposto in Cielo. Purtroppo il testo è troppo confuso per trarre conclusioni su quale sia il calendario perorato dall'autore, complice le traduzioni molteplici del testo copto e la corruzione dei testi originali, ma è evidente che si tratta di cosa importantissima per la liturgia delle feste religiose; divergenze sul computo del calendario, se solare, lunare, luni-solare o altro, potevano portare a divisioni e a conflitti sanguinosi. Non a caso la questione del calendario è il tema al centro del precedente Libro dei Giubilei. L'altro tema comune è il Libro dei Cieli, libro che qui Enoc ha potuto leggere.

Questi scienziati Giudei non ne hanno azzeccata una. A conclusione del riassunto di questo libro sull'astronomia, possiamo con sicurezza affermare che l'autore non ha la benché minima idea di come è strutturato il cosmo né di come funziona la meccanica celeste, ma neanche a grandi linee: la Terra è piatta, la Luna è un disco piatto illuminato in modo fantasioso, il Sole è un carro infuocato, Sole e Luna viaggiano alla stessa distanza dalla Terra, tutti i loro complicati movimenti sono il risultato dell'instancabile lavoro di migliaia di angeli preposti alle luminarie del cielo. Le sue nozioni astronomiche sono quelle dell'uomo comune a lui contemporaneo. Alcuni studiosi del suo tempo erano già molto più avanti, sapevano della rotondità della Terra e ne avevano stimato il raggio, il sistema eliocentrico non era più tabù.

Libro dei Sogni

Enoc ha dei sonni travagliati.
Incubo Apocalittico: distruzione della Terra. Poi si sveglia e fortunatamente è tutto a posto; ringraziamento a Dio.
Incubo Zoologico: ovvero, tutto l'AT ma con l'allegoria degli animali: Eva (vacca bianca), Abele e Caino (vitello bianco e nero), Babilonesi e Persiani (leoni e tigri), Samaritani (porci selvatici), e via così fino all'esilio babilonese e alle rivolte dei Maccabei contemporanei dello scrittore. Riscatto finale dove Yahweh dà una grande spada agli agnelli per sconfiggere tutte le altre bestie selvatiche (l'interpretazione su chi siano gli agnelli e chi siano gli animali selvatici è lasciata per esercizio al lettore). La versione in aramaico dello stesso testo arriva addirittura ai Romani e agli Apostoli di Cristo, prova che questo libro è stato aggiornato nella versione aramaica fino ai tempi di Gesù. Lieto fine con Yahweh che salva il suo popolo eletto e scende ad abitare in Gerusalemme. Notare che tutto ciò è il sogno di Enoc, non quello che ha letto sulle Tavole del Cielo.

Epistola di Enoc

E' così giunto il momento per Enoc di abbandonare per sempre questo mondo e andare ad occupare quel posto esclusivo che gli è stato già preparato in Cielo e che abbiamo visto prima. Quindi Enoc chiama i suoi figli Matusalemme e gli altri (non specificati) per dettare il suo testamento a loro che rimarranno sulla Terra ancora per un po'.

Enoc evoca giusti vs. iniqui, retti vs. empi, buoni vs. cattivi, osservanti della Legge vs. peccatori, generosi vs. avari, ecc. Naturalmente Enoc invita i figli a far parte delle prime categorie di uomini pii, e li invita a stare alla larga dalle seconde categorie. Chiusura escatologica di Enoc:

E, quando morrete, i peccatori diranno di voi: «I giusti sono morti come siamo morti noi; quale è il loro vantaggio?» Ma le loro anime [dei peccatori] sono morte, sono diventate come se non fossero mai esistite e sono scese agli inferi, in afflizione. [Mentre invece a voi giusti] sarà dato l'equivalente della vostra fatica, e la vostra parte sarà maggiore di quella dei vivi. E vivrà lo spirito di voi che siete morti in giustizia e si rallegreranno e saranno lieti.

Quindi, pare di capire, le anime dei dannati vanno all'inferno e le anime dei salvati vanno in paradiso per l'eternità. Consegna dei Libri ai figli con monito ai traduttori di preservare intatta la parola di Enoc.

Apocalisse Noachica

Nasce Noè, figlio di Lamek, figlio di Matusalemme, figlio di Enoc. Noè ha carnagione bianco latte, capelli bianco albino e occhi luminosi (forse intende azzurri?); in definitiva, non ha l'aspetto tipicamente mediorientale di un giudeo. Inoltre, appena nato già parla con la voce ispirata del Signore. Lamek sospetta che non sia figlio suo, ma piuttosto sia figlio di un angelo, come era già successo ai tempi di Yared. Turbato, Lamek si rivolge a papà Matusalemme. Matusalemme, anch'esso perplesso, a sua volta si rivolge a papà Enoc che sta nel cielo. Enoc spiega a Matusalemme tutta la storia dei Vigilanti, cosa che non fa altro che alimentare ancor di più il sospetto di Matusalemme. Enoc spiega a Matusalemme anche del Diluvio che verrà e che Noè sarà l'unico a scampare insieme ai figli. Matusalemme così ammette di avere completamente dimenticato del testamento di Enoc e di non aver neanche dato una scorsa agli appunti polverosi lasciati dal papà, che giacciono abbandonati da qualche parte in soffitta. Rimane il fatto del bimbo alieno: che farne?

Identikit dell'angelo. Lamek riconosce in Noè l'aspetto tipico di un angelo. Vediamo allora come sono fatti questi angeli: carnagione lattea, capelli bianchi albino, occhi chiari (forse azzurri o verde marino), eloquio sacerdotale precoce. Esattamente l'iconografia che verrà ripresa nell'arte sacra medievale.

Ricordiamo che gli angeli del Tanach (i malakim) cercano di entrare in Sodoma senza venire notati. Non ci riusciranno, ma almeno sappiamo che nel Tanach l'aspetto di un angelo non doveva differire di molto da quello di un abitante del luogo, e quindi carnagione olivastra, capelli mori, occhi scuri.

Enoc rassicura Matusalemme: Noè figlio di Lamek non è un inganno. Enoc sa già che il Diluvio sarà inutile e che suo figlio e suo nipote stanno per morire annegati inutilmente per un altro errore del suo capo.

L'autore non lo vuole affermare esplicitamente, però lo lascia intendere chiaramente: Noè è così diverso perché è un eletto, ha le fisique du role, è l'uomo nuovo, è l'Adamo 2.0 perfettissimo dove hanno resettato tutte le colpe degli uomini da Adamo in poi. E quindi in definitiva Noè non è figlio di Lamek. Tema affascinante che Enoc non sviluppa. Enoc preferisce fare un'altra digressione sulle categorie dei Buoni e dei Cattivi. Qui aggiunge solo i Profeti, coloro che credono ai Profeti e coloro che li perseguitano. Finale escatologico coi Buoni che godranno della luce di Dio e i Cattivi puniti con le tenebre.
FINE.

TESTAMENTI DEI 12 PATRIARCHI FIGLI DI GIACOBBE

Autore: giudeo dissidente + paleo-cristiano
Data di concezione: dal 2o al 1o secolo a.C.
Luogo di concezione: Palestina.
Lingua: ebraico o aramaico.

E' una raccolta di brevi testamenti che vengono dedicati ai figli di Giacobbe, patriarchi delle famose 12 tribù di Israele. Il contenuto ideologico è tipicamente giudaico perché vi compaiono tutti i valori tipici del giudaismo: nazionalismo Israelita, il ruolo centrale del tempio di Gerusalemme, i patriarchi delle 12 tribù, ecc. Ma è anche evidente una interpolazione (= manipolazione) paleo-cristiana. L'unica vera differenza ideologica tra i redattori giudei e i redattori cristiani sta nel significato da dare alla parola prossimo, parola sul cui significato abbiamo già discusso in [BIBBIA]. Tutti i testamenti si chiudono col saluto finale prima di raggiungere i miei padri; nessun riferimento all'aldilà in perfetta conformità al giudaismo materialista.

I manoscritti rinvenuti sono in greco, eccetto che per Neftali dove è disponibile anche una versione in ebraico. La datazione è molto incerta, perché a un nucleo originale risalente forse al 2o secolo a.C. scritto in ebraico o aramaico, si sono aggiunti la traduzione e rimaneggiamenti di molto posteriori.

Ovviamente questi non sono davvero i testamenti dei figli di Giacobbe, ma sono un artificio narrativo usato da ignoti autori dell'area giudaica per presentare la propria visione politica, religiosa e morale a cavallo dell'anno zero. Del resto per quanto riguarda Giacobbe e i 12 patriarchi delle famose 12 tribù di Israele, si tratta di racconto mitologico privo di qualsiasi fondamento storico dimostrato. Secondo il curatore, il testamento dei patriarchi ebbe una tale fortuna da costituire un genere letterario a sé stante, e moltissimi sono i manoscritti ritrovati. Questa antologia ne ha selezionati solo alcuni, dei quali vado a richiamare gli elementi più rilevanti.

Testamento di Ruben. E' incentrato sull'episodio dell'incesto di Ruben con Bilha concubina del padre Giacobbe, episodio al quale la Torah dedica un solo versetto (Genesi 35,22). Ruben è pentito ma stigmatizza l'atteggiamento lascivo delle donne che inducono l'uomo a peccare. E quindi in definitiva sono le donne a provocare fornicazione.

Testamento di Simeone. Confessa di essere il principale responsabile del rapimento del fratello Giuseppe (Genesi 37) a motivo dell'invidia. E perciò è l'invidia il peccato di cui si occupa il suo testamento.

Testamento di Levi. In quanto patriarca di tutti i sacerdoti, la missione del sacerdozio è il tema di questo testamento. I compiti che gli ha impartito Giacobbe sono: custodire e interpretare la Legge, amministrare giustizia, ungere re, raccogliere la decima, fare gli olocausti (capitolo IX). L'autore è probabilmente un dissidente esseno: le cose in Gerusalemme cominceranno ad andare bene solo quando nascerà una generazione di sacerdoti integerrimi che farà piazza pulita di tutto il marciume che c'è adesso (XVII-XVIII). Minimo il contenuto biografico.
L'antologia riporta anche rari frammenti in aramaico rinvenuti in Qumran e nella genizah del Cairo, che confermano il testo greco e spostano indietro nel tempo l'origine di questo racconto.

Testamento di Giuda. Si proclama re, nientemeno. E' energico e temerario. Enfasi sulle sue prodezze in guerra. Affronta le fiere a mani nude. Piccola caduta di stile con l'incesto della cognata Tamara (Genesi 38) ma, si giustifica, fu dovuto solo alla sua ubriachezza. Morale: per bere il vino ci vuole intelligenza; non ubriacatevi; no all'avidità; non fatevi sedurre dalle donne; no a ballerine e prostitute; seguite sempre la Legge.

Testamento di Isacar. E' il prototipo del mite contadino, devoto al tempio, empatico con gli afflitti, abituato alla fatica dei campi, continente nei piaceri della vita, rispettoso del ruolo privilegiato degli altri suoi fratelli, in particolare Levi e Giuda.

Testamento di Zabulon. Secondo il curatore questo testo è il più manipolato in epoca paleo-cristiana, o forse manca del tutto la base giudaica. Zabulon riconosce di essere uno dei rapitori di Giuseppe, ma impedì che Giuseppe venisse ucciso. Invita i suoi figli alla misericordia e ad affrontare le difficoltà uniti. Enigmatica chiusura con: io risorgerò in mezzo alla mia tribù e gioirò insieme a quanti avranno osservato la Legge del Signore. Parole ardite se fossero pronunciate da un giudeo, ma del resto il curatore ci aveva avvertito.

Testamento di Dan. Fu tra i rapitori di Giuseppe, e la causa fu la gelosia per le attenzioni che Giuseppe riceveva dal padre; per questo voleva ucciderlo. Ma tutta la colpa fu di uno degli spiriti del malvagio Beliar (v. Giubilei), e fu Dio ad intervenire per scongiurare il peggio. Guardatevi anche da Satana e dai suoi spiriti. Segue lunga perorazione dell'amore che deve vincere sull'odio. Detto questo, baciò i suoi figli e si addormentò.

Testamento di Neftali (versione in greco). Anche lui è responsabile del rapimento di Giuseppe. Dice che ha letto Enoc, e quindi conosce il destino triste della nazione di Israele: la diaspora. Le cose si aggiusteranno ma solo seguendo Levi e Giuda (Legge e corona). Anche lui cita il malefico Beliar.

Testamento di Neftali (versione in ebraico). Sogno di Neftali che si riassume così: la causa di tutti i mali di Israele è stata la secessione del regno del nord; fossimo stati tutti uniti intorno a Levi e a Giuda, questo disastro non sarebbe successo. A cominciare tutto è stato Giuseppe che, secondo il curatore, rappresenta i Samaritani.

Testamento di Gad. Fu tra i rapitori di Giuseppe che lo volevano morto. Poi Giuda gli salvò la vita vendendolo di nascosto agli Ismaeliti, così allontanandolo dai fratelli che lo volevamo morto. Quindi non odiare perché l'odio agisce insieme a Satana. Gad ha odiato Giuseppe fino ad ammalarsi al fegato, ma adesso è pentito. Quindi amare il prossimo. E onorare sempre Levi e Giuda perché è attraverso di loro che il Signore salverà Israele.

Testamento di Aser. Dio è Bene, Beliar è Male. Ciascuno ha dentro di sé il Bene e il Male; si tratta di scegliere quale via seguire. Segue disamina di comportamenti virtuosi e viziosi. La diaspora continuerà fino al giorno in cui arriverà tra noi Dio fattosi uomo; egli salverà Israele e tutti i popoli. Qui siamo ideologicamente in area gnostica con tendenza giudaico-cristiana.

Testamento di Giuseppe. Le note vicende di Giuseppe come narrate nel Pentateuco, ma qui in versione espansa e in prosa vivida; la traduzione del curatore dal greco ha sicuramente contribuito. Sogno enigmatico finale di controversa interpretazione. Conclusione: onorate Levi e Giuda perché da loro sorgerà la salvezza di Israele.

Testamento di Beniamino. Ricorda quando, ancora bambino, arrivò in Egitto e rivide Giuseppe; ricorda papà Giacobbe che riconobbe in Giuseppe colui che è senza peccato che morirà per gli empi. Parte che il curatore riconosce come ampiamente rimaneggiata da cristiani. Soliti ammonimenti a seguire il Bene del Signore e scansare il Male di Beliar. Allusione alla Passione di Gesù. Confusa profezia del Giudizio, quando ciascuno risorgerà nella propria tribù di Israele per essere giudicato insieme agli altri popoli. La contorsione mentale dell'ultima frase è nel testo.

APOCALISSE SIRIACA DI BARUC

Autore: giudeo ma con visione escatologica.
Data di concezione: 70-135 d.C.
Luogo di concezione: Palestina.
Lingua: aramaico? ebraico?

Il libro ha origini molto incerte; ne conosciamo un solo manoscritto completo, in lingua siriaca, che riporta l'intero Antico Testamento secondo la chiesa Persiana, ed è datato 6o-7o secolo d.C. La vera origine del testo va quindi dedotta analizzando il contenuto dal punto di vista storico e filologico. Secondo gli studiosi l'autore del testo si può identificare in un giudeo, che scrisse durante il periodo delle Guerre Giudaiche, e che volle ambientare il suo racconto nel periodo altrettanto travagliato dell'Esilio Babilonese. L'autore ha una sua idea dell'origine del male e del riscatto che si può così riassumere: 1) la disubbidienza della Legge è l'origine di tutti i mali che Dio ci sta infliggendo; 2) ricordiamoci che alla distruzione del Primo Tempio e all'Esilio Babilonese seguì il rientro e la ricostruzione, quindi abbiate speranza che anche stavolta ce la faremo; 3) per farcela la ricetta è molto semplice: basta avere fede in Dio e prepararsi a ristabilire il dominio della Legge; 4) presto verrà il Messia a sistemare le cose, e poi comunque ci sarà la resa dei conti finale con il Giudizio.

Breve riassunto del contenuto. Conosciamo già Baruc dalla Bibbia come il fido compare del profeta Geremia. In questo libro il protagonista è ancora Baruc che assiste attonito alla distruzione del primo tempio di Gerusalemme ad opera degli angeli mandati da Yahweh per punire gli Israeliti per i loro peccati. In realtà fu l'imperatore assiro-babilonese Nabucodonosor nel 587 a.C. ma nella visione di Baruc dove il dio onnipotente è l'unico artefice della storia, la causa di tutti i mali non può che essere ricondotta alle colpe degli Israeliti, e la punizione non può che venire da dio stesso. Dunque gli angeli distruttori sono già pronti con le fiaccole per appiccare l'incendio, ma prima di distruggere tutto, un angelo preleva dal tempio alcuni oggetti:

il velo, l'efod, il propiziatorio e le due tavole e la veste santa dei sacerdoti e il turibolo e le 48 pietre preziose che il sacerdote vestiva e tutti i santi vasi della tenda; quindi l'angelo disse a voce alta: Terra, terra, terra, ascolta le parole del Dio potente e ricevi le cose che ti affido e custodiscile fino a quando ti sarà comandato di renderle.

E' quello qui sopra il messaggio di speranza che l'autore lancia al suo popolo in un momento almeno altrettanto travagliato in cui il tempio è stato distrutto una seconda volta ad opera dei Romani nel 70 d.C. e molti ebrei soffrono nella diaspora. Infatti Yahweh ha già predisposto tutto per il ritorno e la costruzione del Terzo Tempio di Gerusalemme.

Mentre Geremia e gli altri sacerdoti vengono deportati, Baruc è costretto a rimanere in Gerusalemme per essere testimone della distruzione e per ricevere da Yahweh l'ultimo ammonimento, ammonimento che dovrà poi riferire al popolo. Basilarmente, ci sarà un Giudizio dove tutti i morti verranno resuscitati: i giusti saranno salvati e diventeranno come angeli (come disse Gesù), anzi anche meglio che angeli, e vivranno per sempre nel Paradiso; gli empi saranno condannati al tormento eterno nell'Inferno (lo sheol, nel testo).

Ma prima del Giudizio, che ne sarà dei viventi e di Gerusalemme? Ed ecco la visione di Baruc: un Messia arriverà a riscattare gli Israeliti, ucciderà gli empi, sterminerà alcuni popoli e ne risparmierà altri, ed infine il messia dominerà sulla Terra. In attesa di quel momento, Baruc e il suo popolo dovranno abbandonarsi totalmente alla fede in Yahweh e rallegrarsi per le pene patite perché questo è il percorso stabilito verso la salvezza.

Conclusioni. Il libro ci presenta concetti tipici del giudaismo vecchia maniera, con il Bene della Legge, il Male della sua violazione, il Messia del riscatto. Ma si aggiungono nuovi elementi che sono comuni al cristianesimo, e cioè la prospettiva escatologica della resurrezione dei corpi o delle anime (il dettaglio tecnico non è ben chiaro) e la ricompensa nell'aldilà; anche la sofferenza non è più solo punizione, ma è espiazione da vivere con serenità perché si tratta di una tappa verso la Salvezza; la benedizione non è necessariamente nell'Aldiquà.

Altre curiosità dagli apocrifi dell'AT

Dio concede a pochi eletti sapienza e intelligenza. Il libro Quarto libro di Ezra ([APOCRIFI-AT] vol. 2 p. 376) ci spiega come la conoscenza sia riservata a pochi eletti. Il questo libro, Dio detta a cinque scribi di Ezra tutta la conoscenza in 94 libri, di cui 24 da rendere pubblici e 70 da consegnare solo ai sapienti del suo popolo perché in essi c'è la sorgente dell'intelligenza, la porta della sapienza e il fiume della conoscenza. E' facile immaginare che i sapienti a cui fa riferimento il libro non possono che essere i sacerdoti del tempio di Gerusalemme.

Il diavolo è un angelo invidioso di Adamo. Il libro Vita di Adamo ed Eva ([APOCRIFI-AT] vol. 2 p. 452) ci spiega il motivo dell'odio del diavolo per Adamo. Dio creò Adamo a propria immagine, lo pose in quel luogo di delizie che è l'Eden, quindi impose a tutti gli angeli di adorare la nuova creatura. Ma uno degli angeli e gli angeli al suo seguito si rifiutarono di adorare Adamo e per questo furono puniti da Dio, privati della gloria, scacciati dal cielo e precipitati sulla Terra, dove andranno a sfogare la loro frustrazione sull'uomo. Lo stesso plot viene proposto dal [CORANO] con l'angelo Iblis.

Ecco come furono crearti gli angeli. Il Libro dei segreti di Enoc ([APOCRIFI-AT] vol. 2 p. 544) ci spiega come Dio creò gli angeli: dalle pietre feci scaturire un gran fuoco e dal fuoco creai tutte le milizie incorporee tutte le milizie delle stelle e i Cherubini e i Serafini e gli Ofanim [guardiani del trono] e tutto questo lo feci scaturire dal fuoco. Nel [CORANO] gli angeli furono creati da un vento infuocato per adorare Allah.

Apocrifi del Nuovo Testamento

L'antologia [APOCRIFI-NT] comprende:

Vangeli dell'Infanzia: Giacomo, Pseudo-Tommaso, Pseudo-Matteo, Arabo Siriaco, Armeno, Natività di Maria, Giuseppe il Falegname.
Vangeli della Predicazione: Ebioniti, Nazarei, Ebrei.
Vangeli della Passione e della Resurrezione: di Pietro, di Nicodemo, Discesa all'Inferno.
Ciclo di Pilato.
Assunzione di Maria: Dormizione, Transito della Beata Maria Vergine.
Vangeli gnostici: di Tommaso, di Filippo, della Verità.
Libro di Giovanni Evangelista.

Cristianesimo: dalle catacombe alla religione di Stato

Nel nostro esame della [BIBBIA] abbiamo visto come gli apostoli debbano fuggire da Gerusalemme perché ricercati dai sacerdoti del Tempio di Gerusalemme. Anche la vita dei primi Gesuani e dei primi Cristiani non fu facile, e dovettero guardarsi sia dai custodi della tradizione Giudaica a caccia di eretici, sia dai Romani sospettosi verso i seguaci di un condannato per sedizione. Le Guerre Giudaiche (66-135 d.C.) avevano insanguinato la Palestina rendendo ulteriormente precaria e pericolosa la vita dei primi seguaci di Gesù, che erano perseguitati e costretti alla clandestinità. Le persecuzioni dei cristiani raggiunsero l'apice sotto l'imperatore Diocleziano (circa 302 d.C.). Ciò spiega come mai la letteratura cristiana del periodo ci abbia lasciato solo pochi frammenti dei vangeli. Ma le cosa non erano destinate a rimanere così per sempre.

L'imperatore Costantino concede la libertà di culto nell'Impero Romano d'Occidente (Editto di Milano 313 d.C.) e poi la estende anche all'Oriente (324 d.C.), e infine il Cristianesimo diventa religione unica e obbligatoria dello Stato con Teodosio I (Editto di Tessalonica, 380 d.C.). E' in questo periodo che i racconti popolari dell'infanzia cominciano a diffondersi in numerose copie, in varie lingue e diverse rielaborazioni, andando a colmare una lacuna dei vangeli canonici.

Le antologie come questa [APOCRIFI-NT] tentano di recuperare i racconti più antichi e quindi "originali", ma per i motivi detti non ci si può spingere più indietro del 4o secolo d.C. E questo spiega come mai questi racconti, spesso destinati alla divulgazione popolare, risentirono del diverso contesto culturale e presero una strada divergente rispetto al proto-cristianesimo dei vangeli canonici.

Chi erano i Magi? Ed erano intelligenti?

I Magi, dal persiano magh, sono sacerdoti del dio gnostico Mazda seguaci del profeta Zoroastro; la concezione filosofica e religiosa tipicamente gnostica degli zoroastriani era diffusa in Persia almeno a partire dal 6o secolo a.C. (it.wikipedia.org/wiki/Magi_(zoroastrismo)). Il vangelo di Matteo ha quindi voluto introdurre un riferimento esplicito allo gnosticismo; le persecuzioni contro l'eresia porteranno a cambiare l'identificazione di questi soggetti.

Secondo [APOCRIFI-NT] la parola viene dal sanscrito mahat, che erano indovini e astrologi caldei (nota a p. 22).

I racconti degli apocrifi ci danno diverse versioni sulla loro identità e sui doni che essi portarono. Ciascuno offrì in dono a Gesù una moneta d'oro (p. 84). Erano in numero di tre e si chiamavano Gaspar (che donò mirra), Melchior (incenso) e Balthasar (oro) (p. 107). Oppure ancora, erano principi di Persia (p. 144). Oppure ancora, erano tre fratelli di nome Melkon re dei Parsiani, Balthasar re degli Indiani e Gaspar re degli Arabi, e si muovevano con un folto seguito di 12'000 uomini, recando in dono mirra, aloe, mussolina, porpora, pezze di lino, nardo, cannella, cinnamomo, incenso e altri profumi, oro, argento, pietre preziose, zaffiri e perle, nonché misteriosissimi libri scritti e sigillati dalle mani di Dio (p. 158, 167). Essi riconoscono che Gesù è re di Israele (p. 23).

In tutti i casi si tratta di gente che serve e che ha dimestichezza con gli ambienti di corte e ne conoscono quindi le trame e i pericoli. Nonostante questo, nel vangelo di Matteo essi decidono di entrare nel regno di Erode il Grande, paranoico e sanguinario re di Gerusalemme, per chiedere dove si trova il neonato usurpatore del suo trono e, miracolosamente, non finiscono decapitati.

Nasce il culto mariano da una famiglia molto complicata

In queste versioni riviste e corrette dei vangeli Giuseppe è tutore di Maria, e Maria è non solo vergine ma anche celibe. Grande enfasi viene posta sulla vocazione di Maria e sulla sua verginità prima della concezione, dopo e per sempre, con tanto di accurate visite ginecologiche che accertano il miracolo. Ne consegue che per spiegare tutti i "figli di Maria" e i "fratelli di Gesù" citati in Matteo gli apocrifi sono costretti ad introdurre diverse Marie.

Ricordiamo che nel vangelo di Matteo Maria è promessa sposa di Giuseppe, mentre in Luca è moglie di Giuseppe. Per il resto i vangeli canonici sono vaghi relativamente alla famiglia di Gesù. Il significato polisemico della parola "fratello" nella lingua greca ellenistica complica ulteriormente le cose e introduce altre ambiguità. I vangeli di Matteo 13,55 e Marco 6,3 dicono che Giacomo, Giuseppe, Giuda, e Simone sono fratelli di Gesù con padre Giuseppe, e che Maria è madre di Gesù, lasciando quindi aperta ogni ipotesi su chi sia la madre dei figli di Giuseppe. Gli apocrifi sfruttano questa ambiguità per costruire diversi schemi parentali che preservano la verginità eterna di Maria così come voleva l'agiografia mariana medievale. Ma lo fanno ciascuno a modo suo.

Tutti gli apocrifi sono concordi che Giuseppe ebbe una moglie prima di Maria, e da quella moglie ebbe figli e figlie. Ma già sui nomi ci sono dei problemi. Il Vangelo dello Pseudo-Matteo scambia Simone con Simeone. Le note in [APOCRIFI-NT] p. 100 e 110 presentano altre due varianti dove il numero di sorelle omonime di Maria lievita addirittura a tre che la madre di Maria ebbe da tre mariti diversi, facendo lievitare ulteriormente il numero di fratellastri e cugini di Gesù tra i quali collocare i personaggi dei vangeli. Persino Giovanni evangelista discepolo amato da Gesù, e Giovanni il Battista vengono annoverati tra i cugini di Gesù, facendo dei vangeli in una saga famigliare tra pochi intimi. Per approfondimenti: it.wikipedia.org/wiki/Fratelli_di_Ges%C3%B9.

In definitiva, né i vangeli, né gli apocrifi rispondono in modo convincente su: quanti figli ebbe Maria? quanti fratelli aveva Gesù? e quanti fratellastri? quanti cugini? perché la castità? Se l'argomento può sembrare tutto sommano di poco conto dal punto di vista teologico, osserviamo che questi racconti hanno costituito il modello al quale si sono conformati più o meno serenamente milioni di uomini e donne nei secoli passati convinti nel valore morale di questi racconti, valore che non era espressione del volere di dio ma espressione della società del loro tempo. Società che era completamente diversa da quella giudaica da cui i racconti originavano, e dove invece la mancanza di prole e la sterilità erano una maledizione e il celibato una condizione da evitare.

Vangeli dell'infanzia

PROTOVANGELO DI GIACOMO

Ovvero di Maria e della Natività.

Autore: gesuano ellenizzato.
Data di concezione: 4o secolo d.C.
Luogo di concezione: Impero Romano d'Oriente.
Lingua: greco.

Le generalità che ho indicato qui sopra sono una mia deduzione; il curatore dell'antologia non si vuole sbilanciare perché ci sono molte incertezze. L'enfasi sulla centralità del tempio e sul ruolo dei sacerdoti lascia pensare alla mentalità di un giudeo osservante. Qui si parla delle origini di Maria e della nascita di Gesù.

Gioacchino è ricco e fa offerte generose al tempio, ma suscita per questo anche gelosie. Gli viene rinfacciato che la moglie Anna non ha ancora dato figli al popolo di Israele. Seguono preghiere e lamentazioni. Un angelo risponde al richiamo e promette prole ad Anna. Anna fa perciò voto di offrire il figlio o figlia in servizio al tempio.

Nasce Maria. All'età di tre anni quando la bambina non ha più bisogno del babbo e della mamma, Maria viene condotta al tempio. Ivi Maria presta di buon grado il suo servizio ricevendo il cibo da un angelo.

Raggiunti i 12 anni Maria è ormai donna e non si può correre il rischio che il suo sangue contamini il tempio. I sacerdoti riuniti a consiglio cercano una soluzione, ma invano. Interviene angelo che ordina un test divinatorio per assegnare in affido la quasi ragazzina a un uomo vedovo. L'anziano Giuseppe vince suo malgrado il test, e abbandona la ragazzina nella sua casa per ritornarsene alle sue costruzioni, sicuro che Il Signore ti custodirà.

Maria raggiunge l'età di 16 anni facendo lavori di casa e tessendo drappi per il tempio. Un giorno esce di casa per attingere acqua, quando sente una voce misteriosa:
— Ave, o piena di grazia! Il Signore è con te, benedetta tu fra le donne!
Maria, comprensibilmente turbata, rientra in casa, dove le si presenta un angelo:
— Non aver paura, Maria: infatti hai trovato favore presso il Signore di tutte le cose, e concepirai per opera della sua parola.
— Concepirò io dunque per opera del Signore il Dio vivente, e partorirò come partorisce ogni donna?
— Non così, Maria. Infatti ti coprirà come un'ombra la potenza del Signore, e perciò l'essere, anche esso sacro, che nascerà da te sarà chiamato figlio dell'Altissimo. Tu gli metterai nome Gesù, egli infatti salverà il tuo popolo dai loro peccati.

Gesù è il Salvatore. Abbiamo già discusso della origine del nome di Gesù nel Glossario del Nuovo Testamento (v. [BIBBIA]) e abbiamo visto, in sostanza, che Gesù è in realtà Iésous nel testo in greco, che a sua volta probabilmente deriva dall'ebraico Joshua che suona come "Yahweh salva", per cui il nome imposto dall'angelo è consistente con la missione assegnata al nascituro. La cosa doveva apparire meno evidente ai lettori del testo greco che non conoscevano l'ebraico, e che ignoravano chi fosse Yahweh e il suo popolo eletto.

Chi è venuto a salvare? Come abbiamo visto dal curriculum, Maria è 100% giudea, quindi il suo popolo da salvare sono i Giudei o, al massimo, gli Israeliti. Perciò l'autore è sicuramente un Giudeo o un Israelita seguace di Gesù, ovvero un gesuano. Meno evidente quale sia il peccato da cui deve essere salvato: per i Giudei è il tradimento di Yahweh e l'inosservanza della Legge; per i Cristiani è il Peccato Originale indicato da Paolo.

Maria dimentica presto l'inquietante episodio dell'angelo, e viene accolta come ospite da Elisabetta, moglie del sommo sacerdote Zaccaria. I mesi passano e la sua pancia comincia a crescere in modo evidente. Spaventata, rientra a casa sua per nascondere la gravidanza, incerta sul da farsi. Al sesto mese, Giuseppe ritorna dal cantiere e scopre l'inghippo. Maria si difende:
— Sono pura io, e non conosco uomo!
— Di dove viene allora quello che è nel tuo ventre?
— Come è vero che vive il Signore mio Dio, non so di dove venga questo che è in me.

Giuseppe si allontana da casa per riflettere: nascondere Maria e violare la Legge, oppure denunciarla perché sia condannata a morte? Nel testo si afferma che Giuseppe non crede alla storia dell'angelo, quindi implicitamente si assume che Maria abbia raccontato della cosa a Giuseppe anche se questo non viene riportato. Giuseppe lascia la casa e medita a lungo fino a quando si addormenta. In sogno gli appare un angelo a confermare che la cosa di Maria è opera dello Spirito Santo:
— Essa partorirà un figlio e tu gli metterai nome Gesù, poiché egli salverà il suo popolo dai loro peccati.
Giuseppe, rasserenato, si ritira in casa mantenendo il riserbo su tutta la cosa.

Lo scriba Anna (quindi uno dei notabili del tempio, giusto un gradino sotto ai sacerdoti; da non confondere con Anna madre di Maria) irrompe in casa Giuseppe che non si presenta da tempo alle riunioni. Giuseppe tergiversa, ma Anna scopre Maria incinta e va subito ad informare il sacerdote capo, che forse è lo stesso Zaccaria il cui nome verrà citato solo più avanti nella storia. Il sacerdote capo avvia processo contro Giuseppe per aver mancato al suo dovere di custodire Maria, sospetta una tresca, e quindi ordina il test divinatorio dell'acqua amara (Numeri 5,11-31) che somministra sia a Maria che a Giuseppe. Il test risulta negativo: Giuseppe e Maria non hanno peccato. Giuseppe, sollevato, ritorna a casa ringraziando il Dio d'Israele.

L'imperatore Augusto dispone il censimento degli abitanti di Betlemme. Giuseppe insieme ai suoi figli si incamminano partendo da luogo imprecisato, Maria sta a dorso d'asina. Deve andare anche lui a Betlemme per iscrivere i suoi figli, ma ha perplessità riguardo alla condizione di Maria: va iscritta come figlia o come moglie? Giunti a metà del cammino Maria ha le doglie; il luogo è deserto; una grotta fa da riparo temporaneo per Maria e figli. Giuseppe si incammina per cercare una levatrice ebrea, quando improvvisamente:

L'aria stava come attonita [...] e gli uccelli del cielo erano fermi. Guardai in terra e vidi posata lì una scodella e degli operai seduti intorno con le mani nella scodella; e quelli che stavano masticando non masticavano più, e quelli che stavano prendendo del cibo non lo prendevano più [...] ma i visi di tutti erano rivolti al cielo [...] e un pastore alzava la mano per percuotere le pecore ferme, ma la mano restava in aria [...] e insomma tutte le cose furono distratte dal loro corso.

Quando Giuseppe ritorna alla grotta con la levatrice, ormai non è più necessaria. Il lirismo dell'autore dura solo un attimo perché subito dopo si passa alle cose prosaiche. Accorre anche una certa Salomè, che non si dice chi sia né da dove venga; essa non crede alla storia della madre vergine e vuole controllare:
— Mettiti giù per bene.
Salomè infila un dito nella natura di Maria poi caccia un urlo: essa è davvero vergine! quindi Gesù non è uomo come gli altri, ma è davvero un Dio in terra! Qui una velata eresia docetista.

Arrivano anche i magi dall'oriente guidati da una stella per adorare il bambino che, essi dicono, sarà re di Israele; portano oro incenso e mirra; chi siano questi magi e quanti siano non si sà. Re Erode il Grande interroga i magi per trovare questo bambino, ma invano. Erode ordina di uccidere tutti i bambini di età sotto i due anni. Maria avvolge Gesù nelle fasce e lo nasconde in una mangiatoia. Elisabetta, che nel frattempo è diventata mamma di Giovanni il Battista, si nasconde col bimbo in una montagna protetta dagli angeli. Sicari di Erode interrogano papà Zaccaria alla ricerca del bimbo, ma Zaccaria resiste fino a quando viene ucciso. Costernazione degli altri sacerdoti che trovano il sangue rappreso di Zaccaria sull'altare (come lo hanno riconosciuto?). Nomina del nuovo sacerdote capo.

A scrivere queste memorie è un tale Giacomo, fuggito nel deserto dopo i torbidi in Gerusalemme seguiti alla morte di Erode.
FINE.

VANGELO DELLO PSEUDO-TOMMASO

Ovvero Gesù un bambino difficile

Questa recensione si riferisce al Testo greco A indicato nell'antologia.

Autore: cristiano bizantino, non giudeo.
Data di concezione: 6o secolo d.C.
Luogo di concezione: Impero Romano d'Oriente.
Lingua: siriaco? greco?

L'autore si presenta come Tommaso filosofo israelita, ma secondo gli studiosi l'autore non era né filosofo né israelita. Considerato espressione dello gnosticismo e per questo avversato dalla Chiesa, questo racconto popolare circolava in numerose copie e traduzioni durante i secoli del Medio Evo. Qui si parla di Gesù bambino tra i 5 e gli 8 anni di età che, secondo le interpretazioni più benigne, è un eone buono pronto a salvare coloro che credono in lui e a fulminare coloro che lo negano; altrimenti è un bimbetto presuntuoso e vendicativo che usa i suoi superpoteri per commettere orrendi delitti per la disperazione di mamma e papà. Il racconto è strutturato in un serie di brevi episodi che vado a riassumere.

Gesù a 5 anni di età gioca con l'acqua piovana, che raccoglie e purifica usando la sola sua parola. Poi impasta dell'argilla e modella 12 passeri. Fa tutto questo durante il sabato sacro. Un giudeo lo vede e riferisce a papà Giuseppe perché prenda provvedimenti. Giuseppe interroga Gesù e quest'ultimo in risposta batte le mani e dà vita ai passerotti di argilla, che volano via cinguettando; stupore tra gli astanti.
Tra gli astanti c'è anche il figlio dello scriba Anna (che abbiamo già visto nel racconto precedente); egli cerca di cancellare le tracce dell'opera di Gesù, e questi lo rinsecchisce all'istante uccidendolo; i genitori del rinseccato si lamentano sommessamente con Giuseppe.
Gesù uccide ragazzino che gli ha urtato la spalla; la gente mugugna con Giuseppe e medita di scacciarlo dal villaggio se Giuseppe non gli insegna ad usare i super-poteri per fini buoni invece che cattivi.
Giuseppe interroga rispettosamente Gesù, e Gesù condanna alla cecità i suoi accusatori; Giuseppe passa alle vie di fatto, e trascina via il monello prendendolo per un orecchio; il bimbo reagisce rabbioso:
— Già tu cerchi e non trovi, ma questa volta hai agito con stoltezza: non sai che non sono tuo figlio? Non farmi del male!

Il rabbino Zaccheo si offre per istruire il vispo pargolo, ma subito il vispo pargolo dileggia il maestro e lo umilia con dotte dissertazioni sulla morfologia delle lettere dell'alfabeto. Il maestro contrito restituisce il pargolo a Giuseppe, e ammette che Gesù ha qualcosa di speciale, è un dio o un angelo, o forse fu creato prima del mondo (velata affermazione gnostica: il mondo corrotto è stato creato da quell'eone del male che è Yahweh creatore dei cieli e della terra).
Ottenuto questo riconoscimento, Gesù proclama ad alta voce davanti a tutti la sua natura divina e la sua missione di salvezza, quindi risana tutti coloro che erano caduti sotto la sua maledizione. Da questo momento in poi la gente mantiene con Gesù un atteggiamento di timoroso rispetto.

Ingiustamente accusato di avere ucciso un compagno di giochi, Gesù lo risuscita e lo fa testimoniare in proprio favore. Gesù guarisce giovane che si era ferito spaccando legna. Gesù rompe la brocca dell'acqua, ma rimedia usando il proprio mantello magicamente reso impermeabile; Maria stupita. Gesù pianta un singolo chicco di grano e poi da esso trae una enorme messe. Gesù aiuta il padre falegname usando i suoi super-poteri per modellare il legno.

Giuseppe invia il bimbo a lezione da un secondo maestro perché impari la scrittura. Gesù arrogante e presuntuoso dileggia il maestro. Il maestro percuote Gesù sulla testa. Il maestro crolla a terra stecchito. Gesù se ne ritorna a casa. Giuseppe invita Maria a non fare mai più uscire il bimbo di casa perché per ogni uscita è un morto.

E' il turno di un rabbino temerario di offrirsi a Giuseppe per educare il monello terribile nella sua classe. Giuseppe lo mette in guardia:
— Se te la senti, fratello mio, prendilo con te.
Entrato nella scuola, Gesù trova finalmente la platea che cercava e parte con dotte dissertazioni sulla Legge Mosaica, tra lo stupore degli astanti accorsi ad ascoltarlo. Giuseppe, informato della folla radunata intorno alla scuola, accorre temendo il peggio. Invece, il rabbino temerario riconosce l'ispirazione di Gesù e Gesù compiaciuto risana anche il maestro che aveva fulminato prima.

Gesù salva il fratellastro Giacomo morso da una vipera. Gesù resuscita bimbo morto di malattia. Gesù resuscita lavoratore edile morto nel cantiere.

Gesù ha 12 anni quando la famiglia va al tempio di Gerusalemme in occasione della Pasqua. Durante il viaggio di ritorno, Gesù si allontana dai genitori e scompare; lo ritroveranno tre giorni dopo di nuovo nel tempio mentre tiene dotte dissertazioni sulla Legge e sui profeti. Maria rimprovera Gesù perché l'ha fatta stare in pena:
— Perché mi cercate? Non sapete che io devo stare qui, nella casa di mio Padre?
Evidentemente il ragazzino è consapevole di avere una missione da compiere.
FINE.

VANGELO DELLO PSEUDO-MATTEO

Ovvero il Presepio.

Autore: gesuano.
Data di concezione: 8o-9o secolo d.C.
Luogo di concezione: Palestina.
Lingua: latino.

Introduzione. Nel 4o secolo Girolamo è riconosciuto esperto di lingue semitiche e traduttore della prima Bibbia in latino, la Vulgata, cosa che lo investiva di grande autorevolezza. Il testo latino di questo vangelo conservato in Vaticano è preceduto da uno scambio di epistole secondo le quali anche questo racconto fu tradotto proprio da Girolamo in latino da un originale in aramaico scritto nientemeno che da Matteo evangelista, da cui il titolo di questo libro. Oggi sappiamo che queste epistole sono un falso, che il latino sgrammaticato non è quello elegante di Girolamo, e che non ci sono riferimenti a questo libro risalenti a prima dell'8o secolo. Ciononostante ebbe grande diffusione e forse è il vangelo apocrifo più famoso perché ha ispirato poeti e artisti per tutto il Medio Evo.

Il racconto riprende anche alcuni episodi della mitologia orientale che vengono qui attribuiti a Gesù, introducendo elementi del tutto nuovi ai vangeli. Per il resto riprende molti episodi che abbiamo già visto negli apocrifi esaminati prima, perciò mi limito a un breve riepilogo segnalando le differenze.

Origini di Maria. Anche qui il devoto giudeo Gioacchino non riesce ad avere figli dalla moglie Anna figlia di Isachar discendente di David. Le preghiere dei coniugi vengono ascoltate e un angelo promette una figlia che servirà nel tempio di Gerusalemme. Papà ringrazia con un bell'olocausto, l'angelo gradisce il buon fumo e se ne va. Successione di angeli compaiono a Gioacchino e ad Anna indirizzandoli sul da farsi; tra questi appare anche l'angelo custode personale di Gioacchino. E' il Giudaismo che incrocia il Cristianesimo.

Maria serve nel Tempio. La bimba nasce e Anna le pone nome Maria. Ancora olocausti nel Tempio. Compiuti 3 anni, Maria viene condotta a servire nel Tempio; sui gradini di ingresso, la bimba precoce, già consapevole del suo compito, pronuncia un discorso ispirato di ringraziamento a Dio tra l'ammirazione di genitori e astanti. La giornata di Maria presso il Tempio trascorre tra preghiere, scuola di dottrina, meditazione, e lavoro di cucito. Riceve il cibo dalla mano di un angelo mentre il cibo della mensa lo donava ai poveri. E' sempre rispettosa con tutti e saluta con Deo gratias e d'allora questo è il saluto tra tutti gli uomini. Con gli angeli parla in confidenza. I malati guarivano al solo toccarla.

Maria fa voto di castità. Da subito Maria sceglie la castità perché
— Dio si onora prima di tutto con la castità, come si può dimostrare.
Segue dimostrazione: le offerte di Abele furono gradite da Dio e quindi Abele morì da giusto e vergine; invece le offerte di Caino non furono ben accette e quindi visse da assassino e procreò; il profeta Elia fu rapito in cielo mentre era ancora vergine (non mi risulta che la Bibbia dica nulla sullo stato civile di Elia, ma tanto io non ho capito neanche la cosa di Abele e Caino).
Comunque sia, Maria rimane celibe. Arrivata all'età di 14 anni, non potendo una donna stare nel Tempio, i sacerdoti decidono per l'affidamento a un uomo senza moglie (notare: non un vedovo). Dopo un intricato iter di sorteggi, divinazioni, miracolose apparizioni di colombe e di angeli, preghiere e cerimonie varie, ecco che salta fuori il prescelto: è il vecchio Giuseppe della tribù di Giuda, già vedovo e con figli. Giuseppe accetta, ma a condizione che Dio poi dica a quale dei suoi figli Maria sarà data in moglie, e che Maria venga con damigelle di compagnia al seguito. La prima richiesta gli viene negata dai sacerdoti, però ottiene 5 damigelle.

Annunciazione. Il giorno dopo mentre prendeva l'acqua alla fonte, un angelo non identificato annuncia a Maria che nel tuo ventre hai preparato un'abitazione per il tuo Signore! Due giorni dopo le entra in casa un giovane di strabiliante bellezza ma non un angelo, anch'esso non identificato, che le annuncia la gravidanza di nientemeno che un re che comanderà non solo sulla terra ma anche nei cieli.

Intanto, Giuseppe era impegnato nei suoi lavori da falegname a Cafarnao Marittima, dove rimase esattamente nove mesi. Tornato a casa, la sorpresa:
— O Signore Iddio, ricevi la mia anima, perché meglio è per me morire che vivere!
In questa fase del racconto Maria non interviene e non viene coinvolta, come se fosse in un altro luogo e non proprio lei il centro della storia. Le damigelle garantiscono a Giuseppe sulla verginità di Maria e, se proprio qualcuno l'ha messa incinta, non può che essere stato un angelo. Ma Giuseppe è scettico:
— Può darsi che qualcuno si sia finto un angelo e l'abbia ingannata!
E' esattamente quello che sospettiamo anche noi leggendo il racconto così combinato. Giuseppe medita di andarsi a nascondere per sfuggire al giudizio dei Sacerdoti e medita di ripudiare Maria, ma ecco che in sogno un angelo lo rassicura: il figlio di Maria sarà chiamato Gesù perché egli farà salvo il suo popolo dai loro peccati. Abbiamo già spiegato del significato ebraico della parola Gesù. Ancora una volta, l'autore si sta indubitabilmente riferendo ai Giudei.
Ma nel frattempo la notizia che Maria era incinta era già trapelata. Giuseppe arrestato per violenza sessuale su vergine, viene processato nel Tempio, gli viene somministrata l'acqua della bevanda del Signore come test. Giuseppe supera il test. Poi anche Maria supera il test. Assolti con tripudio di folla.

Viaggio da non si sa dove a Betlemme. Censimento di Cesare Augusto: Giuseppe è di Betlemme e Maria è della tribù di Giuda, quindi devono tutti andare in Betlemme. Questa volta sono solo loro due, Giuseppe con Maria sopra a un giumento. Appare angelo, bellissimo fanciullo con una veste splendente, che annuncia che il Signore si è rivolto e avvicinato ai Gentili [...] perché è tempo che per mezzo della discendenza di Abramo sia concessa a tutte le genti la benedizione divina. Qui la concezione teologica è ancora molto giudeo-centrica con timide aperture universalistiche.

Nascita di Gesù. Detto ciò, l'angelo fa fermare la giumenta e ordina a Maria di entrare in una oscura grotta sotterranea, ma che per l'occasione sarà magicamente illuminata a giorno. Intanto Giuseppe si incammina in cerca di levatrice. Parto tra cori di angeli. Giuseppe ritorna con due levatrici, Zalomi e Salomè. Dietro consenso di Maria, Zalomi fa una visita ginecologica completa: grande stupore per una mamma che ha partorito da vergine e senza dolore (domanda: quella dell'assenza di dolore come l'ha verificata, visto che è arrivata a fatto compiuto? bho). Salomè incredula chiede permesso di ripetere l'esame come verifica, ma la sua mano si secca prima di toccare Maria; guarirà adorando il bambino su suggerimento di un giovane risplendente. La grotta oscura illuminata come di giorno si era oramai riempita di una folla di gente non ben identificata. Salomè esce dalla grotta gridando giuliva la grandezza dei prodigi a cui aveva assistito. Nella notte, stella risplende sopra la grotta mentre caroselli di angeli in cielo cantano in coro del lieto evento. Accorrono pastori per salutare il salvatore di tutti (universalismo) per opera del quale sarà ridata la salvezza ad Israele (nazionalismo). Imprinting giudeo: proprio non ce la fanno a lasciare fuori Israele, per cui quando dicono una cosa giusta poi si correggono subito dopo.
Il terzo giorno dalla nascita, trasferimento in una stalla, deposizione del bimbo in una mangiatoia e sua adorazione da parte di un bue e un asino. Qui rimangono esattamente altri tre giorni, così i lettori sostenitori della "mozione grotta" e i sostenitori della "mozione stalla" vanno pari.
Ottavo giorno, trasferimento in Betlemme per la circoncisione e il battesimo di Gesù, quindi trasferimento a Gerusalemme, nel Tempio, per le offerte sacrificali di due colombe come prescritto. Anche il vecchio sacerdote Simeone e la vecchia profetessa Anna adorano il bambino e lo riconoscono Messia salvatore di popoli e gloria di Israele. Leggasi la promessa di Yahweh ad Abramo in Genesi 15,18.
E la cosa del censimento?

Strage degli innocenti. Gesù ha due anni quando arrivano i Magi dall'oriente alla ricerca del re di Israele che è appena nato. Allarme rosso in casa Erode che si spaventò e ordinò ai Magi di riferire qualora avessero trovato questo re bambino. Guidati da una stella, i Magi trovano la casa del bambino, e lasciano doni e monete d'oro che estraggono dai loro scrigni. Curiosamente l'autore, fin qui prodigo di dettagli non sempre rilevanti, dimentica di spiegare chi sono i Magi, quanti sono, da dove vengono, perché vengono, e quali doni esattamente hanno lasciato. I Magi si incamminano per riferire a Erode, ma un angelo più sagace di loro li dissuade, mentre un altro angelo avverte Giuseppe di scappare in Egitto. Erode attua il suo feroce piano di sterminio di tutti i bimbi fino a due anni di età nell'area di Betlemme per preservare il trono dal re usurpatore.

Gesù si applica precocemente ai miracoli. Sulla via dell'Egitto, Gesù doma draghi, leoni e leopardi. Gesù comanda a una palma di porgere i frutti e l'acqua delle sue radici a tutta la famiglia che si ristora sotto la sua ombra durante il lungo viaggio; Gesù ringrazia la palma promettendo a uno dei suoi rami di crescere nel Paradiso; inoltre la palma verrà per sempre onorata dai vincitori di ogni competizione con la formula Siete pervenuti alla palma della vittoria. Giuseppe soffre il caldo e chiede una piccola deviazione verso il mare; interviene Gesù sullo spazio-tempo e i monti dell'Egitto sono subito visibili (i monti a cui si riferisce probabilmente sono quelli dei Sinai). Gesù entra in un tempio pagano e le statue di tutti gli idoli si frantumano a terra. Il governatore locale, accorso nel tempio, riconosce la potenza di Gesù sopra ai suoi dèi e ordina ai cortigiani di prostrarsi per non fare la stessa fine di quel loro faraone che finì sommerso dalle acque del mare insieme al suo esercito (si allude ovviamente all'Esodo senza nominarlo).

Ritorno in patria e altri miracoli. Angelo informa Giuseppe del cessato pericolo. La famiglia Giuseppe ritorna in Galilea. Da qui in poi riprende gli episodi del bambino terribile che abbiamo già visto (passeri di argilla che volano, bambini e maestri fulminati e tutto il resto) con la differenza che qui gli antagonisti sono animati dal demonio o comunque mostrano ostilità preconcetta contro Gesù. Gesù ha 5 anni quando affronta i maestri, con gli stessi esiti di prima, costringendo i genitori disperati a trasferirsi a Nazareth. Giuseppe è falegname, ma qui è il garzone che sbaglia le misure; interviene Gesù a modellare il legno tagliato male. Gesù ha 6 anni quando lo mandano da un terzo maestro: morto anche quello. Allora i Giudei sollecitarono Maria e Giuseppe di condurlo con le buone da un altro maestro. Il quarto maestro non fa in tempo ad iniziare la lezione quando si accorge che dalla propria bocca escono parole ispirate da Dio, lasciando gli astanti estasiati. Saputo del trambusto alla scuola, Giuseppe accorre temendo il peggio. Il quarto maestro riconosce la potenza di Gesù ed è così salvo. Trasferimento in Cafarnao senza motivazioni. Gesù salva il fratellastro maggiore Giacomo morso da una vipera. E' la prima volta che si cita il nome di un figlio di Giuseppe. Elencazione di altri figli di Giuseppe: Giuseppe (jr), Giuda, Simeone, più due figliole senza nome. Sorpresa: Maria ha una sorella di nome Maria (jr) madre di Cleofa (era Gioacchino secondo gli altri autori) e di Anna; chiamarono Maria anche la seconda per consolarsi della perdita della prima figlia che se n'era andata seguendo la vocazione. Pasto conviviale di tutta la famiglia preceduta dalla benedizione di Gesù. A Gesù sia ogni gloria, nei secoli dei secoli, amen, amen.
FINE.

VANGELO ARABO SIRIACO

Autore: ?
Data di concezione: 650-1299 d.C. (molto incerto).
Luogo di concezione: Medio Oriente.
Lingua: arabo e/o siriaco.

Alcune curiosità da questo vangelo.
● Le fasce in cui è avvolto Gesù, e l'acqua del bagnetto di Gesù sono terapeutici e vengono generosamente dispensati per curare lebbrosi, indemoniati, muti, vittime di malocchio.
● La famiglia Giuseppe in Egitto incappa nei briganti Tito e Dumaco; Dumaco vuole rapinarli, mentre per un qualche motivo non precisato Tito lo convince a desistere; Gesù profetizza che i due finiranno crocefissi insieme a lui, ma Tito entrerà in Paradiso prima di Gesù stesso.
● Mentre i bimbi giocano, un bambino posseduto da Satana comprime il fianco destro di Gesù facendolo piangere, ma Satana subito fugge via; il nome del bambino è Giuda Iscariota e il fianco di Gesù è quello che verrà colpito dalla lancia.
● Giuseppe il falegname è un gran pasticcione e sbaglia sempre le misure; interviene in soccorso Gesù con i suoi super-poteri.
● Gesù cura Simone (che da grande diventerà zelota) e poi anche Giacomo dal morso di una vipera.
● Gesù ancora bambino conosce la Legge, scappa a Gerusalemme e tiene lezione al tempio. Interrogato sull'astronomia, Gesù mostra la sua competenza sulle congiunzioni delle sfere celesti a triangolo, a quadrato e a esagono (qualunque cosa vogliano dire). Interrogato sulla medicina, Gesù mostra la sua competenza nella fisica, metafisica, iperfisica, ipofisica (qualunque cosa vogliano dire).
● Mamma Maria recupera il figliolo dal tempio per ritornare a casa, a Nazareth. Ivi Gesù cessa di manifestare i suoi superpoteri fino a raggiungere i 30 anni. Giuseppe presenta in pubblico il figlio Gesù presso il Giordano; una voce tonante dal cielo dice: Questo è il mio figlio diletto.

VANGELO ARMENO

Autore: forse seguace nestoriano fuggito in Armenia.
Data di concezione: 5o secolo d.C.
Luogo di concezione: Armenia.
Lingua: armena.

Brevissime da questo vangelo.
● Maria figlia di Gioacchino e Anna viene educata nel tempio, come era in uso a tutte le fanciulle della tribù di Giuda e discendenti di David. Raggiunta l'età di 15 anni, con apposito sorteggio Maria viene assegnata in sposa ad un celibe di nome Giuseppe; colomba che appare miracolosamente suggella l'estrazione.
● Ecco come avviene la fecondazione di Maria preservando la sua verginità: Il Verbo di Dio penetrò in lei attraverso l'orecchio. Ovvero: basta la parola.
● Gravidanza e parto in una grotta. La grotta si affolla dei più strani personaggi:
— Io sono Eva, la prima madre di tutti gli uomini, e sono venuta a vedere con i miei occhi come si è operata la mia redenzione. Benedetto sia tu, o Signore, Dio dei nostri padri, Dio d'Israele, che oggi con questo avvenimento hai operato la redenzione dell'umanità.
● Sbuca anche una certa Salomè, scettica sulla verginità di Maria; anche Eva, entusiasta il giorno del suo riscatto, sollecita Maria:
— Mettiti giù per bene: è necessario perché Salomè vuole constatare la tua verginità.
● Arrivano anche tre magi con vari doni e misteriosi libri scritti e sigillati da Dio.
● Segue plot Matteo: angelo impone a Salomè di tenere a freno la lingua e mantenere il segreto per timore di re Erode.
● Segue anche plot Luca: angeli interpretano carosello di luci e canti in cielo e invitano ignari pastori a raggiungere anch'essi la grotta.
● Gesù cresce come un bambino terribile e lascia dietro di sé una scia di morti ciechi e storpi come abbiamo già visto negli altri vangeli dell'infanzia. I poveri genitori, inseguiti da folla inferocita, costretti a fuggire di città in città.

STORIA DI GIUSEPPE IL FALEGNAME

Autore: ?
Data di concezione: dopo il 5o secolo d.C.
Luogo di concezione: ?
Lingua: copto? arabo? greco?

Brevissime da questo vangelo. E' stato rinvenuto in lingua copta del nord Egitto, copta del sud Egitto e araba, ma talune forme espressive lasciano pensare ad un originale in lingua greca.
● Gesù seduto sul monte degli ulivi ci racconta la storia di suo padre Giuseppe. Intorno a lui lo ascolta gente venuta da tutto il mondo perché Gesù è venuto a salvare tutte le nazioni (universalismo).
● In base alle indicazioni del testo, ne ho dedotto che: Giuseppe nasce il 100 a.C. e muore l'11 d.C. a 111 anni di età; Maria nasce nel 22 a.C.; Gesù nasce nel 7 a.C.
● Elencazione figli di Giuseppe avuti dal primo matrimonio; compaiono per la prima volta anche i nomi delle figlie Lisia e Lidia.
● Al Tempio debbono trovare marito a bimba Maria che è ormai diventata signorina; selezione tra i membri delle 12 tribù di Israele (nazionalismo). Vince il sorteggio il vecchio Giuseppe ormai vedovo. Segue brevissimo richiamo delle note vicende dell'annunciazione, nascita di Gesù, fuga da re Erode, per arrivare agli ultimi giorni di vita di Giuseppe e alla sua agonia. Riguardo a Gesù, egli è venuto per guidare:
 - tutti i popoli (secondo il testo in lingua copta Egitto del nord e arabo);
 - il suo popolo (secondo il testo in lingua copta Egitto del sud).
● Gesù spiega l'origine del Peccato Originale secondo l'ideologia di Paolo: Adamo ha ubbidito a una donna invece che al comandamento di mio Padre, e così ha attirato la morte su ogni essere vivente. Gli apostoli fanno notare che Enoch e Elia risultano ancora vivi e vegeti nel loro corpo materiale; perché non fa lo stesso con suo papà? Non viene spiegato perché qui citano Enoch al posto di Mosè protagonista della trasfigurazione. Gesù conferma che Enoch ed Elia sono vivi nei loro corpi di carne; essi rinuncerebbero volentieri a questo privilegio per poter godere di lieta morte anziché soffrire le pene della vita e affrontare il Giudizio, ma loro sono stati investiti di un qualche alto compito non specificato.
● Gesù scrive questo necrologio e invita a recitarlo in preghiera; è la prima e unica volta che Gesù lascia un appunto scritto.

Vangeli gnostici

Questi manoscritti sono stati scoperti nel 1945 presso il villaggio di Nag Hammadi in Egitto, là dove nel 4o secolo sorgeva un monastero cristiano. Complicate questioni legali hanno però ritardato di una decina d'anni l'inizio del loro studio. Studio che ha rivelato ben 49 scritti gnostici in lingua copta.

Abbiamo già descritto i principi dello gnosticismo cristiano in [BIBBIA].

VANGELO DI TOMMASO

Autore: gesuano copto.
Data di concezione: 2o secolo d.C.
Luogo di concezione: Nag Hammadi (Egitto del sud).
Lingua: Copto.

L'importanza di tale manoscritto è tale che si è addirittura proposto di riconoscerlo come quinto vangelo. Il contenuto comprende elementi tratti dai vangeli canonici (soprattutto Giovanni) ma contiene soprattutto elementi originali ispirati allo gnosticismo. Per questo gli esperti ritengono ugualmente possibile che i canonici e questo apocrifo abbiano avuto una base comune così come potrebbero essere stati ricavati l'uno dagli altri. Trattandosi di un contenuto gnostico, questo vangelo non racconta una storia o una biografia, ma è piuttosto una raccolta di sentenze che invitano e guidano il lettore alla riflessione. E molte di queste sentenze sono così criptiche che si possono capire solo se si ha già in testa un concetto a cui applicarle, in perfetto stile gnostico. Esempio tipo:

In verità siete diventati simili ai Giudei: essi infatti o amano l'albero e ne detestano il frutto, o amano il frutto e detestano l'albero.

Ovviamente l'albero e il frutto sono analogie di qualcosa, ma cosa? Il curatore propone le sostituzioni albero → Dio e frutto → Gesù, sicché la frase stirata sarebbe che i Giudei o amano Dio ma detestano il figlio Gesù o viceversa. E' perciò difficile fare un riassunto; cercherò solo di richiamare i concetti più rilevanti tra quelli che sono riuscito a decriptare. La numerazione delle sentenze è quella definita dal curatore dell'antologia.

● L'autore si presenta come Didimo Giuda Tommaso, dove però le parole Didimo e Tommaso entrambe significano "gemello" e quindi appaiono ridondanti. Ma quindi Giuda il gemello di chi? L'autore intende riportare le parole pronunciate da Gesù.
● Invito al percorso gnostico, che consiste nel cercare il Bene, provare commozione per questo, contemplare il Bene ed elevarsi sul Tutto (2).
● La beatitudine non va cercata né in terra né in cielo, la beatitudine sta dentro di noi (3).
● Gesù designa suo successore Giacomo il Giusto.
● Gli gnostici andavano matti per il segreto messianico di cui si ritenevano i custodi: Gesù prende in disparte Tommaso per dirgli tre parole segrete che poi Tommaso si rifiuta di riferire agli altri apostoli perché altrimenti voi prendereste delle pietre e me le scagliereste, e un fuoco uscirà dalle pietre e vi brucerà (14).
● Non perdete tempo in digiuni, preghiere e a chiedere elemosina che sono cose che odiate fare; piuttosto andate in giro e accettate l'ospitalità di chi vi vorrà accogliere e lì curate i malati (15).
● Gesù non è venuto a portare la pace nel mondo, ma le discordie, il fuoco, la spada, la guerra; e si leveranno i figli contro i padri, e saranno come solitari (17; 60). Quindi Gesù si aspetta che la sua venuta abbia una conseguenza dirompente.
● Ricercate le 5 piante del Paradiso che danno i frutti: Spirito, Pensiero, Riflessione, Intelletto e Ragione (22).
● Ascesi mistica e riassorbimento nel Tutto: accederete al Paradiso quando avrete annullato le differenze e i contrasti (27). E allora non ci sarà più maschio né femmina, non alto né basso, né mano né occhio, tutto diventa una cosa sola e tutti saranno fratelli (30).
● Condividete con gli altri le conquiste della vostra ricerca, portate la luce (38; 39).
● Non preoccupatevi delle apparenze, il mondo e la carne sono solo apparenze imperfette (41).
● La circoncisione è inutile, altrimenti Dio ci avrebbe creati già circoncisi (58).
● Beati i poveri perché vostro è il Regno dei Cieli (59); cfr con Matteo 5,3 "beati i poveri di spirito" che non significa nulla.
Colui che non odierà il padre e la madre non potrà divenire mio discepolo (60; 108; 112).
Beato l'uomo che ha sofferto: egli ha trovato la vita! (63) è tipica del cristianesimo e tuttavia questa beatitudine non si trova nei canonici.
● Parabola dei vignaioli ribelli, seguita dalla citazione della pietra angolare (71; 72).
● Gesù è pronto a distruggere il Tempio e nessuno potrà ricostruirlo di nuovo (78).
● La messe è tanta ma gli operai sono pochi (80).
Se avete denaro non datelo a usura ma a colui dal quale non lo riavrete più (102).
● Relativamente alle tasse, date a Cesare quel che è di Cerare, a Dio ciò che è di Dio, e a me ciò che è mio (107); questa, privata del contesto dei sacerdoti che lo interrogano cercando di incastrarlo, perde il significato che ha nei canonici e assume il significato banale abitualmente attribuito a questa frase; e cosa vuol dire l'ultima parte "date a me ciò che è mio"?
Guai ai farisei perché essi sono simili a un cane sdraiato sulla mangiatoia dei buoi, il quale né mangia lui né lascia mangiare i buoi. (109) sentenza che viene pronunciata da un fariseo fatto e finito come Gesù.
● Pietro invita Maria ad allontanarsi dal consesso degli apostoli perché donna; Gesù la invita invece vicino a sé perché ne farà un maschio poiché ogni donna che diventerà maschio entrerà nel Regno dei Cieli (121). Cioè, pare di capire, le donne sono troppo coinvolte nella dimensione affettivo / sentimentale per poter raggiungere il distacco necessario alla gnosi.

VANGELO DI FILIPPO

Autore: gesuano della scuola di Valentiniano.
Data di concezione: 2o secolo d.C.
Luogo di concezione: Alessandria d'Egitto.
Lingua: greco.

Il curatore richiama alcuni concetti dello gnosticismo emanazionista secondo la scuola di Valentiniano che operava in Alessandria d'Egitto nel 2o secolo d.C. Dunque secondo tale dottrina, gli eoni emanati da Dio operano a coppie maschio / femmina; ma un giorno, un eone di nome Sofia ebbe la presunzione di generare da solo; ne risultò un mostro di nome Jahve che a sua volta generò il mondo, Adamo e tutto il resto come ben conosciamo, così lasciando gli Ebrei orfani di Padre. Sofia, pentita di ciò che aveva causato, si adoperò come Spirito Santo (che ha natura femminile) insieme all'altro eone Gesù (che ha natura maschile) per rimediare al disastro e ridare agli ebrei un Padre e una Madre. Di conseguenza per i valentiniani lo Spirito Santo non può avere fecondato Maria perché femmina non feconda femmina, e Giuseppe era veramente padre di Gesù. Alla dottrina stravagante bisogna aggiungere il compiacimento dell'autore nel rendere il testo ermetico, astruso, criptico, facendo il solito giochino retorico della sostituzione dei vocaboli per analogia + metafore + antitesi. Tra le rare sentenze dal significato intellegibile, la maggior parte ribadiscono i concetti gnostici; altre rare sentenze hanno un significato prosaico.

Fatta questa premessa, tentare di sintetizzare questo vangelo è opera impossibile che andiamo subito a fare.
● I concetti di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo non sono accessibili alla nostra mente materiale (12). In questo senso le parole sacramento e mistero sono sinonimi, perché coinvolgono materia metafisica non spiegabile.
● Gli arconti sono i demoni che vogliono ingannare l'uomo impedendogli di distinguere il Bene dal Male (13).
● I genitori di Gesù sono proprio Giuseppe e Maria (17). Gesù è uomo, angelo e Padre (20) e a seconda dell'interlocutore egli interpreta il personaggio opportuno per cui è potente coi potenti e modesto coi modesti (26).
● Finalmente svelato il mistero della famiglia Giuseppe: Erano tre, che andavano sempre con il Signore: sua madre Maria, sua sorella, e la Maddalena, che è detta sua consorte. Infatti era Maria sua sorella, sua madre, e la sua consorte. Adesso è tutto chiaro.
● Subito dopo la Creazione, il disastro: Eva ha tradito Adamo con il serpente, ed è così che è venuta la morte; il frutto di questo adulterio fu Caino che commise subito il primo omicidio (41; 42; 71; 78). Il prodotto del Male sono quindi le unioni contro natura e le divisioni che esse producono. Gesù è venuto per ricomporre queste divisioni per tendere alla unità del tutto. O qualcosa del genere.
● Il demiurgo creatore del mondo (cioè Yahweh) ebbe la presunzione di fare una cosa perfetta, ma ovviamente non ci riuscì perché questa sua opera era il frutto di una trasgressione (99).
Colui che possiede la conoscenza della verità è un uomo libero; e l'uomo libero non pecca, perché chi commette il peccato è schiavo del peccato. La madre è la verità, ma la gnosi è il padre. (110; 123). Boh, però mi sembra carina.
● Disposizioni spicciole per la formazione dei discepoli (118-119): alternare lavoro (gnostico) al riposo e graduare lo sforzo a seconda del soggetto.

VANGELO DELLA VERITÀ

Autore: gnostico gesuano.
Data di concezione: 2o secolo d.C.
Luogo di concezione:
Lingua:

Ritrovato nella stesso sito dei precedenti due vangeli, si presenta come un saggio di natura gnostica più che un vangelo. Il titolo presuntuoso è nel testo stesso, ma sicuramente non è un vangelo e probabilmente non è neanche la verità.

● Il Padre, nella sua misericordia, ha mandato il Salvatore dal Tutto (il Pleroma) per fare conoscere il Padre a coloro che ancora non lo conoscono (1). Fin qui siamo nel gnosticismo standard.
● E per questo motivo l'Errore se l'è presa con il Salvatore e lo ha inchiodato a un legno (4).
● Chi avverte l'urgenza della gnosi sarà salvo; gli altri sono perduti (9-11). L'invito alla gnosi si ripete numerose volte nel testo, insieme ai concetti di contorno come l'uomo ilico (cioè prigioniero della sua carne), l'uomo psichico (cioè che ricerca la verità) e l'uomo spirituale (lo gnostico).
● Lo Spirito Santo è espressione della volontà di Dio ed è il suo seno accogliente (14).
● Oh voi illuminati dalla gnosi, non perdete tempo con gli ilici (le 99 pecore mansuete) e andate in soccorso degli psichici (la pecorella belante smarrita) (23-25).
● Pericoloso sbilanciamento in senso pre-deterministico: nulla accade senza che Lui lo abbia determinato e previsto (32). Questo riapre la questione che è stato proprio Lui a volere l'Errore, e quindi Lui non è perfetto, e quindi ricadiamo nel circolo vizioso.

LIBRO DI GIOVANNI EVANGELISTA

Autore: gnostico dualista forse manicheo.
Data di concezione: 3o secolo d.C.
Luogo di concezione: paesi balcanici.
Lingua: greco o slavo.

Il curatore classifica questo testo come gnostico dualista probabilmente ispirato alla dottrina di Mani. Mani, nato in Iran nel 216, sosteneva la separazione netta tra Bene e Male dove Dio impersonifica il Bene mentre Satana impersonifica il Male. Satana, ovvero Yahweh, è il creatore del mondo materiale. La dottrina manichea si diffuse nei paesi balcanici ma subì pesanti persecuzioni da parte della Stato Bizantino. Una delle ultime comunità manichee trovò rifugio in Francia con il nome di albigesi, ed anche lì non sfuggì alle persecuzioni. Il testo in latino di questo libro è infatti conservato negli archivi del Tribunale della Inquisizione di Carcassonne (Francia) nella sua traduzione in latino da una copia proveniente dai paesi balcanici datata 1190, probabilmente originariamente scritta in lingua slava o tradotta dal greco.

Il riassunto che segue è solo di poco più breve del testo, però merita di riprenderlo in un certo dettaglio. Qui è Giovanni l'apostolo che scrive delle ultime parole pronunciate da Gesù nell'ultima cena. Giovanni chiede a Gesù le ultime news, e Gesù gli spiega la vera storia della Genesi. Dunque le cose andarono così:

Il Padre ha creato le potenze dei cieli, ma la Terra era una landa vuota e desolata. In quel tempo Satana (alias Yahweh) era braccio destro del Padre. Poi, con atto di presunzione, Satana decise di giocare egli stesso il ruolo di dio; allora cominciò a corrompere gli angeli con stai di grano ed ettolitri di olio per farsi una corte di servitori. Il Padre se ne accorse, tolse agli angeli le aureole e le vesti luminose, Satana assunse un aspetto quasi umano, e tutti furono cacciati giù dal cielo. Satana implorò perdono e Dio gli concesse 7 giorni per dimostrare la sua buona volontà. E in quei 7 giorni Satana fece la Creazione. Poi fece l'uomo a sua somiglianza impastando del fango e ordinando a due angeli di entrare in quei corpi inanimati per interpretare i ruoli di uomo e donna. Infine ordinò ai due angeli-attori nei corpi di fango di compiere atti carnali. Ma gli angeli-attori non ne vollero sapere di prestarsi a questo gioco.

A questo punto Satana ordisce un astuto piano. Creò il giardino dell'Eden e vi condusse i due fantocci di fango per vedere se lì riuscivano a trarre ispirazione. Ma fece anche loro divieto di mangiare dall'albero della conoscenza del bene e del male posto al centro dell'Eden. Poi Satana si travestì da serpente e sedusse il fantoccio-Eva dandogli modo di sfogare tutta la sua lussuria. Non contento, Satana versò sopra l'angelo che era in Adamo il veleno della sua lussuria qualunque cosa voglia dire. E' così che sono stati generati gli uomini, come figli del serpente e figli del diavolo. (Nel racconto si è perso per strada il ruolo dell'albero della conoscenza del bene e del male, ma fa lo stesso.) Quando un nuovo uomo viene concepito, la donna ci mette la carne, mentre uno degli angeli decaduti entra nel feto per dargli l'anima. Intanto Satana ha installato il suo trono sopra alle nubi, da dove comanda i suoi ministri, rapisce Enoch e gli fa scrivere i libri della Legge con la quale vessare gli uomini.

Le cose andranno avanti così finché un bel giorno, quando sarà completato il numero di giusti che sono morti e poi ricompensati (forse si riferisce ai famosi 144'000 fortunati dell'Apocalisse 7,4-8), il Padre manderà il Giudizio. Satana e tutti i cattivi finiranno nel luogo del fuoco eterno, mentre i giusti andranno a godere della bella vita in un non meglio descritto Regno che è stato preparato per loro fin dalla creazione del mondo (intende il mondo prima di quello creato da Satana, credo) e porteranno una aureola e avranno un seggio vicino a Dio per i secoli dei secoli.
FINE.




Fine